«Perché stai piangendo, Luffy?»
Shanks guardava il suo prediletto con un sospiro di comprensione, già lo
sapeva: accadeva a ogni loro incontro, nonostante gli anni passassero e il più
piccolo crescesse sempre di più. Ormai poteva considerarlo un adulto, anche se
in lui vedeva sempre e comunque il bambino combinaguai e pieno di energie che non
era mai capace di stare fermo, nemmeno per un attimo. Glielo disse
carezzandogli il capo con quel gesto paterno che riservava a Luffy soltanto, sapeva di stare confortandolo a modo suo,
anche se aveva la certezza non avrebbe comunque funzionato. Un ragazzo così
testardo non sarebbe mai cambiato in fondo, e andava bene così.
«Lo sai già, non devi chiedermelo…»
«E invece lo faccio, perché ho bisogno di saperlo da te, non da me, capisci la
differenza?»
Luffy fece di no non la testa, scuotendo i capelli
scuri con vigore. Non capiva perché non voleva parlarne, non voleva capire
perché si vergognava di piangere ancora davanti a chi era più importante di
chiunque altro.
«No, non capisco, e non voglio capire…» le ultime parole sussurrate appena.
Shanks sospirò, gli si avvicinò e si aggrappò al cappello di paglia che gli
aveva regalato. «Ricordi perché te l’ho dato? Volevo fossi tu a tenerlo, voglio
starti vicino sempre, e ti proteggerò come meglio posso. A fronte di questa
promessa ho bisogno tu sia sincero con me.»
«Il tuo braccio… è colpa mia, lo è sempre stata… non fosse stato per m-»
Venne zittito, la tesa del cappello a coprirli entrambi. Shanks lo baciò
mescolandosi al sapore di quelle lacrime che tanto gli facevano male. Avvertì
chiaramente Luffy irrigidirsi e poi accasciarsi su di
lui, completamente rosso in volto.
«Sarà sempre così, non puoi cambiarlo.»
«Io non voglio cambiarlo, non possiamo modificare il passato, possiamo soltanto
andare avanti e portarci il suo peso.»
Luffy si era aggrappato al suo mantello, scosso dagli
ultimi fremiti dolorosi. Ogni volta che lo incontrava ricordava, e i ricordi
gli facevano tanto male… chissà dove sarebbe potuto arrivare Shanks se lui non
fosse mai stato lì: il frutto del Diavolo, il braccio, Luffy
gli aveva preso fin troppe cose preziose. E non sarebbe mai riuscito a darsi
pace.
Anche se non aveva più il coraggio di alzare il capo, dopo ciò che era appena
accaduto. Non sapeva come affrontare lo sguardo di chi aveva sempre considerato
come un padre, più che come un amico, che aveva appena fatto qualcosa che non
avrebbe mai saputo descrivere nella totalità di emozioni provate. Troppe,
contrastanti.
«Ehi, non avrò più un braccio ma ho sempre un cuore, e tu sei qui. Lo avrai, ti
seguirò ovunque ti porterà il tuo spirito, futuro re dei pirati. È una
promessa.»
Il sorriso del ragazzo si illuminò della più sincera ammirazione.
«Prometto che lo farò anche per te, e arriverò dove non sei mai arrivato!»