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Autore: KaronMigarashi    03/10/2023    0 recensioni
[Hogwarts Legacy]
Dopo i suoi ultimi anni a Hogwarts, Amalia Crown decise di mettere un freno alla propria magia. Troppo forte per averne il pieno controllo e troppo pericolosa per essere domata. L'antica magia. Aveva portato soltanto dolore a chi le stava attorno, Sebastian per primo era ossessionato da ciò che poteva fare... e aveva quasi ucciso Victor Rookwood. Dalla battaglia contro Ranrok erano passati sei anni. Sei interminabili anni in cui aveva rinunciato alla magia. Completamente. Era tornata a casa, sconfitta, sotto gli occhi sospettosi della madre e lo sdegno del padre. Una vita da babbana che le stava fin troppo stretta, dove l'unica persona che riusciva a capirla stava scontando una pena di prigionia ad Azkaban. O almeno così credeva.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'O forse è a Tassorosso la tua vita, Purvincolo. '
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L'aveva portata sulla costa più a sud di Clagmar, al cottage abbandonato che Amalia aveva usato come rifugio negli anni passati nella Valle di Hogwarts. Nessuno passava per quei vecchi sentieri costieri e gli animali selvatici più vicini erano situati sulla spiaggia, ben lontani da quelle rocce inospitali dove non batteva altro che un vento gelido ad ogni ora del giorno e della notte. Amalia era svenuta durante la smaterializzazione, così l'aveva posata sul letto impolverato e le aveva lasciato la bacchetta sul davanzale della finestra frantumata. Il profumo del mare filtrava tra le travi di legno marcio e la porta cigolante. Era una catapecchia piena di polvere e ragnatele, ma ogni singolo oggetto lì dentro parlava di Amalia e delle sue fughe dal castello quand'era ancora una studentessa. E di lui, che per gioco in quel quinto anno di scuola le lasciava lì erbe e pozioni, messaggi condivisi nei momenti di noia e indizi per molti enigmi che la giovane maga trovava andando a zonzo per la Valle. Guardandosi attorno poté vedere come nulla era cambiato nonostante gli anni passati: c'era perfino il suo cappello a cilindro, quello che aveva donato alla giovane come ricompensa per aver abbattuto alcuni troll di montagna che avevano nidificato vicino al suo castello. Ovviamente non era voluta la cosa, la maga si era ritrovata lì dentro seguendo faccende a lui totalmente ignote, ma era stato divertente vedere lo sconcerto su quegli occhioni color pioggia nel ritrovarselo davanti e con un pacco regalo tra le mani. 

“ Victor? “

Alla luce di alcune candele sospese sul soffitto, Victor notò come la donna si copriva pudicamente il corpo con la trapunta del letto. Gesto superfluo a suo dire, aveva avuto tutto il tempo di ammirarla nell'attesa che si riprendesse. Ma si vide bene dal dirlo ad alta voce, era stronzo sì e gli piaceva punzecchiarla parecchio, ma avrebbe volentieri evitato un volo fuori dalla finestra per un'offesa che non avrebbe portato a nulla. 

“ Fai con calma, abbiamo tutto il tempo. Temo che i tuoi parenti babbani siano troppo impegnati a spegnere il labirinto per notare la tua assenza. “

Se ne stava seduto su uno sgabello, si era tolto la tuba e la redingote gettandole a casaccio sull'unico tavolo presente nella stanza. Fissava Amalia con sguardo rapace, vivido e fiero. Se la stava mangiando da capo a piedi mentre realizzava solo in quell'istante QUANTO era cambiata. Ricordava la svampita quindicenne, con le guance piene e gli occhi spalancati ad ogni meraviglia che il mondo magico le rivelava. E ogni fantasticheria che aveva avuto su di lei durante la propria prigionia ad Azkaban impallidiva in confronto alla donna che si trovava davanti a lui ora. In pochi anni la maga era cambiata, e non poco. Si era fatta più alta e aveva lasciato crescere il groviglio di ricci scuri, trasformandolo in lunghe onde morbide che le coprivano la schiena come un drappo di seta. Non seppe spiegare nemmeno a se stesso com'era stato possibile il mutamento dei propri pensieri... ma era successo lentamente, giorno dopo giorno, notte dopo notte. All'inizio le proprie fantasie si limitavano sui mille possibili modi per far sbocciare dolcissime espressioni di dolore su quel visino paffuto una volta uscito di prigione, aveva desiderato così ardentemente vedere la ragazzina in ginocchio, prostrata e in lacrime ai suoi piedi e con la bacchetta puntata alla gola. Poi bastò una notte di delirio, passata tra i sudori freddi della febbre e l'incessante tintinnio delle catene a far virare in modo tanto drastico i propri sentimenti. Nel suo sogno lei era sempre sotto di lui, con gli occhi umidi e il volto arrossato, ma l'espressione era totalmente diversa, così piena di piacere che ne rimase spaventato per settimane. Perfino le parole... si erano impresse nella testa per molto tempo. E la brama di vendetta era sparita completamente. Sostituita da una crescente curiosità, domande su com'era la piccola e fragile Tassorosso dopo sei anni passati e se era riuscita a sopravvivere sulla strada dei buoni che aveva deciso di percorrere. 
Ora la vedeva ergersi fiera davanti a lui, fuori dal letto, fronteggiandolo con un'aria di sfida che ai suoi occhi risultava semplicemente adorabile. Aveva vent'anni, l'età adesso era giusta per lui senza risultare equivoco... ma lei avrebbe voluto avere di nuovo a che fare con lui? Nell'anno in cui erano stati nemici c'era stato anche spazio per un'amicizia tutta particolare: erano stati alleati, ma sempre con un occhio rivolto alle proprie spalle. Aveva visto sbocciare in quei magnifici occhi chiari le prime fiamme di un innamoramento e non aveva perso tempo a spegnerne le braci all'epoca. Adesso però gli interessava riaccenderle. Amalia glielo avrebbe permesso? Victor conosceva la Tassorosso quindicenne, quella romantica e un po' svampita. Quella che non aveva esitato a saltare in groppa ad un ippogrifo per salvarlo dai bracconieri. E quella che ballava a piedi nudi nei cerchi di pietre sotto le notti di luna piena. La maga che aveva davanti adesso era una donna totalmente diversa, più matura, ma anche più arrabbiata. Perfino i gesti che aveva compiuto per gli incantesimi erano diventati più netti, puliti e decisi. Amalia Crown era cresciuta abbandonandosi alle spalle la spensieratezza degli anni scolastici. 

“ Abbiamo tutto il tempo per cosa? “

A quella domanda Victor si mise più comodo sullo sgabello, le gambe elegantemente accavallate e un pugno sotto il mento. Era lì per una ragione, aveva stipulato un accordo proficuo per rispettarlo, ma perché non togliersi qualche sassolino dalla scarpa già che c'era?

“ Per parlare, ovviamente. “
 


Le teneva il collo con una mano e stringeva per tenerla ferma, ma ben  presto capì di non averne bisogno. Amalia si era lasciata andare a quel bacio rovente con sorprendente trasporto. Avevano anche discusso oltre che a scambiarsi effusioni, ma Victor doveva ancora giocare un'ultima carta. Fin'ora qualunque cosa detta era stata accolta con furiosa negazione e la frustrazione negli occhi di entrambi li aveva portati a quel groviglio passionale di mani e bocche. Le dita di lei affondavano nella sua camicia bianca, artigliando la stoffa e tirandola a sé per stringerlo al petto il più possibile. Victor non si fece certo pregare a quella supplica muta e, inghiottendo i gemiti l'uno dell'altra in un bacio sempre più profondo, la trascinò verso il letto sfatto dove l'unico spazio ancora libero era un sottile centimetro di vuoto tra i due corpi uniti. 

“ Una strega potente come te è sprecata tra i babbani, Amalia. “

Le baciò con devozione il palmo di una mano, dove sentiva sfavillare e pulsare l'Antica Magia della maga sotto la pelle diafana. E sentì la donna fremere sotto di lui.

“ Torna qui, nella Valle, a Londra non hai alcun futuro. “

Lei lo guardò con occhi di fuoco e strattonò via la mano dalle sue labbra come se si fosse ustionata. 

“ E con te invece cosa avrò, uhm? Sangue di creature magiche sulla coscienza? Auror alla porta di casa ogni giorno? “

Lui ridacchiò in risposta e anche al pensiero di lei nell'avere a che fare con i suoi vecchi affari. Quello che Amalia non sapeva però era l'impossibilità per Victor di ritornare alla sua vecchia vita. Per uscire di prigione era stato costretto a rinunciare alle ricchezze, ai facili metodi con cui le aveva ottenute. Gli animali che Theophilus si era tenuto durante la propria prigionia erano stati liberati dal sottoscritto non appena messo il piede fuori da Azkaban. Lo trovava giusto? No. Se n'era pentito? Assolutamente no. Victor Rookwood avrebbe sempre trovato nuovi affari. Il mondo magico era pieno zeppo di viscidi alleati che non aspettavano altro che leccargli gli stivali per ottenere un briciolo di ciò che lui aveva sempre posseduto: oro e potere. Certo, adesso era costretto a ricominciare da capo e a rispettare una parola data, ma non era nulla che non avrebbe affrontato a testa alta e con orgoglio. Era un Rookwood. Un possessore di Magia Antica e un discendente dei Custodi.

“ Mia cara, non ti ho mica chiesto di sposarmi. “

“ Demonio... “

Ma fu lei a baciarlo di nuovo nonostante le sopracciglia aggrottate dal disappunto. E quando si separarono per riprendere fiato Victor tornò alla carica.

“ Non lasciarti soffocare dalla loro stupidità, Amalia. Sei molto più di ciò che i babbani vogliono che tu sia. “

“ Victor... io... non userò più la magia. L'ho deciso anni fa, non puoi tornare qui e sconvolgere ogni cosa! “

La vide chiudere gli occhi e piangere di nuovo, in silenzio, con il volto che negava ogni suo tentativo di farla ragionare. Anche la sua mente trovò chiusa. Amalia era una strega eccezionale, una delle poche in grado di competere con lui ad armi pari, ed era riuscita ad innalzare una barriera sui suoi pensieri talmente spessa che neanche con Legilimens era in grado di forzarne l'apertura. 

“ È così che vuoi vivere allora? Tra un sorriso e una riverenza a babbani che sputano sulla tua magia? Su ciò che sei! Quello con cui sei nata! “

“ No, no, no, tu non capisci! È una vita pacifica e sto tornando a dormire! “

Quindi era quello il motivo per cui aveva rinunciato a tutto? Niente magia, niente più dolore? 

“ Quale spreco. “

E con un'ultima carezza sul volto Victor si smaterializzò, lasciando Amalia Crown da sola, illuminata dai primi raggi dell'alba, in una catapecchia impolverata a Clagmar. 


  
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