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Autore: fantagiorgia    25/09/2023    0 recensioni
[https://it.wikipedia.org/wiki/Porco_Rosso]
«“Come ultimo desiderio ti voglio affidare un mio segreto, uno di quelli che uno si dovrebbe portare nella tomba, ma io non posso… ormai io te l’ho raccontato… è giusto che tu sappia tutto…” la donna guardò perplessa la figura che stava davanti a se, cercando di coglierne i lineamenti ma era nell’ombra e non ci riusciva. Prese coraggio e disse “ Di che cosa parli Porco?” l’uomo risposte dopo un attimo di esitazione “ Di come sono diventato un maiale.” »
Il racconto di come Marco Pagot sia diventato un maiale, ispirato alla storia originale Porco Rosso di Hayao Miyazaki.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Fio sentì una telefonata arrivare, arrivò al telefono prese la cornetta appesa al muro e rispose: “Pronto?” Dall’altra parte del telefono una voce acuta squillò “Piccola Fio! cara, come stai?” “Tutto bene nonno, che piacere sentirti. Come stai tu invece? Sempre con i tuoi soliti acciacchi?” Il vecchio signor Piccolo ridacchiò. Dopo un attimo si sentì dire “Tutto come al solito cara, senti ora che la nonna è morta mi sento tanto solo non è che per le vacanze verresti a trovare il tuo caro nonnino?” Fio rimase un attimo perplessa, non era da lui dire certe cose; la donna rispose che ci sarebbe stata, quindi il nonno che l’avrebbe aspettata per la domenica di Pasqua. Quell’anno si teneva il 18 di aprile, venne quindi segnata la data sul calendario e dovette iniziare i preparativi per partire. Chiese a suo marito se l’avrebbe seguita, ma questo rifiutò adducendo che se fosse venuto avrebbe finito con litigare con il vecchio padrone della Piccolo s.p.a su quale idrovolante fosse quello migliore. Francis,infatti, era un grande sostenitore dell’idrocaccia di Curtis mentre ovviamente il nonno tifava per il Savoia S.21 costruito tra l’altro dalla nipote. La donna alzò gli occhi al cielo e sospirò, si chiese per quanto questa faida sarebbe andata avanti.
Il giorno della partenza arrivò, quindi si diresse all’areoporto con destinazione Milano. Dopo i dovuti controlli andò verso il suo gate; nell’attesa pensava a quell’assurda estate che la vedeva partecipe di scontri tra piloti, dove aveva persino messo in palio sè stessa. In prospettiva Marco aveva avuto ragione, era stata un’incosciente a promettere a Curtis di sposarlo in caso di vittoria, ma d’altronde era sicura che il maiale cremisi avrebbe vinto tanto che il pensiero sul momento non l’aveva sfiorata minimamente. Fece vedere il suo biglietto all’hostess e si diresse verso il suo posto a sedere all’interno dell’aereo dove si ricordò il viaggio che aveva fatto da Milano, dove alloggiava con il nonno, all’isola croata dove si rifugiava il cacciatore di taglie.
Numerose ore dopo, Fio si ritrovò davanti alla casa del vecchio nonno. Un milione di sentimenti contrastanti fecero capolino all’interno del suo petto, ma quando vide il piccolo ometto che la aspettava alla porta il petto le si fece più leggero. “Fio, cara che aspetti ad entrare?!” la donna sorrise “Ciao nonnino, da quanto tempo.” I bagagli vennero accantonati in una stanza , mentre nel salotto i due costruttori di aerei si misero a parlare degli ultimi modello usciti sul mercato, nonostante l’anziano signore non fosse più in attività, e che l’azienda fosse passato a uno dei suoi figli, si divertiva a tenersi informato sulle ultime novità; d’altronde quella era stata la sua passione per gran parte della sua vita, non l’avrebbe abbandonata facilmente. “Piccola Fio…” venne interrotto “ nonno, non sono più così piccola…” I due risero. “ Hai ragione cara, senti Fio mi chiamano dall’hotel Adriano ogni giorno per sapere quando andrai da loro. Sono davvero delle teste dure, io ho detto loro che sei una donna adulta e molto occupata ma non hanno voluto sentir ragioni. Pensavo quindi che potresti andare a fare un saluto, tra l’altro c’è una tua vecchia conoscenza che non penso stia tanto bene…mi sà che avremo tra poco un sacco di salami!” la donna sconvolta urlò “ Ma nonno! Non dire cose del genere su Porco!” Il vecchio rise forte “Suvvia Fio, il vecchio maialaccio non si offenderà per cose del genere! Ma comunque non sta bene, Gina mi ha detto che probabilmente non ha molto tempo da vivere.” La stanza si fece silenziosa. “Va bene , ci andrò.” “Avviso io Gina”.
Il giorno dopo partì per l’Adriatico, questa volta a bordo di un treno e non di un idrovolante rosso con un cacciatore di taglie alla guida. Durante il secondo viaggio la donna ebbe modo di ripescare negli angoli della sua, ormai affollata, memorie di Porco con cui aveva passato quell’estate dei suoi 17 anni. Si dispiacette di come tutto fosse drasticamente cambiato e un senso di derealizzazione la possedde, non sembrava essere nei posti in cui sapeva di essere. Prese l’ultimo battello e arrivò all’Hotel Adriano; venne accolta da un ragazzino, probabilmente dell’età dei suoi figli, che la accompagnò dalla proprietaria dopo di che uscì con i suoi bagagli. Gina accolse la donna con quella dolcezza che solo una madre può dare, nonostante la sua fortuna in amore non l’avesse mai portata ad avere rapporti abbastanza stabili per sposarsi, costruendo quella famiglia che in fondo lei aveva sempre bramato. I suoi lineamenti delicati si erano ulteriormente addolciti e nonostante gli anni rimaneva comunque affascinante, lo dimostrava la presenza di vecchie conoscenze della banda Mamma aiuto e affiliati. “Fio, ti aspettavamo.” disse l’anziana signora “Gina, bellissima come al solito” questa frase venne seguita da una risata “Oh cara, ti ringrazio ma non penso che gli anni siano stati poi così gentili”. Questa frase venne seguita da un’ondata di dissenso dalle persone presenti nei dintorni. Sicuramente non era più la bella e giovane donna di un tempo, ma emanava un fascino magnetico che aveva sicuramente colpito molti. “Sono venuta qui per vedere…” “È laggiù” disse Gina indicando un angolo appartato del locale “Non è di molte parole, non che lo sia mai stato”. Fio si diresse verso la direzione indicatole dalla donna, si fermò davanti al tavolo dove una figura avvolta nell’ombra era seduta: quella era Porco Rosso. “ Porco…” disse piano Fio. L’uomo non rispose, fece solo cenno di sedersi davanti a lui; la donna si rese velocemente conto che non sarebbe stato un dialogo facile, dopotutto l’ultima volta che si erano visti gli aveva urlato di essere un codardo. Marco Pagot non si era mai lasciato amare, Gina dal canto suo si era ormai innamorata dell’uomo quindi nel suo cuore aveva la speranza che un giorno si sarebbe deciso; a conti fatti quel giorno non arrivò mai. “Che fine ha fatto il tuo idrovolante?” chiese Fio con una voce fioca “Rimane fermo.” Rispose alla domanda senza dare ulteriori spiegazioni, che probabilmente avrebbero riaperto ferite richiuse appena. Non era mistero che Porco Rosso amasse una e una cosa soltanto nella sua vita: il suo idrovolante Savoia S.21. “Vedi Fio, io sto morendo” disse Marco “ Non dire così Porco…” Vi era tensione nell’aria. “Io sto per morire me lo sento nelle ossa, come quando c’è qualcosa che non va nel motore dell’aereo. Io lo sento, è inevitabile. D’altronde non posso rimanere qui per sempre.” Il silenzio ritornò tra i due; era straziante per Fio sentire parlare così il suo interlocutore. “Come ultimo desiderio ti voglio affidare un mio segreto, uno di quelli che uno si dovrebbe portare nella tomba, ma io non posso… ormai io te l’ho raccontato… è giusto che tu sappia tutto…” la donna guardò perplessa la figura che stava davanti a se, cercando di coglierne i lineamenti ma era nell’ombra e non ci riusciva. Prese coraggio e disse “ Di che cosa parli Porco?” l’uomo risposte dopo un attimo di esitazione “ Di come sono diventato un maiale.”

Tutto iniziò durante i primi anni della guerra quando un giovane Marco Pagot, pieno di speranza e con la passione per l’areonautica, decise di arruolarsi. Insieme a lui vi erano due suoi amici Ferrarin e Bellini, entrambi entrati nell’areonautica. Durante la guerra molti morirono, però loro tre sopravvissero; Bellini pensava che fosse perchè erano protetti da Gina che pregava per loro, ma gli altri due erano scettici e a certe cose non ci credevano . Quando il loro amico disse che avrebbe sposato la cantante quasi non ci credettero, ma quando videro la lettera dall’hotel Adriano con la risposta alla domanda di matrimonio rimasero a bocca aperta. Marco decise quindi di essere il testimone di nozze di Bellini; promise a Gina che lo avrebbe riportato a casa, poichè loro due dovettero ripartire il giorno seguente. Marco non capì mai perchè avesse fatto una promessa che non potè mantenere, infatti durante un viaggio di ricognizione dall’Italia alla Dalmazia furono intercettati dai nemici che iniziarono a sparare a qualunque cosa che si muovesse. Morirono tutti, amici e nemici. L’unico a salvarsi era stato Marco Pagot, che nel frattempo era svenuto al volante del suo idrocaccia sognando quello che definì il paradiso dei piloti o qualcosa del genere. Quando riprese conoscenza decise di atterrare e riprendersi, vide quindi un’isola e decise che si sarebbe fermato in una delle calette. Dopo svariate manovre arrivò alla spiaggia, quella dove vi era tutt’ora la sua tenda ma che al tempo sembrava disabitata. Scese quindi dal suo idrovolante e appena toccò terra svenne. Quando si svegliò si ritrovò su una specie di letto dentro una casa, cercò di alzarsi ma una voce femminile gli intimò di stare fermo perchè avrebbe peggiorato la sua situazione. “Dove sono?” chiese ancora destabilizzato “Mio caro ragazzo, o almeno suppongo che tu lo sia, sei su un’isola della Dalmazia” Ci volle un attimo prima che le parole della donna gli arrivassero al cervello e venissero elaborate “In che senso presupponi che io sia un ragazzo?” La donna venne fuori dall’ombra e lo guardò perplessa “Con quella faccia che ti ritrovi è ovvio che sia difficile capire cosa tu sia.” A quel punto Marco si toccò la faccia e non riconobbe i suoi lineamenti, corse verso la spiaggia al di fuori della baracca dove si trovava, fino al mare per potersi specchiare. “SONO UN MAIALE! SONO UN DANNATO MAIALE? CHE MOSTRUOSITÀ SONO DIVENTATO?” cadde a terra tenendosi il nuovo viso tra le mani. La donna a passo lento si avvicinò e gli poggiò la mano su una spalla, rimase un attimo in silenzio e poi disse: “Suvvia ragazzo, non è mica la fine del mondo. Ho visto molti casi come il tuo, anche se sento che nel tuo cuore vi è molta turbolenza…” l’uomo guardò la vecchia signora “Mi sono trasformato in un essere disgustoso, ovvio che non sia emozionato all’idea vecchia!” Marco si sedette sulla spiaggia guardando l’orizzonte. La vecchia gentilmente gli rispose: “Non è per quel motivo che tu sei turbato ragazzo, hai perso i tuoi compagni e quello che stai passando è normale. Impara a conviverci perchè non c’è niente che si possa fare.” quindi si girò e fece per tornare dentro la sua casa. “Come non si può fare nulla vecchia? Se questo è un incantesimo deve esserci un modo per scioglierlo. Come nelle favole, c’è sempre una soluzione!” le parole disperate dell’uomo risuonavano tra le pareti della piccola caletta. Cadde il silenzio tra i due, si sentiva solo il rumore delle onde la donna ruppe quindi il silenzio. “ La soluzione non esiste ragazzino, la guerra trasforma gli uomini in animali. Questa è la dura realtà dovevi pensarci prima di arruolarti per divenatare un uccisore di uomini.” “ Io non ho scelto di uccidere, volevo solo volare! I miei compagni non avevano mai ucciso nessuno e comunque sono morti. Quale colpa hanno dovuto espiare loro?” “ Loro non hanno nessuna colpa, stanno espiando quella dei loro governi. Anche tu,come loro, ne subisci le conseguenze. Gli uomini si trasformano in mostri tornando dalla guerra, irriconoscibili anche dai loro cari. Quante donne ho sentito che si sono disperate per aver riavuto loro marito, ma che non era più lo stesso di quando si erano lasciati qualche anno prima. I più fortunati perdono qualche arto o come te rimangono deformati. Ritieniti fortunato.” Questa fu la prima vera realizzazione di Marco. La guerra aveva ucciso i suoi compagni, ma aveva risparmiato lui quindi per pagarla lui doveva portare quell’orrendo muso. “Togliersi la vita non servirà a niente, anzi sarà pure peggio. Lo spirito di quelli che sono morti si adirerebbero e tu non potresti mai trovare la pace. Un consiglio giovanotto, torna a casa e cerca di dimenticare quanto orribile sia stata questa guerra”. Aggiunse la donna, in qualche modo adirata con l’uomo che le stava alle spalle. Quella vecchietta tanto dolce, in realtà aveva un passato tempestoso costituito da malelingue, il marito morto naufrago e una storia di sopravvivenza su quell’isola, che Marco non si seppe mai spiegare, di cui non chiese mai i dettagli. Tutto questo lo scoprì nell’anno che trascorse su quell’isola insieme a quella vecchietta, con cui imparò a convivere con la sua nuova condizione. Fino a quando la donna si sentì male, non poteva alzarsi dal letto ed era evidentemente febbricitante. Chiese al maiale di avvicinarsi al suo letto e disse quelle che sarebbero state le sue ultime volontà: “Ascoltami Marco, sto morendo. Quindi ti prego di ascoltare quanto ti dirò e di eseguire queste mie ultime volontà” L’uomo annuì “Quando sarò morta avvolgimi in un lenzuolo, gettami nel mare e lascia che la corrente mi porti dove vuole. Prenditi cura di questa spiaggia, proteggila fino a quando te ne sarà possibile. Te ne prego.” Porco annuì, la donna sorrise e smise di opporre resistenza alla morte. Attimi di silenzio ci furono prima che venissero eseguite le ultime volontà dell’anziana signora. Poi quando ebbe terminato Porco decise che sarebbe ritornato in Italia e sarebbe andato a dare a Gina la notizia di persona.

“Quindi presi tutta la mia roba e tornai in Italia da Gina. Pianse tutte le lacrime che aveva, non mi diede mai la colpa e questo mi distruggeva. Per quanto mi sentissi responsabile non c’era niente che si potesse fare per riportare in vita il mio amico. Il resto già lo sai.” Queste furono le ultime parole che conclusero questo tragico racconto. Fio non disse niente, non aveva le parole per commentare quanto aveva sentito ma soprattutto la motivazione che aveva spinto Porco Rosso a raccontarle tutto. Quando tutti se ne furono andati ,Marco si alzò dalla sua sedie e si diresse verso la sua barca per ritornare alla sua isola, nel frattempo la donna che ancora si trovava al suo tavolo lo fissava. Sembrava quasi di aver intravisto i lineamenti di un uomo, simili a quelli che aveva visto quella volta sulla spiaggia ma più segnati dal tempo. Capì che stava veramente giungendo al termine la vita di quel cacciatore di taglie che era stato Porco Rosso, quel momento serviva a mettere fine a una storia iniziata prima ancora che Fio stessa nascesse. Ne ebbe la conferma il giorno dopo, quando sentì le urla strazianti di Gina che al telefono aveva appena ricevuto l’ennesima notizia della morte di in suo amato. Lo aveva trovato un pescatore che si era perso; stava portando la salma in Italia. I funerali si tennero il giorno stesso, nessuno sapeva dell’esistenza di Marco Pagot quindi non vi era necessità di aspettare per certificati di morte o altre carte. Il funerale fu breve: la salma gettata in acqua e il suo idrovolante rosso fiammante che nel frattempo volteggiava al di sopra dell’hotel Adriano in segno di addio per il suo proprietario scomparso.



 


Note dell'autrice:
È da tantissimo tempo che sono su EFP, ho sempre ammirato coloro che hanno pubblicato le loro storie su questo sito. Credo che sia giunto il momento anche per me di pubblicare una mia storia, quindi siate clementi :)

   
 
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