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Autore: Mortieez    12/09/2023    0 recensioni
Una città utopica andata in rovina, un portale verso gli inferi, e demoni che portano caos in tutto il globo terraqueo.
Riuscirà Rhea Tornshild, una ragazza di 16 anni, e la sua improbabile squadra di amici, a mettere un po' di ordine in questa confusione e a scoprire cosa è successo la notte in cui Sanctrum è caduta?
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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All'interno del Bastione, l'ambiente era completamente spoglio. Se non fosse stato per alcune torce azzurre posizionate in modo speculare sulle pareti del corridoio, non si sarebbe potuto distinguere un muro da un pavimento. Tuttavia, c'era un piccolo inconveniente: le torce erano posizionate così in alto che mi domandai istintivamente come facessero ad accenderle e spegnerle, e soprattutto, perché non avevano usato delle lampade come illuminazione?
I Guardiani ci guidarono lungo un percorso lievemente in salita, con la tenue luce delle torce come unico punto di riferimento per la distanza che stavamo percorrendo. Come ogni persona normale, iniziai a contarle per passare il tempo.
Chissà se fuori splendeva ancora la luce del giorno... Continuai a contare fino a raggiungere seicentosesantaquattro torce. Ci fermammo davanti a un imponente portone d'argento, le gerarchie dell'inferno incise sopra di esso visibili solo grazie alla luce delle due torce ai lati. In cima, i sette principi emergevano maestosi, i loro simboli oscuravano perfino la lucentezza della piastra d'argento:

Lucifero, Mammon, Asmodeo, Beelzebub, Leviatano, Belphegor ed infine Satanachia

Gli Arcidemoni
esseri capaci di possedere anime mortali e plasmarne l'essenza a loro piacimento.

Le Manie e le Ossessioni
creature sottili in grado di influenzare le menti umane senza impossessarsene completamente.

I demoni notturni e gli Incubi
ombre inquietanti che, se riuscivano a sfuggire dal portale, si nascondevano nell'oscurità per tormentare i mortali.

I Famigli e Imps
la categoria più debole, creature che attingevano all'energia dei loro padroni per combattere e obbedire agli ordini. Tuttavia, nonostante alcune leggende dei Guardiani narrassero di legami profondi con dei Famigli, questa pratica non era vista di buon occhio da tutti.

L'atmosfera intorno a noi si fece sempre più densa mentre gli adulti si concentravano per aprire il portone. Dovettero chiamare rinforzi, e si posizionarono cinque da una parte e cinque dall'altra.
Dieci persone in totale, per piegare la maestosa resistenza che custodiva ciò che, fino a quel momento, apparteneva solo alle leggende.
L'aura di antica potenza, che traspariva dagli intricati dettagli argentati, venne sopraffatta come neve sotto uno scarpone.
Fummo travolti da un'altra forza più impetuosa e selvaggia, una potenza che sgorgava dall'interno del Portale stesso. Era un'energia inquietante, che rimase sospesa nell'aria, si mescolava con l'emozioni e le accresceva. Un brivido, simile a quello provato in precedenza quel giorno, percorse la mia schiena.
Ero terrorizzata.
Tremavo. Non ero pronta. Non ero preparata.
Quello che mi aspettava oltre la soglia mi lasciò di sasso. Appena entrai nella stanza del portale, mi ritrovai in un giardino sorprendentemente diversificato.
Piante di varie forme e colori popolavano questo spazio surreale. Alcune avevano tronchi massicci, adornati da striature verdi, mentre altre sfoggiavano foglie rosse, intense come il sangue.
"Ragazzi miei, ciò che vedete è il risultato di un esposizione prolungata al miasma dell'Abisso. Io sono Alaistar, e potete considerarmi il vostro informatore, se volete passarmi il termine."
Fu un anziano a parlare, aveva una lunga barba fluente che sembrava intrecciata con fili d'argento. Indossava una tunica ornata di glifi viola sulle maniche dorate ed era circondato da un'aura regale e misteriosa che catturò immediatamente la nostra attenzione. Dietro di lui c'erano altri due uomini vestiti allo stesso modo.
"Sono uno degli Anziani, insieme a Carvan e Lynwes, non fidatevi della giovane età di quest'ultimo, porta gli anni quasi meglio di me" Alaistar e Carvan si vedeva che erano anziani probabilmente erano anche gemelli, l'unica cosa che li differenziava erano gli occhi, uno li aveva marroni e l'altro verdi, ma Lynwes avrebbe potuto avere cinquanta anni al massimo, fu Carvan a prendere la parola stavolta
"Anche i demoni più deboli, come gli Imps e i Famigli, possono seminare caos e distruzione se non vengono contenuti. Il compito di un Guardiano è proteggere e mantenere la separazione tra gli uomini e i demoni..."
Ovviamente Carvan non era bravo quanto Alaistar a parlare, aveva un tono monotono come se avesse imparato a memoria un compito.
Qualcosa si mosse al lato della mia visuale, dentro il Portale.
L'oscurità al suo interno si animava, ondeggiando e contorcendosi come una creatura vivente. Si espandeva gradualmente, raggiungendo le dimensioni di un bambino di sei anni, come se qualcosa da oltre il Portale stesse cercando di raggiungerci.
Tutto avvenne in un istante, un urlo gutturale riempì l'aria, raggelando chiunque nella stanza. Una mano enorme, con artigli lunghi e oscuri come la notte, squarciò il velo tra i due mondi e afferrò uno dei Guardiani che stavano pattugliando la zona.
Rimasi lì, insieme agli altri ragazzi, immobili, incapaci di formulare anche solo un pensiero coerente.
Gli altri Guardiani, invece, furono pronti a reagire. Si lanciarono immediatamente contro l'orribile arto oscuro, tagliandolo via con scintillanti lame dorate. Il corpo del giovane, che doveva avere non più di vent'anni, cadde inerte a terra. I suoi occhi privi di vita riflettevano i vivaci colori del giardino, mentre il sangue sgorgava da naso e bocca. L'Anziano Alaistar fece un passo avanti, i suoi occhi verdi erano carichi di tristezza mentre sospirava: "E pensare che avevo preparato un discorso... Meglio andare al sodo, ragazzi miei. È proprio in questo luogo che le leggende con cui siete cresciuti prendono vita." Le sue parole sembravano più pesanti in quel silenzio irreale "Se non restate sempre vigili e non tenete le menti ben aperte, forse è meglio cercare opportunità altrove, magari in qualche bottega fuori dalle mura della cittadella." Con queste parole rassicuranti, gli Anziani si voltarono e si allontanarono.
I Guardiani che ci avevano guidato all'inizio ci condussero via, lasciandoci alle spalle i Purificatori che si stavano occupando del corpo e del braccio oscuro. I loro canti di purificazione risuonarono nell'aria, un incantesimo per dissipare il miasma che era fuoriuscito dalla crepa aperta dall'Incubo. Nonostante la sua breve apparizione, il demone notturno ci aveva gettato un pesante manto oscuro, mi sembrava quasi di sentirlo premere contro la pelle.
Il viaggio di ritorno fu come assistere a un film muto. Mio padre e mia madre cercavano di parlarmi, ma le loro parole sembravano lontane, incomprensibili. Arrivati a casa, mi ritirai nella mia stanza e caddi nel sonno tra lacrime silenziose.
Tutt'ora non riesco a ricordare che sogni mi tormentarono. Mi svegliai nel cuore della notte, il corpo coperto di sudore e la gola in fiamme dalla sete. Mi alzai per aprire la finestra e cercare un po' d'aria fresca. Fu allora che lo vidi: un Incubo, con le orribili orbite oculari vuote che sembravano scrutarmi l'anima, la bocca priva di labbra protesa in un ghigno fatto di denti neri e aguzzi, la testa calva e grinzosa.
Oltre la finestra, quel demone aveva aspettato che i miei sogni pessimi lo nutrissero, ma ora, sveglia, ero il suo prossimo pasto.
Mi sentii nuovamente paralizzata dal terrore. Che tipo di Guardiana sarei mai stata se continuavo a farmi vincere dalla paura, non sarei nemmeno sopravvissuta abbastanza per iniziare l'addestramento.
Il demone si scagliò contro la finestra.
Rimasi immobile, in attesa che gli artigli dell'Incubo incontrassero la mia pelle, una sola domanda vorticava in mille varianti nella mia testa Come? Come ha fatto l'Incubo ad uscire dal portale senza allertare i Guardiani?
Un tonfo sordo sostituì lo schianto tanto temuto della finestra. Il mostro era stato fermato da una delle barriere magiche create da mia madre. Era un piccolo conforto, il che significava che i miei genitori erano svegli e stavano combattendo. Mi sarei riunita a loro e avrei fatto del mio meglio per salvare chiunque fosse stato in difficoltà. Dopotutto, era solo un Incubo... Le mie gambe cedettero quando mi resi conto che non era solo un Incubo che minacciava la nostra casa. All'esterno, si dispiegavano orde di demoni di ogni genere e dimensione, mentre Sanctrum stava soccombendo sotto le fiamme.
Caracollai contro la porta, ma un'altra barriera mi impedì di aprirla. Con il cuore in gola, sbirciai dalla fessura tra il legno e il pavimento. La cucina si era trasformata in un campo di battaglia, corpi di demoni coprivano il pavimento. Il tavolo e le sedie erano scomparse. Mia madre era in piedi di fronte alla porta d'ingresso, il viso bagnato dalla fatica e nuove ferite su braccia e gambe. Cercava di tenere le barriere alzate, mentre i demoni all'esterno si schiantavano con tonfi viscidi e cadevano a terra.
Mio padre cercava di disegnare sul pavimento con uno strano pastello rosso stretto nella mano sinistra, e nella mano destra... Non aveva più una mano destra, il braccio si interrompeva poco sopra dove ci sarebbe dovuto essere il gomito, lasciando un moncone sanguinante come rimpiazzo.
Un senso di nausea e rabbia mi contorse le viscere. Non poteva essere vero. Mia madre chiese con voce tremante
"Sei sicuro, Al?"
Mio padre la guardò, si scambiarono un muto accordo
"È l'unico modo"
rispose lui, e finì di disegnare quello strano cerchio. Il mondo si fermò, fu strano non sentirsi più battere il cuore.
Dal centro del cerchio che mio padre aveva disegnato si sprigionò una nuvola nera che prese la forma di un umanoide dalle orecchie allungate e una lunga coda a pennello.
"Due opzioni, umano" esordì Fumetto "non so se lodarti per il tuo coraggio o sorprendermi per la tua idiozia" disse con voce senza età, né maschile né femminile. Era come essere cullati in un abbraccio che ti portava verso il nulla. Mi scossi da quella sensazione e tornai a concentrarmi su ciò che accadeva in cucina. Alair cercò di rispondere ma cadde esausto a terra. Mia madre lanciò un'occhiata a mio padre sul pavimento e lottò contro l'impulso di raggiungerlo. Con uno sguardo fisso sulla forma di fumo, disse con la voce più ferma che riuscì: "Abbiamo una proposta da farti." Dedussi che quella forma oscura fosse un demone, e mi chiesi come mai i miei genitori avessero evocato un demone proprio nella nostra cucina, nel bel mezzo di un'invasione demoniaca. Fumetto sembrò solidificarsi un po' di più.
"Continua" disse "hai attirato la mia attenzione."
Sembrava che se Seraphina avesse distolto lo sguardo dal demone anche solo per un secondo, quest'ultimo le sarebbe saltato addosso senza esitazione. Così continuò
"Proteggi nostra figlia, almeno fino alla maggiore età, quando sarà in grado di difendersi da sola"
Fumetto la fissò immobile, e con voce calma le chiese
"In cambio cosa ci guadagno?"
In quel momento, Seraphina radunò tutto il suo coraggio e disse, "In cambio, otterrai le anime dei due Guardiani che sconfissero Satanachia." Dal corpo fumoso di Fumetto scaturirono scintille. "Affare fatto!"
rispose il demone con impazienza mal celata.
"Seraphina e Alair Tornshild, in cambio delle vostre anime, proteggerò vostra figlia Rhea fino al suo diciottesimo compleanno, anche a costo della mia vita."
Tese le mani a entrambi i miei genitori. Mio padre riuscì a stringergliela ancora semicosciente, mentre mia madre dovette avvicinarsi.
Solo allora si permise di controllare come stesse suo marito. Rassegnata, strinse anche lei la mano di Fumetto.
Un sorriso si allargò sul volto del demone, come se fosse stato squarciato da un coltello.
Con movenze fluide, Fumetto portò i volti di Seraphina e Alair più vicini al suo. Quasi con una carezza, li prese sotto il mento.
Il suo sorriso si allargò, sempre di più, raggiungendo dimensioni sproporzionate, animalesche.
Infine, spalancò le fauci come avrebbe potuto fare un coccodrillo o un ippopotamo.
Dagli occhi dei miei genitori emerse un'aura dorata che si diramò dritta nelle fauci di quell'essere infernale.
Il tempo riprese a scorrere mentre i demoni sfondavano i resti delle barriere e invasero la cucina.
Non riuscivo a sentire il mio corpo, né il mio cuore, gli occhi fissi sui corpi dei miei genitori.
Fumetto si voltò verso la porta della mia stanza, mentre i demoni sfondavano le finestre del mio rifugio. Non mi sarei lasciata andare senza lottare, avevo già ceduto troppe volte alla paura quel giorno. Cos'altro avevo da perdere?
Con le ultime briciole di forza, costrinsi il mio corpo a rialzarsi.
Una volta in piedi, fissai Fumetto negli occhi, o almeno dove sarebbero dovuti essere i suoi occhi.
Il malefico sorriso era svanito. "Dormi. Il tuo momento non è ancora arrivato." Come fosse un comando, il mio corpo obbedì e crollò di nuovo a terra. L'ultima cosa che vidi furono fiamme nere che divoravano i demoni e i corpi sul pavimento. Poi, tutto scomparve nel buio totale.

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🥲🥲🥲

Al prossimo capitolo~

   
 
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