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Autore: ArrowVI    30/09/2023    0 recensioni
Un nuovo Killing Game prende luogo in un mondo che cerca lentamente di riprendersi dopo il disastro causato da Junko Enoshima.
Sedici nuovi Ultimate finiranno parte di un gioco sanguinoso e malsano dove dovranno usare tutta la loro materia grigia per salvare la loro stessa pelle, mettendo a rischio le loro stesse vite per risolvere misteri mortali presentati loro da un organizzatore che vuole solamente vedere la loro disperazione.
Riusciranno a seguire le orme di Makoto Naegi, sconfiggendo la Disperazione, o falliranno finendo inevitabilmente vittime di questo pazzo gioco mortale?
In una battaglia tra Speranza e Disperazione, solamente una delle due l'avrà vinta... O, per lo meno, così dovrebbe essere.
Genere: Avventura, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Prologo: Terrore all'Istituto Butterfly (Parte 1)

 

"In qualche modo... Tutto questo ancora mi sembra assurdo.
Le risate maniacali del mastermind del nostro Killing Game, mentre va incontro alla sua stessa fine, sono abbastanza terrificanti da farmi congelare il sangue nelle vene.
Cosa c'è di così divertente nella morte...? Per quale motivo abbiamo dovuto sopportare tutto questo dolore per mano di questo fanatico di Junko Enoshima?
Avrei voluto fargli così tante domande, gli avrei strappato le risposte con la forza se avessi potuto..."

Con questi pensieri nella mente, --- continuò a guardare l'organizzatore del loro Killing Game mentre, legato a una sedia scolastica, si avvicinava sempre di più al compattatore che avrebbe segnato la sua fine.
Quella esecuzione era la stessa di Makoto Naegi. In quel modo, nella sua mente malsana, quel Mastermind stava ancora cercando di replicare quel primo Killing Game.
La musica dell'esecuzione riecheggiava nello schermo sul quale la vittima stava venendo proiettata, esattamente come in tutti gli altri casi.
Gli altri sopravvissuti non ebbero il coraggio di guardare. Ciononostante, --- continuò a fissare la scena che si sviluppò davanti ai suoi occhi fino alla sua cruenta fine.
L'espressione nel volto di quel mostro era terrificante... Non sapeva se fosse terrorizzato, o in preda a un'estasi contorta.

"Splat, Crush"
Le risate di quel pazzo finirono improvvisamente, schiacciate in un istante dal compattatore come accadde per Junko Enoshima, durante il primo Killing Game.
Il suo sangue cominciò rapidamente a colare nel terreno, lasciando nei presenti solamente il sapore amaro in bocca di una vittoria di Pirro.

La musica, arrivò alla sua fine.
Un silenzio tombale cadde nella stanza dove si svolse il Trial dell'ultimo caso.

Monokuma smise di fare le sue stupide classiche battute. Immobile, quel demonico robot rimase a fissare i tre sopravvissuti con uno sguardo freddo e senz'anima.



"Per quale motivo abbiamo dovuto sopportare tutto questo?"



A quella domanda, --- non riuscì a trovare una risposta.
Forse, non c'era una risposta corretta.
O, forse, la risposta corretta non avrebbe comunque avuto senso.


L'unica cosa che --- sapeva, era che pur avendo sconfitto il Mastermind del loro gioco mortale, il prezzo pagato era stato comunque troppo alto.
In troppi erano morti. Amici. Compagni. Colleghi. Partner.

Mentre --- sollevò lo sguardo verso il soffitto scuro della stanza, non poté fare a meno di sospirare.

"Abbiamo vinto, giusto? Quindi per quale motivo mi sento così..?"
"Speranza e Disperazione... Non è cambiato nulla, alla fine."





L'unico rumore che ruppe il silenzio all'interno di quella stanza, fu la porta che lentamente si aprì, permettendo a una giovane ragazza di entrare al suo interno.
Aveva in mano due grosse buste bianche piene di oggetti giornalieri di vario tipo, e stava parlando al telefono con una persona, tenendolo fermo usando la spalla e la testa per non farlo cadere.

Subito dopo essersi liberata dai grossi pesi, la giovane tirò un grosso sospiro per poi afferrare il telefono con una mano, asciugandosi il sudore con un panno che prese da un tavolo in legno al centro della stanza.

<< Si mamma, sono appena arrivata. >>
Disse la ragazza.

<< Hanno già portato la gran parte della mia roba, devo solamente mettere le cose al loro posto... Hanno lasciato tutto un po' alla membro di segugio. >>
Sospirò subito dopo.

" Sei sicura che non ti abbia seguito nessuno, Sora? "
Domandò una voce gentile ma preoccupata, dall'altro capo del telefono.

<< Si mamma. Ho fatto molta attenzione a non dare nell'occhio. >>
Rispose la giovane ragazza, per poi sistemarsi davanti a uno specchio.

I suoi capelli erano viola, a caschetto, occhi azzurri e occhiali marroni da lettura, indossava una camicia bianca con una spilla a forma di luna sul petto e dei jeans lunghi azzurri come il mare.

<< Ho cambiato look e mi sono fatta anche tingere i capelli da un'amica. Mi sono assicurata di non essere seguita, stai tranquilla ora. >>
Rispose subito dopo, rimettendosi bene i vestiti stropicciati dal viaggio.

"Perdonami... E' che dopo quello che è successo a Kaito, io e tuo padre non siamo più riusciti a chiudere occhio... Abbiamo avuto così tanta paura per te, pensavamo ti avessero preso... "
Aggiunse subito dopo la madre.

Sora tirò un profondo sospiro.

<< Lo so... A Kaito piaceva troppo parlare e dare nell'occhio, per questo è stato facile catturarlo. Non dovete preoccuparvi, a differenza di mio cugino io ho sempre preferito starmene per i fatti miei, la Ultimate Hunt non mi troverà. Ho abbandonato il mio status da Ultimate e ho anche già cambiato nome. Quindi state sereni, andrà tutto bene. Quando le acque si saranno calmate, tornerò in Giappone e torneremo a vivere come se niente fosse successo. >>
Dopo aver detto quelle parole, la madre di Sora sospirò. Nonostante non fosse ancora convinta, decise di credere alle parole della figlia.

" Va bene, Sora. Però ti prego di fare molta attenzione... Non so cosa farei se ti accadesse qualcosa."
Rispose sua madre.

Sora ridacchiò.

<< Anche voi. Vi voglio bene. >>
Salutò.

"Ti vogliamo bene anche noi."


Subito dopo aver chiuso la chiamata, Sora prese un profondo respiro.
Si guardò intorno, realizzando che avrebbe dovuto mettere a posto la sua nuova casa, prima di potersi concedere un sano e necessario riposo.

<< Prima di tutto, però, si mangia. >>
Ridacchiò la ventitreenne, aprendo il frigo della sua nuova casa in affitto, realizzando rapidamente che fosse completamente vuoto.

Con una espressione delusa ed esasperata, la ragazza chiuse rapidamente quella gelida finestra, per poi controllare i soldi che aveva nel portafoglio.

<< Beh, basteranno. >>
Sospirò.

<< Devo cercarmi un lavoro part-time... Mi chiedo se sarà difficile per un Giapponese trovare lavoro in Europa... >>
Subito dopo aver detto quelle parole, Sora lasciò la sua nuova casa accertandosi di chiudere a chiave.




Quando Sora riaprì finalmente gli occhi, la sua vista era ancora completamente offuscata.
Lentamente la ragazza si portò una mano sulla tempia, massaggiandosela delicatamente mentre mugugnò dal dolore.

<< Ow ow, la mia testa... >>
Brontolò.
Quando la sua vista le tornò, finalmente, Sora cominciò finalmente a guardarsi intorno.

Si trovava all'interno di una stanza con molte sedie e banchi, sembrava l'interno della classe di una scuola.
Improvvisamente un brivido le passò nella schiena.

Terrorizzata, borbottò tra se e se che non fosse possibile, poi il suo sguardo venne attirato dalle finestre.
Erano completamente sbarrate, nemmeno la luce del sole entrava all'interno della stanza, illuminata invece solamente dalla una luce offuscata e artificiale.

L'odore di polvere le fece intuire che quella stanza non fosse stata usata per molto tempo.


Dopo essersi alzata in piedi, la ragazza cominciò rapidamente a guardarsi intorno alla ricerca di una via d'uscita quando la sua attenzione venne attirata da una voce femminile.

< Non può essere... Non voglio crederci, non può essere così...! >
Pensò Sora, cominciando a cadere nella disperazione.

<< Uhm... Hey? >>
Quando sentì quelle parole Sora si voltò di scatto nella direzione di quella figura, afferrando istantaneamente una sedia con entrambe le mani e brandendola come arma.

<< Chi cazzo sei?! >>
Ruggì la ragazza, terrorizzata dalla presenza di una persona che, fino a quel momento, non si fece viva.


Era una ragazza apparentemente della stessa età di Sora, più bassa con lunghi capelli castani legati a coda di cavallo.
Indossava un kimono rosa con svariate decorazioni floreali di diversi colori, principalmente gialle e arancioni. Sul petto, quasi come se fosse una protezione di qualche tipo, una placca in ferro.
Indossava inoltre dei sandali neri con calze bianche.

Sorpresa da quella improvvisa reazione, la sconosciuta scattò all'indietro, portando le mani in avanti e agitandole.

<< Aspetta un secondo, rilassati! >>
Esclamò, impallidendo.

<< Rispondi alla mia domanda! >>
Ringhiò Sora, sudando freddo.

<< Sei stata tu a rapirmi?! Cosa vuoi?! >>
Continuò subito dopo.

<< Pensi davvero che se ti avessi rapita sarei così spaventata, ora?! >>
Controbatté l'altra ragazza.

<< Sono nella tua stessa situazione...! Mi sono svegliata qualche minuto fa anche io, te lo giuro non so nulla non lanciarmi quella sedia! >>
Continuò subito dopo, implorando.


Sora prese un profondo respiro.
Dopo aver analizzato la ragazza davanti a se per qualche secondo, lasciò finalmente andare la sua arma.
La ragazza tirò un grosso sospiro di sollievo.


<< Chi sei? Dove siamo? >>
Le domandò Sora.

La sconosciuta abbassò lo sguardo, evitando i suoi occhi.

<< Non so dove siamo... >>
Le rispose, sollevando lo sguardo poi verso uno degli angoli della stanza.

Sora seguì lo sguardo della sconosciuta, realizzando che appesa dall'altro lato della stanza, sul muro della classe, vi era una telecamera gialla.

<< Ma credo di sapere in cosa siamo finite... >>
Aggiunse subito dopo.
Il suo tono era disperato, a malapena fu in grado di trattenere le lacrime.

Poco dopo la ragazza decise finalmente di presentarsi.

<< Comunque, io sono Asuka Otsuka. E' un piacere fare la tua conoscenza... Nonostante tutto. >>
Disse.

Senza distogliere lo sguardo dalla telecamera che continuò imperterrita a tenerle sotto controllo, Sora decise di fare lo stesso.

Per qualche istante, però, rimase in silenzio.
Si domandò se dovesse usare o meno il suo vero nome.
Dopotutto, aveva cambiato identità per scappare dalla Ultimate Hunt. 

Ben presto, però, realizzò che usare un nome finto non sarebbe servito a nulla.
Sapeva già, in cuor suo, in che genere di situazione si trovasse. 

<< Io sono Sora Mochizuki. Vorrei dire che sia un piacere incontrarti, ma non mi sento in grado di dirlo con una faccia seria. >>
Rispose la ragazza, ricambiando il gesto della sconosciuta.

<< Oh, sei giapponese anche tu? >>
Domandò Asuka.
Sora, però scosse il capo.

<< Mio padre è giapponese, mia madre è italiana. Ho vissuto insieme a lei per la gran parte della mia vita, mi sono trasferita in Giappone per poco... Sfortunatamente, è stato durante il Disastro. >>



Per qualche minuto cadde un silenzio gelido all'interno della stanza, silenzio che fu Sora a rompere.

<< Hai trovato qualche via d'uscita? >>
Domandò ad Asuka, che rapidamente rispose con un cenno negativo del capo.

<< Mi dispiace... Avevo troppa paura, non ho nemmeno provato a lasciare la stanza...>>
Sussurrò subito dopo, con un tono sconfitto e amareggiato.

La sua espressione poi si fece cupa.

<< Sei... Sei anche tu un Ultimate? >>
Quella domanda fece venire i brividi a Sora.

I suoi occhi si spalancarono, quando sentì quelle parole, e il suo cuore saltò un battito.
Spaventata davanti a quella domanda, realizzò ben presto che le sue preoccupazioni fossero fondate.

<< "Anche tu"... Suppongo quindi tu sia un Ultimate? >>
Controbatté la ragazza dai capelli viola.

Asuka sospirò.

<< Sono conosciuta come l' "Ultimate Archer". >>
Non appena disse quelle parole, qualcosa risuonò nella mente di Sora.

<< Oh. Ora che ci penso, il tuo nome suona familiare... Credo di averlo sentito in TV, qualche volta. >>
Disse la ragazza, portandosi una mano davanti al mento.

<< Ho vinto molti campionati mondiali. Se non fosse stato per mio nonno Keisuke, non ce l'avrei mai fatta. Non era mia intenzione diventare un'Ultimate, la Hope's Peak aveva piani diversi però... >>
Subito dopo aver detto quelle parole, Asuka sospirò e il suo volto si fece cupo.

<< Se avessi saputo cosa sarebbe successo... Avrei rifiutato di farne parte a qualunque costo. >>


Ancora una volta, cadde un silenzio tombale all'interno della stanza.

Sora sapeva perfettamente di cosa Asuka stesse parlando.
Dopo il disastro causato da Junko Enoshima, il titolo di Ultimate era diventato un fardello del quale molti avrebbero decisamente fatto a meno.
Molti Ultimates divennero bersagli per giochi mortali nei quali in circostanze normali non avrebbero mai voluto prendere parte.

Per questo Sora cambiò identità, abbandonando il suo titolo da Ultimate e fingendo la sua scomparsa.
La polizia annunciò perfino che fosse sparita nel nulla, permettendole di ripartire da zero in una nuova città nel nord Europa dove nessuno, teoricamente, l'avrebbe mai trovata.
Ciononostante, questo tentativo fallì.

Sora riprese a guardarsi intorno, ancora inconsciamente alla ricerca di una via d'uscita.

Oltre alle finestre completamente sbarrate e alla telecamera, notò un grosso schermo nero sospeso sopra la lavagna appesa nel muro. Era spento, ma vide una lucetta rossa lampeggiante.

Poi posò il suo sguardo sulla porta della stanza, ancora chiusa.
Sapeva che restare li dentro non avrebbe portato a nulla, quindi decise di fare la prima mossa.

Cominciò lentamente a muoversi verso l'uscita, attirando l'attenzione di Asuka che le domandò cosa avesse in mente.

<< Ho intenzione di esplorare il posto. Voglio capire dove ci troviamo. >>
Rispose la ragazza.

Asuka, preoccupata, la raggiunse in fretta e furia, afferrandola per una spalla e bloccandola.

<< Aspetta! E se fosse pericoloso? E se chi ci ha rapite fosse fuori da quella porta? >>
Le domandò.

Sora indicò la telecamera nel muro.

<< Chiunque ci ha messe qui dentro ci sta sicuramente osservando da li. >>
Spiegò.

<< Dubito che sia fuori da questa porta... Se avessero voluto farci del male direttamente, lo avrebbero già fatto. >>
Aggiunse subito dopo.

Una espressione sorpresa si fece rapidamente largo nel volto di Asuka.
Con uno sguardo incuriosito, domandò alla sua nuova compagna come facesse a essere così calma in una situazione di quel tipo.


Sora, senza voltarsi nella sua direzione, sospirò.

<< Non lo sono. >>
Le rispose.

<< Vorrei scappare da qualche parte e urlare, ma non cambierebbe nulla. Per ora voglio solo capire dove mi trovo. >>
Aggiunse subito dopo, allungando la mano verso la maniglia della porta.


Con suo stupore, però, qualcun altro aprì la porta al posto suo.


Le due ragazze scattarono quindi all'indietro, mentre una grossa figura si presentò davanti a loro, dopo aver aperto la porta della stanza.

Un uomo molto alto dalla pelle scura, senza capelli e con tatuaggi nelle braccia, gambe e collo che sembrava scendere fino al petto.
Molto muscoloso e con un fisico da atleta, indossava una divisa da baseball sul quale erano incise le lettere "A.U." in colore oro, sul petto.

Istintivamente Asuka esclamò dalla paura, mentre Sora afferrò ancora una volta una sedia, allungandola verso l'uomo davanti a loro.

<< Woah. Calm down ladies... >>
[Woah... Rilassatevi signorine...]
Disse l'uomo.

<< Chi sei!? Come ci hai trovate?! >>
Esclamò Sora, senza lasciar andare la sua arma.

<< Ah, non siete americane. >>
Disse l'uomo.

<< Ho sentito le vostre voci, quindi ho deciso di entrare... Potresti abbassare quella sedia, per favore...? >>
Spiegò subito dopo l'uomo, mostrando poi un sorriso leggermente preoccupato.


All'inizio Sora esitò, poi però riconobbe l'uomo davanti a se.

<< Aspetta un secondo... Ti conosco. >>
Disse la ragazza, cogliendo l'uomo alla sprovvista.

<< Oh? >>
Esclamò l'uomo, sorpreso.

<< Tu sei Alexander Cooper. Asso degli "Aurum Undis". Siete arrivati secondi durante l'ultimo torneo, non ho forse ragione? >>
Spiegò Sora.
Non appena la ragazza disse quelle parole, gli occhi di Alexander s'illuminarono come stelle nel cielo notturno.

Un enorme sorriso soddisfatto ed eccitato si fece largo nel suo volto, poi si grattò il capo con fare imbarazzato.

<< Ah, sei una mia fan per caso? Posso darti un autografo se vuoi. >>
Disse, Sora però mandò la sua confidenza in frantumi in un istante.

<< Nah. Non mi piace il baseball, piace a mio padre. E' un fanatico. >>
Non appena Sora disse quelle parole, una espressione depressa si fece rapidamente largo nel volto dell'uomo, che nonostante la sua stazza improvvisamente sembrò essere diventato minuscolo dalla delusione.


Dopo aver preso un altro grosso sospiro, Sora lasciò finalmente andare la sua arma.

<< So che non riceverò una risposta soddisfacente, ma ci proverò comunque. >>
Disse la ragazza, attirando l'attenzione di Alexander.

<< Sai per caso dove ci troviamo o come siamo finiti qui? >>
Gli domandò.
Senza stupirla, Alexander scosse il capo.

     [Negativo.]
<< Negative. Mi sono svegliato più o meno dieci minuti fa, e nessuno di quelli con cui ho parlato ha la benché minima idea di dove ci troviamo... Anche se a prima vista sembrerebbe essere una scuola di qualche tipo. >>
Spiegò Alexander.
Sora sospirò, ottenendo pressoché la risposta che si aspettava.

<< Altre persone... Non siamo soli?! >>
Esclamò Asuka, impallidendo.

<< Includendo voi due, al momento siamo in tredici. Stavo ispezionando questo piano alla ricerca di altre persone, quando ho sentito le vostre voci. >>
Spiegò Alexander.

<< Per conto tuo...? >>
Domandò Asuka, preoccupata.

<< Ho fiducia nella mia forza. >>
Rispose l'uomo, rapidamente.


Dopo qualche secondo di silenzio, anche Alexander fece quella domanda.

<< Siete... Ultimate anche voi, giusto? >>
Quella domanda fece scendere un brivido gelato nelle schiene di Asuka e Sora.

<< Io sono l'Ultimate Baseball Player... Anche se, dopo aver perso il mio ultimo match, non penso di meritare più quel titolo. >>
Aggiunse subito dopo.

Asuka fece la sua timida introduzione, per poi posare il suo sguardo incuriosito su Sora.

<< Oh, Sora. Tu non hai detto quale sia il tuo titolo, o sbaglio? >>
Domandò Asuka.


Sentendo quella fatidica domanda, Sora sembrò andare nel panico.
In un istante, però, riuscì a ricomporsi prima di dare nell'occhio, quindi prese un profondo respiro.

Il titolo dal quale provò a separarsi, il titolo che aveva paura avrebbe messo a rischio la sua stessa vita... Il titolo che aveva messo a rischio la sua vita, nonostante avesse provato a lasciarselo alle spalle.
A questo punto, nascondere quel fatto era inutile... Sapeva perfettamente in che genere di situazione si trovasse.

Sospirando, Sora decise di rivelare finalmente quale fosse il suo.



<< Sono Sora Mochizuki. L'Ultimate Astrologist. >>



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Fine della prima parte del prologo di questa nuova storia, questa volta una vera e propria fan-fiction! Grazie di avermi seguito e alla prossima!



Schede personaggi:

Sora Mochizuki, F.  Titolo: Ultimate Astrologist
Età: 23 
Compleanno: 1 Giugno
Sangue: Tipo O
Altezza: 176 cm
Peso: 62 Kg
Likes: Stelle, Film, Cielo, Luna, Spazio
Dislikes:  Pioggia, Sports


Asuka Otsuka, F. Titolo: Ultimate Archer
Età: 20
Compleanno: 22 Novembre
Sangue: Tipo A
Altezza: 170 cm
Peso: 57 Kg
Likes: Arcieri, Ragazze, Oggetti luminosi, Nonno
Dislikes: Violenza, Sporcizia, Cibo spazzatura, Paparazzi, Film Horror


Alexander Cooper, M. Titolo: Ultimate Baseball Player
Età: 27
Compleanno: 15 Agosto
Sangue: Tipo AB
Altezza: 195 cm
Peso: 90 Kg
Likes: Mangiare, Allenarsi, Competizione
Dislikes: Perdere,  Battere la fiacca, Pigrizia, Imbroglioni


 

   
 
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