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Autore: Hikari_1997    13/10/2023    0 recensioni
Dazai, Chuuya, e lo sviluppo dell'evidente legame che li unisce fin dai tempi passati alla mafia.
Dal testo:
"-Noi?
Noi cosa Dazai? – continuò a pressare Chuuya avvicinandosi al divano, sporgendosi in avanti e appoggiando una mano vicino alle spalle del detective -Cosa siamo? -"
Spoiler di Storm Bringer e sulla 5a stagione dell'anime.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
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La vita nella Port Mafia era piena di insidie.
I loro agenti vivevano nella consapevolezza che ogni giorno, per loro, poteva essere l’ultimo; un proiettile assassino, del veleno, un’esplosione … qualsiasi cosa.

Dazai non faceva eccezione.

Sebbene lui, questa liberazione la cercava, era ancora lì nel buio pesto di quella criminosa vita.
Mori sognava di trasformarlo nel suo perfetto successore, il “Prodigio Demoniaco”, lo spaventoso mostro nato per restare nell’organizzazione.
Lo stava preparando in tutto, lezioni di chimica e anatomia per torturare e uccidere più facilmente; economia, finanza e giurisprudenza, per allenarlo a gestire le alte cariche della città e l’ingente quantità di denaro che circolava nella mafia; infine, travestimento e seduzione per avere chiunque alla propria mercé.
Quella notte, era appena tornato da una di quelle lezioni.
Ane-san lo riteneva un nemico giurato delle donne, capace di far arrossire fin sopra i capelli anche la più esperta delle sue ragazze.
Il giorno seguente avrebbe dovuto infiltrarsi ad un party per sedurre ed eliminare un’ereditiera che -troppo annoiata di fare la bella vita- aveva deciso di usufruire i suoi soldi in affari illeciti, rubando parte dei traffici di pietre preziose legati alla Port Mafia.

Mosse le spalle doloranti, avvicinandosi al suo ufficio con l’intenzione di dormire per almeno qualche ora; d’altronde non aveva la minima intenzione di tornarsene a notte fonda nel container che chiamava casa.
Arrivato nella zona dove vi erano gli uffici dei dirigenti, scorse una luce ancora accesa.
A quanto pare non era l’unico ad essere ancora in ufficio e, con sua somma gioia, si trattava proprio della persona che aveva bisogno.
Chuuya era intento a revisionare dei faldoni; erano passati pochi mesi dalla lotta contro Verlaine dove Chuuya aveva sbloccato il grande e pericoloso potere sigillato nel suo corpo.
Arahabaki, il dio distruttore.
In quei mesi, considerando la gioia di Mori nel sapere che la Mafia poteva contare su un potere così distruttivo, aveva inviato il duo in tantissime missioni e, la maggior parte delle volte, Chuuya era stato costretto a rilasciare la furia di Arahabaki.
Durante una particolare missione avvenuta una settimana prima in Hokkaido, Dazai si era promesso di non far usare la forma impura al suo piccolo partner, elaborando un piano che avrebbe ugualmente completato con successo la missione -impiegandoci più tempo ovviamente- ma almeno Arahabaki sarebbe rimasto a cuccia.
Era stato Chuuya stesso, occhi azzurri pieni di dubbi puntati su Dazai, a chiedergli “Ma non faccio prima a usare la forma impura?”
Dai lenti movimenti del partner, Dazai intuì che si stava ancora riprendendo; ragion per cui alla missione di seduzione doveva andarci lui e non Chuuya.
 
Il suo cagnolino era veramente problematico.
 
Bussò sullo stipite della porta, ridacchiando nel vedere Chuuya sussultare, alzando gli occhi al cielo quando realizzò chi disturbava il suo lavoro nel cuore della notte.
-Oh, ovviamente sei tu; che vuoi? –
Dazai fece spallucce, entrando nell’ufficio e chiudendo la porta dietro di lui -Stavo tornando nel mio studio per sonnecchiare-
-E? perché sei qui? – domandò Chuuya.
-Perché ti ho visto sveglio e ho pensato di annoiarti! – esclamò giulivo Dazai senza un minimo di vergogna, non nascondendo il ghigno soddisfatto nel vedere Chuuya stringere con veemenza i bordi del raccoglitore nelle sue mani.
-Vai al diavolo Dazai! Non sono dell’umore adatto per avere a che fare col tuo posteriore bendato; ho del lavoro da finire, ed è anche nel tuo interesse che completi quello che sto facendo.
Per la missione di dopodomani-
Osamu sbuffò, atterrando sul divano in pelle nera al lato dell’ufficio -Lavoro, missione; sei un disco rotto Chuuya.
Cosa vorrai mai dimostrare dico io-

Il sonoro tonfo del raccoglitore sbattuto sulla scrivania fece indirizzare l’iride non coperta da bende verso il partner; ora che lo osservava meglio -oltre all’evidente stanchezza- i vestiti erano leggermente stropicciati, i capelli rossi legati in una coda laterale, segno che il ragazzo non tornava a casa da parecchi giorni.
Chuuya gli stava urlando qualcosa -insulti molto probabilmente- dita guantate puntate contro la sua figura, e Dazai colse l’occasione per afferrargli la mano e spintonarlo sulle sue ginocchia.
-DAZAI? Che stai facendo ora? – urlò Chuuya arrossendo fino alla punta delle orecchie nel vedere le bendate braccia del ragazzo cingergli la vita, mento teneramente appoggiato sulla sua spalla.
Inclinò il capo verso il giovane dirigente, sorridendo nel vedere il viso tinteggiato di lentiggini avvampare a vista d’occhio -Ricarica-
-Ri? AH? Non scherzare Dazai, sto parlando seriamente.
Ho bisogno di finire questo lavoro-
-Non chiudi evidentemente occhio da giorni Chibi, ti serve una distrazione- constatò lui -Oltre a ore di sonno-
-Che, con te qui, non riuscirei sicuramente a soddisfare- ribatté lui, corrucciando confuso le sopracciglia all’espressione comparsa sul volto di Dazai.

Stava tramando qualcosa.
Sicuro al 100%

Purtroppo, Chuuya non aveva la più pallida idea di cosa si trattasse; era uno sguardo nuovo, uno sguardo intenso che gli causò dei brividi lungo la colonna vertebrale.
L’iride scura del mafioso sembrava scrutargli l’anima, vagando sul suo viso per soffermarsi sulle sue labbra; le inumidì involontariamente, notando la pupilla di Dazai dilatarsi leggermente a quel gesto.
-Chuuya- sussurrò lui -Se ti sta così a cuore il lavoro, non dovresti aiutarmi a preparare la missione?
Da buon partner sto affrontando una missione per te … quindi, direi che è tuo dovere aiutarmi nella preparazione, non trovi? -
Il volto si stava avvicinando al suo, permettendogli di percepire il respiro del ragazzo sulla sua pelle.
Schiuse le labbra per biascicare qualcosa, un insulto, un diniego, qualsiasi cosa; ma Dazai fu più veloce, intrappolandogli le labbra in un suadente abbraccio.
Chuuya sgranò gli occhi, al dir poco sorpreso, alzando automaticamente una mano per afferrare con veemenza la bianca camicia di Dazai all’altezza del cuore; quel cuore che riusciva a comandare a piacimento e che ora batteva come un ossesso.
Le mani del collega scivolarono svelte lungo i suoi fianchi, massaggiandogli la cute coperta dalla camicia fino alle scapole, facendogli percepire le proprie unghie.
Quel gesto prese nuovamente alla sprovvista Chuuya, aprendo immediatamente le labbra e permettendo a Dazai di approfondire l’appassionato gesto, non trattenendo un grugnito compiaciuto perché -finalmente- stava succedendo.
Sentì Chuuya accomodarsi meglio sulle proprie ginocchia, inclinando il busto, voltando il capo quel poco necessario per approfondire maggiormente il bacio.
La stanchezza accumulata in quei giorni parve svanire, percepiva “Lo Squalificato” in un modo che mai aveva provato, le emicranie causate da Arahabaki azzerate e un invitante piacere iniziò a formarsi nel suo basso ventre.
Voleva di più, voleva …
 
-Chuuya-san? – dei colpi sulla finestra della porta d’entrata li costrinsero a fermare l’appassionato momento -Il Boss ha intenzione di parlare con voi-

Chuuya sbuffò all’udire la pacata voce di Hirotsu.
Voleva tutto meno che quello.
Si schiarì la gola, dicendo -Ho capito, sarò da lui a breve-
Sentendo il vecchio agente allontanarsi, Chuuya tornò a voltarsi verso il partner, vedendolo fissare il soffitto evidentemente seccato.
La luce apparsa nei suoi occhi poco prima, svanita del nulla.
-Ecco, io … - cosa poteva dire in quella situazione?
-Credo che sei … pronto? -
Dazai fece una smorfia, commentando -Grazie per l’onestà-
Chuuya annuì, alzandosi in fretta per tornare alla scrivania e revisionare velocemente i documenti che stava sistemando prima che Dazai entrasse nel suo studio.

Con la coda dell’occhio notò Dazai stendersi sul divanetto, capendo che il ragazzo aveva intenzione di sonnecchiare lì e non nel suo personale ufficio.
Scosse il capo per il livello di pigrizia del suo partner e, prima di uscire, spense tutte le luci e tirò le tapparelle della stanza -considerando che Dazai non riesce a dormire senza l’oscurità più assoluta-
Uscì il più silenziosamente possibile, non notando un sorriso dipinto sulle labbra del ragazzo.

-Aahh; Chuuya, Chuuya, Chuuya … che cosa devo mai fare con te? –
 
__________________________
 
4 anni dopo.
Quartieri generali della Port Mafia.

-Vampiri? –
Aveva appena finito una missione al porto, non vedendo l’ora di rientrare nel comfort del suo appartamento e sprofondare in un sonno profondo.
E stava per farlo, fino a quando non ricevette quel messaggio da un numero fin troppo famigliare.

Dazai lo aspettava nel suo ufficio, i raggi lunari che filtravano dalla finestra illuminavano i riccioli castani che ricadevano sullo stanco volto del detective, mani posate sulle gambe incrociate.
-Prima di tutto … perché sei nel mio ufficio? – Domandò il rosso mafioso, irritazione evidente nel suo tono di voce.
-Avevo bisogno di un posto tranquillo per fare conversazione- spiegò lui, ridacchiando alla scioccata espressione apparsa sul volto di Chuuya, traducibile con “E la tua soluzione è questa?”
Sospirò.
-Vorrei tanto continuare a battibeccare con te, ma ci sono cose più importanti che dobbiamo discutere-
Chuuya annuì, chiudendo la porta ed avvicinandosi all’ex collega -Direi, vampiri dicevi … giusto? -
Osamu annuì -Qualcuno cercherà di mettere le mani sulla “One Order”, l’arma di distruzione di massa più pericolosa del pianeta, e per fare ciò usufruiranno l’abilità soprannaturale di Bram Stoker-
-E ti serve il mio aiuto per far fuori il succhiasangue? – domandò perplesso Chuuya.
Dazai scosse il capo -In due giorni, verrò ufficialmente arrestato per essere un dirigente della Port Mafia-

Chuuya sgranò incredulo gli occhi -Come? –

-Queste persone stanno collaborando con Dostoevskij e con la sua organizzazione.
So da tempo cosa stanno architettando, ma per fermare Fyodor il prima possibile devo necessariamente tenerlo sott’occhio, ergo, sono costretto a farmi imprigionare con lui.
Tutto il mio passato tornerà a galla e io mi farò arrestare-
Chuuya corrucciò le sopracciglia, era tutto proprio come il loro incontro dopo i quattro anni passati separati.
Se non vuole farsi trovare, Osamu è invisibile.
Se non vuole mostrare a terzi ciò che sta pensando, indossa una maschera perfetta che quasi nessuno è in grado di scoprire.
E se intende avvicinarsi a quel cretino anemico, allora tornare momentaneamente un dirigente della mafia è l’unica opzione possibile.
Intuito questo, Chuuya capì qual era il suo ruolo.
-Devo farti evadere- dedusse.
-Più o meno- commentò Dazai -L’intelligenza di Dostoevskij non ha eguali, credimi se ti dico che per affrontarlo sto facendo uno sforzo immane.
Ango ci ha entrambi definiti geni incompresi … e forse ha ragione.
Sebbene io sia riuscito a predire il suo tradimento nello scontro contro Shibusawa, lui ha acquisito un’informazione che prima non aveva … il mio legame con te-
Chuuya inclinò il capo -Ma lo sa praticamente tutto il mondo ciò che siamo stati? –
Dazai ridacchiò.
-Professionalmente? Certo.
Privatamente? No-

Chuuya strinse le mani guantate -Privatamente? –

Era perfettamente conscio dei sentimenti che aveva sviluppato per Dazai nel corso della sua vita.
La fiducia e il legame che hanno condiviso nel corso degli anni, e il totale senso di tradimento provato dopo che Dazai lasciò la mafia.
In quel momento realizzò cosa provava realmente per Osamu, pensando di tenere quel sentimento per sé stesso per il resto della sua vita.
O forse no.
Lo vide torturarsi il labbro inferiore con i denti -Mh … perché quello che crede Fyodor, è che io ti utilizzi, che non me ne importi nulla di te e della tua vita.
Sa che lavoriamo divinamente insieme, e vorrà usare il nostro legame contro di me.
E questa deduzione sbagliata gli si ritorcerà contro-
-Vuoi che faccia il suo gioco.
Che finga di seguire i suoi ordini o qualcosa del genere? – domandò Chuuya.
-Precisamente- concordò Dazai -Per quanto odi l’idea-

Chuuya capì che Dazai stava cercando di sorvolare la questione.
Che non si odiassero come fanno intendere ai loro nemici, ne erano entrambi consapevoli … tuttavia Chuuya aveva il bisogno di capire.
Si ricordò ciò che era successo in quello stesso ufficio, anni prima, spingendolo a camminare lentamente verso il ragazzo -Quindi? Come definiresti il nostro legame ora? -
Alla stranita faccia di Dazai, Chuuya continuò -Si, forse lo posso intendere.
Ma se devo rischiare, di nuovo, la mia vita per salvarti voglio almeno sentire la conferma direttamente dalla tua voce.
Se il russo ci ha visti quando ho distrutto il drago creato da Shibusawa, come hai detto tu, deve aver per forza intuito qualcosa-
-Dipendere l’uno dall’altro non conta noi-
-Noi?
Noi cosa Dazai? – continuò a pressare Chuuya avvicinandosi al divano, sporgendosi in avanti e appoggiando una mano vicino alle spalle del detective -Cosa siamo? -
Dazai inspirò piano, sussurrando -Chibi non è mai stato sveglio, a questo punto direi che è evidente- portò le sue mani sui fianchi del mafioso, spingendolo sulle sue ginocchia, visi vicinissimi -Dimmi, Chuuya; che legame vuoi avere con me, mh?
Vuoi continuare a odiarmi?
Vuoi trattarmi come uno dei traditori della Port Mafia?
O intendi finalmente rivelarmi cosa provi per me? -
-Potrei farti la stessa domanda- Bisbigliò Chuuya inclinando leggermente il volto, permettendo a Osamu di scrutare con precisione l’adorabile costellazione di lentiggini che punteggiava il suo naso.
-Hai ragione- rispose il detective, non perdendo ulteriore tempo, intrappolando le labbra di Chuuya con le sue.
La risposta di Chuuya fu istantanea, schiudendo le labbra, non trattenendo i gemiti e il sorriso nel sentire Osamu così vicino a sé.
Fece scorrere le mani guantate sulle braccia del detective, arrivando alla base del collo e affondandole in quella massa di boccoli castani che adorava alla follia.
Osamu non stette di certo con le mani in mano, afferrando con veemenza i glutei del rosso, rompendo il bacio per iniziare ad imprimere morsi sulla diafana pelle del suo collo, spostando il collare nero con i denti.
Le allenate mani di Chuuya si strinsero con più forza sul suo capo; quell’orripilante cappello ereditato da Rimbaud caduto sul pavimento dell’ufficio.

Un ghigno compiaciuto apparve sul volto di Dazai, baciando delicatamente uno dei segni apparsi al lato del collo di Chuuya -Mh, questo si può camuffare come il morso di un vampiro-
Una risata scappò dalle labbra di Chuuya; capo inclinato per tornare a osservare Osamu negli occhi -Mi vuoi prosciugare ora? -
-Non mi tentare- fu la sincera risposta, labbra su labbra.
Chuuya mordicchiò amorevolmente il suo labbro inferiore, ridacchiando al sussulto scappato al giovane genio -Vieni da me? –
Una genuina sorpresa comparve negli occhi di Dazai; fino a quattro anni prima, era solito entrare non invitato a casa di Chuuya per farlo arrabbiare o, dopo missioni estenuanti, per curare le sue ferite o giocare ai videogiochi e addormentarsi sfiniti sul divano di fronte alla televisione lasciata accesa.
Dazai sapeva, però, che quel “Vieni di me?” quel giorno, mirava ad altro.
Sorrise, unendo le loro labbra nell’ennesima unione, sussurrando -Certo, partner-
 
_______________________
 
Una settimana dopo.

Chuuya osservava dall’oblò del jet privato la catena montuosa Alpina, completamente esausto.
Tutto quello passato in quella maledettissima prigione lo aveva estenuato; controllare la gravità per fermare ascensori e proiettili, affrontare guardie carcerarie e impersonare un succhiasangue per quel dannato cretino anemico.
Portò un dito alla bocca, non nascondendo una smorfia al sentore dei denti da vampiro fasulli che Mori gli aveva incollato con una colla fin troppo potente per i suoi gusti.
Occhi zaffiro si spostarono verso il basso, scrutando l’addormentato volto di Dazai.
Sorrise.
Il ragazzo era sicuramente il più provato dei due.
Lo vide strizzare gli occhi, voltandosi sul fianco per appoggiare il viso sullo stomaco di Chuuya, facendolo assomigliare ad un gatto troppo cresciuto.
Il rosso alzò un braccio, cercando di non disturbare il ragazzo, per spegnere le luci dell’abitacolo e abbassare delicatamente una tendina scura sopra l’oblò.
Il corpo di Osamu iniziò a rilassarsi, strofinando la punta del naso sul fianco del giovane, respiro sempre più regolare.
Chuuya appoggiò cautamente una mano sul suo capo, sussurrando -Riposa, partner-
   
 
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