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Autore: ladymisteria    07/10/2023    0 recensioni
L'ultimo anno dei famosi Malandrini, tra nuovi amori, incredibili peripezie e vecchi nemici sempre in agguato...
Questa fanfiction è stata riveduta, ampliata, corretta e riscritta a seguito dell'imperdonabilmente lungo periodo di abbandono da parte della sua autrice.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Una quiete senza pari avvolgeva il castello di Hogwarts, le cui mura erano rischiarate dalla fredda luce della luna e delle stelle - onnipresenti guardiane della notte - e dolcemente accarezzate dalla brezza di inizio estate. Unici rumori, il canto degli uccelli notturni e gli acuti stridii dei pipistrelli a caccia del loro sostentamento e - in alto, sulla sommità della Torre di Astronomia - il lieve cigolio di una porta che veniva aperta e immediatamente richiusa.

«Difficile trovarmi, senza la mappa?» sorrise il ragazzo seduto sulla balaustra, seguitando a scrutare il cielo.

«Lo sarebbe stato, se non ti conoscessi come le mie tasche» replicò un secondo giovane, raggiungendolo e sedendosi al suo fianco con un elegante balzo.

Non si scambiarono altre parole per un lasso di tempo che parve interminabile - uno impegnato a sondare la volta celeste, l'altro interessato apparentemente a qualcosa molti metri sotto di loro.

«Lo sai? Felpato ha resistito meno di due minuti, quando si è trovato in una situazione analoga» ricordò Remus divertito, accennando con piccolo cenno del capo alla loro rischiosa posizione. «Mi ha persino dato del folle, se ben ricordo. Ma sono trascorsi molti mesi, da allora: potrei sbagliarmi».

James ghignò, divertito a sua volta, mettendosi più comodo sulla balaustra.

«Non dimentichiamo che, a differenza sua, io sono abituato a stare per intere ore seduto su un sottile pezzo di legno, sospeso a diverse decine di metri dal terreno... È un vantaggio niente affatto indifferente, non puoi non ammetterlo» disse poi allegramente, voltandosi a guardarlo.

Il licantropo non rispose, e James non lo spinse a farlo.

«Cosa c'è che ti preoccupa, Remus? Non certo gli esami. Con oggi abbiamo concluso ufficialmente il nostro percorso scolastico - perché entrambi sappiamo che abbiamo superato i nostri M.A.G.O. alla perfezione, rendendo nulla l'eventualità di una bocciatura» chiese invece.

Di nuovo, Remus sorrise divertito - scuotendo brevemente la testa, incredulo.

«Che razza di sbruffone...» ridacchiò affettuosamente, facendosi poi serio ancora una volta. «Mi domandi che cosa mi preoccupa... Ebbene, credo tu lo sappia. Mi preoccupano le medesime cose che preoccupano te: la guerra che ci attende quali suoi nuovi giocatori, la consapevolezza che perderemo dei compagni per mano di Voldemort e i suoi - così come perderemo almeno una parte di noi stessi, quando un nostro incantesimo provocherà la morte di qualcuno... E oltre a tutto questo, mi domando quale sarà il mio futuro, se e quando la guerra finirà. L'insegnamento resta il mio obiettivo, certo. Ma sono abbastanza consapevole della realtà che mi circonda da riconoscere che potrebbe rimanere solo un sogno. Se anche Silente decidesse di darmi un'opportunità, infatti, per quanto potrei tenere la mia condizione nascosta agli studenti? Presto o tardi arriverebbe sicuramente uno studente in grado di analizzare le mie prevedibili assenze e di scoprire la verità. A quel punto sarà tutto finito, e nemmeno Silente potrebbe farci nulla».

Anche James si fece serio, annuendo lentamente alle parole dell'amico.

«Hai ragione: sono le mie stesse preoccupazioni... Beh, più o meno» si corresse. «Io non ho alcun interesse nell'insegnamento, ad esempio; ma mi domando comunque se riuscirò davvero a diventare un Auror, un giorno, o se invece verrò ritenuto completamente inadatto per tale ruolo. Non sempre, in fondo, voti eccellenti equivalgono a eccellenti capacità: "la pratica vale mille volte di più della grammatica", diceva mia madre».

Fissò nuovamente l'amico - il cui sguardo era tornato a fissarsi sul cielo.

«Di una cosa, comunque, sono sicuro: la mia famiglia - beh, in realtà mio padre - ha messo da parte un bel po' di quattrini, con la Sleekeazy. Abbastanza da permettermi di vivere comodamente di eredità, e di poter aiutare un amico che dovesse trovarsi nella spiacevole condizione di non sapere come tirare avanti» buttò lì, quasi per caso, trovandosi a dover nascondere un sorriso alla rapidità con cui Remus voltò la testa verso di lui - un'espressione di pura meraviglia, mista a commozione e imbarazzo, impressa negli occhi.

«James, no... Io non posso assolutamente... Non ho mai preteso...» farfugliò, scuotendo il capo con forza.

«Non hai mai preteso cosa? La carità?» lo interruppe l'Animagus, uno scintillio divertito negli occhi nocciola. «Buona cosa che non intendessi minimamente fartela, allora! No, no, Lunastorta: non si tratterebbe affatto di carità, ma del giusto compenso per i tuoi fedeli servigi».

Remus lo guardò, stranito.

«Fedeli...? Ma di che stai parlando?» chiese.

James ricambiò lo sguardo, riuscendo persino a mostrarsi ugualmente confuso.

«Come, non sei la balia mia e di Sirius sin dal primo giorno della nostra amicizia? Non vorrai dirmi che ora intendi rassegnare le dimissioni! Hai idea di quanto sia difficile - ed estenuante - trovare una baby sitter decente, di questi tempi?!» esclamò, fingendosi terrorizzato dalla sola idea di una simile eventualità. 

Remus aprì e chiuse la bocca diverse volte, in una perfetta imitazione di un pesce.

«Ma... Ma non è corretto! Quei soldi ti appartengono! Sono stati messi da parte per garantire una vita dignitosa a te e alla tua famiglia, e tuo padre...» protestò - venendo tuttavia interrotto ancora una volta dall'amico.

«Esatto! Come tu stesso hai appena detto, quei soldi mi appartengono - e pertanto sta a me decidere come impiegarli. Quanto a mio padre... Sono sicurissimo che sia lui che mia madre sarebbero stati più che felici, sapendoli spesi per aiutare uno dei miei due fratelli. Quindi, come vedi, non c'è alcun problema» ghignò James.

Il licantropo aprì la bocca per protestare di nuovo, ma la richiuse - rendendosi conto che sarebbe stato inutile.

«Sei impossibile» sospirò invece, abbassando il capo con un sorriso colmo di gratitudine. «Ma, sul serio, ti ringrazio dal più profondo del cuore. E ti prometto che ti restituirò fino all'ultima moneta!».

James alzò gli occhi al cielo con uno sbuffo esasperato.

«Fai un po' come ti pare...»

Passò un'altra considerevole quantità di tempo - durante il quale entrambi si godettero la reciproca compagnia.

«Sirius?» domandò Remus all'improvviso.

L'Animagus alzò le spalle nella più classica delle dimostrazioni di ignoranza.

«Un paio d'ore fa ha lasciato il dormitorio, dicendo qualcosa sul voler andare a fare un saluto ad Aberforth, e da quel momento non l'ho più visto. Probabilmente voleva festeggiare a modo suo la fine della carriera scolastica o fare i conti con le proprie preoccupazioni per il futuro... Oppure ancora voleva stare semplicemente da solo con i suoi pensieri» ipotizzò, sembrando poi ricordare improvvisamente qualcosa. «Ora che ci penso... Non ti ho chiesto per quale motivo sei salito fin quassù, stanotte».

Remus indicò con un piccolo cenno del capo la luna, alta sopra di loro.

«Quella di domani sarà la mia ultima trasformazione al castello» spiegò laconicamente. «Da quando sono arrivato ad Hogwarts, trascorro qui ogni vigilia di plenilunio. Non so di preciso perché io lo faccia: è solo che sento di dover essere il più vicino possibile alla luna, e se non mi riesce provo quasi un dolore fisico».

«'La febbre lunare'» mormorò James, facendo poi un vago gesto disinteressato davanti alla sorpresa dell'amico. «Sapevamo, in quei primi tempi, di questa tua abitudine - anche se non ne sapevamo il motivo. Fu solo quando le tue scuse iniziarono a diventare spaventosamente fantasiose che Sirius si ricordò di aver letto di un simile fenomeno in uno dei volumi della biblioteca dei suoi genitori. A dire la verità, la febbre lunare fu proprio il punto di partenza delle nostre ricerche per capire cosa nascondessi...».

Osservò a sua volta la luna.

«Però è uno schifo che debba capitare proprio l'ultima tua notte al castello...» borbottò.

«Nel corso dei quattordici anni da quando sono stato morso è capitato in momenti peggiori, lo sai anche tu: Natale, il mio compleanno... Il segreto sta semplicemente nel riuscire a farci l'abitudine».

«E tu sei riuscito?».

Remus si esibì in un sorrisetto amaro.

«Mai».

[*]

«Mi chiedevo... Come farai a trasformarti, una volta lasciata la scuola?» domandò Tonks piano, voltandosi a guardare Remus - steso sul proprio letto a baldacchino, all'interno del rifugio.

Con le lezioni e gli esami finiti per entrambi, avevano passato buona parte della mattinata a raccogliere le proprie cose e a sistemarle nei bauli - per poi decidere di trascorrere il resto della giornata insieme, in previsione di una separazione anticipata a causa della luna piena.

Una decisione di cui Tonks era più che felice - anche se probabilmente non quanto James e Sirius, da sempre strenui assertori dell'odiosità dell'amico il giorno del plenilunio, e della loro assoluta necessità di stargli il più lontano possibile fino a trasformazione avvenuta; quando, a loro dire, tornava ad essere civile.

«Presumo sempre nello stesso modo: fratturandomi dolorosamente le ossa e spezzandomi i legamenti» replicò tagliente lui, non disturbandosi a distogliere gli occhi dalle tende che circondavano il suo letto.

Tonks emise uno sbuffo infastidito, avvicinandoglisi per elargirgli un poco affettuoso pizzicotto sullo stinco - al quale il ragazzo replicò con un autentico ringhio di avvertimento.

«Perdonami, dovrei forse essere impressionata - o persino spaventata - dalla tua ferocia, Zanna Bianca?» domandò la giovane, il sopracciglio alzato e le braccia strette al petto, squadrandolo con fare scettico. «Perché se è così, sappi che ci vorrà più di qualche brontolio e di qualche ringhio, per spingermi a lasciarti in pace. Il lupo può anche scalpitare per uscire, ma questo non ti autorizza a comportarti come il re dei Troll!».

Remus avrebbe giurato di sentire il lupo andare a rintanarsi in un angolo lontano - le orecchie basse e la coda fra le zampe in un insolita dimostrazione di piccata resa davanti alla feroce determinazione della ragazza.

Sospirò, sedendosi e invitando Tonks a fare lo stesso.

«Hai ragione, la luna piena imminente non giustifica la maleducazione. Ma non ho potuto fare a meno di trovare la tua domanda assolutamente priva di senso» si giustificò con un sordo borbottio.

«Questo perché non stavi ascoltando come avresti dovuto...» gli fece notare lei. «Ovviamente so che la trasformazione avverrà nel solito, terribile modo. Ma mi domandavo dove andrai, e cosa farai se James e Sirius non dovessero essere nelle condizioni di stare con te».

Il licantropo si esibì in una breve scrollata di spalle.

«Casa mia si è sempre dimostrata più che all'altezza del compito, e per quanto riguarda James e Sirius... Beh, non sono sempre stati con me, durante le vacanze estive - eppure sono ancora qui, vivo e vegeto, no?».

Tonks storse brevemente il naso. A dire la verità, infatti, non le piaceva affatto l'idea che il giovane passasse anche un solo plenilunio, così come i giorni immediatamente successivi ad esso, senza la compagnia dei suoi amici - magari ritrovandosi ad essere ferito da una trasformazione più dura del solito.

«Potrei sempre venire io a farti compagnia - almeno fino all'inizio del mio prossimo anno scolastico» si offrì.

Ma con una vigorosa e inequivocabile scossa della testa, Remus protestò immediatamente.

«È assolutamente fuori discussione! Sai perfettamente quanto pericoloso sarebbe, Dora! Pensa solo a cosa accadrebbe se per disgrazia ti avvicinassi troppo mentre sono trasformato e...».

La risata sommessa di Tonks, tuttavia, fermò la sua protesta.

«Non c'è nulla di cui ridere» sbottò, deluso che lei trovasse divertente una condizione seria come la sua.

«Non mi sto prendendo gioco della tua maledizione, se è quello che ti infastidisce - e nemmeno delle tue preoccupazioni per la mia sicurezza» ci tenne a precisare la ragazza, prendendogli una mano fra le sue. «Ciò che mi ha fatto ridere è la tua apparente incapacità a comprendere un concetto in realtà piuttosto semplice. Ho solo proposto di fare ciò di cui, la notte della nostra separazione, ti avevo parlato - ovvero sia attendere il tuo ritorno alla forma umana, così da poterti assistere in caso di ferite o da poterti accogliere con un po' di tè».

Remus si sentì arrossire d'imbarazzo - rendendosi conto di aver effettivamente mal interpretato le sue parole.

«Non penso che i tuoi genitori sarebbero molto dell'idea, Dora» mormorò amaramente.

Tonks fece un ultima volta spallucce, alzandosi in piedi e tirando il ragazzo con sé.

«Non lo sapremo con certezza, finché non li avrò interpellati. Ma ora basta chiacchiere, signor Lupin: questo rifugio non si vuoterà da solo. Beh, in realtà potrebbe, se qualcuno glielo chiedesse...» si corresse, prima di scuotere la testa per scacciare quell'innocua distrazione. «Il punto è che ci sono decine di foto, montagne di libri e quant'altro da impacchettare, e se non ci mettiamo all'opera finiremo per rimanere qui per l'eternità!».

Un sorrisetto impertinente comparve sul viso del ragazzo.

«È una minaccia... o una promessa?».

***Note dell'Autrice***

E... sì. Se non dovesse essersi capito, alla fine ho deciso di concludere con un numero tondo (in questo caso 70). Spero che l'idea vi soddisfi.
❤️lady
   
 
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