Dunque, dunque, di solito non pubblico cose a così breve distanza e, in realtà, volevo aspettare ancora prima di pubblicare questa flash, che sarebbe un po’ spoiler della long che ho in corso (anche se non troppo, se siete in pari). Ma poi mi è venuta voglia di iscrivermi a “miglior cortometraggio” per gli Oscar della Penna e iscrivere una drabble non era il caso, ci voleva qualcosa di più corposo e l’unica flash adatta non mi convinceva. Quindi eccoci qui, incrociando le dita e sperando che questa piccola cosina vi piaccia. Nasce da un prompt datomi da inzaghina “Teddy/Mark, genere romantico, fuochi d’artificio”
 
 

Da quando aveva saputo che la sua ragazza e i rumori forti ed improvvisi non andavano esattamente d'accordo, Mark si era impegnato ad evitare di mettere Teddy in situazioni che potessero rappresentare un fattore scatenante ed erano comunque riusciti a trovare un sacco di cose da fare insieme. Per questo inizialmente non era stato sicuro che portarla a vedere i fuochi d'artificio fosse una buona idea, anche se a Capodanno era un classico e loro avevano il diritto di approfittare di quel giorno di ferie, almeno finché il cercapersone di lei non avesse suonato. Poi si era ricordato di Northlake e di quanto lei avesse amato quel luogo la prima volta che ce l'aveva portata; quindi, aveva fatto un paio di telefonate e ora si trovavano lì, la sera di Capodanno, a guardare i fuochi d'artificio, seduti sotto un albero, ad una distanza sufficiente affinché il suono degli spari fosse attutito. Teddy aveva appoggiato la testa sul suo petto e lui le stava passando le dita tra i lunghi capelli biondi, indugiando sul collo e sulla collana che le aveva regalato appena quindici giorni prima, in occasione dei loro tre mesi insieme. A volte ancora si stupiva di aver raggiunto un simile traguardo: con Lexie lo aveva a malapena superato e con Addison non era arrivato neanche a sfiorarlo. Forse quella era davvero la volta buona. La terza volta era quella che ripagava di tutto, era così che si diceva, no?
«Se vuoi riprendertela, potrei avere qualcosa da ridire.» comunicò la cardiochirurga sollevando gli occhi verdi ad incontrare quelli azzurri del suo compagno, un sorrisetto sul volto.
«Non ne ho alcuna intenzione: sta benissimo lì dov'è» dichiarò Mark, sicuro. «Anzi, sono contento che la porti così spesso, addirittura sotto il camice a lavoro».
«Così sei con me sempre, anche quando sono in sala operatoria otto ore di fila. Io, piuttosto, potevo fare di meglio» borbottò, ripensando alla camicia e al profumo sui quali si era orientata.
Mark la baciò, attirandola il più vicino possibile e lei si strinse a lui desiderando che quel momento non finisse mai. Non le importava neanche di non vedere i fuochi d'artificio, non serviva: in quel momento aveva esattamente tutto quello che aveva sempre desiderato. «Ti amo tanto» mormorò a un soffio dalle labbra di Mark, quando si rese necessario per entrambi respirare.
Le labbra del suo ragazzo si aprirono in un sorriso, mentre le carezzava il viso «Anch'io ti amo, tesoro» dichiarò mentre la spostava in modo che tornasse a poggiargli la testa sul petto, avvolgendole un braccio intorno alle spalle.
Sarebbe potuto restare in quel modo per giorni e giorni, godendosi la sensazione di aver finalmente trovato il suo posto nel mondo: li, con lei, in quel momento, a guardare i fuochi d'artificio e a promettersi che avrebbero passato insieme anche l'anno successivo. Lui si sarebbe impegnato perché quell'idea si realizzasse, ci avrebbe investito tutte le sue energie. E presto, se avessero continuato su quella strada, le avrebbe chiesto di sposarlo.