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Autore: Shainareth    10/10/2023    2 recensioni
[Gundam SEED] Le sue amiche erano morte in battaglia, mentre lui aveva perso suo padre. No, questo non era vero. Lo aveva perso molto tempo prima, forse già quando era morta sua madre, oltre un anno e mezzo prima. Questa volta però non era solo nel suo dolore né avrebbe lasciato che lo fosse lei, che a Orb aveva già perso tanto.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Athrun Zala, Cagalli Yula Athha
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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SALVEZZA
 

Nonostante i rumori di sottofondo, sulla nave sembrava regnare il silenzio. Profondo, luttuoso. Erano da poco rientrati sulla Kusanagi a bordo dello Strike Rouge - unica unità a essere rimasta quasi integra. Non era stato facile starci in tre, ma erano salvi, e questo era ciò che contava davvero. Kira era il più provato di tutti. Era comprensibile, aveva lottato fino allo stremo e aveva perso una persona a lui molto cara. Athrun non aveva fatto domande, decidendo di rispettare il suo dolore. Dopo aver fatto rapporto ai membri dei tre equipaggi, aveva lasciato che l’amico scivolasse via da loro, accolto fra le braccia di Lacus, che si era precipitata per sostenerlo. Accertatasi che anche loro due stessero bene, la ragazza aveva poi condotto Kira con sé, sull’Eternal, dove avrebbe vegliato su di lui, cullandolo nella sua dolcezza.
   Athrun volse lo sguardo alla sua sinistra: con la fronte pigiata contro il vetro che affacciava sull’hangar, Cagalli seguiva le operazioni di recupero di ciò che rimaneva degli M-1. Le sue amiche erano morte in battaglia, mentre lui aveva perso suo padre. No, questo non era vero. Lo aveva perso molto tempo prima, forse già quando era morta sua madre, oltre un anno e mezzo prima. Questa volta però non era solo nel suo dolore né avrebbe lasciato che lo fosse lei, che a Orb aveva già perso tanto.
   Le passò un braccio attorno ai fianchi e l’avvicinò a sé fino a immergere il naso fra i suoi capelli biondi, solleticandole il punto sotto il lobo dell’orecchio. Pur sorpresa da quel gesto improvviso, la sentì ridacchiare per il brivido che le regalò e quando lei gli rivolse un sorriso, il suo cuore si sentì più leggero. «Anche se hai già fatto tanto per me, ho ancora un favore da chiederti», le disse. La vide inalberare un’espressione contrariata, ma prima ancora che lei aprisse bocca, Athrun continuò: «Non c’è più motivo che io resti sull’Eternal. Il Justice è andato e Kira è in buone mani. Perciò mi chiedevo se fosse possibile rimanere qui sulla Kusanagi.»
   Anziché rispondergli, Cagalli si tuffò contro il suo petto e subito lui ricambiò l’abbraccio, con tutto l’affetto che sentiva di provare nei suoi confronti. Le doveva la vita. Forse non soltanto quella.
   «Però hai lasciato la tua roba sull’Eternal», considerò la ragazza, poiché avevano ancora entrambi indosso le tute da pilota.
   «Andrò a recuperarla più tardi», le rispose serafico il giovane, incrociando di nuovo i suoi occhi. «Se sarai così gentile da prestarmi qualcosa, come quando mi sono aggregato a voi.»
   «Vorrà dire che dovrai adattarti ai miei abiti da principessa», ribatté lei, con sguardo divertito.
   Pur preso in contropiede, Athrun non trattenne un sorriso. «Temo che non si intonerebbero ai miei stivali da soldato.» Ridendo, Cagalli lo afferrò per un braccio e lo trascinò via con sé. Lei e Kira erano tutto ciò che gli rimaneva. Non si era ancora interrogato su cosa avrebbe fatto da quel momento in poi, l’unica sua certezza era che non voleva separarsi da loro.
   Quando la porta dello spogliatoio si aprì, la Principessa tentennò alla vista degli armadietti delle altre ragazze. Il giovane le circondò di nuovo le spalle con un braccio, poggiando una guancia contro la sua testa. «Coraggio», le mormorò, incitandola a entrare.
   Prendendo un respiro profondo, Cagalli gli diede ascolto. Poi però si fermò per rivolgergli uno sguardo implorante. «Resteresti con me?»
   Athrun non ebbe cuore di dirle di no e la raggiunse. Si cambiarono insieme, dandosi le spalle in modo da rispettare la rispettiva privacy. Benché in silenzio, la sola presenza dell’altro rassicurava.
   «Rientrerai con noi a Orb?» domandò a un tratto la ragazza, quando ebbero finito. Il soldato si voltò a guardarla. Cagalli lo fissava da sotto in su con quegli occhi sinceri e profondi che lui stava imparando ad amare.
   Chiuse l’armadietto in cui aveva riposto la tuta da pilota e si diede lo slancio verso di lei. «In tutta onestà, ora come ora non me la sento di tornare sulle colonie», rispose, lo sguardo basso avanti a sé. Non aveva idea di come lo avrebbero accolto. Soprattutto, non voleva essere associato a suo padre. Fino all’ultimo era stato un’immensa delusione. Serrò i pugni ai lati del corpo. L’uomo che aveva guidato l’esercito di ZAFT negli ultimi mesi si era dimostrato assai diverso da quello che lo aveva messo al mondo. La morte della moglie lo aveva devastato. Non era riuscito a superarla, questo Athrun lo capiva. Ciò che però non era riuscito davvero a condividere fino in fondo era quel maledetto desiderio di vendetta che lo aveva fatto letteralmente impazzire.
   «Se vuoi, puoi venire a stare da me.»
   Sgranò gli occhi e si volse di scatto verso Cagalli. Quella proposta, così genuina, così meravigliosamente dolce, gli spiazzò il cuore. Athrun non sapeva cosa mai avesse fatto per meritare una fortuna come quella. Perché sì, nonostante tutte le tragedie che aveva vissuto sulla propria pelle, quella ragazza era senza dubbio la sua salvezza. Pur essendosi imbattuto nel suo lato più selvaggio durante il loro primo incontro, negli ultimi tre mesi, vivendo quotidianamente accanto a lei, aveva imparato a conoscere anche tutta la tenerezza che aveva nel cuore.
   «Casa mia è fin troppo grande e adesso che non c’è neanche più mio padre...»
   La voce le si smorzò, ma non ci fu bisogno di altro perché lui comprendesse la sua solitudine. Le sfiorò il viso con una carezza, le passò l’altra mano dietro la schiena per avvicinarla a sé e si sporse per baciarla, come aveva fatto prima di uscire in battaglia insieme a lei. Cagalli non oppose resistenza, ma un attimo prima che le loro labbra si toccassero, il giovane si ritrovò qualcosa premuto contro la faccia. Riaprì gli occhi che aveva chiuso, mentre lei cercava goffamente di spingerlo via con il palmo della mano.
   «Che c’è?» domandò, spaesato, senza tuttavia mollare la presa. La ragazza era agitata e farfugliava cose sconnesse, in preda a sentimenti che lui non riusciva a interpretare. Possibile che avesse frainteso tutto? No, si disse, altrimenti lo avrebbe schiaffeggiato già la prima volta. E allora, qual era il problema?
   Cagalli prese fiato e, arrendendosi alla forza di lui, abbassò lo sguardo con aria mortificata. «A Orb c’è qualcuno che mi aspetta...» rivelò a quel punto, con un filo di voce.
   Istintivamente Athrun allentò la presa attorno al suo corpo e, fissandola intontito per quell’ennesima batosta, farfugliò: «Hai un... ragazzo?»
   Lei scosse la chioma bionda. Lui sospirò di sollievo. Gli occhi lucidi e penetranti di Cagalli tornarono nei suoi. «Si tratta di un accordo politico...» pigolò in tono malfermo.
   Per un attimo la mente del giovane si svuotò. Poi, quando riuscì di nuovo a collegare le sinapsi, si rese conto di essere un perfetto imbecille: Cagalli era l’erede, sia pur adottiva, della famiglia più importante dell’Emirato di Orb. Era ovvio che avessero preso per lei degli accordi matrimoniali. Non aveva neanche senso rimanerci male, non era colpa sua né poteva accusarla di averlo preso in giro: era sempre stato lui ad abbracciarla, ed era anche stato lui a baciarla per primo.
   Nonostante tutto, paragonato a quello che avevano appena passato lì fuori nello spazio aperto, ad Athrun quella notizia parve solo una grande sciocchezza. Probabilmente ripensandoci si sarebbe arrabbiato e depresso, ma in quel momento tutto ciò che voleva, tutto ciò di cui aveva bisogno, era lì davanti a lui. E poi, si disse, un accordo matrimoniale poteva anche saltare, proprio come era accaduto a quello che era stato siglato per lui e Lacus.
   «Lui ti piace?» domandò in tono calmo, a dispetto delle emozioni che sentiva rimescolarsi nello stomaco.
   «Non lo sopporto!» fu l’onesta risposta di Cagalli. Così spontanea che quasi gli venne da ridere. «È un pallone gonfiato! Non vale neanche la metà di te!»
   «Mi basta sapere questo», commentò Athrun, riprendendo le sue azioni esattamente da dove era stato costretto a interromperle. Agguantò Cagalli per la vita e l’attirò a sé, baciandola senza la minima remora. Lei mugolò una protesta contro le sue labbra, ma un istante dopo il giovane la sentì sciogliersi fra le sue braccia come burro fuso. Aveva perso fin troppo, nell’ultimo anno e mezzo. Non avrebbe permesso a niente e nessuno di portargli via l’unica cosa bella che gli aveva regalato la guerra.










So di aver già scritto (BEN QUATTORDICI ANNI FA, AIUTO!) sull'argomento, ma volevo mettermi alla prova e vedere cosa sarei riuscita a buttare giù dopo tutto questo tempo. Ammetto di aver riletto l'altra shot (dal titolo Convenzioni sociali, se vi interessa cercarla nel mio profilo) solo dopo aver finito questa e mi sono resa conto di come in effetti Cagalli (secondo me) non può aver aspettato tanto per dire una cosa così importante ad Athrun.
Scrivendo questa, poi, ho riflettuto sul fatto che, almeno sulle prime, dopo tutto quello che avevano appena passato, Athrun non poteva far altro che rispondere in modo educato l'equivalente di un più ruspante 'stica**i! E a ragione, direi.
Detto ciò, mando un bacio a quelle due persone tanto adorabili che rispondo ai nick di Tynuccia (che oggi ha bisogno di tante coccole) e Lacus Clyne (che è talmente carina che mi chiedo seriamente se non sia quella vera).
Shainareth




 
  
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