Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: CedroContento    06/10/2023    1 recensioni
[Drarry] [Songfic: Cruel Summer - Taylor Swift]
I diavoli lanciano i dadi e, per capriccio del destino, Harry Potter e Draco Malfoy si ritrovano da soli in Egitto, lontano da tutto e tutti. Decidono di fingere di essere delle persone diverse per la durata della vacanza. Nessuna regola in quel fragile paradiso, se non una: una volta che torneranno a Londra, tra loro tutto tornerà esattamente come prima.
Genere: Commedia, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
II. Angels roll their eyes
 
Il mattino dopo, Harry si svegliò tutto sommato di buon umore. Dopo averci pensato – anche se sarebbe stato più corretto dire: dopo essersi torturato il cervello senza tregua – aveva deciso che non avrebbe permesso a Malfoy di rovinargli l’esistenza. Erano le sue ferie, se le era meritate, aveva il diritto di godersele in santa pace. 
 
Dal momento che aveva passato tutto il giorno prima in piscina – bere un gran numero di Sex on the Beach con le parti intime al fresco lo aveva sicuramente aiutato a schiarirsi le idee –, optò per l’andare in spiaggia. 
 
Avrebbe fatto finta di leggere un libro e con la complicità dei suoi occhiali scuri si sarebbe concesso un bel pisolino. Il suo unico problema sarebbe stato tenere alla larga gli animatori che cercavano in continuazione di coinvolgerlo nelle loro attività; erano così sovraccarichi di entusiasmo che sembravano un piccolo esercito di Gilderoy Allock ai suoi tempi d’oro.
 
“Per l’amor del cielo!” 
 
Ripensandoci, forse gli animatori non sarebbero stati l’unico problema. 
 
“Ti prego, dimmi che questo non è il tuo ombrellone!” esclamò, quando trovò Malfoy bello sistemato proprio nel posto accanto al suo.
 
“Sì, Potter, non mi ci sono messo a caso”. 
 
“Ma è vicino al mio!” 
 
“Non ho scelto io. Se fosse dipeso da me tu non saresti nemmeno qui. Non è che hai cambiato idea e vuoi tornartene a Londra, eh?” 
 
“Sì, ora sto seriamente valutando quest’opzione!” E non era nemmeno una bugia. “Ti sei scottato,” notò distrattamente, mentre in realtà si chiedeva cosa avesse fatto di male nella sua vita per attirare in quel modo tutte le sfortune dell’universo. 
 
“Grazie per l’ennesima, brillante osservazione, Potter. Ma me n’ero accorto benissimo anche da solo,” replicò Malfoy, piccato.
 
“Be’, se ne saranno accorti anche in Antartide. Sei fosforescente,” osservò Harry, che, inaspettatamente, sentì nascere sulle labbra una risata, che non si sforzò minimamente di reprimere. Forse dopotutto il Karma esisteva. 
 
“Non so se ti hanno avvisato, Malfoy, ma hanno inventato una cosa che si chiama ‘crema solare’, serve ad evitare che la pelle diventi color pomodoro,” lo prese in giro Harry, decidendosi a sistemarsi sulla sdraio. Dopo pranzo avrebbe sempre potuto chiedere se potevano spostarlo. 
 
“L’ho messa la protezione solare, razza di imbecille! Ma ieri ero stanco dopo il viaggio e mi sono addormentato qui. E smetti immediatamente di ridere!” 
 
Harry fece del suo meglio per rimanere serio. “E io comunque ancora non capisco cosa diavolo tu ci sia venuto a fare qui,” aggiunse, dopo un breve momento di silenzio. 
 
“Per un attimo avevo dimenticato quanto sei ottuso, Potter. Ne abbiamo parlato ieri. La rivista, ricordi?”
 
“Va bene. Ma mi sfugge come ti sia venuto in mente di prenotare in un villaggio turistico babbano!” 
 
“Anche tu hai fatto lo stesso, no? Credevi di avere l’esclusiva?” 
 
“Stai evitando di rispondere,” puntualizzò Harry. 
 
“Perché non sono affaracci tuoi! Ora, se non ti spiace, avevamo deciso di ignorarci a vicenda, e tu non stai rispettando i patti”. 
 
Harry si arrese e tirò fuori un albo a fumetti Dc che aveva nella lista delle cose da leggere da una vita; cercare di concentrarsi su qualcosa di più impegnativo era fuori discussione. Ma si riscoprì incapace di smettere di punzecchiare ancora Draco. “Qualcuno potrebbe pensare che tu ti stia nascondendo”. 
 
“Perché è quello che stai facendo tu?” Malfoy lo guardò appena con la coda dell’occhio, ma dovette bastargli per rendersi conto di aver centrato in pieno il punto. “Veramente? È così faticoso essere l’eroico San Potter, il nostro grande salvatore? Come dev’essere stancante essere ammirato e osannato da tutti, un vero strazio!”
 
“Lo dici come se io avessi mai avuto scelta,” bofonchiò Harry, che cominciò a rimpiangere di non essere stato zitto. O, ancora meglio, di non essersene andato. 
 
“Be’, notizia dell’ultimo minuto, anche essere odiati e incontrare costantemente persone che sospettano tu stia tramando qualcosa, quando cerchi solo di andare avanti con la tua fottuta vita non è esattamente una passeggiata,” continuò Malfoy, caustico. “E quindi sì, Potter, mi sto nascondendo tra tutti questi stupidi babbani che non sanno chi sono e che credono che sul braccio io abbia un fichissimo tatuaggio goth – qualsiasi cosa voglia dire!”
 
Harry non rispose, non riuscì a trovare nulla di sensato che si potesse aggiungere. 
 
Malfoy non aveva avuto bisogno di precisare ad alta voce che si sentiva sfinito, proprio come si sentiva sfinito anche lui, e che aveva bisogno di dimenticare, fosse anche solo per un paio di settimane, quale fosse il suo nome. 
 
Draco Malfoy aveva bisogno di una vacanza da sé stesso, esattamente come Harry aveva bisogno di una vacanza da Harry Potter. Era un discorso che poteva capire. Anzi, si sarebbe sentito estremamente ipocrita a biasimarlo per questo. Solo che non si sarebbe mai aspettato da lui il gesto estremo di mescolarsi ai babbani, di questo sì che era molto sorpreso. 
 
Lui e Draco non erano poi troppo diversi, in quel momento. Dopotutto, non lo erano mai stati più di tanto, avevano sempre avuto più cose in comune di quanto dolesse ad entrambi ammettere. 
 
Essere lì, insieme, e in qualche modo sulla stessa barca, rimaneva molto strano comunque. 
 
“Chi ti ha detto che è un tatuaggio goth?” 
 
“Un tizio con il rossetto nero e l’aria depressa all’aeroporto. I babbani sono completamente fuori di testa,” commentò Draco, girandosi in modo da dargli le spalle. 
 
***
 
“Voglio fare un giro in barca,” disse Draco, la mattina seguente, parandosi ai piedi del lettino di Harry. 
 
Dopo la discussione del giorno prima, avevano fatto del loro meglio per fingere di non conoscersi, e ci erano riusciti piuttosto bene, escludendo qualche osservazione generica su quanto caldo facesse o su quanto fosse invadente e fastidioso lo staff di animazione (“Quante volte devo dirti che non ho nessuna intenzione di partecipare al tuo dannato torneo di pallachediavoloneso, prima che ti entri in quel cervellino!? Sparisci!”).
 
“Allora vacci,” fece Harry, senza alzare lo sguardo dalla sua lettura. Era di pessimo umore perché quando aveva chiesto se poteva cambiare ombrellone gli era stato detto che purtroppo erano al completo in quel periodo e per scusarsi gli avevano offerto una bottiglia di ottimo vino rosso, che aveva risollevato solo in parte il suo morale. 
 
Draco non accennò a muoversi, e a quel punto, spazientito, Harry abbassò il suo libro e rimase in attesa di capire cosa cavolo volesse da lui. 
 
“Non posso andarci da solo, io non…” Draco cercò le parole, muovendosi a disagio, cosa che fu abbastanza strana da vedere per Harry. “Non ho idea di come funzionino le barche babbane, non ho avuto tempo per documentarmi anche su quello. Ho paura di comportarmi in modo strano.”
 
“Peccato allora,” lapidò la questione Harry, tornando a leggere.
 
Draco non si mosse. 
 
“Mi stai facendo ombra,” gli fece notare a quel punto Harry. 
 
“Andiamo, Potter, non costringermi a chiedertelo”.
 
“Chiedermi cosa?” chiese con sospetto Harry, che purtroppo però cominciava a capire dove voleva andare a parare Malfoy. “Non esiste! Io non ti ci accompagno. Mettiti l’anima in pace, niente giro in barca per te.” 
 
Draco sfoderò una delle sue migliori – o peggiori, a seconda dei punti di vista – occhiatacce contrariate, una di quelle di quando non otteneva ciò che voleva. Harry le aveva viste centinaia di volte. Avevano un che di più buffo sul suo viso adulto, e se non avevano mai avuto il potere di intimorirlo quando erano ragazzini, figurarsi se lo facevano ora. 
 
Malfoy se ne tornò sbuffando al suo posto, poi, sempre sbuffando, si stese sul suo lettino e cominciò a girare con rabbia le pagine di un quotidiano, finché non si stufò e lo gettò di lato.
 
“Ne hai per molto?” chiese seccamente Harry, che non era riuscito ad andare avanti di mezza riga, dal momento che Draco continuava a distrarlo con la sua pantomima. 
 
Malfoy si infilò gli occhiali da sole e si mise a fissare l’orizzonte. Ma Harry lo poteva sentire ancora mentre si agitava in continuazione sulla sdraio. La cosa era davvero molto fastidiosa. 
 
Accavallò le gambe, poi cambiò idea e le invertì; ad un certo punto non trovò più una posizione comoda per testa e poi cominciò ad essere indeciso su dove mettere le braccia. 
 
“Basta!” si rassegnò Harry. “Hai vinto, ti ci accompagno al dannato giro in barca!” 
 
“Ottimo!” ghignò Draco. “Ho prenotato per questo pomeriggio.”
 
“Tu hai…cosa?!” balzò a sedere Harry. “Prima ancora di chiedermelo?” 
 
Malfoy si stiracchiò. “Vado a prendermi da bere in piscina,” disse, di nuovo allegro. Ogni traccia di malumore lo aveva abbandonato.
 
Mentre si allontanava, Harry chiuse di scatto il suo libro – maledicendosi due secondi dopo per averlo fatto perché non aveva messo il segno –, ancora incredulo per quello che era appena successo. Ora sì che rimpiangeva di non avere con sé nulla per lanciargli una fattura. 
 
“E sia chiaro che paghi tutto tu!” si accontentò di urlare a suo indirizzo. 
 
Senza voltarsi, Draco alzò un pollice, segno che lo aveva sentito. 
 
Come aveva potuto farsi raggirare in quel modo?
 
***
 
Anche se era stato trascinato lì contro la sua volontà, Harry dovette ammettere che si sarebbe perso un’esperienza stupenda non facendo la gita in gommone organizzata dal villaggio.
 
Il cielo era limpido, faceva caldo, ma tirava un bel venticello che rendeva il clima gradevole e faceva increspare delicatamente la superficie dell’acqua. 
 
Oltre loro due, il gruppo era composto da altre dieci persone, allegre e simpatiche, e anche la loro guida e lo skipper – rispettivamente, una biologa francese e un uomo egiziano di mezza età – erano due tipi grintosi e facevano un gran numero di battute. 
 
Per i primi venti minuti, l’egiziano fece sfrecciare il gommone sulle onde in mare aperto, schizzando i passeggeri con gocce di acqua salmastra e facendo solleticare lo stomaco di tutti ogni volta che scavalcavano un’onda un po’ più grande. 
 
Harry guardò con la coda dell’occhio Malfoy un paio di volte, ma fu deluso di scoprire che sembrava abbastanza a suo agio, o fingeva bene di esserlo. Forse era meglio così, non voleva ritrovarsi a dover gestire un suo attacco isterico in mezzo al nulla. 
 
Quando lo skipper decise che la botta di adrenalina poteva essere sufficiente per quel giorno, rallentarono l’andatura per fare rotta verso una caletta dove dicevano che la barriera corallina fosse particolarmente bella, e dove, se fossero stati abbastanza fortunati avrebbero potuto avvistare anche qualche tartaruga marina. 
 
La guida distribuì a tutti loro pinne, maschera e boccaglio e li avvisò di non spaventarsi se vedevano qualche squaletto. Era normale trovarne in quella zona, erano troppo piccoli per essere pericolosi. 
 
I più coraggiosi si tuffarono subito. Harry, scoraggiato dalla faccenda degli squali decise di prendersi un momento. Quella fu forse la prima e unica volta da quando era partito in cui si sentì estremamente vulnerabile senza la sua fidata bacchetta. 
 
Per prendere tempo, si avvicinò a Malfoy che stava litigando con la mascherina. Harry gliela strappò di mano e l’aiutò ad allargare il cinturino.
 
“Stai temporeggiando, Potter?” lo pungolò Draco. “Forza, tuffati.”  
 
“Eri tu a voler fare la gita, è giusto che vada prima tu.” ribatté Harry. 
 
“Non è che ne hai paura? Non credevo fosse un sentimento conosciuto ad un prode Grifondoro.”
 
“Il coraggio è un’illusione. La paura è una verità universale,” fece Harry, sperando che Draco non avesse qualche numero di ‘Batman, Il Cavaliere Oscuro’ nascosto sotto il letto di casa sua.
 
“Questa l’hai letta in uno di quei fumetti che ti porti a spasso?” chiese Draco, sporgendosi per studiare l’acqua, e probabilmente il modo migliore per affrontare il salto. 
 
“Forza, ragazzi!” li incitò la guida, dall’altra parte dell’imbarcazione, stroncando la risposta acida per Malfoy che aveva pronta sulla punta della lingua. E poi parlava bene lei, non sembrava intenzionata a fare il bagno con gli squali quel giorno.
 
Fu a quel punto che Harry vide la sua occasione. E, se glielo avessero chiesto in futuro, avrebbe certamente risposto che Draco se l’era cercata con il suo essere così arrogante, acido e fastidioso. 
 
Malfoy era sbilanciato in avanti e Harry non dovette nemmeno bisogno di usare troppa forza nella bella spintarella di incoraggiamento – volendo usare un eufemismo – che gli diede. 
 
Draco imprecò e cadde, ma ebbe i riflessi abbastanza pronti da riuscire ad afferrare anche Harry e trascinarlo giù con sé. 
 
Strinse gli occhi preparandosi all’impatto con l’acqua, che tuttavia non trovò gelida come si era aspettato; era fresca e meravigliosa. Indugiò sotto la superficie più del dovuto, prima di dare due bracciate e riemergere. 
 
Quando mise la testa fuori, Draco era lì ad aspettarlo. “Sei un imbecille, Potter!” gli urlò, togliendosi i capelli fradici da davanti agli occhi. 
 
Ma nonostante l’insulto, un sorriso gli increspava le labbra e presto si trasformò in una risata inaspettata, che straordinariamente contagiò anche Harry. Colpì l’acqua con una manata e lo schizzò.
 
Ecco, a voler scegliere un istante in cui le cose cambiarono, Harry avrebbe indicato esattamente quel momento lì.
 
Quello che aveva davanti non poteva decisamente essere Malfoy. Draco Malfoy non sapeva cosa significassero le parole ‘ridere’, ‘divertirsi’ o ‘scherzare’. E soprattutto, non gli risultava che Malfoy avesse mai avuto le braccia così muscolose e i pettorali così ben definiti. E Harry non aveva mai avuto voglia di sfiorargli la pelle – che stava già prendendo una sfumatura meno fosforescente e più color biscotto. Di stargli più vicino del dovuto. 
 
Qualcosa di inaspettato, assurdo, gli si stava agitando nello stomaco, e la sensazione era più o meno quella che gli aveva dato la barca che oscillava sulle onde.
 
Si ritrovò a guardare troppo a lungo le labbra di Draco, messe in risalto dalle goccioline d’acqua che indugiavano lungo i bordi della bocca. 
 
Fu la prima volta che gli passò per la testa l’idea che prima o poi gli sarebbe piaciuto scoprire che sapore avessero. 
 
Salvo poi dirsi che era un pensiero ridicolo, ovviamente. 
 
***
 
“Domani sera voglio andare in città,” esordì Malfoy quella sera, prendendo posto di sua iniziativa al tavolo di Harry, dopo cena. 
 
Erano seduti in disparte sul terrazzo del ristorante, abbastanza vicino alla ringhiera perché potesse arrivare un po’ di aria, se c’è ne fosse stata. Purtroppo non tirava un filo di vento, e potendo scommettere Harry avrebbe detto che l’umidità era del 100%. 
 
Era la serata dei talenti e sul palco dell’animazione una signora tedesca di mezza età stava improvvisando la danza del ventre. 
 
“Non prenderci troppo gusto,” fece Harry, applaudendo distrattamente alla fine dell’esibizione. “Non ho voglia di farti da baby sitter tutto il tempo.”
 
Draco lo ignorò, come faceva sempre ultimamente, e ordinò da bere per sé e un altro giro per Harry. La cosa si ripeté una, due, tre volte… e poi Harry perse il conto. 
 
Il problema era che più il numero dei cocktail aumentava, più nella testa di Harry si susseguivano i flashback di quello stesso pomeriggio. Più nel preciso del corpo asciutto di Draco, dei suoi muscoli in tensione mentre nuotava, della sua pelle bagnata che brillava sotto al sole; della vita dei pantaloncini del costume portata pericolosamente bassa, tanto che si intravedeva l’attaccatura dell’inguine. 
 
Per Harry era totalmente nuova la forma del suo corpo, e in un certo senso forse avrebbe dovuto sentirsi rammaricato di provare quelle cose proprio per Malfoy.
 
Non si erano forse tacitamente giurati odio eterno?
 
E odiarsi escludeva l’attrazione, giusto? 
 
“Sarà meglio andarsene a letto,” disse, quando si sentì pericolosamente vicino a sporgersi oltre il tavolo e rubargli un bacio. Era decisamente troppo ubriaco.
 
“Sì, sarà meglio andare. Sono distrutto,” convenne Malfoy, che incespicò sulle gambe della sedia e traballò pericolosamente nel tentativo di rimetterla a posto. 
 
Si avviarono nella stessa direzione, verso le rispettive stanze, lasciandosi alle spalle la musica e le risate, che vennero sostituite dal frinire delle cicale. 
 
Attraversarono la piscina deserta. L’acqua limpida gorgogliava dolce ed invitante, e per poco Harry non cedette alla tentazione di proporre un bagno di mezzanotte. Senza vestiti, possibilmente. 
 
Si sentiva febbricitante, gradevolmente stordito dall’alcool e il desiderio per Draco lo stava uccidendo, lentamente. 
 
“Io sono arrivato,” annunciò lui ad un certo punto, scompigliandosi con una mano i capelli biondi, quasi bianchi. “Buonanotte.” Lo disse in tono strano, come se non intendesse davvero congedarsi.
 
Indugiò sulla soglia della sua stanza, senza guardarlo direttamente, ma Harry poteva vedere qualcosa luccicare maliziosamente dietro agli occhi grigi, sfuggenti.
 
Cercò di capire se si stava solo immaginando l’invito; se fosse solo la sua mente a giocargli brutti scherzi.
 
E poi Draco alzò lo sguardo, sorridendo come il diavolo in persona. 
 
Senza più pensarci, Harry cedette e lo tirò a sé per il colletto della camicia. 
 
Le labbra calde e umide di Draco si piegarono all’insù, prima di schiudersi a contatto con le sue. Harry le assaporò, e le scoprì dolci come lo sciroppo del numero imprecisato di cocktail che avevano bevuto, mentre la sua testa si riempiva di fuochi d’artificio e perdeva ogni briciola di controllo. 
 
Aveva voglia di toccarlo, di essere toccato. Aveva voglia di infilarsi sotto le sue lenzuola, strapparsi i vestiti e farsi fare qualsiasi cosa. 
 
Draco lo tirò nella sua stanza strattonandolo dalla cintura. Senza girarci troppo attorno lo spinse contro il muro, e nella penombra gli slacciò i pantaloni e gli infilò una mano nelle mutande, accarezzandolo. 
 
Harry non poté reprimere il gemito che gli arrivò alla bocca. I loro visi erano vicinissimi, le labbra si sfioravano, ma non si toccavano e Harry poteva avvertire il suo respiro accelerato sulla pelle umida. 
 
Si lasciò scivolare sulle ginocchia e liberò Draco dei pantaloni. Voleva farlo cedere, voleva sentirlo implorare il proprio nome. Soddisfazione che Draco non gli negò, nemmeno una volta, quella notte. 
 
I diavoli avevano lanciato i dadi, e per capriccio del destino si erano ritrovati soli, lontano da tutto e tutti. Potevano fingere per un po’ di essere delle persone diverse se lo volevano. 
 
E che gli angeli di tutto il paradiso alzassero pure gli occhi al cielo per ciò che stavano per fare quella notte.
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: CedroContento