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Autore: May Jeevas    01/10/2023    1 recensioni
Paesi Baltici, XIII secolo.
Dopo la sconfitta contro un ordine che ha invaso le loro terre e che ha preso la vita dei suoi genitori, il giovane Toris Laurinaitis ha un solo obiettivo: difendere la sua gente da qualunque invasore, che siano i Cavalieri Portaspada o che siano i Vichinghi. E' proprio da una delle tribù scanidinave che un giorno salva Feliks, un giovane un po' stravagante con cui Toris si ritroverà a stabire un rapporto forte e solido. Insieme lotteranno per la libertà dei Curi. La storia darà loro ragione, o dovranno piegarsi agli invasori? [LietPol]
[Questa storia partecipa al Writober di FanWriter.it, lista pumpSea]
Genere: Guerra, Malinconico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Estonia/Eduard von Bock, Lituania/Toris Lorinaitis, Nordici, Polonia/Feliks Łukasiewicz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo.

Riga, 1210

Gilbert guardò dalla torre più alta delle mure le navi che si allontanavano sul fiume Daugava. Ghignò, snudando il canino destro, una soddisfazione selvaggia gli fece brillare gli occhi cremisi. Alzò la spada ancora sporca di sangue verso il cielo, lasciandosi andare a un urlo liberatorio. Quei miscredenti non erano durati nemmeno due giorni, la diocesi di Riga era salva e i pellegrini avrebbero potuto continuare a utilizzare quella tratta al sicuro.
“Non valete un singolo asse!” si sgolò il ragazzo, portando la spada verso la direzione delle navi in ritirata. “Non valete nemmeno…”
“Gilbert”
Il cavaliere si ricompose all’istante senza però perdere il ghigno feroce.
“Comandante.” salutò, mettendo le mani dietro la schiena e cercando una postura più eretta.
“L’ordine dei Cavalieri Portaspada non schernisce gli sconfitti. Mi aspetto una costante compostezza da te.”
Gilbert non perse l’espressione trionfante, ma fece un cenno di assenso con la testa per non indisporre il superiore.

 

Foce del fiume Daugava, Mar Baltico, 3 giorni dopo.

Toris avvistò le navi quando erano ancora all’orizzonte. Gli occhi brillarono e cominciò a correre giù per il pendio più veloce che poteva.
“Eduard!” urlò, cercando il suo migliore amico. “Eduard! Sono tornati!”
L’amico saltò giù da un albero e il volto si oscurò alle parole di Toris. Il più piccolo lo raggiunse, trafelato dalla corsa.
“Forza!” esclamò sorridente, prendendolo per il polso. “andiamo ad accoglierli!”
Eduard non ebbe cuore di guastare quella felicità. Forse si sbagliava lui. Forse era possibile che avessero preso la città in quattro giorni e che fossero tornati vincitori. Forse… Eppure quel peso che premeva sullo stomaco non lo abbandonò, così come quella sensazione negativa che sembrava strisciargli sotto pelle come un serpente.
Arrivarono alla foce del fiume che le navi stavano già attraccando. Toris si fermò, ansimante, gli occhi blu che saettavano da una nave all’altra, carichi di aspettativa. Eduard, a pochi passi da lui, si guardava intorno più cauto, quella sgradevole sensazione che affondava i denti nel petto sempre più. Troppo pochi stavano scendendo dalle navi. Alcuni senza armi, molti feriti. Il ragazzo individuò suo padre e lo raggiunse, abbracciandolo.
“Mi spiace, figliolo…” mormorò l’uomo stringendolo forte a sé “non abbiamo potuto fare nulla” la voce piena di amarezza diede conferma a quel maledetto presentimento. Eduard si gelò quando sentì dei passi leggeri dietro di lui. Suo padre sciolse l’abbraccio e si avvicinò a Toris, accucciandosi per guardare il bambino negli occhi.
“Toris, mi dispiace tanto” cominciò con delicatezza, prendendogli il viso tra le mani. “ma i tuoi genitori…”
Toris fissava le labbra dell’uomo che si muovevano senza riuscire a sentire le parole. Non riusciva a capire. Non voleva capire.

“Non abbiamo resistito nemmeno un giorno” la voce era piena di amarezza, un sussurro appena udibile. Toris continuò a far finta di dormire, stringendo tra le dita i lembi della coperta.
Eduard e suo padre stavano parlando dell’assedio. E lui voleva sapere tutto.
“Ci hanno sterminato in poche ore. Sono dei demoni scesi in terra. Abbiamo pianto i caduti per tre giorni.” concluse con un veleno nella voce che nascondeva il dolore della sconfitta.
“Adesso cosa faremo?” anche la voce di Eduard era fioca.
Il padre sbuffò.
“Torniamo a casa. Continueremo a opporci a questo invasore, certo, ma per adesso lo scontro aperto non lo possiamo vincere.”
Toris aggrottò le sopracciglia. Non gli piaceva l’idea di scappare. Nel petto sentiva una voragine aperta da quando aveva saputo della morte dei suoi genitori, e da quella voragine una voce gridava vendetta.
La voce di Eduard continuò, questa volta un po’ titubante. “Sono davvero così pericolosi?”
“Quando sono all’interno delle mura sì. Non siamo riusciti ad avvicinarsi. E chi ce l’ha fatta ha trovato un cavaliere che li ha sterminati. Uno con gli occhi rossi come braci infuocate.”
Toris sentì l’amico ingoiare a vuoto.
“E’ stato lui a…”
Toris non ebbe bisogno di aprire gli occhi per capire il significato di quella frase. Il respiro gli si fermò in gola, si nascose completamente sotto la coperta per non sentire più.
Non aveva più voglia di sapere.
 


Angolino di May
E che Writober sia, anche quest’anno! SuggeritramaJames ha avuto la meravigliosa idea di fare una long. Giusto per cambiare e per rendermi la scrittura più difficile!
Precisazione: ho dovuto un attimo studiare per mettere il prompt di oggi nella storia! Dopo acune ricerche ho scoperto che l’Asse (o Asso) era una moneta utilizzata in epoca romana e che non valeva praticamente niente. Da lì il termine “non valere un asso”.
Allora, gli avvenimenti del prologo hanno davvero avuto luogo nel 1210, quando i Curi tentarono di assediare la città di Riga. I Paesi Baltici erano ancora politeisti e qualche anno prima era nato l’Ordine dei Cavalieri Portaspada (o Fratelli della Spada) proprio con lo scopo di cristianizzare quelle terre. Anche se le basi di fondo sono storiche non ho la pretesa di raccontare in modo esatto e corretto i fatti avvenuti. Spero che gli storici più preparati di me nel fandom mi perdonino!
Spero anche di avervi incuriosito, almeno un minimo, e se vorrete farmi compagnia in questo mese e in questa storia, siate i benvenuti e… salpiamo insieme!
Al solito, critiche e pomodori marci sono ben accetti!
Mata ne!

   
 
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