N.B.
Mi dissocio dalle idee maschiliste degli uomini di
questa storia. Le opinioni sono quelle dei personaggi (noti per essere
personcine… non proprio politicamente corrette, ecco) e non
quelle
dell’autrice. Per
di più, mi scuso in anticipo per l’altissimo
livello di trash. Vi voglio bene
anche solo se leggete.
“Domando
scusa?”
“Educazione
sessuale, sì.”
Tom
Riddle – il
professor Tom Riddle, docente di Difesa Contro le
Arti Oscure – chiuse
gli occhi per un lungo istante per poi fissarli sulla piccola Fanny,
che quel
giorno era un batuffolo di piume scarlatte, poco più grande
di un’arancia.
“Non
metto in
dubbio… l’utilità di
certi insegnamenti, né le… sagge
decisioni
del Consiglio di Amministrazione, e tuttavia mi domando cosa
c’entro io.
Hogwarts ha un’infermiera. Personale sanitario
qualificato-”
“La
cui
opinione professionale è che siano i Direttori delle
rispettive Case,
indiscussi punti di riferimento dei loro studenti, a tenere queste
lezioni.”
Riddle
strinse gli occhi e la mandibola, e tutte le ossa del suo cranio
protestarono.
Non
era lui
il Direttore della Casa di Serpeverde. Eppure l’idea che a
occuparsene fosse il
vecchio Lumacorno, che usava termini come folleggiare,
bagordare
e bisbocciare, era palesemente ridicola.
Lo
sapeva
lui, e lo sapeva pure Silente, che lo stava fissando con un luccichio
negli
occhi che alcuni avrebbero definito amichevole, bonario,
affabile
e che invece poteva essere descritto solo come sadico.
“Molto
bene”
riuscì a dire Tom, i denti talmente serrati da rendere le
parole pressocché
incomprensibili.
Maschi
e
femmine insieme. Tutti gli anni dal quarto al settimo, insieme. Non
avrebbe
ripetuto l’esperienza due volte. Una sola –
esaustiva, scientifica – sessione
della durata di un’intera giornata sarebbe bastata, e in caso
contrario se la
sarebbero fatti bastare comunque.
Tom
entrò in
Sala Comune con cinque minuti di anticipo e la prima cosa su cui
posò lo
sguardo gli fece salire la pressione alle stelle. “Black,
Lestrange! Esigo
decoro dai miei prefetti!”
Bellatrix
Black, che fino a quel momento era stata seduta in braccio a Rodolphus
Lestrange, impegnata nel pulirgli le tonsille con la lingua,
scattò in piedi
con il volto scarlatto.
“Mi
perdoni,
signore” disse mortificata, gettando uno sguardo
all’orologio da camino. Non ci
voleva un Legilimens per intuire che avesse progettato di staccarsi dal
fidanzatino prima che Tom potesse vederla.
“Lestrange,
levati quel sorrisetto idiota dalla faccia prima che io tolga venti
punti a
Serpeverde.” Ad ogni modo, gli sarebbe scomparso molto
presto: non appena il
professor Riddle entrava nella stanza, Bellatrix sembrava dimenticarsi
completamente della sua esistenza.
Al
suo
ingresso era giustamente calato il silenzio, ma ciò non
rendeva quel branco di
lavativi a cui insegnava – e questi erano quelli puri e
promettenti, figurarsi
gli altri! – più disciplinati. O tollerabili.
Lestrange
piccolo, seduto su un divanetto poco lontano, si spenzolava verso
Andromeda,
che si tirava impercettibilmente indietro e il cui sguardo continuava
invece a
saettare verso Rodolphus. Malfoy era comodamente sprofondato in
poltrona come
un piccolo lord e guardava con un sorrisetto superiore Carrow, Crabbe e
Goyle
che ridevano come imbecilli attorno a una copia di Playwitch.
Evan
Rosier, del settimo anno, era seduto a terra con il busto contro il
divano e un
polso casualmente appoggiato al ginocchio flesso. “Che
buffonata” disse,
reclinando la testa all’indietro per parlare
all’amico Wilkes, “Non c’è
niente
che Riddle può spiegare che io non sappia già
fare alla perfezione.”
E
giù a
ridere come mentecatti.
Solo
pochi
anni,
pensò Tom respirando profondamente. Inspira. Espira. Solo
pochi anni e sarò il Signore Oscuro, non Riddle,
e voi tutti mi bacerete
la veste e striscerete ai miei piedi.
“Accio
rivista. Rosier! Siediti come si conviene a un mago del tuo rango o hai
forse
deciso di fingerti un elfo domestico?”
Quello
trasalì e prese posto poco distante, scacciando brutalmente
dei ragazzini di
quarto con un solo ringhio. Il professor Riddle ignorò
platealmente questo atto
di bullismo: era un grande sostenitore della legge del più
forte.
“Come
tutti
voi già saprete, sfortunatamente quest’anno la
scuola ha apportato delle
modifiche al suo curriculum. Mi spetta pertanto l’ingrato
compito di insegnare
a voi tutti le basi di una corretta e utile”, le sue labbra
tradirono il più
lieve dei sospiri, “educazione sessuale.”
Qualcuno
fischiò.
“Dieci
punti
in meno per Serpeverde” disse Tom pigramente.
Agitò la bacchetta e subito ogni
studente si ritrovò in mano una pergamena con dettagliati
disegni anatomici,
provvisti di etichette.
Bellatrix
Black si era prevedibilmente piazzata su uno sgabello basso –
il più vicino a
dove stava in piedi lui – e i primi due bottoni della sua
camicetta erano
slacciati. Stava giocando col terzo, avendo cura di guardarlo negli
occhi il
più possibile.
Riddle
irrigidì la schiena e alzò il mento. Una volta,
durante i suoi anni sul
continente, era caduto nella tana di una femmina di Panciasquamato
Ucraino. Non
poteva essere peggio di quello. “Prima parte di questa
lezione: anatomia umana.”
Come
c’era da
aspettarsi, le cose andarono liscissime durante la sua spiegazione
dell’anatomia maschile, nonostante le risatine quando
entrò nel dettaglio sulle
meccaniche dell’erezione e – Cristo in
croce, perché tutte a lui? –
della disfunzione erettile.
“Pozioni
antidepressive, allucinogeniche, alcol e droghe ricreative”,
Otto Wilkes
rimpicciolì sotto il suo sguardo tagliente, “sono
tutte cause di disfunzione
erettile. Un abuso di queste sostanze può portare a
inabilità a innescare
oppure a mantenere un’erezione. Ricordo inoltre a tutti voi
che l’uso delle
ultime tre è severamente vietato
all’interno delle mura scolastiche.”
Amycus
Carrow
si era fatto improvvisamente molto pallido.
“Ora
spenderemo due parole sulla prostata.”
Fu
un
argomento di grande successo, con suo sommo scontento. I genitori
purosangue di
questi rampolli purosangue gli avrebbero mandato uno stormo di gufi
indiavolati, un qualche centinaio di Strilettere a testa. Lui, per
parte sua,
aveva già deciso di inoltrarle tutte ad Albus Silente. Se la
vedesse lui con
Roland e Margot Lestrange dopo che Rabastan, interessatissimo, aveva
alzato la
mano e aveva chiesto “Dunque è per quello che gli
invertiti se lo fanno
mettere- voglio dire, hanno… rapporti…
anali?”
Dopo
cinque
minuti spesi a calmare gli studenti (Rodolphus aveva iniziato a
formulare una
maledizione decisamente illegale alla volta di MacNair, che se
n’era uscito con
un “Ho sempre saputo che fossi una checca,
Lestrange”), Tom fu costretto a
spiegare, con la mandibola avvitata, che sì,
è per quello; la prostata è una
zona altamente erogena negli uomini, invertiti e non.
“Ma
signore”
aveva domandato Narcissa, arrotolandosi una ciocca dorata attorno a un
dito,
“come si fa a… dare piacere a un uomo in quel
modo, se si è una donna?”
Tom
l’aveva
fissata per tre secondi buoni, tra le risatine varie. Anche Rabastan si
era
girato verso di lei, talmente veloce che si era sicuramente stirato un
tendine
nel collo.
Narcissa
aveva scambiato la sua espressione abbacinata per una confusa, per cui
aveva
elaborato: “Voglio dire… Se un uomo si sposa con
una donna… un appropriato
matrimonio purosangue, come dovrebbe essere… come fa lei
a…?”
Tom
aveva
continuato a fissarla, per poi rinvenire e abbaiare:
“Signorina Black, lei non
è dal quarto anno in su… che cosa diavolo ci fa
qui?”
Gli
occhi
chiari di Narcissa guizzarono sospettosamente verso Malfoy, che non se
ne
accorse o fece finta di niente. Tom si augurò di aver visto
male. Ai suoi
tempi i primi baci si davano al settimo anno. Tutti questi ragazzini
erano
decisamente troppo precoci per i suoi gusti.
Per
qualche
oscuro motivo, il suo cervello gli disse di prendersela con Bellatrix:
“Cosa
dovrei pensare di un prefetto che non si accorge nemmeno che sua
sorella
tredicenne è nella stanza, nonostante non le sia consentito?
O forse le
signorine Black ritengono di essere al di sopra delle regole della
scuola?”
Bellatrix,
che Narcissa non l’aveva notata proprio, impegnata
com’era a tastare i bicipiti
di Rodolphus prima e a pendere dalle labbra di Tom dopo,
lanciò uno sguardo
tremendo alla sorellina. Riddle proseguì freddamente:
“Lo ritengo un suo
fallimento personale, signorina Black. Meriteresti una
punizione.” Si rese
immediatamente conto del suo errore.
Pessima,
pessima scelta di parole, Tom.
Tom
era un
Legilimens di immensa abilità. Talmente tanto che talvolta
usava i suoi poteri
automaticamente, per riflesso. Poco dietro agli occhi scuri di
Bellatrix Black,
nella sua mente calda e dischiusa, si annidavano certe fantasie vaghe
ma
decisamente inappropriate su tutto quello che sarebbe potuto succedere
in
punizione. Tutte le cose che lui avrebbe potuto spiegarle. Sulla magia
oscura
(Tom sorrise internamente) o magari sul sesso (Tom
sobbalzò), o magari su
entrambi contemporaneamente (Tom ebbe un flash di Bellatrix piegata su
un banco
con la gonna alzata, e si augurò vivamente che fosse stata
lei a immaginarlo,
non lui).
“…Ma
non- non
è il caso. Err. Signorina Black – Narcissa
– fuori. Venga a trovarmi nel mio
ufficio stasera, abbiamo una chiacchierata importante da
fare.”
Spiegare
l’anatomia femminile fu tragico. E Tom aveva lasciato il
peggio per ultimo.
Nella
sua
vita, Tom Riddle aveva:
-
Trovato e aperto la leggendaria Camera dei Segreti, facendosi amico di un Basilisco millenario nel frattempo
-
Creato tre Horcrux, rendendosi a tutti gli effetti immortale, e ne aveva in programma altri tre
-
Viaggiato in lungo e in largo per il mondo, duellando maghi e streghe oscure di tutte le risme e affrontando innumerevoli creature magiche.
-
Creato il Marchio Nero, un incantesimo di una tale complessità che lui stesso a volte si fermava nel bel mezzo della sua giornata e si faceva pat-pat sulla spalla da solo per la propria genialità
-
Ucciso una nutrita schiera di persone senza prendersi la colpa nemmeno di una
-
Imparato a volare senza una scopa
-
Appreso come possedere similmente maghi, Babbani e creature magiche
E
molto altro
ancora. Tuttavia, nulla di tutto ciò gli
risparmiò l’indecoroso compito di
pronunciare la seguente frase: “Chi di voi sa che
cos’è il clitoride?”
Non
sapeva se
fossero peggio gli sguardi vacui dei maschi o delle femmine.
“Nessuno?
Nemmeno le ragazze?”
In
mille anni
da che era lì, nella Sala Comune di Serpeverde non
c’era mai stato così tanto
silenzio. Se non fosse che l’alcol era la panacea di uomini
minori e che lui
era Lord Voldemort, che una volta aveva trafugato la cripta di Vlad
Dracul in
Transilvania, avrebbe volentieri richiamato a sé una
bottiglia di whisky.
“Dunque…”
“E…
a cosa
serve di preciso?” chiese Rodolphus cinque minuti dopo,
scoccando sguardi
interessatissimi a Bellatrix, che invece non aveva occhi che per il
professor
Riddle.
“Si
tratta di
un organo coinvolto unicamente nel piacere sessuale
femminile.”
Malfoy
aveva
alzato la mano. “Quindi non serve per produrre
figli.”
“Non
direttamente, no. Tuttavia, signor Malfoy, troverai in futuro che una
partner
soddisfatta sarà più propensa ad avere rapporti
con te, aumentando di
conseguenza la probabilità di fornirti un erede”
commentò Tom, asciutto.
“Be’,
ma non
importa molto se è soddisfatta. Cioè, tecnicamente,
deve godere solo
l’uomo per riprodursi. E se una è tua moglie deve
venire a letto con te per
forza, no?” In un singolo colpo, Amycus Carrow si
ritrovò al centro delle
occhiatacce di tutte le streghe presenti, come un tremendo fuoco
incrociato.
“Tecnicamente”
disse Riddle, pigramente.
“Parliamo
di
questo!” sbottò Andromeda Black.
“Parliamo del fatto che lo stupro non viene
considerato stupro dal Tribunale magico se avviene
all’interno del matrimonio.”
“Se
per
questo nemmeno da quello babbano, signorina Black.”
“Parliamo
del
fatto che se un uomo ha rapporti sessuali prima del matrimonio nessuno
lo vede
come un problema – anzi, viene
incoraggiato – ma se a farlo è una donna,
allora…” Non riuscì nemmeno a finire la
frase che la Sala Comune parve
esplodere: ognuno voleva dire la sua.
Una
volta
aveva nuotato con le orecchie piene di cera in una laguna infestata da
Sirene,
resistendo alle loro promesse di conoscenza infinita (altamente
desiderata) e
di baci al sapore di trota (meno desiderati) e riuscendo per un pelo a
non
farsi trascinare sul fondo. Questo è niente,
si ripeté Tom.
Dalla
sua
bacchetta partirono tre scoppi in rapida successione: bang
– bang – bang.
“Costringetemi
a rifarlo e toglierò centocinquanta
punti a Serpeverde, cosa che non mi
auguro per il vostro bene. Il professor Lumacorno sarebbe tremendamente
addolorato se la Coppa delle Case dovesse essere rimossa dal suo
ufficio e io
sarei… deluso.”
Voleva
dire: soffrirete
come pochi prima di voi.
Quelli
si
calmarono.
Tom
sbirciò
il prossimo punto della scaletta per la lezione di quel giorno: il
consenso.
Silente insisteva che fosse doveroso parlarne. Tom l’avrebbe
volentieri saltato
in favore della parte pratica. Un mago tenta di usarti violenza
sessuale? Il
professor Riddle era più che disposto a insegnare alle
proprie studentesse
l’Incantesimo Tagliatesticoli che aveva appreso in Persia. È
magia oscura!,
aveva esclamato la McGranitt, impietrita. È
legittima difesa, aveva
scrollato le spalle Tom, e io sono il professore di Difesa
eccetera.
“Confido
che
abbiate tutti quanti compreso le basi dell’anatomia.
Rosier!”, quello scattò
sull’attenti mentre Riddle batteva la punta della bacchetta
sulla lavagna
dietro di sé. “Che cos’è
questo? Non guardare le risposte.”
Li
interrogò
brevemente e tutto sommato avevano capito.
“Bene.
Siete…
Accettabili. Perciò, passiamo alla seconda parte della
lezione: comportamenti e
atti sessuali.”
Un
giorno le
persone non oseranno pronunciare il mio nome per il terrore che
ispirerò loro.
Un giorno, molto presto.
“Per
la gioia
della signorina Black, parliamo di consenso.”
Il
dibattito
fu più interessante del previsto, se non altro
perché Tom riscontrava un
cambiamento nello zeitgeist rispetto a quando era
stato lui stesso uno
studente di Hogwarts. Queste nuove streghe degli anni ’60,
capitanate da
Andromeda Black, facevano discorsi che avrebbero fatto impallidire le
loro
nobilissime madri.
“Secondo
te,
quindi, se una strega si veste come una sgualdrina di terza categoria,
si
ubriaca come un Troll e poi segue tre uomini in un vicoletto buio, non
è colpa
sua! Ma andiamo!”
“Non
sto
dicendo che non vada applicato il buonsenso, ma nessuno, nemmeno una
strega in
quella situazione, se la sta cercando!”
“Non
sono
d’accordo” intervenne Evan.
“Figurarsi!”
soffiò Andromeda.
“Insomma,
cara cugina, se io – noto tifoso dei Falmouth Falcons
– mi getto tra le tribune
dei Montrose Magpies dopo che gli abbiamo fatto il cu-”,
incrociò lo sguardo
del professor Riddle, “voglio dire, dopo una nostra vittoria,
poi non mi posso
lamentare se finisco al San Mungo.”
“E
invece no!
Non sono autorizzati a farti del male solo perché la loro
squadra ha perso!”
“Sei
una
povera illusa, Black” disse Wilkes, scuotendo la testa.
“È
fuori dal
mondo, ecco cos’è.”
“Lei
cosa ne
pensa, professore?” chiese una brunetta in tono svenevole.
Bellatrix la fulminò
con uno sguardo spietato.
Tom,
che
delle regole di Silente sul mantenersi obiettivi e neutrali se ne
infischiava
altamente, rispose: “Tendo a pensarla di più come
Rosier e Wilkes. Scoprirete
presto, tutti quanti voi, che la vita non è giusta. Il mondo
è un luogo
squallido, abitato da omuncoli meschini; il pesce grande mangia il
pesce
piccolo, il simile si accanisce sul proprio simile solo
perché può, e sarà
sempre così perché è sempre stato
così.”
Lord
Voldemort era dell’opinione che c'erano pochi piaceri, nella
vita, paragonabili
al tenere un’intera platea in palmo di mano.
“Ergo,
è
fondamentale che sappiate difendervi. L’Incantesimo
Tagliatesticoli…”
Seguirono
dieci minuti di spiegazione, costellata da espressioni di pura
desolazione
sulla faccia di ogni maschio presente.
“…Così
sapete
cosa fare, nel caso un mago tentasse di costringervi. Molto bene,
voltando
pagina-”
“Professore”
venne la voce insolitamente morbida di Bellatrix.
“Hai
una
domanda sull’incantesimo, Bella?”
“No,
la mia
domanda è di natura più accademica”
disse lei, con gli occhi che luccicavano
per l’uso – involontario, del tutto
involontario – del suo nomignolo.
“Esistono dei casi meno definiti, no? Sono decisamente
più interessanti da
discutere. Ad esempio, la Pozione Polisucco. Facciamo caso che Roddie
rubi una
ciocca dei suoi capelli, professore, e tentasse di venire a letto con
me… io ovviamente
accetterei… sarebbe stupro o no?”
L’intera
Sala
Comune stava ridendo sguaiatamente. Tutti tranne Rodolphus, che
sembrava
appunto una vittima dell’Incantesimo Tagliatesticoli.
“E
se poi io
dovessi rimanere incinta, il bambino sarebbe mio e di Roddie? O mio e
suo?”
Il
castello
parve tremare alle fondamenta per gli ululati dei Serpeverde. Rabastan
stava
piangendo dalle risate, rosso in viso come una Ricordella attivata,
Evan era di
nuovo scivolato giù dal divano, persino Malfoy si teneva la
pancia. Andromeda
scoccava occhiate dispiaciute a Rodolphus, che era livido.
Tom
sentì una
vampata di calore salirgli su per il collo. I Signori Oscuri
non
arrossiscono, i Signori Oscuri non arrossiscono!
Inspira.
Espira.
“Questa
è una
domanda molto intelligente, signorina Black, per quanto posta in
modo…
inappropriato” enunciò a voce alta, al di sopra
delle risatine che ancora
aleggiavano nell’aria. Si sarebbero quietati per forza,
sapevano benissimo di
non dover parlare quando stava parlando lui. “La Pozione
Polisucco modifica
solo l’aspetto di un mago o una strega e ha in sé
un carattere temporaneo, come
la maggior parte delle Trasfigurazioni.”
Sarebbe
immensamente più facile spiegarvelo se sapeste che
cos’è la genetica,
pensò Tom sconsolato.
“È
proibito
prenderla durante una gravidanza, per motivi che ovviamente potete
immaginare.
Per quanto riguarda gli uomini, la durata massima di questa pozione
è dodici
ore, dopodiché deve essere nuovamente assunta –
questa è, a tutti gli effetti,
una seconda e distinta trasformazione. Poiché servono
più di dodici ore per
produrre sperma fertile è impossibile mettere incinta una
strega quando la si
assume.”
Nessuno
rideva più. Lo stavano guardando tutti meravigliati.
È
perché
nessuno di voi legge Il
Pozionista Pratico, maledetti
piccoli ignoranti.
“Per
quanto
riguarda lo scenario immaginato dalla signorina Black, non essendo io
un legale
non saprei bene cosa dire. Per come conosco il nostro sistema
giudiziario, con
grande frustrazione della nostra Andromeda, presumo che sarebbe
difficile
classificarla come violenza sessuale, se… Roddie
non le avesse usato
violenza fisica, miss Black. Forse avrebbe diritto a una compensazione
per
danni emotivi.”
“Ma
questo
non è giusto!”
“Quello
che
non è giusto, Andromeda, è che il corpo del
sottoscritto sia stato assoggettato
alle turpi fantasie del nostro Roddie, eppure
nessuno viene qui a
offrirmi un risarcimento.”
Tom
scosse la
testa, fintamente addolorato, mentre Rodolphus si faceva talmente
piccolo da
dimezzare la propria notevole statura. Era una magra soddisfazione: il
solo pensiero
dello scenario ipotizzato da Bellatrix era abbastanza da dargli il
voltastomaco. Sarebbe stata una violazione indegna del suo corpo.
E
quei due
piccoli pervertiti sono in grado di farlo sul serio… Forse
è il caso di
diventare pelato…
“Andando
avanti-”
“Professore?”
Tom
sospettava che i suoi denti sarebbero stati ridotti per metà
in polvere a forza
di digrignarli. “Sssì, Bellatrix?”
“Mi
chiedevo
degli altri casi: l’Incantesimo Confundus,
l’Amortentia”, la sua voce si
ridusse a un sussurro, “la Maledizione Imperius.”
Nonostante
tutto, Tom sentì parte della tensione lasciare il suo corpo.
Per quanto
terribilmente sfacciata, Bellatrix era una di quegli studenti che
rendeva
l’insegnamento piacevole. Una di quelli che faceva domande
intelligenti sui
suoi argomenti preferiti, che poi erano sempre casualmente
le Arti
Oscure, che era genuinamente curiosa. Le sue (comunque rare) punizioni
si
trasformavano quasi sempre in dibattiti su questo o
quell’altro tema, e forse
era stata colpa sua se adesso la ragazzina era infatuata. Non aveva
fatto nulla
per troncare quella cotta alla radice, riservandole anzi un trattamento
di
palese favoritismo da quando aveva passato i suoi G.U.F.O. con il
massimo dei
voti, da quando l’aveva ammessa al suo piccolo club di duello
serale, quello
riservato ai suoi studenti più promettenti, da quando aveva
risposto alle sue
lettere per tutta l’estate…
“Hai
intenzione di violentare qualcuno, Bella?”
Gli
angoli
della bocca scarlatta di Bellatrix s’incurvarono
gradevolmente all’insù. “Chi
lo sa, professore.”
La
voce di
Lumacorno gli risuonò inspiegabilmente nel cervello: Chi
è colpa del suo
male, Tom vecchio mio…
“Di
nuovo, la
Giurisprudenza Magica non è la mia area di interesse. Posso
dirvi con certezza
che l’uso della Maledizione Imperius su chicchessia per
qualunque motivo
equivale a una permanenza estesa dietro le sbarre di
Azkaban… se venite
scoperti, ovviamente.” Il sorrisetto carismatico che stava
rivolgendo loro si
trasformò in una smorfia. “Per quanto riguarda
l’Amortentia, o un’altra pozione
d’amore di simile natura, come tutti voi ben sapete, fino a
relativamente poco
tempo fa era pratica comune in alcune delle nostre più
antiche e illustri
famiglie convincere una strega al matrimonio in una
tale maniera. Per la
gioia della nostra signorina Black, la legge è diventata
più severa in merito.”
Andromeda,
sentendosi chiamata in causa, fece una faccia che voleva dire per
lo meno.
Non guardava il professor Riddle, però. Il suo sguardo
più biasimevole era
interamente riservato a Rabastan, che si era allungato verso il
fratello e gli
amici borbottando “Bei tempi.”
L’utilizzo
– presunto
utilizzo, come ci tenevano a sottolineare loro – di
Amortentia e
Maledizione Imperius nella famiglia Lestrange era diventato talmente
comune
negli ultimi secoli da essere una tendenza preoccupante: una volta che
la
strega in questione era rimasta incinta si procedeva immediatamente con
un
matrimonio riparatore, indipendentemente dalla volontà della
suddetta.
“Per
quanto
riguarda l’Incantesimo Confundus, non è
considerato Magia Oscura di per sé,
perciò non viene punito dalla legge. In ogni caso, vi
raccomando – come diceva
un mio ex compagno di dormitorio – vigilanza costante. E se
il peggio dovesse
accadere, l’incantesimo che vi ho insegnato precedentemente
può essere
utilizzato anche per vendetta… Ovviamente, non lo avete
sentito da me.”
Parecchie
giovani streghe sospirarono davanti al suo tono malizioso e al suo
sorriso
furbo. Pensieri di sadismo e tortura gli accendevano da sempre il viso
in modo
molto attraente.
“Ci
tengo a
ricordare a tutti voi che l’uso di pozioni d’amore
sui vostri colleghi è
vietato” disse Tom con voce flautata.
“E
sui
professori?” ridacchiò una ragazzina alla sua
sinistra, chinandosi verso di
lui.
Il
sorriso di
Tom si spense all’istante. “Cinque punti in meno a
Serpeverde, Greengrass. Non
apprezzo che mi si parli con questa confidenza.”
Lei
retrocesse a occhi sgranati, come se le sue parole l’avessero
punta.
“Bene.
Ora
parliamo di malattie sessualmente trasmissibili…”
Il
resto
della mattinata trascorse tra sintomi, magici e babbani, di malattie
una
peggiore dell’altra. Il professor Riddle, che per la prima
volta pareva
divertirsi un mondo, spiegò loro con gran dovizia di
particolari e fotografie
tirate fuori da chissà dove, cosa fossero sifilide e
gonorrea, il tutto ponendo
l’accento su quanto fossero luridi i Babbani portatori di
queste malattie e
quanto depravati i maghi e le streghe che giacevano con loro.
Dopodiché,
si
lanciò in una dettagliata sintomatologia, eziologia e
patofisiologia delle
malattie veneree magiche, incluse ma non limitate a Tracoma
Tentacolare,
Linfogranuloma Purulento e Leucopenia Vampirica. E molte, molte altre.
Verso
la
fine, il colorito dei Serpeverde si abbinava perfettamente alle loro
divise.
“Il
processo
di rimozione dei tentacoli da sotto alle palpebre è molto
doloroso e non
sempre la Pozione Oculus riesce a restituire al paziente la vista.
Domande?”
Rabastan
alzò
una mano tremante. “Professore, posso andare in
bagno?” Tom, che non aveva
alcuna voglia di Evanescere il suo rigetto dal pavimento, fece un gesto
di
assenso.
Non
c’erano
altre domande, solo volti traumatizzati, com’era giusto che
fosse la scuola. Il
professor Riddle batté le mani, soddisfatto.
“Bene. Pausa pranzo. Sgranchitevi
le gambe, rifocillatevi e poi radunatevi di nuovo qui. Il resto del
corso sarà
dedicato a questa”, sventolò una scatola con un
piccolo foro davanti ai loro
occhi prima di incollarla magicamente a un tavolino basso.
“Sforzate quelle
piccole testoline di legno che vi ritrovate e se avete delle domande,
scrivetele su un foglio di pergamena, ripiegatelo e mettetelo qui
dentro.
Saranno lette in totale anonimità e riceveranno una
risposta. Vi prego di
esercitare giudizio-”
Ma
non finì
mai la frase: la campanella era suonata e quelli si erano alzati come
l’orda di
trogloditi che si riconfermavano essere, facendo dunque quanto
più baccano
possibile.
A
nulla valse
il suo: “L’ora non finisce quando suona la
campanella, finisce quando lo dico
io!” Non lo sentirono nemmeno.
Un
giorno. Un
giorno molto presto.
(Con
suo
sommo divertimento, a parte quei temerari del settimo anno che stavano
già
facendo tirocinio al San Mungo per diventare Guaritori, la maggior
parte della
sua Casa non toccò cibo quel giorno.)
“Sedetevi,
sedetevi. Silenziosamente.”
Aprì
la
scatola serrata con un colpo di bacchetta ed estrasse il primo
bigliettino: “Ha
l’età di mio padre, ma io sono molto
consenziente. Non ci sarebbe nulla
di sbagliato”, Tom alzò la testa di
scatto e i suoi occhi si fissarono –
guarda caso – su Bellatrix. Ma poiché si stava
guardando intorno come un gatto
a cui avevano pestato la coda, gli occhi che mandavano lampi, dedusse
che non
era lei l’autrice.
“Prima
di
tutto, questa non è una domanda. Dopodiché,
è molto illegale se l’autore
o l’autrice di questo biglietto dovesse avere meno di
diciassette anni. Per
coloro che dovessero essere maggiorenni, rimane comunque proibito
instaurare
relazioni con gli adulti all’interno di Hogwarts: professori,
personale sanitario,
membri del Consiglio.”
Molte
ragazze
(e anche qualche ragazzo) fecero smorfie scontente.
“Che
cos’è una Prostituta Polisucco? Per
l’amor di- Usate
la vostra immaginazione!”
Le
risatine (più o meno scandalizzate) si trasformarono in urla
ilari quando lesse la domanda successiva: “Esistono
pozioni o incantesimi
per allungare il piccoletto? Smettetela
immediatamente!”
Una
volta, Tom aveva lottato contro un Ammit sulle sponde del Nilo
ed era stato quasi divorato. Cadere faccia per terra nel limo mentre le
sue
fauci da coccodrillo si chiudevano attorno alla punta del suo stivale
(il
processo per farsi ricrescere l’alluce era stato antipatico)
non poteva essere
meglio di questo.
Inspira.
Espira.
“Vi
consiglio di non tentare mai e poi mai
nessun
incantesimo o pozione in tal senso. L’incantesimo Engorgio
– come tutti voi
dovreste sapere molto bene a questo punto della vostra carriera
scolastica –
produce effetti indesiderati e anche gravi se usato sul corpo umano.
Eppure,
Poppy è costretta a trattare almeno cinque o sei ragazzini
imbecilli all’anno e
gradirei che questa volta nemmeno uno di loro appartenesse alla mia
Casa”,
fissò Rodolphus con sguardo eloquente, “I Prefetti
hanno il preciso dovere di
impartire questo prezioso insegnamento anche ai più
piccoli.”
“Signorsì.”
“Troverete
poi – di questi tempi sono a ogni angolo di strada
–
una gran quantità di truffatori e ciarlatani che tenteranno
di vendevi pozioni
miracolose. Queste non funzionano. Tutte quante,
nessuna esclusa, sono
trappole ruba-Galeoni. Vi sconsiglio di applicare qualsiasi intruglio
acquistato nei vicoletti di Notturn Alley sulle vostre parti
intime.”
Tom
si sgranchì il collo flettendolo da una parte
all’altra e
ignorò platealmente il “Quanto è
figo!” che sentì da qualche parte alla sua
destra.
Un
giorno. Un giorno, molto presto, avrebbero avuto paura di
pronunciare il suo nome a leghe di distanza, figurarsi di poggiare i
loro
indegni occhi su di lui.
Il
bigliettino successivo era un disegno (molto poco anatomico) di
uno degli argomenti trattati quella mattina. I successivi quattro
furono
altrettanto osceni. Il quinto era una lunga lettera d’amore
rivolta al
professor Riddle che aveva i capelli lucenti come le ali di
un Augurey.
“Quanti
di questi ci sono qui dentro?” ringhiò rivolto
alla
classe. Evan Rosier stava mordendo il bracciolo del divano per
contenersi. Otto
Wilkes aveva nascosto la testa tra le ginocchia e tremava
silenziosamente.
Rodolphus Lestrange, la spilla da prefetto che scintillava
beffardamente sul
petto, si era autoimposto un Incantesimo Silenziante e ora sghignazzava
dietro
alla mano. Anche Bellatrix rideva, ma il suono era artificiale e
continuava a
sfiorarsi le guance, come a controllare se fossero calde.
“Il
semestre è appena iniziato! Quanti punti dovrei togliere a
Serpeverde, secondo voi?!” ruggì Riddle.
“Duecento?! Trecento?! Vi faccio
scrivere tre rotoli di pergamena a testa sulle malattie veneree
magiche! Vi
sbatto tutti quanti dal Custode a pulire le stalle dei Thestral! Niente
più
Quidditch!”
Inspira.
Espira. Inspira. Espira. Inspira-
Una
volta aveva avuto un incontro ravvicinato con una Lamia in una
foresta albanese, bella e letale come il diavolo in persona…
Bellatrix,
Rodolphus e la maggior parte dei loro colleghi si erano
fatti improvvisamente più bianchi del Barone Sanguinario.
Riddle
infilò
la mano nella scatola e quelli trattennero il fiato mentre leggeva ad
alta
voce: “Come faccio a evitare di rimanere incinta?”
Ci fu un istante
tesissimo.
Espira.
“Finalmente
una domanda intelligente.” Il sollievo generale era
palpabile. “Esistono tre
metodi principali. Il primo – quello che la scuola caldeggia
maggiormente
all’interno delle proprie mura – è
ovviamente l’astinenza. Non fare quella
faccia, MacNair, non mi sto illudendo che sappiate controllarvi. Il
secondo è
un incantesimo contraccettivo. L’incanto è il
seguente”, agitò la bacchetta e
il gessetto scrisse sulla lavagna a caratteri cubitali VENTREM
TUERI. “È
comodo, ma purtroppo per voi è abbastanza avanzato e io ho
avuto il dispiacere
di revisionare i voti dei G.U.F.O. di Incantesimi dell’anno
scorso. Patetici”
sputò.
“Il
mio
consiglio sarebbe dunque una Pozione Contraccettiva. Non
tentate di
prepararne una personalmente, se sbagliate potrebbe danneggiarvi
permanentemente e credo che nessuna di voi signorine voglia rimanere
sterile
prima della maggiore età.”
Leggermente
rincuorato, rimise la mano nella scatola: “Com’è
scoparsi un centauro?
Per l’amor di Morgana!”
Era
stato un
pomeriggio lungo e difficile, conclusosi con una lunga tirata
dell’esaurito
professore sul perché accoppiarsi con delle Creature
Subumane fosse ancora
peggio dell’accoppiarsi coi Babbani, che già di
per sé era un atto sporco e
ributtante. I pochissimi Sanguemarcio che avevano avuto la sfortuna di
essere
smistati a Serpeverde sarebbero di certo andati a lamentarsi con
Silente, la
voce si sarebbe sparsa tra gli studenti delle altre Case e
l’indomani sarebbe
stato l’uomo più odiato della scuola.
Tom
saltò
direttamente la cena, rivolgendo pensieri velenosi a Silente e alla sua
imminente predica coi fiocchi. Ma se prova a licenziarmi
giuro che lo
ammazzo. Non otterrà le mie dimissioni con queste tattiche
da pusillanime. Oh
sì, l’Anatema che Uccide, direttamente sul suo
stupido viso, oh sì…
Era
giusto al
terzo bicchiere di Ogden Stravecchio che bussarono alla porta del suo
ufficio.
Tom emise una stringa di epiteti così coloriti che Mrs Cole
sarebbe morta una
seconda volta a sentirli.
Era
Narcissa
Black.
“Professore,
aveva detto che voleva vedermi.”
“Ah.
Sì,
carissssima. Siediti pure, siediti pure…”
Tom,
che
l’alcool lo reggeva malissimo, fece un gesto ampio ed
esagerato verso una delle
poltroncine in pelle davanti alla scrivania. Stranamente, la porta non
si
richiuse subito alle spalle della ragazzina.
“Missss
Black. Le ha mai detto nessuno che è la copia sputata
– hic! – chiedo perdono,
di sua madre?”
Ci
fu un
lieve spostamento d’aria dietro di sé, se ne
accorse perché un soffio freddo
gli fece gelare il sudore sulla nuca.
“Sì,
sì!”
disse Narcissa velocemente, riportando la sua attenzione su di lei.
“Me lo
dicono in tanti. Grazie.”
“Non
era un complimento”
replicò Tom cupamente. “Allora- Ma quella porta
è sempre stata aperta?”
“Sì,
professore. Era già aperta quando sono entrata. È
sicuro di sentirsi bene?”
“Sto
benissimo” borbottò Tom. Ma dovette pronunciare ad
alta voce il Colloportus per
sigillare la porta che conduceva ai suoi alloggi privati, che
apparentemente
era sempre stata dischiusa.
Narcissa
fece
una smorfia.
“Non
sssono
ubriaco” ci tenne a precisare Tom.
“Lo
vedo,
professore.”
“È
stata una
giornata lunga e difficile. Di quelle che tirano fuori la mia s
sibilante.”
La
piccola
Black fece un verso di assenso.
“Narcissssa.
Capisco che uno possa voler diventare grande alla tua età,
ma è mio dovere come
guida per voi piccoli, come” fece un gesto non meglio
precisato come se stesse
shakerando un cocktail, “Direttore della vostra Casa,
prendermi cura di voi
studenti, non – hic! Non devi avere voglia di crescere troppo
in fretta.”
“Ma
professore, lei non è il Direttore della nostra
Casa.”
“Hai-
cazzo,
hai ragione. Dovrei mandarti da Lumacorno allora.”
“No!”
disse
Narcissa, di colpo preoccupata. “No, Lumacorno no, voglio
parlare con lei!”
Riddle
si
piegò verso di lei, spalmando metà del busto
sulla scrivania. “È Malfoy, vero?
Sono sempre fonte di problemi. Una volta, Abraxas…”
(Un’ora
dopo,
Tom e Narcissa stavano entrambi singhiozzando: il primo
perché si ricordava fin
troppo bene della tormentata cotta che Abraxas si era preso per lui
dopo che lo
aveva sorpreso a minacciare Alphard Black in un ripostiglio per le
scope,
fraintendendo completamente le sue azioni malvagie, e
dell’anno di persecuzioni
che ne era seguito; la seconda perché Lucius non la guardava
e passava invece
tutto il suo tempo a parlare di Quidditch con Rabastan, a progettare
scherzi
sui Grifondoro con Rabastan, a spiegare Aritmanzia a Rabastan, quanto
sei
simpatico Rabastan…)
“Grazie,
professore” disse Narcissa tirando su col naso.
“È stato gentilissimo.”
Tom
rispose
con un grugnito. Aveva appoggiato la testa alla scrivania e stava
già sbavando
sul ciliegio pregiato. Avrebbe solo riposato gli occhi un istante e
poi…
…Si
sarebbe
svegliato l’indomani con la cervicale paurosamente infiammata
e la testa
spaccata a metà come una mela. Lottando contro la nausea,
Tom s’impose di
trascinarsi verso le sue stanze per farsi una doccia o, nel caso non ci
fosse
arrivato, almeno per trasferirsi sul suo morbido, accogliente letto. Al
diavolo
le lezioni. Al diavolo gli studenti. Al diavolo Silente.
La
porta era
nuovamente aperta.
Forse
il mio
Colloportus non ha retto,
ragionò Tom, prima di
scoppiare a ridere internamente. Nah, impossibile.
Ladri?,
si chiese Tom sotto la doccia. Impossibile. Non è
stato
rubato niente. Non la Coppa, non il Medaglione che custodiva
gelosamente
nel suo baule, protetti da incantesimi feroci.
Non
i miei
libri di Arti Oscure, non i miei taccuini… Nemmeno i compiti
in classe della
scorsa settimana!,
rifletté Tom asciugandosi i
capelli.
I
miei
cassetti non sono stati frugati, le mie mutande ci sono tutte,
pensò Tom ingoiando una pozione antidolorifica.
Dove
diavolo
è la mia spazzola?
Il
professor
Tom Riddle si diede malato e passò il resto della giornata a
letto; una scelta
vigliacca secondo i più, per non mostrare la faccia in giro
per Hogwarts.
“Magari
sta
male davvero” disse Alecto Carrow a Diana Greengrass.
Quella
fece
una faccia scettica.
“No,
dico sul
serio! Non sarebbe l’unico. Sta girando qualcosa: anche
Bellatrix e Rodolphus
non sono venuti a lezione oggi.”
“Mo’
che ci
penso, nemmeno Lucius e Rabastan…”
Buongiorno mondo! Ebbene sì, questo è l’effetto che mi ha fatto la più recente sessione d’esami. Pian piano ritornerò a essere una presenza qui su EFP, sono stati mesi abbastanza infernali. Nel frattempo, beccatevi questo tentativo di razionalizzare alcuni – evidenti – misteri non spiegati nel mondo di Harry Potter.
- Il
nostro Tom, in questa linea temporale, ha creato solo tre Horcrux nel 1968. Ergo,
è ancora un figo da paura, per la gioia delle sue
studentesse di tutte le età.
- VENTREM
TUERI
è un incantesimo di mia invenzione, significa letteralmente
“proteggere il ventre” (molto creativo, lo so),
così come l’Incantesimo Tagliatesticoli.
- Tom
sa che cos’è il DNA perché legge Nature
(la dimostrazione della struttura a doppia elica fu pubblicata nel
1953) oltre a Il Pozionista Pratico, anche se non
lo ammetterebbe mai.
- L’indignazione
di Andromeda è condivisibile. In Inghilterra, lo stupro
è stato riconosciuto come tale all’interno del
matrimonio solo nel 1991. Nei miei headcanons, il mondo dei maghi
(specialmente per quanto riguarda i processi contro membri di famiglie
molto in vista) è ancora più arretrato, anche se
Tom ci informa che si stanno facendo dei passi avanti.
- Le
Lamie sono donne-serpente, creature del folklore di più di
una cultura; Ammit era invece una creatura mostruosa della mitologia
egizia, nota come la divoratrice dei morti. Aveva
il corpo per metà di leone e per metà di
ippopotamo e la testa di coccodrillo. Essendo molto feroce, quasi tutti
i Babbani che l’hanno incontrata non sono sopravvissuti per
raccontarlo. Nonostante ciò, è entrata a far
parte della loro mitologia. Tom ne ha incrociato un esemplare mentre
cercava di derubare tombe nella Valle del Nilo, quindi non ho molta
empatia nei suoi confronti.
- Infine,
Tom non è una bella persona ma non è ancora
abbastanza viscido da essere fisico con una ragazzina di sedici anni,
per quanto consenziente. (È abbastanza viscido per flirtarci
un po’.)