Conan
solleva le palpebre all'improvviso nel momento in cui la sente
mormorare una serie di parole sconnesse.
Si
è addormentato sul ripiano della cucina – se ne
accorge soltanto
adesso – nonostante la convinzione di poter rimanere sveglio
senza
troppi problemi.
Si
avvicina al letto sul quale è sdraiata e non ci vuole molto
per
capire che la febbre sta aumentando di nuovo; la fronte imperlata di
sudore, il viso contratto e pallido, il continuo delirare della voce
appena percettibile.
È
un'influenza, una comune influenza, tuttavia la guarda e non riesce a
spiegarsi il senso di frustrazione e impotenza che lo avvolgono nel
vederla così fragile e indifesa.
Per
la prima volta, riesce a comprendere tutta la pressione che Haibara
sente su di sé e della quale non racconta facilmente.
Per
la prima volta, non riesce a fare a meno di notare ogni suo
cambiamento, dal respiro affannoso alla tosse, ogni mormorio senza un
senso apparente.
Per
la prima volta non riesce ad allontanarsi da lei, come se farlo possa
significare lasciarla esposta a qualunque rischio.
Conan
le sistema nuovamente il fazzoletto umido sulla fronte e la sente
parlare ancora, gli occhi chiusi.
“Haibara”
la chiama, poggiandole una mano sul braccio, “cosa dici?
Pensa a
riposare”.
La
vede scuotere la testa e agitarsi ulteriormente sul cuscino, mentre
la mano rimane ferma a contatto con la sua pelle calda.
“No...
basta” la sente mormorare, ma il detective deve fare un
grande
sforzo per capirla in modo distinto.
“Ehi,
stai tranquilla. Hai la febbre alta” le spiega, tentando di
calmarla. Le appoggia l'altra mano sulla spalla e la bambina riprende
i suoi movimenti bruschi.
“Lasciami...
“ sussurra, prima di iniziare a ripetersi continuamente.
“Ehi,
sono io. Calmati”.
“Non
mi toccare!”.
Haibara
alza la voce, accompagnando la frase con un movimento brusco della
testa e tenta di voltarsi dall'altra parte. Respira affannosamente,
adesso, e Conan sgrana gli occhi pensando di aver peggiorato la
situazione.
Si
allontana da lei di un passo e la vede tranquillizzarsi, il
cambiamento è quasi immediato.
La
osserva addormentarsi e si ricorda improvvisamente di una reazione
simile solo poco tempo prima, un qualcosa a cui non aveva voluto
prestare particolare attenzione.
Ha
sepolto quel dubbio tempo fa, un dubbio pieno di retroscena che
rimangono lì e che non le ha mai chiesto – per non
farle del male,
si era detto.
Adesso
la guarda e comprende che, probabilmente, l'unico a non volersi fare
del male è soltanto lui.