Serie TV > I ragazzi della prateria
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Autore: Buckette    11/10/2023    0 recensioni
Un terribile incidente segnerà per sempre la vita di una giovane donna che dovrà scegliere come vivere e con chi
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
Buck, un giovane ed aitante mezzosangue kiowa, di madre indiana e padre bianco che l’aveva violentata, era fuori per una cavalcata. Prima della guerra civile americana aveva lavorato per 18 mesi per il Pony Express, ma quando aveva visto morire o partire per la guerra quella che ormai era diventata la sua famiglia e dopo aver capito che nessuno gli avrebbe mai dato un lavoro tra i bianchi in periodo di guerra, non volendo prendere parte ad un conflitto che non sentiva suo, aveva deciso di raggiungere l’accampamento del fratellastro Orso Rosso e di tornare a vivere tra i kiowa.
Da ragazzino aveva lasciato la sua gente perché non si sentiva davvero uno di loro, gli altri membri della tribù lo guardavano con sospetto e Buck non era riuscito a tollerarlo a lungo. Era stato accolto dalle suore di una missione dove aveva studiato, ma anche lì era trattato con disprezzo dagli altri ragazzi bianchi, così se ne era andato con l’amico e quasi fratello Ike ed entrambi avevano trovato lavoro per il Pony Express.
Quando Orso Rosso aveva visto arrivare il fratello al suo accampamento, era pronto ad attaccarlo perché Buck si era rifiutato di diventare un suo guerriero ed aveva fatto la sua scelta, ma quando l’aveva visto disarmato, aveva capito che il fratello aveva bisogno di aiuto. Buck gli aveva parlato e si era confidato con lui e da quel giorno era tornato a vivere nella tribù del fratello.
Ogni tanto, però, sentiva la necessità di intraprendere delle lunghe cavalcate in solitudine, per cercare di placare il suo spirito tormentato. In quel pomeriggio di inizio aprile, stava godendosi la piacevole brezza primaverile, quando da lontano vide del fumo alzarsi tra la prateria.
Temendo che fosse scoppiato un incendio da qualche parte, si diresse in quella direzione, ma una volta avvicinatosi, rimase sconvolto.
“Che diavolo è successo qui ?”
Davanti a lui delle carovane rovesciate ed avvolte dalle fiamme e corpi senza vita sparsi qua  e là.
D’istinto si mise a rigirare i corpi per vedere se ci fosse qualche sopravvissuto, anche se temeva che fosse già troppo tardi.
Stava per andarsene, quando sentì un gemito provenire da un gruppo di persone un po’ più lontane delle altre. Si avvicinò con cautela e vide che una giovane donna era ancora viva.
Cercò di rianimarla, ma non riuscendoci, decise di caricarla sul suo cavallo e di portarla alla sua tenda. Guardò prima se avesse qualche ferita e notò che perdeva sangue da un fianco. Cercò di tamponare come potè il sangue e si lanciò al galoppo, cercando di non farle prendere troppi colpi.
“Questa povera ragazza avrà visto l’inferno.  Devo arrivare alla mia tenda prima che si svegli o temo che possa spaventarsi tremendamente trovandosi a cavallo con me”
Buck, guardandosi intorno, aveva capito che quelle carovane erano state assalite da una tribù di Arapaho e se la ragazza si fosse svegliata su un cavallo guidato da un indiano, avrebbe potuto commettere una pazzia.
La fortuna fu dalla sua parte e quando arrivò all’accampamento la giovane era ancora incosciente.
Suo fratello Orso Rosso, vedendolo tornare così di fretta, gli andò incontro.
“Cosa succede fratello? Chi è questa donna?”, gli chiese vedendo la ragazza svenuta sul suo cavallo appoggiata a lui.
“Andiamo nella mia tenda”. Orso Rosso lo seguì.
Buck scese da cavallo e presa la ragazza tra le braccia, la portò nel suo tepee seguito dal fratello.
“Mi vuoi dire cos’è successo?”, chiese di nuovo incalzandolo Orso Rosso.
Buck adagiò sulle pelli stese a terra la giovane, poi si alzò e rispose: “Dobbiamo curarla, è ferita. Stavo cavalcando quando ho visto del fumo. Ho raggiunto il luogo ed ho trovato delle carovane assalite da un gruppo di Arapaho, li ho riconosciuti dalle frecce scagliate. Ho guardato se ci fosse qualche superstite ed ho trovato lei. Dobbiamo chiamare l’uomo della medicina e le donne per aiutarla”
“Il tuo comportamento è stato encomiabile, ma sai che ora dovrai assumertene la responsabilità”, gli disse il fratello.
“Cosa vuoi dire?”
“Conosci le nostre leggi. Lei è un tuo bottino e se non la prenderai in moglie dovrò assegnarla a qualcun altro quando si riprenderà”
“Ma come puoi pensare a questo ora, non sappiamo nemmeno se sopravviverà!”
“Lo so, ma è bene che tu sia pronto a prendere una decisione: o la prenderai in moglie o la lascerai nelle mani di qualche altro guerriero che si batterà per lei”
“Ma pensa a cosa deve aver vissuto questa povera donna! Non possiamo trattenerla anche contro la sua volontà ed obbligarla a sposare un uomo che non conosce”
“Sei ancora troppo legato al mondo dei bianchi, hai forse dimenticato le nostre leggi?”
“Non le ho dimenticate, ma credevo che almeno tu mostrassi un po’ di umanità”
“E’ proprio perché dimostro umanità che voglio che la prenda in moglie tu. Ti conosco e so che farai la cosa giusta per lei. Se diventerà tua moglie, nessuno potrà giudicare il vostro rapporto, se mi capisci…”
“Forse hai ragione. D’accordo, ma ora la priorità è curarla e farla sopravvivere”
Buck sapeva che il fratello aveva ragione: se non l’avesse presa con sé come sua moglie avrebbe potuto essere data a qualche guerriero come Aquila nera o Penna d’aquila, superbi e non molto accondiscendenti con le prigioniere. Doveva proteggerla e poi…. Una volta guarita l’avrebbe aiutata a tornare tra la sua gente.
Andarono a chiamare le donne e l’uomo della medicina che si presero cura di lei e le medicarono la ferita. Le tolsero gli abiti sudici ed insanguinati e la vestirono con una tunica di daino, tipica veste delle donne della tribù. Quando fu pronta, Buck venne ammesso nella tenda.
“Non ha ancora ripreso i sensi?”, chiese all’uomo della medicina.
“No, ha la febbre alta, la ferita si è infettata. La prossima notte sarà decisiva”
“Grazie”, rispose Buck e lo congedò.
Vegliò la ragazza tutta la notte, cercando di farle bere acqua fresca e passandole un panno bagnato sulla fronte.
La mattina dopo Orso Rosso e le donne andarono da lui.
“Come sta?”, chiese Orso Rosso a Buck.
“Ha dormito tranquilla ma ha ancora la febbre, anche se non scotta più. Sto aspettando l’uomo della medicina”
Orso Rosso annuì e lo lasciò con le donne che si presero cura di lei. Quando arrivò l’uomo, la visitò e gli disse: “La febbre sta scendendo, se riprenderà i sensi prima di sera sarà fuori pericolo”.
Buck lo ringraziò e tornò nel tepee. Le donne portarono un po’ di brodo e Buck cercò di farglielo ingoiare. Ad un tratto, la donna si scosse e tossì, come se il brodo le fosse andato di traverso.
Buck cercò di sollevarla un po’ prendendola tra le braccia e la giovane aprì gli occhi. Al momento sembrò spaesata, ma quando capì che si trovava in una tenda indiana tra le braccia di un uomo, si mise a gridare terrorizzata.
Le donne a loro volta si spaventarono e scapparono fuori dalla tenda, mentre Buck cercò di tranquillizzarla.
“Stai calma, non voglio farti del male, non sono uno di loro. Ti ho trovata svenuta vicino alla tua carovana e ti ho portata qui per curarti, non devi avere paura”.
La ragazza, ascoltate le sue parole, lo guardò in volto e sembrò tranquillizzarsi. Gli occhi scuri e profondi dell’uomo sembravano buoni e sinceri.
“Dove sono?, E i miei parenti ed amici?”, chiese con un filo di voce.
Buck la aiutò a sedersi e poi le disse: “Sei nella mia tenda, nell’accampamento kiowa di mio fratello Orso Rosso. Io mi chiamo Buck Cross. Ieri mentre ero a fare una cavalcata ho visto del fumo, ho seguito la scia ed ho trovato le vostre carovane assalite e bruciate da un gruppo di indiani Arapaho, nostri nemici. Tu purtroppo sei l’unica superstite. Hai riportato una ferita al fianco che si è infettata e ti è venuta la febbre alta. Il nostro uomo della medicina e le nostre donne si stanno prendendo cura di te, devi stare tranquilla”.
Al sentire quelle parole, la ragazza scoppiò in lacrime. Buck provò a stringerla a sé ma la sentì irrigidirsi, quindi la lasciò, ma lei decise di fidarsi e si aggrappò al suo petto. Buck la lasciò sfogare e poi le prese il viso fra le mani, la guardò nei suoi luminosi occhi verdi arrossati dal pianto e le disse: “Andrà tutto bene, vedrai. Ti aiuteremo a guarire ed a riprenderti”
Buck omise di raccontarle che era stata affidata a lui come moglie, non voleva turbarla per ora.
“Grazie”, si limitò a dirgli e si rimise sdraiata.
“Hai fame? Vuoi qualcosa da mangiare? Ho potuto darti solo un po’ di brodo”
“No, grazie, sto bene così”
“Va bene. Chiamami se hai bisogno di qualunque cosa. Posso solo chiederti il tuo nome?”
Lei lo guardò e gli rispose: “Cristina. Sono italiana”
“Piacere di conoscerti Cristina. Ora riposa” ed uscì dalla tenda.
Orso Rosso gli andò incontro e Buck gli raccontò del risveglio della ragazza.
“Non le ho detto che sarà mia moglie, non voglio spaventarla e ti prego di fare altrettanto”
Orso Rosso annuì comprensivo.
Cristina sprofondò in un sonno profondo ma tormentato e le donne che Buck aveva mandato nella sua tenda cercarono di farla stare tranquilla.
Buck era seduto fuori dalla tenda di suo fratello pensieroso, quando venne raggiunto da alcuni guerrieri kiowa che si rivolsero a Orso Rosso: “Abbiamo saputo della donna trovata da Buck, dov’è ora?”
“Nella mia tenda”, rispose Buck mettendosi sulle difensive.
“La donna è stata affidata a lui e sarà sua moglie. Lui l’ha trovata e lui ha diritto di tenerla con sé”, precisò Orso Rosso.
I guerrieri guardarono Buck di sottecchi, non fidandosi di lui. Uno di loro, Penna leggera, gli disse: “Cerca di non violare le nostre leggi o interverremo noi”
“Mio fratello conosce perfettamente le nostre leggi e le rispetterà, non dovete temere” e li congedò. Poi si rivolse a Buck e gli disse: “Vedi a cosa mi riferivo prima? Prenderla in moglie è l’unico modo per salvarla davvero”.
Buck annuì, si alzò e tornò nella sua tenda.
Cristina si stava svegliando in quel momento. Quando aprì gli occhi si trovò di nuovo smarrita, ma poi, vedendo Buck, si ricordò di quanto lui le aveva raccontato.
“Come stai?”, le chiese mentre congedava le donne e le toccava la fronte: era fresca.
“Sembra che la febbre sia scomparsa”, continuò.
“Meglio, grazie. Ho dormito a lungo anche se il mio sonno è stato molto agitato. Mi è sembrato di rivivere l’assalto ed è stato terribile”.
“Posso immaginarlo. Ti va di parlarne o è ancora presto?”.
Cristina annuì: “Forse potrebbe aiutarmi. Come ti ho detto, sono italiana. Con i miei zii sono venuta qui per costruire un ranch tutto nostro e tentare la fortuna, come molte altre famiglie. Stavamo percorrendo la prateria con le nostre carovane quando siamo stati assaliti da una tribù indiana. E’ stato terribile, hanno incominciato ad urlare ed a scagliare frecce e vedevamo cadere a terra i nostri amici come cavallette. Io ed i miei zii siamo scesi dalla nostra carovana per tentare la fuga, ma siamo stati raggiunti da alcuni guerrieri che ci hanno colpito alle spalle. Ho sentito un corpo travolgermi e gettarmi a terra e poi non ricordo più nulla, devo avere perso i sensi”. Le lacrime le sgorgarono abbondanti dagli occhi.
Buck la prese tra le braccia e lei si lasciò stringere. Rimasero così per un po’, poi lei si staccò e riprese: “Non ti ho ancora ringraziato per avermi salvata. Ti devo la vita”
“Chiunque al posto mio lo avrebbe fatto”, si schernì lui.
“Non ne sono convinta, ma grazie. Quando potrò andarmene?”
Buck rimase per un attimo in silenzio, riteneva che non fosse ancora arrivato il momento di dirle tutta la verità. Rispose poi: “Devi prima riprenderti. La febbre ti è appena scesa e la ferita deve essere perfettamente pulita e rimarginata prima di poterti muovere e cavalcare, ammesso che tu lo sappia fare”
“Non saprò sostenere delle gare, ma al passo so andare”
“Bene, ne parleremo quando sarà il momento. Per ora pensa a riprenderti. Le donne che erano qui ti aiuteranno a stare meglio ed a vivere più serena questo soggiorno”
“Dovrò rimanere nella tua tenda?”
“E’ meglio non muoverti per ora, ma stai tranquilla, dormirò dalla parte opposta. Spero che non ti dispiaccia dividere almeno i pasti con me”
Cristina arrossì perché pensò di essere sembrata un’ingrata e si affrettò a rispondere: “No, no, è solo che sai, una donna ed un uomo sotto la stessa tenda, ecco… nella nostra cultura non è permesso”
“Non ti preoccupare ora dei pregiudizi, noi abbiamo usanze diverse e nessuno ti giudicherà, soprattutto perché sei ferita”
Cristina annuì ed abbassò lo sguardo. Buck fece lo stesso, dispiaciuto perché la stava ingannando, ma non poteva certo turbarla ora con la verità. Doveva prendersi qualche giorno per farla stare meglio.
“E tu? Non hai un tipico nome indiano…”
Buck si rabbuiò in volto. Cristina se ne accorse e gli disse dispiaciuta: “Scusa, non dovevo, sono stata invadente”
“No, non preoccuparti. In effetti io non sono totalmente kiowa, mia madre lo era ma mio padre era un bianco che l’ha presa con la forza e l’ha abbandonata”
“Mi dispiace, non volevo riportarti alla mente ricordi dolorosi”
“Tranquilla, l’ho superato. Ho vissuto per un po’ con i kiowa ma poi li ho lasciati perché non mi accettavano. Ho vissuto in una missione e poi ho lavorato per il Pony Express. Dopo lo scoppio della guerra sono tornato da mio fratello Orso Rosso, il capo tribù, perché ho capito che nel mondo dei bianchi non c’era più posto per me”.
Buck abbassò lo sguardo e Cristina provò una stretta al cuore per la sua storia.
Scese il silenzio fra di loro, finchè entrò nella tenda l’uomo della medicina. Buck uscì per permettergli di visitarla. Quando uscì gli disse: “Sta bene, è fuori pericolo. Adesso deve solo curare la ferita e poi potrà dedicarsi a te e riprendere le sue attività di moglie, o meglio impararle. Tra qualche giorno potrà già alzarsi un po’.”.
Buck non parlò ma si limitò ad annuire, sperando che Cristina non li avesse sentiti. Decise di aspettare che si rimettesse in piedi prima di essere completamente sincero con lei.
Entrò e le disse che stava migliorando e che presto avrebbe potuto provare ad alzarsi. Cristina gli sorrise.
”Hai fame? Vado a chiamare le donne per portarci qualcosa. Se ti fa piacere posso cenare qui con te, se invece vuoi restare sola, basta che tu me lo dica. Noi di solito ci raduniamo tutti fuori per cenare insieme, ma tu avrai il privilegio di avere la cena a domicilio” e le sorrise, cercando di sdrammatizzare la tensione.
“Mi farebbe piacere non stare del tutto sola e mi sentirei anche più sicura. Non so di chi posso fidarmi…”
“Lo capisco. Vado a prendere qualcosa” ed uscì. Tornò poco dopo con del cibo che appoggiò su una tavola di legno preparata al momento per permettere a Cristina di appoggiare il necessario per mangiare.
Cristina lo ringraziò e si misero a cenare in silenzio. C’era tensione fra di loro: Buck non era a suo agio perché le stava mentendo e Cristina era confusa, non sapeva cosa provasse per quel mezzosangue che l’aveva salvata. Era timorosa perché restava pur sempre un indiano, ma sentiva che era buono e che poteva fidarsi di lui. Decise di affidarsi al destino: se lui l’aveva salvata, certo non le avrebbe fatto del male.
Dopo un po’, entrarono delle donne a prendere i resti ed i due poi rimasero di nuovo soli. L’imbarazzo stava crescendo e Buck decise di uscire a prendere una boccata d’aria.
“Vado a salutare mio fratello prima di mettermi a dormire, torno fra poco. Tu dormi pure se hai sonno”
“Mi piacerebbe prima conoscere tuo fratello se fosse possibile”
“Oh, certo, vado a chiamarlo” ed uscì.
Appena ebbe varcato il tepee si sentì più leggero. Si sentiva tremendamente in colpa e sperava di poterle parlare con sincerità il prima possibile.
“Fratello, come sta la nostra convalescente?”, gli chiese Orso Rosso quando lo vide arrivare.
“Meglio, la febbre è scomparsa e l’uomo della medicina ha detto che tra qualche giorno potrà incominciare ad alzarsi. Allora le parlerò. Ora vorrebbe conoscerti”
“Davvero? Andiamo! Sono felice che stia meglio e spero che tu possa alleggerirti la coscienza il prima possibile”.
Buck annuì: sapeva che il fratello riusciva a leggergli nel cuore e che lo capiva.
Entrarono nel tepee.
“Benvenuta sorella, come stai?”
Cristina fece per alzarsi ma fu pervasa da un’acuta fitta.
“No, non devi!”, esclamò Buck precipitandosi verso di lei.
“Stai seduta, non ti affaticare. Buck mi ha detto che presto potrai alzarti”
“Sì, grazie per la vostra ospitalità e mi dispiace di darvi tutto questo disturbo”
“Pensa a riprenderti e goditi un po’ di riposo. Buck si prenderà cura di te. Ti lascio riposare. Buona notte, Ci vediamo presto”
“Grazie ancora”, gli rispose.
Quando Orso Rosso fu uscito, Buck stese le coperte dalla parte opposta del tepee e si sdraiò dopo aver augurato a Cristina la buona notte: “ Cerca di riposare e di dormire tranquilla, non corri nessun pericolo qui”
“Grazie Buck, lo so. Buona notte”
I due si sdraiarono ma entrambi faticarono a prendere sonno: lui avrebbe voluto prenderla tra le sue braccia e stringerla forte per confortarla; lei non capiva quella strana sensazione che provava in sua compagnia.
 
   
 
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