Quella notte Elisa non riusciva a dormire.
Aveva anche lasciato la finestra della terrazza aperta, nella speranza che lui arrivasse.
Ma nonostante il lento scorrere delle lancette sull'orologio, il vento soffiava tristemente tra le tende e nessuna ombra si stagliava dalle tenebre.
Probabilmente non si sarebbe più presentato.
Elisa sentiva ancora dentro di sé il suono duro delle parole che gli aveva sentito pronunciare l'ultima volta, sul fatto che per il loro bene non dovevano più vedersi, ma lei voleva vederlo!
Non poteva assolutamente credere che tutto ciò che c'era stato tra loro potesse concludersi così, con delle parole più fredde della pietra, ma sapeva quanto lui fosse risoluto nelle sue posizioni.
Poi a un tratto qualcosa atterrò pesantemente fuori dalla finestra.
Una grossa sagoma scura si accucciò sulla terrazza per poi sollevarsi e generare un'ombra inquietante attraverso le tende mosse dal vento.
- Golia! - esclamò Elisa alzandosi di scatto dal letto.
Avrebbe riconosciuto la sua sagoma ovunque.
Sapeva che era lui prima ancora che facesse un passo avanti per entrare nella camera con le grosse ali ripiegate come un mantello sul torace possente.
Golia aveva un'espressione molto più triste del solito, ma non riusciva a guardare Elisa con indifferenza.
La ragazza dimenticò persino di essere in camicia da notte, tanto era emozionata al pensiero di rivederlo dopo tante notte passate invano ad aspettare, e adesso lui era lì davanti a lei.
- Scusami - mormorò il Gargoyle. - Forse preferisci metterti qualcosa addosso?
Effettivamente Elisa sentiva l'aria fredda della notte su di sé, il suo indumento era troppo scollato, ma non poteva certo perdere l'occasione di chiarirsi con Golia una volta per tutte.
- No, non importa. Piuttosto, sei venuto qui per parlare?
- Ecco, io veramente...
Malgrado fosse grande e possente, nemmeno Golia poteva reprimere i suoi sentimenti. Il suo cuore soffriva al pensiero di arrecarle dolore, ma la sua mente riteneva che fosse giusto non alimentare oltre la speranza di qualcosa che non avrebbe mai potuto esserci.
Loro due erano troppo diversi.
- Elisa, ti devo delle scuse - esclamò lui debolmente. - Non avrei dovuto dirti quelle cose, non era mia intenzione allontanarti, ma non sapevo come dirtelo!
- Golia, io non posso credere che tu non voglia più vedermi - disse Elisa afferrandogli il braccio. - Guardami negli occhi, almeno!
- Elisa, non è quello che pensi, io...
- Ahi!
Quando ruvida e spessa della mano del Gargoyle sfiorò la spalla nuda della ragazza, un sottile rivolo di sangue comparve lungo il suo braccio.
Golia sgranò gli occhi.
Non poteva neanche sfiorarla senza rischiare di ferirla.
- Mi dispiace, non volevo!
- Va tutto bene, non è niente - rispose lei, strofinando il segno rosso con la mano e mostrandogli come questo già non si vedesse più. - È solo un graffio, Golia!
- Proprio non capisci, allora! - esclamò lui. - Queste mani, questo corpo... Io non potrò mai abbracciarti come un umano abbraccia la sua compagna e anche se soffro al pensiero di starti lontano, mi fa soffrire ancora di più il pensiero di farti del male!
- Le tue parole mi fanno male Golia, non tu o il tuo corpo! - ribatté Elisa bruscamente.
La ragazza si strinse addosso al Gargoyle, senza badare al fatto di essere seminuda.
Golia percepì chiaramente il calore del suo corpo, così come il battito del suo cuore e il profumo dei suoi capelli, e non fu in grado di respingerla.
- Baciami - sussurrò lei.
Golia chiuse gli occhi.
La distanza si ridusse finché le loro labbra si unirono in un lungo e dolcissimo bacio.
In quel momento capì che non gli era possibile lasciarla.
Non poteva mentire a sé stesso.
Non poteva dirle di smettere di amarlo...
Perché anche lui la amava!