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Autore: oscuro_errante    28/09/2023    5 recensioni
Dopo aver finalmente raggiunto l’accampamento degli Alti Elfi della Luna fedeli a Naekas Silentlight, cugino di Shael Silentlight, ladra e scout del gruppo di avventurieri conosciuto come Five Protectors, Dandreal, chierica di stirpe Aasimar, viene salvata dai Five Protectors, ma lo scontro porta l’Elfa a riflettere sulle proprie azioni.
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Le Leggende dei Forgotten Realms'
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After the Storm

L’oscurità era scesa piuttosto rapidamente sull’isola di Evermeet e, con essa, il silenzio che accompagnava i sonni tranquilli dei suoi abitanti e dei visitatori provenienti dal resto dei Forgotten Realms. Nell’accampamento che gli avventurieri avevano organizzato ai piedi delle Colline dell'Aquila il silenzio regnava sovrano, con la maggior parte del gruppo che riposava serenamente sotto le stelle.

Tra le forme avvolte nei rispettivi mantelli, distese e addormentate attorno al fuoco da campo che si stava via via spegnendo, uno spazio più ampio denotava l’assenza di una degli avventurieri, che non si riusciva a individuare da nessuna parte. Sembrava essere sparito nel nulla anche l’immenso Lupo Bianco che aveva iniziato ad accompagnare il gruppo dopo esser stato liberato dalle gabbie poste nei sotterranei del Castello Tresendar e che, generalmente, non si allontanava mai troppo dalla loro scout, sua effettiva salvatrice.

Shael Silentlight, Alta Elfa della Luna e ladra, si trovava al limitare estremo del bivacco, avvolta nel mantello di uno dei Manti Rossi che avevano incontrato presso Cragmaw eoni prima. Dopo aver lasciato le Miniere di Phandelver, dove avevano aiutato Gundren Rockseeker a vendicare la morte di uno dei suoi fratelli per mano del Ragno Nero, l’Elfa non aveva avuto più modo di vedere il nano, rimasto a Phandalin per sbrigare e gestire alcune importanti attività di famiglia, non da ultimo ottemperare alle ultime volontà del fratello caduto.

Una spada corta le pendeva dal fianco sinistro; al fianco destro era sospesa una faretra piena di frecce piumate, a equilibrare l’arma dall’altro lato; tra le mani, un arco lungo cesellato, incordato e pronto all’uso. Arco, frecce e faretra erano stati realizzati appositamente per lei dal fratello artigiano, il quale si era specializzato nella realizzazione di armi magiche caratterizzate da una raffinata qualità e dal notorio pregio elfico. Quelle che aveva donato alla sorella erano state create su misura per lei: nessun altro essere vivente sarebbe stato in grado di usarle, se non lei, in quanto tutto l’equipaggiamento richiedeva una sintonizzazione psichica e fisiologica che solo lei era in grado di ottenere.

Anche se non poteva vederlo, avvertiva la rassicurante presenza del Lupo Bianco non lontano da lei: Ice le stava lasciando i suoi spazi, ma era al suo fianco in caso la scout avesse avuto bisogno di lui, anche solo se qualche minaccia si fosse presentata nell’oscurità, senza che l’elfa fosse stata in grado di avvertirla. Le affusolate orecchie a punta della ladra captarono un movimento leggero del fogliame dietro di lei; voltando impercettibilmente il capo, riuscì a percepire meglio l’avvicinarsi di Dandreal, la seconda Aasimar del gruppo, chierica di professione, che avevano strappato da una banda di elfi al servizio del malvagio cugino dell’Elfa.

«È tardi,» osservò Shael, tenendo bassa la voce per evitare che gli altri si svegliassero al suono della loro conversazione. «Non dovresti essere a dormire?» L’Aasimar si appoggiò alla sua schiena, affondando il viso nel mantello rosso che l’altra donna indossava per proteggersi dalle temperature polari della notte, che caratterizzavano la regione in particolare in quel periodo dell’anno.
«Non riuscivo ad addormentarmi, onestamente,» ammise dopo un po’ la chierica, «e avevo… ho bisogno di te.» Rimasero così per un po’, mentre l’Elfa rimuginava sulle parole dell’Aasimar. Prese un profondo respiro: «Come fai ad avere bisogno di me, Dandreal? Non hai bisogno di una persona come me, hai bisogno di qualcuno che sia di animo buono e che, soprattutto, non sia un assassino.»

Contro la sua schiena, Dandreal si irrigidì per una frazione di secondo, prima di rilassarsi nuovamente e staccarsi, le mani strette sul tessuto del mantello all’altezza dei gomiti dell’Elfa. Dal canto suo, la scout rimpianse l’allontanarsi della chierica, ma allo stesso tempo conscia di averla volutamente ferita, per allontanarla da sé e dal mostro che era convinta di star diventando. A maggior ragione dopo quanto accaduto quel giorno nel campo degli elfi seguaci di quel pazzo di suo cugino.
«Shael,» la chierica alla fine la costrinse a voltarsi verso di lei, a guardarla negli occhi. «Tu non sei un’assassina. Non lo sei oggi e non lo sarai in futuro.» La scrollò con forza, la sua voce che assumeva toni d’urgenza, nonostante si premurasse comunque di tenere basso il tono: «Oggi ti sei fermata. Prima di poter commettere un omicidio a sangue freddo. E io sono convinta che non ne saresti mai stata in grado, indipendentemente dal fatto che oggi qualcuno ti abbia fermata e costretta a ragionare. Inoltre… sai benissimo quanto tu mi piaccia.»

L’Elfa serrò la mascella: «No, non capisci. Ancora qualche istante e non mi sarei fatta scrupoli a uccidere quel dannato elfo, Dandreal. Chiunque si fosse azzardato a mettersi ancora tra me e te avrebbe rischiato di morire, soprattutto dopo quello che ti hanno fatto e ciò che minacciavano. Se non mi avessero fermata, l’avrei ucciso senza farmi troppi problemi. Non farti questo, non legarti a una persona come me… ne uscirai più spezzata di prima.» Prese un profondo respiro, le mani strette così strenuamente sull’arco che le nocche erano completamente bianche, prima di continuare: «Non sei al sicuro, con me e vicino a me… non lo sarai mai.»

Per tutta risposta, l’Aasimar coprì la brevissima distanza che c’era tra sé e l’Elfa, stringendosi a lei. La costrinse a togliere di mezzo l’arco con una mano e, con l’altro braccio, istintivamente le cinse la vita, affinché nessuna delle due perdesse l’equilibrio. Entrambe le braccia della chierica si aggrapparono al collo della ladra, costringendola ad abbassare appena il capo verso di lei e a guardarla negli occhi duri: «Chiunque si fosse trovato al tuo posto, Shael, si sarebbe ritrovato di fronte lo stesso dilemma. C’ero anche io lì, nonostante non fossi propriamente in forma. Ho visto che titubavi ben prima che ti fermassero e che Ice mettesse fuori gioco quel bastardo, togliendoti dall'impasse di doverti sporcare le mani del suo lurido sangue.»
Le sfiorò il naso con il proprio, prima di staccarsi leggermente e aggiungere: «Se fossi stata al posto tuo, pensi che io l’avrei risparmiato? Non ci sarebbe stata divinità che tenga, mi sarei tolta una gran bella soddisfazione a versare il suo sangue, soprattutto sapendo cosa avrebbero potuto fare a te. Sei più buona di quanto tu non creda,» aggiunse, «e tutti lo sanno. Anche Ice, a modo suo. Altrimenti nessuno di loro sarebbe intervenuto.»
«Guarda che Ice è una creatura molto intelligente,» osservò l’elfa, sbuffando, sulla difensiva.
«Non ho mai detto il contrario,» le risposte Dandreal, con un leggero sorriso, prima di darle un leggero bacio sulle labbra.
«Proprio per questo sarà sempre pronto a esserci, per te. Si prende cura di te, perché tu ti prendi cura di lui e lo farai sempre.»

Shael annuì appena, sebbene amaramente, mentre l’Aasimar si staccò nuovamente, per guardarla meglio in volto e accarezzarle con dolcezza una guancia, nel tentativo di tranquillizzarla. Nella sua mente erano ancora molto vividi i soprusi subiti dai suoi rapitori e poteva solo immaginare come si fosse sentita Shael, una volta fatta irruzione nell’accampamento e avendo visto le condizioni in cui l’Aasimar si trovava.

«Vieni a dormire. Per favore,» la pregò, «ho bisogno di stringerti e, soprattutto, ho bisogno di sentirmi al sicuro tra le tue braccia.» Shael prese un altro profondo respiro, molto toccata dalle parole dell’Aasimar, nonostante i dubbi che ancora la attanagliavano. Alla fine cedette e, mano nella mano, le due ritornarono verso l’accampamento, con Ice che le seguì silenziosamente, per poi accucciarsi a poca distanza da dove le due si coricarono per riposare. E per la prima volta, dopo settimane di tensione, di paura, di umiliazioni, quando le braccia dell’Elfa finalmente si strinsero, protettive, attorno a lei, Dandreal si sentì finalmente serena e al sicuro, con la certezza che niente l’avrebbe più potuta toccare.

   
 
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