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Autore: Shainareth    09/10/2023    2 recensioni
[Gundam SEED] Quel ragazzo, che con lei era stato protettivo e gentile, che aveva sopportato di essere aggredito e ingiuriato senza neanche reagire, non poteva davvero aver commesso un crimine del genere. Ma lo aveva confessato, fra le lacrime, con l’animo in pezzi, distrutto da un dolore più grande di lui.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Athrun Zala, Cagalli Yula Athha
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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ANGOSCIA


Calò il silenzio, rotto solo dai loro ultimi singulti. Benché avesse ancora la pistola in pugno, Cagalli gli passò l’altra mano tra i capelli, all’altezza della nuca. Una carezza gentile, che neanche lei riuscì a spiegarsi. Quindi, lentamente, si scostò da lui, sedendogli accanto. Per diversi istanti non ebbero più il coraggio di guardarsi negli occhi.
   «Dovresti riposare ancora un po’», mormorò atona la ragazza, alzandosi in piedi e rinfoderando l’arma. Sapeva che non l’avrebbe mai usata, non contro di lui. Athrun non rispose, e quando lei si voltò a guardarlo, si accorse che era rimasto immobile. Quel ragazzo, che con lei era stato protettivo e gentile, che aveva sopportato di essere aggredito e ingiuriato senza neanche reagire, non poteva davvero aver commesso un crimine del genere. Ma lo aveva confessato, fra le lacrime, con l’animo in pezzi, distrutto da un dolore più grande di lui.
   Cagalli si chiese se non fosse stata anche colpa sua: aveva avuto l’occasione di premere il grilletto, quel giorno, quando si erano conosciuti e lui aveva abbassato la guardia, e invece non lo aveva fatto. Aveva preferito dare ascolto al cuore, alla riconoscenza che gli doveva per essersi preso cura di lei. Eppure sapeva che Athrun avrebbe usato l’Aegis per combattere ancora, per affrontare e annientare altri nemici. Quello che però la ragazza non poteva immaginare era che lui lo avrebbe usato anche per uccidere Kira. Una persona per lui importantissima. Il suo migliore amico. Un fratello.
   E ora era lì, un guscio vuoto, che fissava il nulla, che non reagiva ad alcuno stimolo. Cagalli era amareggiata, ma non riusciva ad odiarlo. Non poteva.
   «Athrun...?» chiamò, riuscendo a scuoterlo appena. Il suo volto, devastato dal dolore, le faceva sanguinare il cuore quanto la consapevolezza che non avrebbero più rivisto il loro amico comune. Trattenne a malapena un nuovo singhiozzo e, lentamente, tornò a prenderlo per le spalle, questa volta con più dolcezza. «Dovresti riposare», ripeté con voce tremante per il pianto che ancora le serrava la gola. Athrun sollevò su di lei due occhi vacui, profondamente tristi. La ragazza si trattenne a stento dall’abbracciarlo. Consolare chi aveva provocato tanto dolore, anzitutto a se stesso... era assurdo. Eppure non riuscì a fare a meno di spingerlo gentilmente contro il materasso, affinché si stendesse ancora un po’. Lui non disse nulla. Rimase fermo a guardare il soffitto, come se lei non fosse lì.
   La ragazza decise di farlo respirare per una manciata di minuti. Avanzò stancamente verso il portello che divideva la cabina dal resto del mezzo di soccorso e uscì per dare voce a Kisaka, per informarlo che il soldato era meno ferito di quanto sembrasse inizialmente. Almeno nel fisico. Il colonnello le fece sapere a sua volta che da Carpentaria i suoi commilitoni erano già partiti per raggiungerli e riprendere con loro quel prezioso Red Coat. Si trattava nientemeno che del figlio di Patrick Zala, neo eletto presidente delle PLANT. Estremista, fermo sostenitore della guerra contro i naturals.
   Tornando da lui, Cagalli si domandò in cosa, esattamente, Athrun somigliasse a suo padre. Se fosse stato come quell’uomo, non si sarebbe preoccupato per lei, oltre un mese prima. Aveva persino rischiato di prendersi un proiettile a causa sua, facendole da scudo con il proprio corpo. Più ci pensava, più si convinceva che quello che si trovava lì davanti a lei non era altro che un ragazzo smarrito - come lo era stato anche Kira.
   Lo trovò seduto di nuovo sul letto, questa volta con le gambe nude oltre il bordo, come se dovesse alzarsi da un momento all’altro. La verità era che neanche Athrun sapeva più cosa doveva fare.
   In un momento come quello, in cui lei stessa era devastata dell’angoscia, non se la sentì di dirgli più nulla. Sedette distante da lui, ma abbastanza vicina da tenerlo d’occhio. Per vegliare su quell’anima persa.
   Non lo avrebbe abbandonato. Si sarebbe presa cura di lui, come Athrun aveva fatto con lei, senza neanche sapere chi fosse. Perché in fin dei conti, non era colpa sua. La responsabilità era tutta degli adulti, di quei maledetti guerrafondai vendicativi, come lo era il suo stesso padre.
   Fu allora che, fra la rabbia, la tristezza e il dolore, nel suo cuore si fece largo un nuovo sentimento: la tenerezza. Decise che, semmai le loro strade si fossero incrociate ancora una volta, lo avrebbe salvato. Anzitutto da se stesso.



 
  
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