ACQUA
E SAPONE
[Questa
storia partecipa all’iniziativa “Pieno di
ricordi”
indetto sul gruppo Facebook L’Angolo di Madama Rosmerta. Il
pacchetto da me
scelto era "Tokyo" che prevedeva una slice of life. Il tema da
trattare era: un ricordo, una ricorrenza, un anniversario o una prima
volta.]
13
luglio 1976 – Isola di Skye
Lo
stridio di uno stormo disomogeneo di gabbiani riecheggiò per
tutta la costa,
sulle cime frastagliate delle scogliere, accarezzando scompostamente il
pietrisco sabbioso e disperdendosi nell’aria come il
più dolce e antico dei
richiami.
“Coraggio
dabbasso, issare le vele, correte da poppa, prendete il
timone!” ordino
convinta.
Una
risata raschiata e una argentina, il vento sfoglia in fretta il libro
che ho
sulle ginocchia, sembra interessato anche lui ai mostri marini.
Evidentemente
si accorge di saperne più di me in materia,
perché mi sorpassa beffardo
facendomi perdere il segno, più malandrino di chi mi
raggiunge inciampando
nella sabbia.
“Ah
ah ah, McKinnon! Che fossi matta lo avevo capito subito, ma se adesso
ti metti
al comando di una nave fantasma siamo tutti perduti!” Ancora
una risata
affannata, un luccichio negli occhi tempesta. Poi una mano corre tra i
lunghi
capelli di pece scompigliati.
“Non
sfidare la regina dei Pirati, Felpato! Potrebbe farti saltare le
pulci!” ha il
sorriso di un monello e la camicia a quadri bucherellata, si mantiene
alla
giacca di pelle dell’altro, mentre goffamente si toglie gli
occhiali e tenta di
liberarli dalla salsedine.
“Oh
ciao James, hai portato il tuo fidanzatino a fare una passeggiata
romantica
sulla spiaggia? Due piccioncini come voi non dovrebbero cercare un
posticino
più appartato?”
“Macché!
Non siamo mica gelosi! Vogliamo condividere il nostro amore con il
mondo.”
L’altro mette in scena il suo sorriso più
affascinante e scopre i denti
bianchissimi.
“Che
fortuna!”
“Ah
ah ah Marlene! Non è da te essere così ombrosa:
ti sei svegliata dal lato
sbagliato dell’Olandese Volante? Non te la sarai presa per lo
scherzetto di
Sirius, vero? Dài, lo sai che non l’ha fatto
apposta a distruggere il tuo tema
di Pozioni! E poi puoi sempre dire a Lumacorno che te l’ha
mangiato il cane…”
“E
sarebbe la verità!” rispondo fredda, con un
sopracciglio inarcato, pieno di
sottointesi. Alle mie spalle il mare brontola contrariato e quasi fosse
indispettito quanto me, lascia che un’onda
s’infranga più forte, spruzzando
senza pietà i due stoccafissi che mi sono di fronte.
Imprecando e sputacchiando
James si toglie gli occhiali che aveva appena finito di strofinare con
l’angolo
della camicia e Black si tasta la chioma non più
così perfettamente spettinata,
con aria drammatica.
“Santi
Numi! Veniamo in pace! Sirius voleva tanto vedert… tanto emh
vedere l’isola di
Skye… e io gli ho promesso di portarlo dalla migliore guida
che io conosca. Ha
persino preparato un cestino per il pic-nic! Non fare così,
accontentalo, ti
prego! Sai che ha una gran fame di conoscenza, non mi
lascerà più in pace,
vuoi?”
“Hai
avuto proprio una pessima idea, James Potter!”
La
mia rabbia adesso deve essere chiara ad entrambi, perché
James abbassa lo
sguardo coperto dagli occhiali, colpevole, prima di riprendere,
sforzandosi di
essere conciliante.
“D’accordo,
d’accordo… Solo qualche minuto. Vi lascio soli
prima che ci sguinzagli addosso
l’ira degli dèi del mare!”
Il
vento comincia a infrangersi più forte su di noi e il mare,
gonfiando le
maniche larghe della blusa bianca che porto. Siamo rimasti solo noi due
sulla
spiaggia deserta, mentre James si è già
allontanato sulla scopa. La sabbia
spazza via una folata dietro l’altra, finisce fastidiosamente
negli occhi,
costringendomi a strizzarli. Il ragazzo di fronte a me, vestito
completamente
di nero, tiene le mani nelle tasche con il fare strafottente che lo ha
sempre
contraddistinto. Abbozza un mezzo sorriso, ma non mi lascio incantare
neanche
per un momento.
“Ebbene?”
“McKinnon…”
la frase gli muore tra le labbra sottili, le parole inghiottite assieme
alla
saliva.
“Sai,
se non hai niente da dirmi, posso anche andarmene e tornare a godermi
le
vacanze in santa pace.”
“D’accordo,
lo ammetto: è stata una pessima idea, ma te ne volevo
parlare subito, sai? E
così ho preso i tuoi compiti e… beh,
un’altra pessima idea ma… No, fermati un
attimo, andiamo! Io… uff… Per quello che
è successo al Lago… Insomma, non è
così grave come avete pensato… Voglio dire, lo
sai, no? Quello… è un’orribile e
fastidiosa spina nel fianco e non siamo stati noi a cominciare
e…”
“Sai…
non mi sono mai piaciuti i Black, come regola generale. Ma fintanto che
stanno
lontani da me e dalla mia famiglia, potrei quasi decidere di
tollerarli…
quasi.” Lui mi fissa con occhi sgranati, colpito e sorpreso
dalle mie parole
che né lui, né io, ci aspettavamo avrei
pronunciato.
“Jamie
si è preso una cotta per te dal primo giorno di scuola, ma a
me non la dai a
bere, capito? Ti ho sentito più volte lagnarti di quanto tu
sia diverso dalla
tua famiglia, di come non c’entri nulla con quella
mentalità barbara e bigotta,
con i loro modi, con i loro mezzi… Ma è
un’altra delle sporche bugie Black! Da
quando James ti conosce, si è fatto coinvolgere in tutti i
tuoi colpi di testa!
È diventato uno stupido arrogante! Un gallo con la cresta
sempre alta, sempre
pronto a tirare fuori la bacchetta, a cominciare la rissa! Io lo
conosco da una
vita intera e mai avrei creduto di non sapere più chi
è!”
Più
di una volta lo vedo aprire e chiudere la bocca come un merluzzo, nel
tentativo
disperato di frenare il fiume di parole che gli sto sputando contro.
“Quello
che avete fatto al Lago Nero a Piton è stato disgustoso! Mai
avrei creduto che
il mio migliore amico potesse cadere così in basso! Umiliare
una persona in
quel modo, una persona che non ha possibilità di difendersi!
Quattro contro
uno, eh? Coraggiosi… dei degni Grifondoro, non
c’è che dire!” concludo
sarcastica.
“Aspetta!
Stai ingigantendo le cose! D’accordo… magari
abbiamo esagerato, ma sai di chi
stai parlando, vero? Mocciosus e la banda con cui se ne va in
giro… Lo sai che
cosa fanno alle persone che non reputano “degne del sangue
magico”, vero? Lo
sai che praticano già la magia oscura? Gli abbiamo solo dato
una lezione! È
quello che meritano! Hai sentito cosa hanno fatto ai McDonalds? Hai
sentito
come ha chiamato Evans?”
“Certo
che ho sentito! Ma chissà, forse non lo avrebbe fatto se non
fosse stato appeso
a testa in giù con tutta la scuola a deriderlo! E per quella
faccenda… Pensi
che io non sappia cosa è successo a Mary, una delle mie
più care amiche!? Ma
non c’è nessuna prova che Piton c’entri
con gli attacchi. Mary non l’ha visto,
comunque. O forse è colpevole a prescindere
perché è un Serpeverde, eh, Black?”
A
quelle parole lo scuote un sussulto, appena percettibile nelle iridi
plumbee
come il cielo.
“Lily
ha pianto tutto il giorno per colpa vostra. Questo tu e il tuo grande
amico lo
sapevate!? Chi vi credete di essere!? La verità è
che non siete migliori di
quelli che vi vantate tanto di combattere!”
“Questo
non è giusto McKinnon…”
Il
tono è così basso da sembrare un sussurro, la
testa è appena crollata sul
petto, quando torna a guardarmi, nei suoi occhi non
c’è rabbia, ma solo un
profondo senso di mortificazione. O forse mi consolerebbe sapere che
è così.
“Non
ti perdonerò mai per aver fatto diventare James una brutta
copia dei tuoi
difetti peggiori. Non voglio più avere niente a che fare con
nessuno dei due.”
Mi
volto per andare via, il libro stretto fino a quel momento tra le dita,
e un
pizzicore non più sopportabile agli angoli degli
occhi… stupida sabbia. Con uno
scatto mi afferra il polso parandosi davanti a me.
“No!
Aspetta! Cosa devo fare!? DIMMI COSA DEVO FARE!”.
Il
vento ormai è troppo forte e forse la nota di panico nella
sua voce l’ho
soltanto immaginata.
“Chiedere
scusa. E non farlo mai più.”
“E
poi… mi-ci perdonerai?”
“Non
sono io che devo perdonarvi.”
La
spuma di mare gli incatena le caviglie sottili mentre mi libera dalla
sua
stretta.
“Sono
meglio di così…”
˜
«Ogni tanto ci
comportavamo come
piccoli bastardi arroganti. Eravamo piuttosto idioti. Ma poi abbiamo
abbassato
un po’ la cresta… e smesso di lanciare incantesimi
sulla gente tanto per
divertirci.»
«Tuo padre era il mio
migliore
amico, ed era una brava persona. Molti si comportano da idioti a
quindici anni.
Ma poi gli è passata.»*
13
settembre 1976 – Hogsmade
I
Tre Manici di Scopa erano pieni del brusio e del chiacchiericcio degli
studenti
alle prime uscite dell’anno. Una strana pace regnava quel
giorno tra i tavoli
ingombri di libri e bicchieri di Burrobirra, i camini erano
già stati accesi,
nonostante l’autunno dovesse ancora cominciare. Marlene ne
aveva approfittato
per uscire con Lily, Mary ed Alice quel giorno e tutte e quattro
insieme
avevano deciso di approfittarne e portarsi avanti con i compiti in un
luogo che
fosse più rilassato della biblioteca. Marlene sciolse lo
chignon spettinato che
aveva legato ormai tre ore prima e una cascata di capelli color sabbia
e
riflessi ramati le ricadde scompostamente sul leggero maglioncino blu
che aveva
indossato. Si stiracchiò appena, prima di ritrarsi, sorpresa
alle spalle.
“Ohi
McKinnon, come andiamo?”
Prima
ancora di potersi girare, intravide con la coda dell’occhio
un familiare
sorriso strafottente su delle labbra sottili e due occhi grigi e
divertiti.
“Black.”
Pensò
di rigirarsi immediatamente e fingere di rimettersi al lavoro sulle
pergamene,
ma la voce addolcita del ragazzo la fermò prima che potesse
farlo.
“Scusami
McKinnon, non ti ruberò molto tempo… avevamo un
conto in sospeso, no?”
“Di
cosa parli?”
“Tempo
fa ti avevo promesso un pic-nic.” e detto questo
lasciò scivolare dolcemente
una cesta di vimini sul suo tavolo.
“Al
momento non sono dell’umore, grazie.”
“Sta’
tranquilla… è solo per te. Per favore,
aprilo…” Il sopracciglio le si inarcò
scettico, in un’espressione che oramai le apparteneva, ma
fece come le aveva
chiesto. All’interno ci trovò un tortino glassato
al cioccolato con panna.
Sulla glassa color acqua marina galleggiava un piccolo galeone di
cioccolata.
Suo malgrado, un sorriso le spuntò agli angoli del viso, ma
quando alzò lo
sguardo, Sirius stava già uscendo. Poi però,
quasi avesse sentito lo sguardo di
lei sulla schiena, tornò appena sui suoi passi, guardandola
da sopra una
spalla.
“A
proposito… Buon compleanno McKinnon.”
E
uscì in strada. Marlene scosse appena la testa,
finché si accorse che c’era
ancora qualcosa attaccato al fondo del cestino: un rotolo di pergamena.
Sul
dorso c’era un’unica parola:
“Scusa”
Staccò
la cera lacca e srotolò il foglio per poterlo leggere: in
grafia fitta e
ordinata un elenco preciso di ingredienti, procedimenti ed effetti
della
pozione Polisucco. A quel punto Marlene, col cuore più
leggero di quanto non lo
avesse da mesi, si lasciò andare a una risata esasperata.
Quella sera,
rientrata in dormitorio dopo la cena, Marlene lasciò che le
amiche la
precedessero nella loro stanza e si fermò davanti alla
poltrona occupata ormai
da anni dal solito ragazzo.
“Black…
mi pareva di averti detto tempo fa… che non ero io quella a
cui andavano fatte
delle scuse.”
“Le
dovevo anche a te.”
Rimase
un momento a soppesarlo incerta su come proseguire, poi
sogghignò: “Hai spedito
un cestino da pic-nic anche a Piton?” Il sorriso che si
aprì sul volto pallido
del ragazzo fu così luminoso da rischiarare
l’intera Sala comune, più del
braciere acceso lì accanto.
“Qualcosa
del genere.”
˜
13
settembre – Sala Comune di Serpeverde
“Severus?”
"Mhm”
“Qualcuno
ha lasciato questo per te.”
Severus
staccò svogliatamente gli occhi dal suo libro di Pozioni,
interrompendo quella
sequela di prove e tentativi per arrivare a capo di una serie
affascinante di
indovinelli, che lo tenevano impegnato sin dalla lezione di Lumacorno
di quella
mattina - e andò a vedere cosa gli porgeva il suo compagno
di Casa. Quella che
si ritrovò davanti era una scatola rettangolare,
impacchettata a mano, con un
fiocco rosso e oro, che aprì in fretta.
All’interno un pacco intero delle
saponette più belle (e certamente costose) che avesse mai
visto: un’alternanza
di cubetti colorati, intagliati in modo da ricreare decorazioni di
foglie e
fiori, a cui corrispondevano altrettanti profumi speziati. Con un misto
di
perplessità e forse di speranza, gettò il pacco
sul tappeto e si accinse a
leggere il messaggio che lo accompagnava. Sul biglietto solo due parole:
"Scusa” e
"Lavati”
Un
grido gutturale si levò dai sotterranei e fece tremare le
armature a guardia del
corridoio.
“GRIFONDORO
IMBECILLI!!!”
Note:
*Da
"L'Ordine della Fenice", capitolo 29.
Ciao
a
tutti!
Non
c'è
molto da dire se non che questa storia è certamente un
ricordo dell'adolescenza
di Sirius, James e Marlene, ma anche la prima (e l'ultima) volta in cui
Sirius
si è scusato (beh, più o meno) con Severus.
Inoltre, come spero si sia capito,
la storia è anche incentrata sul peggior ricordo di Piton,
da qui la rabbia di
Marlene, che dà un bello scossone ai nostri Malandrini e che
dà il via alla
vicenda raccontata.
Grazie
per
la lettura, spero che questa storiella senza pretese vi abbia tenuto
compagnia.