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Autore: Eternity_Hook    17/09/2023    0 recensioni
Il mondo intero pareva smaniare per il concetto delle anime gemelle, parlandone ogni volta che ne aveva l'occasione, infiltrando nelle conversazioni l'argomento come se non ci fosse altro di cui parlare. Ma lui no.
Lui sembrava addirittura sfuggirvi. Se gli si faceva una domanda a riguardo, si guardava attorno con la fronte aggrottata e cambiava argomento.
Daiki avrebbe voluto sapere di più. Avrebbe voluto sapere anche solo una breve descrizione del tatuaggio che si trovava da qualche parte nel corpo dell'altro. Diamine, avrebbe voluto anche solo sapere dove questo si trovasse. Era chiedere troppo?
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Daiki Aomine, Ryouta Kise
Note: Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
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Aomine, a volte, detestava Kise.

No, ok, non proprio. Non lo detestava. Non era quello che intendeva. E forse era proprio quello il problema.

Avrebbe voluto poterlo detestare, a volte. Avrebbe voluto poter gridare al mondo quanto Kise Ryouta  lo frustrasse, quanto gli faceva venire voglia di iniziare a sbattere la testa contro il muro, non smettendo fino a perdere i sensi.

Il perché era piuttosto semplice. Anche troppo.

Quel ragazzo sapeva essere illeggibile. Dietro quei meravigliosi e smaglianti sorrisi, sembrava che il biondo nascondesse tremila segreti diversi.

Eppure, allo stesso tempo, sembrava così frivolo ed aperto!

Aomine non era di solito il tipo da scervellarsi troppo sui propri compagni di classe o di club. A lui bastava un pisolino tra una classe ed un altra, accompagnata dall'osservare qualche bel paio di tette nell'intermezzo.

Ma Kise era un eccezione. Lui, il suo sguardo sempre così luccicante, le sue espressioni raggianti che quasi lo accecavano... era una fottuta eccezione. E non solo perché gli ruotava in testa ventiquattrore su ventiquattro, come se ci avesse messo le radici... No, non era un eccezione solo per quello.

Il mondo intero pareva smaniare per il concetto delle anime gemelle, parlandone ogni volta che ne aveva l'occasione, infiltrando nelle conversazioni l'argomento come se non ci fosse altro di cui parlare. Ma lui no.

Lui sembrava addirittura sfuggirvi. Se gli si faceva una domanda a riguardo, si guardava attorno con la fronte aggrottata e cambiava argomento.

Daiki avrebbe voluto sapere di più. Avrebbe voluto sapere anche solo una breve descrizione del tatuaggio che si trovava da qualche parte nel corpo dell'altro. Diamine, avrebbe voluto anche solo sapere dove questo si trovasse. Era chiedere troppo?

Forse sì. Forse avrebbe dovuto farsi gli affari suoi. Definirlo un fatto noioso, proprio come aveva fatto centinaia di volte nei confronti di centinaia di altre persone. Perché, con quelle centinaia di altre persone, non gli era mai fregato niente, davvero. 

Quante volte si era quasi addormentato con il discorso di Momoi che gli descriveva nel minimo millimetro il carattere che si immaginava del suo partner per via del tatuaggio in comune che si trovava poco al di sopra del  suo ombelico.

Con Kise, nonostante non volesse davvero ammetterlo a voce alta, la situazione era diversa.  Aveva perfino provato a sbirciare negli spogliatoi, ma il biondo aveva la tendenza a sparire nella stanza delle docce e a comparire solo dopo essersi cambiato. 

Voleva davvero saperlo, così da mettersi l'anima in pace.

No. Non perché sperava di essere lui. No... Lui era interessato solo alle ragazze. Voleva saperlo perché non poteva non chiedersi a che tipo di partner egli fosse destinato.

Ok, quella era una bugia. E una bugia bella grossa. Ma non avrebbe mai ammesso a voce alta nemmeno quello. 

Era troppo imbarazzante ammettere che vi era una parte di lui che implorava che Kise avesse una orchidea ed un giglio intrecciati da un fiocco tra il blu e l'azzurro al di sopra del cuore.

Però era così. Aomine Daiki, colui che era sempre stato pronto a fissare le grazie di ragazze formose, era finito con l'innamorarsi del biondo. E sapere, magari, di essere la sua anima gemella, avrebbe portato sollievo a quel peso soffocante che sembrava piazzarglisi al centro del petto ogni volta che si ritrovava ad osservare l'altro, che fosse da vicino o da lontano.

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No. A volte Aomine Daiki detestava davvero Kise Ryouta.

Lo detestava perché non era possibile che un essere umano potesse ritrovarsi una bellezza del genere.

Detestava però ancora di più le ragazze - sì, le ragazze! - ed i ragazzi che gli giravano attorno come falene con una lampada. 

Poteva capirle. Kise attirava in una maniera che, onestamente, non avrebbe dovuto essere legale. Ma odiava come lo guardavano. Odiava come sembrassero sempre troppo vicine per i suoi gusti. Odiava la loro abilità di apparire dal nulla. Un attimo prima non vi erano, quello dopo invece sì. Cosa avevano, il potere del teletrasporto?

Daiki avrebbe voluto mettersi in mezzo. La maggior parte delle volte, infatti, lo faceva proprio, cercando di rendere la situazione il più imbarazzante possibile, così da evitare che il o la suddetta interessata si togliesse dai piedi e non si facesse strane idee.

Ma quando quel qualcuno era una persona già amica o conoscente di entrambi? Beh, lì diventava un tantino più complicato.

Le attenzioni che Kagami dava a Kise gli stavano facendo venire il voltastomaco. Ma erano peggio quelle del suo amato Kasamatsu senpai. Dio, quelle erano le peggiori. Vi era come un linguaggio nascosto nel modo in cui lo guardava.

Come se, nonostante il fare burbero e tutto ciò che era ad esso collegato fossero a malapena una facciata. Un comportamento da Tsundere. 

Gli ricordava molto come si comportava lui... e forse era quello il lato peggiore di tutti. Perchè avrebbe voluto smetterla di atteggiarsi da persona acida con lui, ma solo l'idea di essere dolce e romantico, uno dei tanti che veniva attirato dalla luce brillante che sembrava avvolgere il modello, beh, sembrava rimuovere quello spazio prezioso in cui sperava di essere.

Se fosse diventato come gli altri, Kise lo avrebbe mai notato per davvero? Lo avrebbe guardato ancora con quell'ammirazione pura che gli attraversava lo sguardo ogni qualvolta che giocavano a basket insieme?

Temeva la risposta.

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Avrebbe voluto baciarlo. Avrebbe voluto fregarsene di anime gemelle e di tutto il resto. 

Avrebbe voluto prenderlo e baciarlo, cancellare tutti i suoi dubbi come se non fosse mai stato più sicuro delle azioni in tutta la sua vita.

Scontrarsi con quelle labbra morbide, bellissime. Sentire il loro sapore. Percepire il respiro di Ryouta bloccarsi tutto in un colpo, guardando poi l'espressione scioccata che il ragazzo avrebbe avuto in faccia. Probabilmente gli avrebbe risposto con un espressione sbruffona, stringendosi poi nelle spalle come se nulla fosse successo.

Sarebbe stata una stronzata. Avrebbe urlato internamente per tutto il tempo dopo quel bacio.

Ed onestamente non voleva solo baciarlo.

Voleva spogliarlo, osservare ogni più piccolo centimetro del suo corpo come se avesse dovuto imprimerlo nella propria testa. Avrebbe voluto toccare, leccare, mordere, succhiare ogni più piccolo pezzo di pelle, marchiandolo come proprio. 

Avrebbe voluto rimuovere il suo marchio dell'anima gemella nel caso in cui questo fosse stato diverso dal suo. Se fosse stato il suo, invece, lo avrebbe sfiorato come si faceva con qualcosa di fragile ed estremamente prezioso. Avrebbe appoggiato la testa al di sopra di esso per ascoltare il suo battito cardiaco.

Aomine avrebbe voluto divorarlo vivo. Renderlo proprio. Fotterlo fino a riempirlo totalmente con il proprio sperma.

Nei suoi sogni lo faceva fin troppo spesso. Ogni volta capitava in maniera diversa. Ogni volta era un esperienza abbastanza intensa da lasciarlo sudato e privo di fiato al risveglio, il battito cardiaco che gli rimbombava nelle tempie fino a fargli sentire come se questo stesse per esplodere.

Nei suoi sogni tutto era così spaventosamente reale che, a volte, quando si svegliava, sperava di trovare il biondo al suo fianco per davvero, a sussurrargli 'ti amo' ripetuti, a bassa voce, come una cantilena.  A dargli baci lievissimi, delicati, mentre batteva le palpebre come le farfalle con le ali, le lunghe ciglia oro che parevano luccicare nel buio. 

Nei suoi sogni era tutto perfetto. Daiki non aveva paura di ricambiare quell'affetto, quelle attenzioni, quelle effusioni che lo facevano sentire leggero, come se la gravità non esistesse più.

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A quanto pareva, Daiki lo scoprì qualche mese dopo, con uno shock a dir poco sopra le righe, le anime gemelle potevano condividere sogni.  Sogni sempre realistici, che erano reali, in un certo senso. Nell'universo dei sogni, le anime erano reali. Le azioni da esse svolte, lo erano anche di più.

Era considerata una spinta delle proprie metà delle anime, quando percepivano la necessità di raggiungersi e di coincidere in definitivo. Quando i sentimenti erano abbastanza genuini e potenti da provocare un eco, una chiamata nei confronti della o del compagno.

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Scoprire poi che Ryouta non gli aveva detto che sapeva  fin dall'inizio che Aomine era la sua anima gemella  era stato ancora più scioccante. 

Si sarebbe visibilmente arrabbiato se non fosse stato che il biondo aveva ammesso di non averlo fatto perché temeva che, non avendo una ragazza come partner, lui l'avrebbe rifiutato. Che non avrebbe voluto saperne ne di lui, ne dei suoi sentimenti. Anzi, che si sarebbe proprio allontanato, cercando qualcun altro ed ignorando l'argomento intero in sua presenza.

Beh, quello lo aveva scioccato. Lo aveva portato a baciarlo con foga, afferrando il colletto della sua camicia per avvicinarlo a sé fino a non avere nemmeno un millimetro di distanza. Lo aveva portato poi ad insultarlo e a colpirlo delicatamente in testa, prima di scusarsi lui stesso per l'attesa.

   
 
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