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Autore: Laura_Ruetta    20/09/2023    0 recensioni
[Le Terrificanti Avventure di Sabrina Spellamn]
Sabrina è mezza strega e mezza mortale, figlia dell’umana Diana e del presunto padre Edward, il Sommo Sacerdote della Chiesa della Notte. Presunto perché nella seconda stagione “Le terrificanti Avventure di Sabrina Spellman” la strega eroina verrà a conoscenza che in realtà è la figlia del Signore Oscuro, ovvero Satana. Ho pensato alla serie come a un romanzo. Quindi come inizio io propongo un prologo: come e quando Diana ha avuto modo di incontrare Lucifero?
Genere: Dark, Fantasy, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO 

 

Greendale - Luna Park, 1984

 

 

La notte era calata nella desolata cittadina di Greendale, avvolgendola in un velo candido di nebbia che aleggiava come uno spirito. 

Il Luna Park era gremito di bambini e adolescenti travestiti da orridi mostri spaventosi. Alcuni, avvolti nei loro lucidi mantelli, correvano in gruppi, alla ricerca di delizie zuccherate. Altri, invece, si divertivano e si perdevano tra le luci variopinte delle giostre. 

Tra le risate e le urla, vi era una giovane dai capelli platino incorniciati da un cerchietto vermiglio che attendeva con ansia, davanti ai cancelli in ferro battuto del parco, la mezzanotte.

«Bu!» Una figura misteriosa la spinse da dietro, facendola quasi inciampare. 

La ragazza trasalì. Si voltò di scatto, con una mano sul petto per calmare il suo cuore impaurito. La sua espressione terrorizzata tramutò subito in un lieve sorriso, quando vide il suo amore comparire dalla boscaglia. Era un ragazzo dai capelli lisci e corvini, pettinati all’indietro. La sua pelle diafana e fredda risaltava le sue guance infossate, le sue sottili labbra e i suoi tondi occhi color nocciola. 

«Scherzetto!» Esclamò con un risolino. Si avvicinò a lei e le prese la mano. «Scusa, ti ho spaventata?» Domandò poi, con un tono dolce e calmo. 

«Edward, sei tu», trasse un respiro di sollievo. 

Prese il viso di lei e la baciò, assaporando le sue labbra rosse, vellutate come i petali di una rosa rossa, con infinita intensità e trasporto. 

Si scambiarono due sorrisi complici. 

«Mi sei mancata», confessò il giovane.

«Anche tu», rispose lei con sguardo sognante. 

«Gli altri dove sono?» Domandò lui. 

«Non lo so», pronunciò appena, ancora assorta dal suo caldo abbraccio. «Avevano detto che sarebbero arrivati…»

All’improvviso, dall’oscurità, piombarono come due pipistrelli altre due figure.

«Ciao innamorati, vi siete già sbaciucchiati abbastanza? Mi fate venire la nausea a volte…», confessò un ragazzo che appena uscì dall’ombra, rivelò il suo pallido volto, coperto da una spruzzata di lentiggini sul naso. Aveva i cappelli folti, ricci e ramati, e gli occhi viridiani dai riflessi dorati, sembravano così profondi e penetranti come due pozzi, in cui risplendevano gli smeraldi più belli. 

«Ciao, Diana.» Una ragazza, alta, snella, dagli occhi color del mare in tempesta e i capelli serici e biondi raccolti in una coda, le saltò addosso e la strinse a sé in un affettuoso abbraccio.

«Ciao, Cheryl.» L’amica venne invasa dal suo profumo di peonie e vaniglia.  

«Bene, ci siamo tutti», constatò Jaxon, strofinandosi le mani come per riscaldarsi, mentre guardava i suoi compagni con un ghigno malizioso. «Chi vuole venire con me?»

«Andiamo al Luna Park?», propose Diana. 

«No, è per marmocchi», sbottò schifato. «Vi porto in un posto segreto, ma dobbiamo sbrigarci…»

Gli altri tre ragazzi si guardarono perplessi. 

«Cioè?» Chiese Edward, curioso. 

Jaxon sorrise perverso e li fece cenno di seguirlo. 

«Aspetta Jax…» Lo richiamò l’amico.

«Dai venite, sarà divertente…» Si inoltrò nelle tenebre. 

I ragazzi si strinsero a sé e decisero, in silenzio, d’incamminarsi con lui nella strada sterrata, verso il bosco oscuro. 

 

NEL BOSCO OSCURO

 

I quattro ragazzi percorrevano un sentiero, avvolti da un inquietante silenzio, percependo solo il fruscio delle foglie che calpestavano a ogni titubante passo.

«Ci vuoi dire dove siamo diretti allora?» Domandò Cheryl, nervosa. 

«Siamo quasi arrivati. Non fatevi sentire o qualcuno ci scoprirà.» Li ammonì, trasformando la voce in un flebile sussurro. 

Diana proseguiva accanto a Edward. Alzò gli occhi verso l’altro. I rami degli alberi scheletri, si innalzavano nel cielo fino a circondare la solitaria luna che mostrava il suo volto terrorizzato e sfigurato. Rabbrividì e si strinse a sé. 

Edward le rivolse uno sguardo comprensivo. «Hai paura?»

«Un po’.» Gli lanciò un’occhiata dubbiosa: come faceva a mantenere la calma in luogo così tetro e abbandonato? Come faceva a non avere mai paura di nulla? «Non hai freddo?» Gli chiese poi. 

«No, sto bene.» Si tolse il suo lungo cappotto color dell’inchiostro. «Ecco tieni.» Glielo mise sulle spalle. «Va meglio?» 

«Sì, grazie.»

«Innamorati forza su, o facciamo l’alba.» Li richiamò Jaxon, vedendo che si erano fermati. 

 

Continuarono il tragitto in mezzo al bosco. 

 

Diana avvertì un sospettoso rumorio. Si bloccò di colpo. 

«Che c’è adesso?» Domandò Edward. 

«Lo hai sentito anche tu?»

«Io non ho udito nulla, sarà stato solo un soffio d’aria.» Riprese il cammino.

Anche Diana riprese a camminare, quando, da un arbusto spinato, saltò fuori un nero animale dagli occhi ambrati. 

La ragazza cacciò un acuto urlo. «Edward!»

Corse e l’abbracciò a sé. «Tranquilla, era solo un gatto randagio.»

Le accarezzò la schiena e la rassicurò. Sentiva che stava tremando come una foglia.

Jaxon irruppe in una fragorosa risata divertita.

Cheryl si voltò e fissò, con espressione preoccupata, la sua migliore amica.

«Era meglio il Luna Park», constatò fra sé, Diana. 

Il suo ragazzo la prese per mano. 

«Già, così ci perderemo», aggiunse Cheryl. 

«Manca poco, forza!» Li incita Jaxon che aveva preso un ramo da terra e adesso lo stava levigando con il suo coltello per dargli, alle estremità, una forma aguzza. Divenne la sua arma di difesa

 

IL MOSTRO NELLA MINIERA 

 

Giunsero di fronte ai cancelli della miniera. Erano chiusi con un lucchetto grosso e dorato. Appeso c’era un grande cartello giallo, con scritto a caratteri cubitali e rossi: “Vietato L’ingresso, eccetto addetti autorizzati”.

«Ci hai portati davanti alla miniera di Greendale.» Pronunciò sorpresa Cheryl. 

«Io ritorno a casa», disse Diana. 

Jaxon la trattenne per un braccio. «Perché?»

«Cosa vorresti fare in questo posto? È proibito entrare senza un permesso.» Si scostò da lui seccata. Fa per andare via.

«Hai paura delle voci che circolano in città? Hai paura della bestia che si nasconde dentro?» Domandò, quasi con tono provocatorio. 

«Dai, non c’è nessun mostro dentro alla miniera…», affermò Edward, cercando di mantenere gli animi sereni. 

Jaxon lo ignorò. «Hai paura Diana?» Le si avvicinò a un soffio dal suo viso e la scrutò con sguardo di sfida. «Hai paura che ti squarti in due?»

«Perché siamo qua?» Gli chiese spaventata.

«Voglio vedere se quello che dicono è vero, tutto qui», ritornò sui suoi passi. 

Dalla tasca della giacca in jeans, prese il suo coltello affilato e iniziò a tagliare i fili della rete che lo separavano dal luogo inaccessibile. 

«Perché?» Domandò Diana. 

«Mio padre è morto lì dentro!» Sbottò irato, puntando un dito dentro alla recinzione. «Hanno detto che non può essere stato solo un incidente, hanno detto che è stato sventrato da un’animale.» Si rigirò, continuando il lavoro d’irruzione. «Voglio uccidere quel bastardo», confessò infine. 

«Ma è una follia!» Esclamò Cheryl.  

«Se volete venire fate pure.» Smise di tagliare e si voltò verso i suoi amici, guardandoli con espressione sicura e severa. «Altrimenti se siete fifoni rimanete qui ad aspettarmi. Farete da guardia.»

Edward sospirò. 

Diana si era fossilizzata come una statua di marmo. 

Cheryl sbuffò sconfitta. Sapeva che Jaxon era quello più pignolo del gruppo. «Lo sai che così ci farai arrestare», provò a farlo ragionare. 

«Non m’importa. Voglio le prove!» Si precipitò verso l’entrata della miniera, scomparendo nel buio. 

«Che facciamo?» Cheryl si rivolse ai due amici. «Non posso lasciarlo solo», affermò la ragazza. 

Si incamminò anche lei. «Ho un brutto presentimento…»

«Che vuoi fare?» Edward le prese la mano. 

«Dai andiamo, non sarà così terrificante se ci sarai te.» Gli sorrise. 

Il giovane ricambiò il suo sorriso e insieme proseguirono anche loro verso il desolato luogo. 

 

Arrivarono tutti e quattro davanti al portone d’ingresso in legno massiccio. Era semichiuso. Invitava a entrare.

Qualcuno aveva inciso con un coltello affilato la scritta: “Lasciate ogni speranza o voi ch’entrate.” 

Jaxon la notò e storse la bocca. «Divertente.»

Afferrò la maniglia in ferro e l’aprì con uno strappo.  

«Sei sicuro di volerlo fare?» Domandò Cheryl, sentendo una folata di freddo invaderle il corpo. 

«Sì», confermò, scomparendo nell’oscurità. 

I ragazzi, ammutoliti, lo seguirono. 

Si inoltrarono tra i tunnel sotterranei della miniera. 

 

Jaxon accese la sua torcia e ne porse una seconda a Edward. 

 

Avanzarono con cautela, sempre più in profondità.  

«Dove stiamo andando di preciso?» Chiese Cheryl. «È un labirinto qui! Jaxon, Fermati!» Gli ordinò, tentando di trattenerlo per le spalle. «Ci perderemo, non riusciremo più a risalire.»

«Dai, avanti da questa parte», continuò lui.

L’amica scosse la testa, ormai esausta. 

Diana si perse a guardare le pareti rocciose e frastagliate, in alcuni punti gocciolava dell’acqua ramata. L’aria era diventata più umida e rarefatta.

All’improvviso avvertì uno strano e insolito grugnito. Sussultò.

Edward le lanciò una furtiva occhiata preoccupata. L’aveva sentito pure lei. 

«Ecco siamo arrivati», affermò Jaxon. 

«Arrivati dove?» Domandò Cheryl che si pose dietro al ragazzo. 

Jaxon illuminò il terreno sotto i loro scarponi. C’era una macchia di sangue fresco che impregnava ancora la grigia roccia.

«Jaxon!» Urlò Cheryl, inorridita dalla scena. Si voltò dall’altra parte, con la mano si coprì il naso per il forte odore di sangue marcio. 

«Guardate, ci sono ancora dei resti del suo corpo dilaniato.» Si acquattò e prese un resto di carne   ammuffita.

«Cos’è questa puzza!» Sbottò Cheryl, il tunnel era impregnato di un orribile tanfo di morte e putrefazione.

«Andiamo via da qui.» Propose Edward. «Subito. È pericoloso!» 

«Andate, se avete tanta paura! Io continuo a cercarlo.» Jaxon superò il luogo dell’incidente, proseguendo verso la cava.

«Non c’è nessun mostro!» Proruppe, quasi arrabbiato con l’amico. «Non c’è nessun animale, si è trattato solo di un incidente, per favore Jaxon…»

«Incidente!» Gli gridò contrò.  «Mio padre è stato sbranato vivo e tu lo chiami solo un incidente?!»

«No, ma…»

«Tu non sai niente», sbottò in collera. 

«Nemmeno tu.»

Jaxon lo attaccò e lo strattonò per il colletto della camicia inamidata. La torcia cadde a terra e si spense, lo stesso quella di Edward. 

I ragazzi udirono un ruggito provenire dalle viscere della miniera. 

Si arrestarono tutti. 

«Avete sentito?» Chiese di soppiatto Cheryl. 

«Lo sapevo», digrignò i denti con fare di sfida. «C’è davvero una bestia qui dentro.» Jaxon lasciò l’amico e si fece avanti verso la caverna. 

«Dove vai, Jaxon, torna qui. È troppo buio.» Cheryl cercò di trattenerlo, ma era già scomparso.

«Vado a uccidere quel mostro di un animale.» Il suo eco furioso riecheggiò nel tunnel sotterraneo. 

 

«Jaxon!» Lo richiamò Cheryl. Si voltò verso gli innamorati e sospirò rassegnata. «Vado con lui.»

 

Nella miniera piombò il silenzio. 

 

Un silenzio che parve assordante e interminabile. Edward e Diana sentirono solo il loro cuore battere e i loro respiri corti e affannati, finché un urlo agghiacciante squarciò la quiete.

Seguito subito da altri terrificanti urli.

 

Cheryl spuntò dal tunnel seguita da Jaxon. «Edward, Diana, correte via, presto! Correte via! Questa miniera è maledetta!» Videro la sagoma dell’amica scomparire verso l’uscita. 

Si sentì un altro ruggito più profondo e penetrante che fece vibrare le pareti e la terra sotto i loro piedi. 

Diana aveva gli occhi spalancati e colmi d’orrore. «Edward.» Le prime lacrime rigarono il suo viso. 

Le prese la mano e ritornarono sui loro passi. «Veloce, corri!» La incitò. 

Un’ondata di zolfo e uno strano calore li investì, mentre la terra sotto di loro tremava sempre più forte, passo dopo passo. Le mura iniziarono a creparsi, il terreno cominciò a sgretolarsi e a scomparire sotto le loro scarpe. Le macerie che continuavano a staccarsi dal soffitto, rendevano l’atmosfera irrespirabile e impregnata di fuliggine. 

 

Jaxon e Cheryl riuscirono a uscire per primi.  

 

«Edward non lasciarmi.» Lo supplicò, singhiozzando. 

«Ti tengo», ma Diana inciampò. 

Il ragazzo, si accorse che era caduta.

«Edward, ti prego, aiutami! Edward!» Gridò disperata.

Il suo sguardo impaurito cadde nel profondo dell’oscurità, dove vide spuntare due occhi rossi. Era lui. Ecco dove si nascondeva. Doveva fuggire o sarebbe stata la fine per tutti

Si girò con il volto rigato di lacrime… Mi dispiace Diana…

Edward abbandonò la miniera, prima che l’entrata crollasse, intrappolandola dentro.

 

I tre ragazzi corsero fuori all’aria aperta, nel campo deserto della cava. Avvolti da una coltre di nebbia, si precipitarono a per di fiato verso l’uscita. Erano spaventati a morte, consapevoli che le voci erano tutte vere. Dentro alla miniera c’era una bestia feroce che avrebbe fatto conoscere la morte a tutti quelli che osavano addentrarsi oltre le tenebre più oscure e profonde, fino a trasportare le loro innocenti anime dritte dentro alle fiamme ardenti e vivide dell’Inferno, per l’eternità. Adesso ne avevano tutti la certezza, specialmente Edward, perché ora sapeva dove si nascondeva il suo Signore Oscuro. 

 

Un paio di bianchi abbaglianti illuminarono i ragazzi.

«Fermi tutti!» Ordinò una voce rauca. 

Jaxon e Cheryl la ignorarono e fuggirono via, sempre più veloci, verso il bosco. 

Edward, si arrestò, alzando le mani come in segno di resa. 

Accigliato, provò a scorgere, in mezzo a quella luminescenza, chi fosse. 

Davanti a lui si stagliò una ruspa in funzione. Mise più a fuoco la vista e alzò lo sguardo verso il vetro del conducente. Spalancò gli occhi quando si accorse che era il padre di Diana

Ma cosa ci faceva lì, tutto solo e a quell’ora tarda della notte?

Intimorito che potesse accorgersi della sua presenza, lo ignorò e prese a correre, scappando anche lui in mezzo al bosco. 

 

Diana era ancora intrappolata dentro alla caverna. 

Piangeva, singhiozzava e tremava di terrore. Perché l’aveva abbandonata?

Udì a pochi passi da lei, di nuovo, quel sinistro ruggito. Le venne la pelle d’oca.  

Si girò lentamente. Sgranò gli occhi: di fronte aveva il corpo di una bestia con la testa di un orrido e bruno caprone dalle lunghe corna intarsiate e dal muso sporgente. 

La povera ragazza vide il demone avanzare verso di lei. Provò a indietreggiare, ma era bloccata nel fango. Il mostro le rivelò i suoi occhi scarlatti e fiammeggianti. L’afferrò per le braccia e spalancò la bocca, mostrando i suoi denti affilati e lunghi come sciabole. Diana sentì le gambe cederle. Cacciò un urlo d’impotenza e terrore, per poi venire inghiottita dal buio.

 

Si risvegliò, seduta a una tavola imbandita, situata la centro di una stanza calda, ma sconosciuta con le pareti di un finto rosso broccato. 

Stordita e con il mal di testa non sapeva dove si trovava. 

Davanti a lei c’erano squisite prelibatezza e calici in cristallo riempiti di un liquido scuro. 

Alla sua destra, a capotavola, vide un giovane. Aveva il petto scoperto e scolpito da marmorei muscoli. Il viso duro, dalla mandibola squadrata, celava un’espressione vanitosa e maligna. Aveva i capelli corvini, alcune ciocche ondulate le ricadevano fino alle spalle. Stava fissando la ragazza con penetranti occhi cenerini.

«Benvenuta all’Inferno, Diana.»

«Chi sei tu?» Domandò piuttosto provata e confusa. Non si ricordava nulla.  

«Io sarò il tuo Lucifero.»

 

 

 

 

 

 

   
 
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