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Autore: KENNY1986    14/09/2023    0 recensioni
Ciao! Eccomi qui, pronta nel raccontarvi l'ennesima storia basata su Saint Seya. La storia non si svolgerà nell'antica Grecia e nemmeno ad Atene, ma in un'altra Nazione, ai giorni nostri, non saranno presenti cavalieri,ne santuari, colpi speciali, velocità della luce e neanche Divinità. Il gruppo non si conoscerà, dato che provengono da sette continenti diversi. L'unica cosa che resta originale sono i nomi, anche i caratteri saranno diversi. Buona lettura.
Genere: Commedia, Fantasy, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gold Saints
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Parigi lunedì 15 settembre anno 2002 Era una mattinata fresca nella capitale francese, e da un volo atterrato nell'aeroporto, oltre ad altri passeggeri, era sceso un ragazzo alto, muscoloso, con lunghi capelli violacei e occhi azzurri, di nome Milo Samara. Le persone ogni tanto si voltavano a guardarlo, dato che non avevano mai visto un ragazzo con i capelli lunghi e colorati in quel modo, lui andò a prendere le sue tre valigie, e infine si diresse verso l'uscita. Era in una città straniera e doveva trivare il modo di farsi capire, cercò un taxi, che lo avrebbe portato al suo residence . Si avvicinò a uno «Ce est gratuit?/È libero?» Chiese, «Oui!» Rispose il tassista, mise i bagagli dentro al portabagagli, poi salirono a bordo. «S' ìll vous plait, emmenez-moi dance cette rèsidence!Mi porti a questo rèsidence!»Disse, «CA va bien!" Rispose il giovane, e si mise in viaggio. Milo guardò fuori dal finestrino. Stranamente era riuscito a parlare francese, vide dei palazzi che stavano in piedi senza colonne sui lati, questa cosa gli parve strana, sorrise a se stesso. Dieci minuti più tardi arrivarono davanti al residence , scesero e il tassista scaricò i bagagli «C'est vingt euros!» Disse, cercando di farsi capire cosa voleva, li per li lui non capì subito ma poi vide che porgeva la mano, quindi voleva essere pagato, prese il portafoglio e trovò i soldi «Voilà Mercì!Ecco a lei grazie!» Il diretto interessato sorrise, poi salì in macchina e si allontanò.

Lui si voltò verso la struttura: era un palazzo di sette piani, c'erano tante finestre, sicuramente erano le camere da letto. Fece un sospiro profondo ed entrò dentro. Alla sua destra vi erano alcune sedie dove c'erano persone che parlavano fra loro, alcune sedute e altre in piedi. Poi su l'altro lato c'era la portineria, «Coraggio Milo!» Sussurrò a se stesso, si avvicinò e parlò con il portiere, stavolta non fu per niente semplice. «Je nes comprends pas- pux tu rèpèter?Non ho capito può ripetere?»Disse il portiere, J' ai rèservè une chambre! Ho prenotato una stanza!» Rispose, «Son nom?» Disse, «Milo Samara!» Rispose, il giovane lo cercò. Premette i tasti su quella strana cosa di colore nero lunga, e guardò uno schermo, ma non era una televisione. «La chambre est 208 au troisième ètage/la camera è la 208 al terzo piano!» Disse,porgendogli la chiave «Merci!/Grazie!» Gli indicò dove fossero gli ascensori, e Milo andò da quella parte, si fermò davanti a essi e le persone gli fecero cenno di aspettare, lui acconsentì. Poco dopo, l'ascensore arrivò e la porta si aprì, uscirono tre persone, lui e altre due entrarono. Premette il pulsante numero tre, poi esso iniziò a salire. Non era mai stato dentro ad un ascensore, o forse sì, non ricordava. Giunti al piano, uscì da esso, e cercò la sua stanza, quando la vide, infilò la chiave nella serratura ed aprì la porta. La stanza era grande. Vicino alla parete, c'era un letto a baldacchino, sulla destra c'era un comodino con sopra una lampada , sulla destra c'era la scrivania con una sedia e vicino ad essa, una porta - doveva essere quella del bagno, - davanti al letto c'era una finestra dove si vedevano i palazzi davanti, un armadio e il suo sguardo si posò su un mobile dove sopra c'era la televisione. Essa era diversa dalla sua ad Atene, la osservò e vide che dietro mancava un pezzo. «Si sono dimenticati di mettere un pezzo, ciò significa che non funziona! Bah!»Sussurrò, poi mise le valigie sul letto e iniziò a disfarle.Sarebbe stato lì un mese,appena ebbe finito, si affacciò alla finestra.

Era una bella giornata e non voleva certo passarla in camera, dato che desiderava vedere quella città. Prese il portafoglio, e la chiave, poi uscì dalla stanza, e scese a piano terra usando le scale, mise la chiave in tasca e uscì dal residence, lesse il nome cercando di memorizzarlo, iniziò a camminare piano, non aveva una destinazione precisa, ma ogni tanto si guardava intorno. C'erano tanti negozi, abitazioni e alcuni locali.Passarono le ore e il suo stomaco iniziò a brontolare per la fame. Era indeciso. Non sapeva se tornare al residence a mangiare, oppure cercare lì un posto dove andare. Decise di tornare al residence ma sentì un profumino invitante, non sapeva cosa fosse, ma proveniva dal locale li vicino, quindi entrò. Chiese in francese al cameriere, o almeno ci provò, se avesse un tavolo libero, fortunatamente questo fece un cenno di approvazione con la testa e lo accompagnò. Il giovane sorrise in segno di ringraziamento e il cameriere gli lasciò il menu prima di allontanarsi. Lo aprì e oltre che in francese vide che i piatti erano tradotti anche in italiano,inglese e greco. un sorriso gli comparve in volto, avrebbe saputo cosa stava mangiando. Quando un altro cameriere tornò, lui gli disse cosa voleva e questo lo scrisse sul blocchetto, ordinò anche da bere, infine il cameriere si allontanò. Milo, guardandosi intorno, vide che non c'erano colonne dentro al locale e neanche fuori, era lì da neanche un giorno e doveva capire moltissime cose, ma tutto a suo tempo. Il pranzo fu tranquillo e anche molto buono. Doveva ammettere che il cibo francese non era affatto male, o perlomeno quello che aveva mangiato.

Non prese nè il dolce nè il caffè, pagò il conto e uscì da esso, riprendendo a camminare. Poco dopo vide un negozio dove erano esposte alcune mappe chiuse e si avvicinò, cercando quella della città. Riuscì a trovarla, la pagò, e la aprì per capire dove si trovasse, ma non ne aveva idea, poi si accorse che era al contrario e ridacchiando tra sé, la girò. Adesso andava un pochino meglio. Lesse il nome del suo residence e calcolò il percorso. Ricordò il nome del locale dove aveva pranzato pochi metri più avanti. C'era il negozio, sapeva dove fosse. Si guardò intorno indeciso sul da farsi, «E ora che faccio? Dove vado?» Pensò grattandosi la testa. Sperava di trovare qualcuno che non parlasse solo francese, ma anche greco. Fece un sospiro profondo, rimase fuori sino a metà pomeriggio, poi decise di tornare indietro La stanchezza iniziava a farsi sentire. Chiuse la cartina e la mise in borsa, poi entrò nel residence e andò in camera. Si buttò sul letto addormentandosi subito.Non sapeva che qualcuno lo aveva tenuto d'occhio per un bel po' di tempo. « È qui che alloggi, benissimo, spero che diventeremo amici! Ma per adesso desidero solo osservarti!» Sussurrò il giovane misterioso, prima di allontanarsi canticchiando.
 
   
 
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