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Autore: sophiemary    07/10/2023    0 recensioni
1976
Poco prima della fine di Hogwarts, sulle rive del Lago Nero, ha avuto luogo lo scontro che diventerà il peggior ricordo di Severus Piton. James e Sirius hanno deluso i loro amici. Una, in particolare, sembra mettere Sirius con le spalle al muro, di fronte alle proprie colpe. Per la prima volta, Felpato proverà a rimediare... A modo suo.
[Questa storia partecipa all’iniziativa “Pieno di ricordi” indetto sul gruppo L’Angolo di Madama Rosmerta con tema "un ricordo, una ricorrenza, un anniversario o una prima volta."]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Marlene McKinnon, Severus Piton, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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ACQUA E SAPONE

 

[Questa storia partecipa all’iniziativa “Pieno di ricordi” indetto sul gruppo Facebook L’Angolo di Madama Rosmerta. Il pacchetto da me scelto era "Tokyo" che prevedeva una slice of life. Il tema da trattare era: un ricordo, una ricorrenza, un anniversario o una prima volta.]

 

13 luglio 1976 – Isola di Skye

Lo stridio di uno stormo disomogeneo di gabbiani riecheggiò per tutta la costa, sulle cime frastagliate delle scogliere, accarezzando scompostamente il pietrisco sabbioso e disperdendosi nell’aria come il più dolce e antico dei richiami.

“Coraggio dabbasso, issare le vele, correte da poppa, prendete il timone!” ordino convinta.

Una risata raschiata e una argentina, il vento sfoglia in fretta il libro che ho sulle ginocchia, sembra interessato anche lui ai mostri marini. Evidentemente si accorge di saperne più di me in materia, perché mi sorpassa beffardo facendomi perdere il segno, più malandrino di chi mi raggiunge inciampando nella sabbia.

“Ah ah ah, McKinnon! Che fossi matta lo avevo capito subito, ma se adesso ti metti al comando di una nave fantasma siamo tutti perduti!” Ancora una risata affannata, un luccichio negli occhi tempesta. Poi una mano corre tra i lunghi capelli di pece scompigliati.

“Non sfidare la regina dei Pirati, Felpato! Potrebbe farti saltare le pulci!” ha il sorriso di un monello e la camicia a quadri bucherellata, si mantiene alla giacca di pelle dell’altro, mentre goffamente si toglie gli occhiali e tenta di liberarli dalla salsedine.

“Oh ciao James, hai portato il tuo fidanzatino a fare una passeggiata romantica sulla spiaggia? Due piccioncini come voi non dovrebbero cercare un posticino più appartato?”

“Macché! Non siamo mica gelosi! Vogliamo condividere il nostro amore con il mondo.” L’altro mette in scena il suo sorriso più affascinante e scopre i denti bianchissimi.

“Che fortuna!”

“Ah ah ah Marlene! Non è da te essere così ombrosa: ti sei svegliata dal lato sbagliato dell’Olandese Volante? Non te la sarai presa per lo scherzetto di Sirius, vero? Dài, lo sai che non l’ha fatto apposta a distruggere il tuo tema di Pozioni! E poi puoi sempre dire a Lumacorno che te l’ha mangiato il cane…”

“E sarebbe la verità!” rispondo fredda, con un sopracciglio inarcato, pieno di sottointesi. Alle mie spalle il mare brontola contrariato e quasi fosse indispettito quanto me, lascia che un’onda s’infranga più forte, spruzzando senza pietà i due stoccafissi che mi sono di fronte. Imprecando e sputacchiando James si toglie gli occhiali che aveva appena finito di strofinare con l’angolo della camicia e Black si tasta la chioma non più così perfettamente spettinata, con aria drammatica.

“Santi Numi! Veniamo in pace! Sirius voleva tanto vedert… tanto emh vedere l’isola di Skye… e io gli ho promesso di portarlo dalla migliore guida che io conosca. Ha persino preparato un cestino per il pic-nic! Non fare così, accontentalo, ti prego! Sai che ha una gran fame di conoscenza, non mi lascerà più in pace, vuoi?”

“Hai avuto proprio una pessima idea, James Potter!”

La mia rabbia adesso deve essere chiara ad entrambi, perché James abbassa lo sguardo coperto dagli occhiali, colpevole, prima di riprendere, sforzandosi di essere conciliante.

“D’accordo, d’accordo… Solo qualche minuto. Vi lascio soli prima che ci sguinzagli addosso l’ira degli dèi del mare!”

Il vento comincia a infrangersi più forte su di noi e il mare, gonfiando le maniche larghe della blusa bianca che porto. Siamo rimasti solo noi due sulla spiaggia deserta, mentre James si è già allontanato sulla scopa. La sabbia spazza via una folata dietro l’altra, finisce fastidiosamente negli occhi, costringendomi a strizzarli. Il ragazzo di fronte a me, vestito completamente di nero, tiene le mani nelle tasche con il fare strafottente che lo ha sempre contraddistinto. Abbozza un mezzo sorriso, ma non mi lascio incantare neanche per un momento.

“Ebbene?”

“McKinnon…” la frase gli muore tra le labbra sottili, le parole inghiottite assieme alla saliva.

“Sai, se non hai niente da dirmi, posso anche andarmene e tornare a godermi le vacanze in santa pace.”

“D’accordo, lo ammetto: è stata una pessima idea, ma te ne volevo parlare subito, sai? E così ho preso i tuoi compiti e… beh, un’altra pessima idea ma… No, fermati un attimo, andiamo! Io… uff… Per quello che è successo al Lago… Insomma, non è così grave come avete pensato… Voglio dire, lo sai, no? Quello… è un’orribile e fastidiosa spina nel fianco e non siamo stati noi a cominciare e…”

“Sai… non mi sono mai piaciuti i Black, come regola generale. Ma fintanto che stanno lontani da me e dalla mia famiglia, potrei quasi decidere di tollerarli… quasi.” Lui mi fissa con occhi sgranati, colpito e sorpreso dalle mie parole che né lui, né io, ci aspettavamo avrei pronunciato.

“Jamie si è preso una cotta per te dal primo giorno di scuola, ma a me non la dai a bere, capito? Ti ho sentito più volte lagnarti di quanto tu sia diverso dalla tua famiglia, di come non c’entri nulla con quella mentalità barbara e bigotta, con i loro modi, con i loro mezzi… Ma è un’altra delle sporche bugie Black! Da quando James ti conosce, si è fatto coinvolgere in tutti i tuoi colpi di testa! È diventato uno stupido arrogante! Un gallo con la cresta sempre alta, sempre pronto a tirare fuori la bacchetta, a cominciare la rissa! Io lo conosco da una vita intera e mai avrei creduto di non sapere più chi è!”

Più di una volta lo vedo aprire e chiudere la bocca come un merluzzo, nel tentativo disperato di frenare il fiume di parole che gli sto sputando contro.

“Quello che avete fatto al Lago Nero a Piton è stato disgustoso! Mai avrei creduto che il mio migliore amico potesse cadere così in basso! Umiliare una persona in quel modo, una persona che non ha possibilità di difendersi! Quattro contro uno, eh? Coraggiosi… dei degni Grifondoro, non c’è che dire!” concludo sarcastica.

“Aspetta! Stai ingigantendo le cose! D’accordo… magari abbiamo esagerato, ma sai di chi stai parlando, vero? Mocciosus e la banda con cui se ne va in giro… Lo sai che cosa fanno alle persone che non reputano “degne del sangue magico”, vero? Lo sai che praticano già la magia oscura? Gli abbiamo solo dato una lezione! È quello che meritano! Hai sentito cosa hanno fatto ai McDonalds? Hai sentito come ha chiamato Evans?”

“Certo che ho sentito! Ma chissà, forse non lo avrebbe fatto se non fosse stato appeso a testa in giù con tutta la scuola a deriderlo! E per quella faccenda… Pensi che io non sappia cosa è successo a Mary, una delle mie più care amiche!? Ma non c’è nessuna prova che Piton c’entri con gli attacchi. Mary non l’ha visto, comunque. O forse è colpevole a prescindere perché è un Serpeverde, eh, Black?”

A quelle parole lo scuote un sussulto, appena percettibile nelle iridi plumbee come il cielo.

“Lily ha pianto tutto il giorno per colpa vostra. Questo tu e il tuo grande amico lo sapevate!? Chi vi credete di essere!? La verità è che non siete migliori di quelli che vi vantate tanto di combattere!”

“Questo non è giusto McKinnon…” 

Il tono è così basso da sembrare un sussurro, la testa è appena crollata sul petto, quando torna a guardarmi, nei suoi occhi non c’è rabbia, ma solo un profondo senso di mortificazione. O forse mi consolerebbe sapere che è così.

“Non ti perdonerò mai per aver fatto diventare James una brutta copia dei tuoi difetti peggiori. Non voglio più avere niente a che fare con nessuno dei due.”

Mi volto per andare via, il libro stretto fino a quel momento tra le dita, e un pizzicore non più sopportabile agli angoli degli occhi… stupida sabbia. Con uno scatto mi afferra il polso parandosi davanti a me.

“No! Aspetta! Cosa devo fare!? DIMMI COSA DEVO FARE!”.

Il vento ormai è troppo forte e forse la nota di panico nella sua voce l’ho soltanto immaginata.

“Chiedere scusa. E non farlo mai più.”

“E poi… mi-ci perdonerai?”

“Non sono io che devo perdonarvi.”

La spuma di mare gli incatena le caviglie sottili mentre mi libera dalla sua stretta.

“Sono meglio di così…”

 

 

˜

«Ogni tanto ci comportavamo come piccoli bastardi arroganti. Eravamo piuttosto idioti. Ma poi abbiamo abbassato un po’ la cresta… e smesso di lanciare incantesimi sulla gente tanto per divertirci.»

«Tuo padre era il mio migliore amico, ed era una brava persona. Molti si comportano da idioti a quindici anni. Ma poi gli è passata.»*

 

13 settembre 1976 – Hogsmade

 

I Tre Manici di Scopa erano pieni del brusio e del chiacchiericcio degli studenti alle prime uscite dell’anno. Una strana pace regnava quel giorno tra i tavoli ingombri di libri e bicchieri di Burrobirra, i camini erano già stati accesi, nonostante l’autunno dovesse ancora cominciare. Marlene ne aveva approfittato per uscire con Lily, Mary ed Alice quel giorno e tutte e quattro insieme avevano deciso di approfittarne e portarsi avanti con i compiti in un luogo che fosse più rilassato della biblioteca. Marlene sciolse lo chignon spettinato che aveva legato ormai tre ore prima e una cascata di capelli color sabbia e riflessi ramati le ricadde scompostamente sul leggero maglioncino blu che aveva indossato. Si stiracchiò appena, prima di ritrarsi, sorpresa alle spalle.

“Ohi McKinnon, come andiamo?”

Prima ancora di potersi girare, intravide con la coda dell’occhio un familiare sorriso strafottente su delle labbra sottili e due occhi grigi e divertiti.

“Black.”

Pensò di rigirarsi immediatamente e fingere di rimettersi al lavoro sulle pergamene, ma la voce addolcita del ragazzo la fermò prima che potesse farlo.

“Scusami McKinnon, non ti ruberò molto tempo… avevamo un conto in sospeso, no?”

“Di cosa parli?”

“Tempo fa ti avevo promesso un pic-nic.” e detto questo lasciò scivolare dolcemente una cesta di vimini sul suo tavolo.

“Al momento non sono dell’umore, grazie.”

“Sta’ tranquilla… è solo per te. Per favore, aprilo…” Il sopracciglio le si inarcò scettico, in un’espressione che oramai le apparteneva, ma fece come le aveva chiesto. All’interno ci trovò un tortino glassato al cioccolato con panna. Sulla glassa color acqua marina galleggiava un piccolo galeone di cioccolata. Suo malgrado, un sorriso le spuntò agli angoli del viso, ma quando alzò lo sguardo, Sirius stava già uscendo. Poi però, quasi avesse sentito lo sguardo di lei sulla schiena, tornò appena sui suoi passi, guardandola da sopra una spalla.

“A proposito… Buon compleanno McKinnon.”

E uscì in strada. Marlene scosse appena la testa, finché si accorse che c’era ancora qualcosa attaccato al fondo del cestino: un rotolo di pergamena. Sul dorso c’era un’unica parola:

Scusa

Staccò la cera lacca e srotolò il foglio per poterlo leggere: in grafia fitta e ordinata un elenco preciso di ingredienti, procedimenti ed effetti della pozione Polisucco. A quel punto Marlene, col cuore più leggero di quanto non lo avesse da mesi, si lasciò andare a una risata esasperata. Quella sera, rientrata in dormitorio dopo la cena, Marlene lasciò che le amiche la precedessero nella loro stanza e si fermò davanti alla poltrona occupata ormai da anni dal solito ragazzo.

“Black… mi pareva di averti detto tempo fa… che non ero io quella a cui andavano fatte delle scuse.”

“Le dovevo anche a te.”

Rimase un momento a soppesarlo incerta su come proseguire, poi sogghignò: “Hai spedito un cestino da pic-nic anche a Piton?” Il sorriso che si aprì sul volto pallido del ragazzo fu così luminoso da rischiarare l’intera Sala comune, più del braciere acceso lì accanto.

“Qualcosa del genere.”

 

˜

 

13 settembre – Sala Comune di Serpeverde

 

“Severus?”

"Mhm”

“Qualcuno ha lasciato questo per te.”

Severus staccò svogliatamente gli occhi dal suo libro di Pozioni, interrompendo quella sequela di prove e tentativi per arrivare a capo di una serie affascinante di indovinelli, che lo tenevano impegnato sin dalla lezione di Lumacorno di quella mattina - e andò a vedere cosa gli porgeva il suo compagno di Casa. Quella che si ritrovò davanti era una scatola rettangolare, impacchettata a mano, con un fiocco rosso e oro, che aprì in fretta. All’interno un pacco intero delle saponette più belle (e certamente costose) che avesse mai visto: un’alternanza di cubetti colorati, intagliati in modo da ricreare decorazioni di foglie e fiori, a cui corrispondevano altrettanti profumi speziati. Con un misto di perplessità e forse di speranza, gettò il pacco sul tappeto e si accinse a leggere il messaggio che lo accompagnava. Sul biglietto solo due parole:

"Scusa e

"Lavati

Un grido gutturale si levò dai sotterranei e fece tremare le armature a guardia del corridoio.

“GRIFONDORO IMBECILLI!!!”

 

 

 

 

 

 

Note:

*Da "L'Ordine della Fenice", capitolo 29.

Ciao a tutti!

Non c'è molto da dire se non che questa storia è certamente un ricordo dell'adolescenza di Sirius, James e Marlene, ma anche la prima (e l'ultima) volta in cui Sirius si è scusato (beh, più o meno) con Severus. Inoltre, come spero si sia capito, la storia è anche incentrata sul peggior ricordo di Piton, da qui la rabbia di Marlene, che dà un bello scossone ai nostri Malandrini e che dà il via alla vicenda raccontata.  

Grazie per la lettura, spero che questa storiella senza pretese vi abbia tenuto compagnia.

 

  
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