ONCE MORE, WITH FEELING

 
 
Era una calda sera d’estate, il sole al tramonto tingeva il mondo di arancione rendendo l’atmosfera malinconica e carica di ricordi. Lo scenario perfetto per un ultimo, straziante saluto.
Era completamente solo su quell’isoletta dimenticata, dove la Marina non sarebbe mai andata a cercare nessuno. Veniamo al mondo nudi e soli e allo stesso modo ce ne andiamo. Ricchezza, fama, potere…anche loro, come Gol D Roger, avevano ottenuto tutto ciò, ma non bastava a sconfiggere il nemico più forte di tutti, quello contro cui nemmeno un eroe può vincere: il tempo. Gli anni erano passati e si erano portati via uno ad uno, lentamente, i membri della ciurma di Cappello di paglia. Prima era sopraggiunta la vecchiaia e infine la morte.
Contemplò un’ultima volta in silenzio quelle nove tombe disposte in fila una accanto all’altra, così come avevano vissuto loro: fianco a fianco, fino alla fine.
Con le lacrime che gli uscivano a fiotti da quelle orbite vuote, imbracciò il suo violino, fedele compagno di mille viaggi, e intonò quella vecchia canzone a lui (e a tutti loro) così cara.
 
Yohohoho yohohoho!
 
Porto il liquore a Binks
veleggiando sopra il mar
vento in poppa, arriverò
e glielo consegnerò!
 
Tutti insieme lo berrem
e poi ci divertirem
mentre il sole cala già
gran festa si farà!
 
Il cappello di paglia posato sulla tomba di Luffy si mosse cullato dal vento leggero che soffiava dal mare. Per un attimo gli sembrò di vederlo danzare ancora volta sulla testa del suo capitano, proprio come durante le serate di festa in cui ballava suono della sua musica, banchettando e ridendo come un matto. Gli era rimasto fedele anche quando il loro lungo viaggio alla ricerca del One Piece era terminato. Luffy gli aveva restituito la gioia di vivere che il destino funesto gli aveva portato via. Quante risate si erano fatti insieme!
Si sforzò di ridere un’ultima volta, anche se tutto quello che gli riusciva era di piangere a dirotto.
Se Usopp e Franky lo avessero visto, di sicuro si sarebbero messi a piangere pure loro. Il cecchino e il cyborg…il primo era riuscito a diventare un coraggioso pirata, il secondo aveva realizzato il suo sogno di costruire una nave che avrebbe navigato per tutti i mari. E lui era fiero di aver assistito ai loro successi. Adesso se li immaginava da qualche parte a costruire qualche strano marchingegno, che poi avrebbero mostrato a tutti, orgogliosi.
 
È già tanto tempo ormai
che il villaggio mio lasciai
ma per sempre, io lo so,
nel cuor lo porterò
 
Le onde spruzzan su di me
fresche gocce d'acqua e
mi vien voglia di cantar
la mia felicità!
 
E poi c’erano Nami e Robin, le regine della ciurma. Belle, forti, coraggiose. Il tempo aveva segnato i loro volti con qualche ruga, ma non avevano mai perso il loro splendore. Alla fine non ci era mai riuscito a vedere le loro mutandine, ma di questo non gli importava più ormai. Quello che voleva ricordare di loro era il coraggio con cui avevano affrontato gli abusi subiti, rialzandosi in piedi e lottando per la propria libertà. Due fiori spezzati a cui era stata portata via l’infanzia, che però si erano riscattati ed erano rifioriti più belli di prima. Nessun uomo pesce avrebbe più tenuta prigioniera la rossa navigatrice, nessun membro del Governo Mondiale avrebbe più cercato di chiudere la bocca alla saggia archeologa, la cui infinita cultura era ammirevole. Adesso erano finalmente libere.
 
Yohohoho yohohoho!
 
Porto il liquore a Binks
veleggiando sopra il mar
vento in poppa, arriverò
e glielo consegnerò!
 
Siam pirati e se dormiam
un cuscino non abbiam
ma col cielo e le sue stelle
noi ci copriam!
 
Le tre katane di Zoro, quelle con cui era riuscito a diventare lo spadaccino più forte del mondo, tintinnarono. Anche lui era un abile spadaccino, ma Zoro…Zoro era straordinario. Alle spade aveva dedicato tutta la sua vita, sacrificando tante cose per ottenerne altre. Il suo corpo consumato da innumerevoli battaglie aveva resistito fino a quando gli era stato possibile. Ma la morte era una spadaccina più abile di lui. Il giorno in cui si era spento, aveva visto Sanji piangere. Tutti quei litigi per stabilire chi dei due fosse il più forte non erano altro che un modo buffo di mascherare l’affetto che provavano l’uno verso l’altro. I fratelli bisticciano sempre. Il cuoco aveva trascorso il resto della giornata in silenzio a preparare polpette di riso, il piatto preferito di Zoro, utilizzando diversi ingredienti speciali che aveva trovato in quel mare che sognava fin da bambino: l’All Blue.
 
Gran terrore sempre avrà
chi da lungi scorgerà
la bandiera con il teschio
bianco sventolar!
 
Quando la tempesta poi
d'improvviso arriverà
se ci spaventiamo ahimé
la nave affonderà
 
E poi non poteva certo dimenticare il piccolo Chopper, per lungo tempo considerato come la mascotte della ciurma, ma che si era poi distinto in battaglia dando prova di non essere solo il “tenero peluche” che tutti credevano. Era cresciuto tanto, diventando un medico eccezionale, ma soprattutto aveva trovato il suo posto nel mondo. Per lui, abituato a non sentirsi né umano né animale, essere considerato semplicemente come un amico, un compagno, un fratello era stata la svolta che aveva cambiato la sua vita.
Chopper era stato l’ultimo di loro ad andarsene, in quanto membro più giovane. Si erano fatti compagnia fino a pochi giorni prima, gli ultimi due sopravvissuti. Ma alla fine anche lui aveva terminato il suo tempo mortale sulla terra.
 
Yohohoho yohohoho!
 
È già tanto tempo che
uno scheletro io son,
ma perché lagnarsi se
speranza io non ho?
 
Sempre un sogno resterà
e mai nulla cambierà
e ogni uomo come me
in futuro diverrà!
 
Adesso c’era rimasto solo lui, che per ironia della sorte la morte l’aveva già vista prima di tutti loro. A lui era stato concesso di vivere ancora una volta, di rifare tutto da capo. Ma da solo non sarebbe andato da nessuna parte. Nulla aveva più senso senza la sua famiglia.
 
Porto il liquore a Binks
fino a quando chi lo sa?
Ma pensarci non mi va
e non smetto di cantar,
 
la canzone che io so
e che mai mi scorderò!
Viva Binks e il suo liquor,
d'amore un elisir!
 
Yohohoho yohohoho!
 
Terminò la canzone e posò il violino sulla sua tomba, quella che si era fatto costruire prima del tempo, così da assicurarsi di essere sepolto insieme a tutti gli altri. Sapeva fin dall’inizio che sarebbe stato l’ultimo, perché il tempo su di lui non aveva più effetto. C’era solo una cosa che poteva sconfiggerlo, un solo nemico che al tempo stesso era stato anche l’amore di una vita: il mare. Il mare lo aveva portato in giro per il mondo e adesso il mare lo avrebbe portato dai suoi amici.
“Sto arrivando, ragazzi” disse a bassa voce, poi s’incamminò verso la riva, dove le onde si infrangevano generando una schiuma biancastra.
Immerse dapprima i piedi, poi avanzò sempre più, fino a quando non rimase fuori solo il teschio con quella caratteristica capigliatura afro. L’acqua del mare lo stava indebolendo, presto avrebbe ceduto. Non aveva rimpianti e questo lo consolò dal dolore che stava provando. Guardò il mondo un’ultima volta e poi si immerse completamente nell’acqua. Non lottò, non oppose resistenza. Attese fino a quando il mare non vinse.
Brook il canterino era morto una seconda volta e non sarebbe più tornato. La ciurma di Cappello di Paglia non esisteva più.