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Autore: FeFeRoNzA    15/09/2009    0 recensioni
Questa storia racconta un pò la vita, quella a cui a volte rinunciamo con piccoli gesti e parole. La vita che ogni giorno respiriamo e a cui a volte non riusciamo mai a dare un odore. Questa è una storia d'amore, di speranza, un colpo di fulmine che cambierà la sorte di un ragazzo e di una ragazza un pò fuori dal normale. DAL CAPITOLO 15 "Amo guardarla dormire è il mio piccolo momento di felicità, lì mentre dorme non ci sono più i suoi occhi a scrutarti l’anima, quelli che ti attraversano e ti stordiscono e ti senti quasi ubriaco. Ubriaco di lei. E un po’ ti manca non sentirteli addosso, il mio mondo è dentro i suoi occhi. Lei è aria, ossigeno. Principessa, il mio respiro sei tu." Spero vi piaccia, è la prima storia che pubblico.. :)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Ribadisco, questa è il primo racconto che pubblico in questo sito e a dir la verità sono un pò emozionata, non ho avuto mai il coraggio di postare una storia, un pò perchè penso non sia poi così tanto brava, personalmente ho letto storie molto più belle della mia,  ed un pò perchè infondo sono molto fifona e ho paura ad essere giudicata dagli altri. Oggi però ho preso coraggio e sono pronta per sentire i vostri giudizi e le vostre correzioni, che sono sempre ben accette soprattutto perchè sicuramente mi aiuteranno a migliorare. Ho sempre amato scrivere e spero che questa storia vi piaccia e che continuiate a leggerla, anche se dal primo capitolo non e che si capisca molto,  più che altro una piccola introduzione.

Buona lettura!! Grazie a tutti quelli che recensiranno, ma anche a quelli che leggeranno solamente:) :)

1.

Sole, luce, speranza.

Il sole scotta oggi, ho voglia di sentirmelo dentro, ho voglia di farmi scaldare da lui, forse riesco a far passare il gelo che sento. Il parco è gremito di gente, bimbi che giocano, mamme, baby setter impazzite che inseguono piccole canaglie. Sento freddo, ma non è un freddo fisico, è un freddo che congela le emozioni, i sorrisi, le speranze, lo sento attaccarsi all'anima, come una strana colla che non riesco a togliere.
Mi sdraio su una panchina, non ho voglia di sentire nessuno, ho solo bisogno di rimanere sola e mettere apposto i pensieri. E’ fine maggio è sembra estate inoltrata, sento il sole scottarmi la pelle, le cicale cantare e penso che una melodia più bella di questa non l’ho mai sentita. Le cicale mi fanno sempre uno strano effetto, mi ricordano quando ero ancora piccolina e d’estate dopo aver fatto merenda mi affacciavo al balcone per guardare il cielo e ascoltare il loro melodioso “cri cri”, rimanevo lì ore e ore, chissà perché non lo faccio più? E’ che forse poi si diventa grandi, si pensa a come riuscire ad essere più belle, a come avere un bel voto a scuola, si pensa a tutto tranne alle cose più belle, quelle che ti riempiono il cuore e che ti fanno provare la vera felicità, una felicità lieve ma allo stesso tempo grande, tanto grande da farti sentire veramente felice.
Alessia, è il mio nome, bello, sa di silenzio, di pensieri lasciati scivolare tra le parole, non so forse sarò pazza ma io ad ogni nome associo qualcosa, qualunque cosa, parole, cose, sentimenti, forse saranno le lettere, le vocali o il suono del nome o forse sono semplicemente pazza. Probabile.
Apro gli occhi, sento anche il chiacchiericcio confuso delle persone, forse mi guardano male, forse si chiedono se sia normale una sdraiata su una panchina che guarda il cielo in una giornata di maggio mentre tutti gli altri “ragazzi normali”  sono a scuola. Forse. Oggi sono scappata, sono arrabbiata col mondo anzi no, con mio padre, lui che ogni volta mi rovina le giornate e mi ruba i sorrisi. E’ difficile essere felice con un padre che sa solo farti sentire inutile e sbagliata.
Squilla il cellulare. Chi è che rompe?

"Pronto?"

"Ehi! Ale sono Isa..ma dove sei? Che è successo? Perché non sei venuta a scuola? E’ qualcosa di grave? Stai male? "

"Mmm..Aspetta fammi pensare.. a quale domanda devo rispondere prima?"

"Oh! Scusa"

"Ahah..sei sempre la solita..comunque ho litigato con mio padre e.. ho deciso di bigiare"

"Perché? Sempre le solita storia vero?"

"Si, direi di si.."

"Oh! Sta entrando la prof. Meglio che vada, chiamami questo pomeriggio!! Ciao e stai attenta “pazza-combina-disastri”!"

"Si si certo, ciao mamma!! "

"Ehi! Portami rispetto, rimango sempre tua madre...Ciao scappoooo"

Isabella è la mia miglire amica, non ricordo neanche dove ci siamo conosciute la prima volta, so solo che me la sono ritrovata accanto, sempre, come un piccolo dono che anche nei momenti più brutti ha saputo ascoltarmi e consolarmi. Ci sono persone, come Isa, che riescono, con la loro tenerezza e la loro voglia di vivere, a farti accartocciare il cuore.
Spengo il cellulare, mi alzo un po’ controvoglia dalla panchina, sarei rimasta lì tutto il giorno, dopo dovrò affrontare mio padre.
C’è uno imbambolato che mi fissa, che stupido, cosa avrà da guardare? Sono sola una seduta su una panchina che è scappata dal mondo, anzi, che ha bigiato a scuola. A volte si ha voglia di scappare, per lasciarsi indietro tante cose che ci hanno fatto soffrire. Io sono una che scappa sempre, da ogni cosa.

Io ho paura ogni giorno, ho paura di cadere nella trappola dei ricordi, di arrendermi ad essi, di desiderarli troppo e dimenticare le cose veramente importanti, quelle del presente, quelle che ritrovo sempre, nonostante tutto. Ho paura del dolore, degli amori che finiscono, del pianto, delle menzogne, di non essere mai abbastanza per gli e soprattutto per mio padre. Eppure ogni giorno trovo la forza di andare avanti, come tutti. Infondo chi non ha mai paura? Chi è così impavido e coraggioso da non temere niente nella propria vita o nella vita delle persone a lui più care? 

Guardo il ragazzo imbambolato e lo saluto, così, senza pensarci, forse smette di fissarmi . Lui mi guarda, sembra una statua, no, forse quei mimi che si mettono in piazza, quelli immobili che quando gli metti una monetina si muovono, sembra scioccato,  diventa rosso e scappa, mmm un altro che scappa, bello scappare. Ragazzo-statua scappiamo insieme, tanto io fuggo sempre, almeno non siamo soli, ci facciamo compagnia. Magari poi ci si innamora l'uno dell'altra, ci si consola insieme. Chissà.
Voglio fuggire, fuori da me stessa, dove non si soffre, dove non sento dolore o sensi di colpa, dove non c’è un padre che sa solo giudicare i tuoi sbagli e mai i suoi e una madre che sa solamente guardare e non fare niente. Scappo. Si. Verso l’isola che non c’è. Ho deciso. Scappo con Peter pan. Quando ero piccola adoravo questo cartone animato, lo vedevo forse 30 o 40 volte al giorno, mi ero quasi innamorata di quel piccolo bambino che non voleva crescere, che scema. Ora , dove è il mio Peter pan? Dov’è l’isola che non c’è? Voglio volare insieme a lui, fuggire dal mondo, da mio padre, non crescere, rimanere bambina. Per sempre.
Prendo lo zaino e corro. Corro senza motivo, sento il vento che mi accarezza il viso e i capelli color del grano, sembro una barbie, me lo dicono in tanti, solo che io odio le barbie e odio quelli che mi definiscono così, mica è colpa mia se sono venuta fuori in questo modo, avrei preferito essere una ragazza normale, magari mora e con dei normalissimi occhi castani, una come tante insomma. NO. Invece
disgraziatamente mi è toccata  la sorte di essere un pò diversa dalla massa (qui a Roma infatti non tutti hanno occhi chiarissimi e capelli biondi, a meno che non siano turisti e io non lo sono ahimè).
Corro verso la fermata dell’autobus, oggi ho voglia di vedere Roma, senza fermate, senza meta, voglio vedere la mia città che vive,  che mi guarda in silenzio, che non mi giudica.
Entro nell’autobus, osservo le persone fuori, mi è sempre piaciuto osservare la gente, cercare di capire un po’ della loro vita, allontanarmi dalla mia, con uno sguardo capire se sono tristi o felici,  se sono innamorati, se sono delusi. E’ strano come con una sola occhiata riesci a capire lo stato d'animo di una persona ed
in un solo un momento comprendere un piccolo istante della sua vita.
Oggi Roma è bellissima, il sole l’accende, la scalda, e scalda anche me. Per le strade ci sono tantissimi turisti armati di macchine fotografiche, i loro occhi brillano di meraviglia, Roma è davvero bella, è storia, è presente, è passato, è futuro, lei corre via veloce, il sole la rincorre e io voglio inseguirla, correre veloce con lei, per le sue stradine piccole e misteriose, per i suoi bellissimi parchi,  tanto verdi da scoppiare o per sua antiche vie dove lo scorrere del tempo ha lasciato le fragili o marcate impronte di gladiatori, imperatori, principi, cavalieri, giovani donzelle, forti guerrieri dall’animo duro e caparbio, illustri poeti, persone che hanno cercato di cambiare il mondo, di renderlo migliore, più da sogno, da favola.
Purtroppo ci sono giorni, come questo, dove la malinconia mi assale, il dolore e quasi insopportabile. Provo dolore per un padre che non c’è, e che quando c’è mi distrugge, a volte sembra passare, a volte invece ritorna più forte di prima. So di essere sola, ho una madre che non fa niente, che se ne sta zitta, senza dire una parola, io sola non ce la faccio, lui è forte e io sono solo una che fugge sempre e ha paura e piange. Lascio che Roma mi scorra davanti, dentro a questo autobus, dentro a questa confusione di pensieri e desideri, di gesti e di sorrisi che scaldano il cuore. Sembra che tutto mi stia crollando addosso, eppure riesco ancora a scorgere un piccola luce, una piacevole speranza, sarà il sole, sarà l’estate che è alle porte e rende tutto più bello.

  
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