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Autore: Ragazzamagica    02/10/2023    0 recensioni
(La storia è in revisione, e perciò sospesa)
Samuel Filder è un individuo dalle molteplici qualità.
Infatti è miserabile, passivo e condannato a un destino gramo, come confermato da tutti coloro che lo circondano.
Ma è Samuel stesso il suo più grande, fiero sabotatore. Gode nel vedere come tutto possa andare sempre peggio e ogni notte, prima di coricarsi, si gusta l’inasprimento della propria miseria, felice come non mai.
Perciò, avendo a disposizione armi raffinate come la tendenza all’auto-flagellazione e la determinazione ad andare incontro al suo destino, Samuel Filder non vede l’ora di scoprire fino a quanto la propria vita possa peggiorare!
(ǫᴜᴇsᴛᴀ sᴛᴏʀɪᴀ ᴘᴀʀᴛᴇᴄɪᴘᴀ ᴀʟ ᴡʀɪᴛᴏʙᴇʀ ᴅɪ ғᴀɴᴡʀɪᴛᴇʀ.ɪᴛ)
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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OCCHI COME CARBONI ARDENTI

 

Capitolo 1: Sull’orlo del dirupo, sarò io stesso a darmi la spinta

 

“Samuel Filder?”
Samuel sorrise, dondolandosi con leggerezza da un piede all’altro. Era un sorriso goffo e impacciato, che indossò per fare bella figura. Ci teneva, a fare bella figura.
“E così vorresti proporti per servire nel nostro fast food, eh?”
L’omone seduto difronte a lui lo fissava negli occhi, l’aria annoiata.
Samuel non avrebbe potuto immaginare un uomo diverso a gestire un fast food: grassottello, tediato dagli sbarbatelli come lui, deciso a godersi la bella vita mentre gli altri lo portavano ancora più in alto. Quegli occhi porcini gli piacevano molto: proprio il taglio dello sguardo caratteristico di un individuo gretto e meschino.
Riusciva persino a intravedere qualche briciola di chissà quale cibo unto dispersa nei suoi folti baffi. In effetti, non si era nemmeno curato di comporre un’immagine distinta e professionale per lui, miserabile candidato, o di dargli una sedia per sedersi.
Gli aveva fatto davvero un’ottima impressione.
Per questo allungò il suo sorriso solerte, proprio come ci si aspettava da lui. Era perfettamente nel personaggio.
“Sì, signore. Non vedo l’ora di servire ai vostri tavoli, in tutta sincerità”.
Il folto e spettinato sopracciglio dell’Omone guizzò verso l’alto, rivelando una punta di interesse insolita.
“Ma non mi dire! E da quando in qua una persona dovrebbe avere tutta questa passione di servire ai tavoli? Non sarai mica come uno di quegli stramboidi che riesce ad individuare in questo lavoro un ideale più alto…” E le sue labbra untuose si mossero a proseguire quella che aveva tutta l’aria di essere una filippica verso giovani pieni di belle speranze.
“Assolutamente no, signore” lo interruppe Samuel. I suoi occhi color nocciola si schiarirono appena. “Penso che questo sia uno degli impieghi più noiosi e insopportabili che una persona possa fare nel nostro secolo. Ma è proprio per questo che mi ci sono proposto”.
L’Omone ebbe un’esitazione, poi scoppiò in una grassa risata, grassa almeno tanto quanto lui.
“Non ho mai sentito una presentazione peggiore di questa. Stai deridendo il mio locale e l’occupazione che andrai a rivestire. Perché dovrei assumerti?”
Samuel rispose con prontezza.
“Perché vi servono dei camerieri gentili, disponibili e veloci, e io lo sono. E magari delle persone che abbassino la testa ogniqualvolta voi lo desideriate. Ecco cosa potrei fare io per voi
.
L’Omone lo scrutò, scettico.
“Perché sono un buono a nulla”. Il sorriso di Samuel si estese, mostrando i suoi denti tinti appena dal giallo. “Non un giovane ambizioso, deciso a fare la differenza. Sono senza spina dorsale e non ho un soldo. E sono proprio ciò che serve al vostro locale. Carne fresca e molle, da modellare come più vi piace!”
Si ritrovò a fissare la bocca dell’Omone, spalancata a formare una “o” di genuino stupore.
“Giorno e notte, non farei altro che pensare alla giusta derisione dei clienti, che incasserei senza alcuna esitazione. Baderei senza un lamento alle macchie di coca-cola lasciate sui tavoli e luciderei tre volte all’ora il vostro pavimento a scacchiera. Non potrei riconoscermi di più nel ruolo che voi mi state offrendo!”
Samuel era consapevole di aver usato un tono pomposo ed enfatico, adatto a calcare il suo entusiasmo nelle faccende più umili.
Grazie al suo atteggiamento da vincente-perdente, l’Omone lo stava guardando con occhi diversi, perché lui aveva portato una ventata di docile sottomissione nel suo ufficio troppo abituato alle vuote pretese di diritti e alle lamentele.
Samuel era perfettamente consapevole di che genere di sottoposti avesse bisogno quel pover’uomo.
In barba a tutti quegli ingenuotti e al loro insulso ottimismo, lui non desiderava niente di più che chinare il capo e perdere, fallire, distruggersi!
E di questo era più che riconoscente al suo nuovo capo!
“E col vostro permesso, questo buono a nulla inizierebbe anche subito!”
Attese pazientemente che lo stupore nel volto porcino del capo si attenuasse, mentre suo malgrado si congratulava con se stesso per l’ottimo risultato raggiunto.
Quello era soltanto l’inizio della sua pregevole opera di auto-distruzione.

  
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