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Autore: Haydan    11/10/2023    0 recensioni
I condmìni sono i luoghi in cui le vite di molteplici persone si mescolano. Anche quando non sembra esserci niente che le accomuna, una riunione condominiale può unirli nella lotta ai propri diritti, mostrando quanto le emozioni, seppur mosse da ragioni diverse rappresentano un fulcro comune nella natura umana.
Una storia corale, dove le vite di persone tra loro completamente diverse si intrecciano in un evento che porterà ognuno ad esplorare il proprio io interiore.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO
 
Poteva essere un lunedì come tutti gli altri quello che si prospettava all’orizzonte, ma già dal momento in cui non aveva sentito la sveglia, aprendo gli occhi chiaramente tardi rispetto alla sua consueta tabella di marcia, Nick aveva capito che sarebbe stata una giornata difficile e lunghissima.
Solo di dieci minuti consisteva il ritardo che aveva accumulato quando, grugnendo e con un occhio semichiuso, aveva recuperato il telefono che trillava fastidiosamente dal comodino. Fuori, il cielo era ancora buio mentre scendeva le scale che lo portavano in cucina, i piedi nudi indolenziti dal risveglio che si trascinavano sulle scale di legno. Senza comprendere esattamente chi fosse, aveva assemblato la colazione e l’aveva infilata nel tostapane, solo dopo essersi premurato di accendere la macchina per il caffè e sedersi pigramente al tavolo, lo sguardo vuoto nel silenzio assordante della casa dormiente, unico rumore tollerato prima di mettere il naso fuori casa per andare al lavoro. Si versò un bicchiere d’acqua prima di rendersi conto che non aveva tempo da perdere, altrimenti i suoi rituali sarebbero stati irrimediabilmente rovinati dalla sua pigrizia e la sua giornata sarebbe stata per sempre compromessa.
Versò il caffè in una tazzina e mentre lasciava che si raffreddasse iniziò a preparare lo zaino, maledicendosi per non averlo fatto la sera prima. Si sedette nuovamente al tavolo e si prese cinque minuti esatti per consumare la colazione. Sgranocchiò il toast e bevve in un sorso il caffè, lo sguardo posato sullo schermo del telefono in cui le prime notizie del giorno scorrevano senza apparente senso. I neuroni iniziarono la loro danza di giubilo nel cervello ancora assonnato, ricordandogli la moltitudine di cose che avrebbe dovuto svolgere durante il giorno al lavoro.
Grugnì.
Recuperò una sigaretta dal pacchetto che giaceva sulla libreria e si diresse in bagno.
Si sedette sulla tazza fredda e accese la prima sigaretta della giornata.
Sapeva da molto tempo ormai che quello era il momento migliore della giornata. Il suo momento. Quindici minuti esatti per rispondere ai suoi bisogni corporali mentre si guastava la sigaretta più buona della giornata, fuori dal vorticare violento in cui nuotava quotidianamente. Il fumo della sicurezza. La sua schiavitù dal fumo iniziava alle 6.40 di ogni mattina – quel giorno dieci minuti dopo -, ma la vera prigionia era iniziata almeno vent’anni prima e nell’ultimo periodo si era fatta così stringente da avere la meglio su qualunque altra cosa.
Sullo schermo del telefono passò il quindicesimo minuto.
Tempo scaduto.
Si pulì e si diresse al lavandino. Era giunto il momento delle abluzioni. Lasciò che lo spazzolino elettrico facesse il suo dovere mentre controllava attentamente la dentatura, feticcio di vanità.
Merda, sono ingialliti!
Pensò.
In realtà lo pensava da quando aveva iniziato a fumare, ma nonostante la maniacale attenzione ai suoi denti, non era un elemento sufficiente per abbandonare il vizio. C’era un certo conforto nello stringere tra le dita quel sottile ammennicolo puzzolente.
Avere le mani occupate e, periodicamente, portarsele alla bocca lo faceva sentire schermato dall’altro. Protetto. Come se quel muro che la sua testa creava nei rapporti interpersonali prendesse una forma concreta. Lo aveva visto fare in tanti film: sguardo corrucciato quando aspirava, labbra socchiuse mentre soffiava. Sentiva di avere una certa autorevolezza quando compiva quel gesto, come se indossasse gli abiti più comodi che aveva nell’armadio.
Terminò di lavarsi e indossò i vestiti che aveva stirato la sera prima. Lanciò un rapido sguardo allo specchio per confermare che tutto fosse al suo posto e prese di nuovo in mano il telefono per controllare l’orario.
Perfettamente puntuale.
Era riuscito a recuperare otto dei dieci minuti di ritardo con cui si era svegliato; pertanto, aveva tempo di sedersi sulla tazza almeno altri dieci minuti prima di costringersi ad uscire di casa e cercare di azzannare il mondo.
Si accese un’altra sigaretta mentre rilassava le sue membra sulla plastica che ancora languiva al calore della defecata precedente.
Se la prima sigaretta manteneva ancora qualche barlume di vezzo da concedersi prima di affrontare la giornata, la seconda era completamente frutto della sua più profonda schiavitù. Questa aveva un significato ben preciso e unico: assicurarsi che tutto il putridume del suo corpo fosse eliminato prima di iniziare il suo tempo in mezzo agli altri, cercando di mantenere le perfette apparenze di cui si ammantava. Nulla doveva essere fuori posto, nessun rischio di dover andare in bagno quando la situazione non lo richiedeva. Niente di tutto quello che gli altri avrebbero potuto ritenere fuori luogo, se non l’odore nauseabondo del fumo che si mescolava a quello del profumo che si spruzzava prima di uscire di casa.
Ma questo non importava. I suoi sensibilissimi recettori olfattivi percepivano quella mistura come il profumo della vittoria.
Il profumo della sicurezza.
Era ormai scattata l’ora fatidica e dopo l’ultima controllata di rito si lanciò fuori casa.
Tutto ormai era al proprio posto e Nick Stout, giovane promessa della ricerca biomedica, era pronto a fare a pugni con il mondo e con se stesso.

***
Angolo dell'autore
Dieci anni dopo torno su EFP con questa idea che mi è balenata in mente negli ultimi giorni.
Non so esattamente ancora cos'è, se non un'idea che mi piacerebbe riuscire a portare fino in fondo. Non so chi mi leggerà perché sono lontano dall'utenza da così tanto tempo che non so cosa aspettarmi.
Ammetto che quanto trovate scritto fino ad esso non è il prologo completo come lo avevo immaginato, ma ero così soddisfatto di aver superato dopo anni il terrore del foglio bianco da voler mettere quanto avevo nel cassetto subito qui.
In ogni caso spero che qualunque cosa sia questa creatura sarà apprezzata.

A presto.
H.

 
   
 
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