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Autore: Princess of the Rose    04/10/2023    1 recensioni
Era un rito ereditato da nonno Roma quello: quando uno dei suoi amati nipotini si faceva male l'antico impero lo prendeva tra le braccia e lo riempiva di baci fino a fargli dimenticare il dolore e il pianto diventava una risata.
[Itacest]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
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Questa fic è stata ispirata da questa adorabile fan art di Purrsia su tumblr, che mi ha gentilmente accordato il permesso di usarla come ispirazione per sta fic - si ero io l'anon spero non sia un problema.

Non è niente di che, solo una piccole one-shot sull'unica coppia incest che sia mai riuscita a shippare - le altre le ho sempre aborrite, ma Venezinao e Romano boh. Vabbé

Sperando sia di vostro gradimento,

Enjoy




Il rumore di un corpo che cadeva dolorosamente a terra e un "Ve!" spaventato ridestarono Romano dal suo dormiveglia con una scarica di adrenalina; balzò giù dal divano imprecando e corse in cucina, dove trovò suo fratello in ginocchio per terra a piagnucolare tenendosi il naso con entrambe le mani e la lampadina che stava cambiando in mille pezzi poco distante da lui.

"Che cazzo hai combinato!?" esclamò, afferrando le mani di Veneziano e scostandole, trasalendo quando vide quanto rosso fosse il suo naso.

"Ve Romano," si lamentò Veneziano, le labbra tremolanti e gli occhi lucidi per le lacrime, "Ahio."

"Come sei scivolato?" chiese, sollievato quando vide che non c'era nulla di rotto, per poi aiutarlo ad alzarrsi.

"Ho scambiato un moscone per un calabrone," spiegò, imbronciandosi al sospiro esasperato dell'altro.

"Come cazzo fai a scambiare un moscone per un calabrone?!"

"Ve, prima l'ho sentito avvicinarsi poi ho visto che era un moscone."

"Ma guarda te!"

"Roma', fa male!"

"E se te faceva bene nun stavi così," replicò sprezzante, prendendo il volto del fratello tra le mani.

Veneziano fece per replicare a quell'atteggiamento liquidatorio ma la sua protesta venne smorzata sul nascere da un paio di calde e umide labbra che si posarono sul suo naso; rimase immobile quando Romano si allontanò, un rossore più tenue si era espanso sulle sue guance.

"Meglio?" chiese stizzito, senza guardare il fratello negli occhi. Era un rito ereditato da nonno Roma quello: quando uno dei suoi amati nipotini si faceva male l'antico impero lo prendeva tra le braccia e lo riempiva di baci fino a fargli dimenticare il dolore e il pianto diventava una risata. Dopo la sua morte quella piccola 'tradizione' era rimasta, anche adesso che erano adulti e indipendenti - c'era un tacito accordo a non fare quel gesto davanti ad altri: non avrebbero mai compreso.

"Ve, l-la fronte," balbettò Veneziano, indicandosi la testa. Romano imprecò sottovoce ma fece come richiesto e si alzò leggermente sulla punta dei piedi - Dio quanto lo infastiva il fatto che Veneziano fosse diventato più alto di lui - e posò un bacio sulla sua fronte arrossata. Fece per allontanarsi ma suo fratello lo fermò afferrandogli i polsi. L'insulto gli morì in gola quando i loro occhi si incorciarono.

Erano belli gli occhi di Veneziano, ambrati con dei riflessi dorati quando illuminati dal sole, e in quel momento sembravano più grandi del solito, lucidi e con il dubbio ad adombrarli. Lo aveva guardato così una sola volta, la scorsa estate, durante una serata afosa e umida passata a tarallucci e fin troppo vino: Veneziano gli si era gettato addosso dopo aver perso per l'ennesima volta a scopa, quella volta il suo viso era rosso per quanto era brillo, e con la testa poggiata contro il suo petto lo aveva fissato proprio in quel modo. Come se stesse aspettando qualcosa.

Come quella sera, Romano voleva ignorare ancora una volta quella muta richiesta, quella supplica di superare quel limite una volta per tutte.

Veneziano si morse il labbro, sembrava indeciso; poi si indicò la bocca carnosa e rosea: "Fa male anche qui Lovi."

Romano cercò di non badare al brivido che gli scese lungo la schiena al suono del suo nome umano - Cristo Iddio era suo fratello, cosa stava-

"Lovi, fa male," la voce lamentosa dell'altro lo ridestò dal suo vortice di pensieri. Imprecò di nuovo, prese un profondo respiro e carezzò con i pollici le guance morbide di Veneziano prima di tirarselo contro. Un mero bacio a stampo non avrebbe significato nulla dopotutto, era semplicemente rispettare il loro rito.

Il fracasso della scala che cadeva a terra li ridestò dal loro piccolo mondo con un quasi infarto. Gli ci volle un minuto buono per calmarsi e realizzare che si era stretto contro Veneziano, e di quanto fosse invitante il suo calore-

"Santo iddio Feliciano, che cazzo!" sbraitò prima di spingerlo via e andarsene dalla cucina con passo fin troppo svelto, cercando di convincersi che il battito sfrenato del suo cuore fosse causato dallo spavento e ignorando il volto deluso di Veneziano.


 
   
 
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