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Autore: liraTH12    02/10/2023    0 recensioni
"...Non era un uomo dedito ai vizi o alle estreme passioni. Viveva ritirato, trovando conforto unicamente nel cibo, a cui si dedicava con estrema cura. Aveva interessi molto disparati, parlammo di letteratura, di politica, perfino di biologia eppure ogni informazione non sembrava destare in lui grande stupore o meraviglia. La sua enorme conoscenza riduceva il sapere a semplici dati che in realtà lo annoiavano. Leggeva gli uomini come se fossero romanzi, ma questa straordinaria capacità sembrava ormai lasciarlo indifferente."
Genere: Azione, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes, Sorpresa
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Stoccate senza fine riempivano i miei occhi, ricordi di tempi lontani, in cui la mia spada si scontrava per gioco con quella di Richard. Giocavamo a fare la guerra e lui puntualmente vinceva. Avrebbe potuto uccidermi in ognuna di quelle occasioni, se solo la sua lama fosse stata affilata. Perché ha sempre fermato la sua mano? Perché non mi ha ucciso subito invece di costruire cattedrali di dolore nel petto di tutti noi? Ho visto gli occhi di Henry, fuori dallo studio del Diogenes. I nostri sguardi si sono incrociati in un modo che non succedeva da anni, ed è stato come guardarsi allo specchio: il suo dolore era il mio.  “Non so che cosa tu abbia a che fare con Mycroft Holmes, ma è un uomo pericoloso. Devi stare attento. Non fare cose di cui potresti pentirti.” mi disse lui. Poi, come se guardarmi gli provocasse un dolore ancora più profondo di quello che già albergava nel suo cuore, abbassò gli occhi e corse lontano senza guardarsi indietro. 

Sospirai, lasciando vagare il mio sguardo sul vialetto che si snodava tra gli alberi, inondato dalle erbacce, lo stesso che un tempo ero solito percorrere con mia madre. Tempi lontani e felici nei miei ricordi, eppure già allora saturi di macchinazioni e avidità. Non fare cose di cui potresti pentirti. Ma dopo tutto il male compiuto da Richard, ci sarebbe spazio per piangere la sua morte? Davvero il rimorso avrebbe potuto venire a tormentarmi ogni sera?

Quanto male..

Pensai a mio padre. Il nostro ultimo incontro aveva segnato la fine del suo amore per me, ma non il mio per lui. Non gli scrissi, temevo che le mie azioni potessero alimentare il suo dolore. Rimasi in attesa, in silenzio, aspettai una sua lettera. Speravo che mi chiedesse di tornare, o almeno che volesse vedermi dopo i primi mesi di lontananza, ma non arrivò nulla, non una parola di conforto. La morte l’ha portato via senza infrangere il suo voto di silenzio. Nonostante tutto, sul bordo di quel bastimento che attraversava la manica per riportarmi a casa, le mie lacrime scesero, incuranti degli sguardi dei passanti, incuranti del contegno che avrei dovuto mostrare con indosso la divisa da ufficiale. Piansi le mie lacrime e le regalai al mare, Sir Henry non le avrebbe accettate. 

 

Udii dei passi leggeri dietro di me e mi voltai di scatto, dando le spalle alla finestra.

Sorrisi senza accorgermene.

“Ma tu non dovresti essere morto?” dissi all’uomo con la pipa in bocca. 

Il berretto da caccia volò su una poltrona poco distante.

“Molto divertente... Davvero spiritoso. Quelle cascate non erano poi così alte.. Così ho pensato di prendermi una vacanza.” rispose Sherlock iniziando a passeggiare per la sala.

“Le tue vacanze consistono nel pedinarmi?” dissi alzando un sopracciglio.

Holmes sbuffò.

“Credevi veramente che Mycroft ti avrebbe fatto tornare qui da solo?”

“No, certo, ha preferito mandare te a farmi da cane da guardia.” risposi con nota di rancore nella voce.

“Lui non può rischiare di essere collegato a te apertamente, e non credo che in una situazione, diciamo così “movimentata”, mio fratello possa rivelarsi di una qualche utilità. Per questo ha mandato me.”

"Io invece credo che non abbia voglia di alzare il culo da quella maledetta sedia.” 

Mi maledissi da solo, i miei nervi cominciavano a cedere. Sherlock mi osservò, scandagliando la mia anima con i suoi occhi. Fece per dire qualcosa ma si fermò. Spostò il berretto dalla seduta della poltrona e si accomodò.

“Non essere così duro con Mycroft, questo è il suo modo di dimostrare affetto. Ha mandato me perché lui tiene molto a te. Non vuole che tu non faccia il martire.”

“Voglio solo parlare con mio cugino.”

Sherlock rise.

“Pensi davvero che lui voglia parlare con te? Puoi mentire a te stesso se preferisci, ma sai che questa sera le cose potrebbero andare molto male.”

“Avvelenarlo in silenzio non era un’alternativa.”

“Nel tuo caso, morire non è un’alternativa. Sarebbe uno spreco enorme. Ti rendi conto di quanto bene potresti fare alle persone, a questa nazione? Sei un Holmes, merce preziosa.”

“Voglio parlare con Richard e ho intenzione di dargli esattamente quello che vuole: gli lascerò il titolo e ogni cosa. Non scorrerà altro sangue per queste terre.”

"Lasceresti davvero libero l’uomo che ha ucciso tuo padre? Siederesti vicino a lui a tavola, lo chiameresti signore? Sei un buono Daniel, ma nemmeno tu avresti la forza di fare tanto, e se anche riuscissi a superare il disgusto per le azioni di Richard… forse sarà lui a non voler ascoltare." 

Mi lanciò un sacco scuro che cadde a pochi passi da me. L’elsa di una spada fece capolino tra le pieghe di velluto.

“Te ne ho portata un’altra, nel caso te la fossi dimenticata.”

“Sherlock, perchè sei qui?” 

Lui sorrise, in quel modo così tremendamente simile a suo fratello.

“Ma non riesci a capire? Sono qui per non lasciarti da solo.” 

Io scossi la testa.

“Io devo fare questa cosa da solo.”

“Lo so. Ma io sarò qui ad aspettarti.” 

 

Guardai il campo reso bruno dalle ombre della sera. Avevo la spada in mano e il mio avversario era a pochi metri da me. Che penosa fine fanno i ricordi. Quel giardino era sempre pieno di luce e di suoni, ma in quel momento la luce non c’era più e il silenzio regnava indisturbato.

Richard era in piedi puntellandosi con la spada. Quella vecchia camicia bianca che indossava aveva visto tempi migliori e anche il suo viso, un tempo incline al riso, ora aspettava provato gli eventi. 

“Richard parlami ti prego.”

“C’è qualcosa da dire?” rispose lui.

“Ti darò quello che vuoi, lasciamo da parte le spade. Parliamo, io e te.”

“Hanno ancora senso le parole? Non vedi che sono l’ombra di me stesso!? Riesci a vedere quello che hai davanti agli occhi? Sono stanco.. Sono solo… Sono cieco..” Si guardò intorno, come se cercasse qualcosa nel buio dell’oscurità. “Dio..come odio la notte… non riesco mai a dormire di notte, forse da anni… Non sai che pena è essere me.” continuò in un lamento soffiato. Poi sembrò tornare a guardare me, con i suoi occhi lucidi in quella notte scura. Tirò un lungo sospiro. “Se solo le cose…. fossero state diverse..." disse infine, muovendo i passi verso di me.

“Richard.. “ implorò la mia voce prima che l’acciaio delle nostre spade iniziasse a scontrarsi.

   
 
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