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Autore: Shainareth    18/10/2023    2 recensioni
[Gundam SEED Destiny] Fu lei a sorridere, a quel punto, sia pure senza allegria. «Athrun... non dovrei dirlo, ma...» Tacque, proprio perché non avrebbe dovuto essere così. Avrebbe invece dovuto mantenere la calma e reagire con maggiore freddezza, eppure non riusciva mai a farlo quando si trattava di lui. «Sei un ragazzo problematico», risolse allora di continuare, dopo qualche istante.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Athrun Zala, Cagalli Yula Athha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DOVERI



Quando il medico uscì dalla stanza, richiudendo la porta alle sue spalle, Cagalli si concesse un momento per riacquistare il controllo di sé. Poi, cercando di rimanere lucida, lanciò uno sguardo da sopra la propria spalla sinistra, in direzione del letto. I suoi occhi trafissero il giovane che, con espressione contrita, non poteva affatto biasimarla.
   «Mi... dispiace...?» Poiché lei però rimaneva ferma e zitta, si sentì in diritto di aggiungere: «Non potevo fare altrimenti.»
   Finalmente Cagalli si mosse. Esalò un sospiro e si voltò, avvicinandosi a lui. «La cosa peggiore è che hai persino ragione», esordì, costringendosi a essere onesta. «Quello che mi fa rabbia è che non manchi mai, e sottolineo mai, di farti male», aggiunse poi, abbassando lo sguardo sulla fasciatura che lui aveva al braccio. Gliene avevano fatta una simile al ginocchio, che al momento era nascosta dalle coperte ma che lei sapeva perfettamente essere lì. «Non è una richiesta di attenzioni?»
   «Mi hai preso per un bambino?» E notando lo sguardo di lei aggiunse: «Non è che lo faccia di proposito...»
   «Ci mancherebbe anche che tu fossi così masochista... Con tutti i soldi che spendiamo puntualmente per le tue spese mediche, avremmo potuto risanare il debito pubblico.»
   «Che esagerata...»
   «Non ridere», lo riprese stancamente, andando a sedersi al suo capezzale.
   «Non volevo distrarti dai tuoi doveri.»
   Fu lei a sorridere, a quel punto, sia pure senza allegria. «Athrun... non dovrei dirlo, ma...» Tacque, proprio perché non avrebbe dovuto essere così. Avrebbe invece dovuto mantenere la calma e reagire con maggiore freddezza, eppure non riusciva mai a farlo quando si trattava di lui. «Sei un ragazzo problematico», risolse allora di continuare, dopo qualche istante.
   Athrun si concesse di sorridere di nuovo. «Questo lo sapevo già. Mi dispiace.»
   «Quand’è che ci siamo scambiati i ruoli?»
   «Sin dal nostro secondo incontro, credo.»
   «Bah», sospirò lei. «Temo non si possa fare niente al riguardo, mh?»
   «Quindi non mi caccerai di casa?»
   «Sarei tentata di farlo, ma finiresti per ficcarti in guai peggiori. Quindi no, la coscienza me lo vieta.»
   «La coscienza
   «Meglio tenerti d’occhio. E già così continui a farmi venire i capelli bianchi...» Adesso iniziava a capire quello che doveva aver passato il suo povero padre a causa dei suoi tanti colpi di testa.
   «Saresti bella comunque», la prese in contropiede il giovane, facendola arrossire.
   Quel complimento improvviso ebbe però anche il potere di stizzirla. «Fare lo splendido con me non ti aiuterà a salvarti dalla posizione in cui ti trovi», gli assicurò, facendolo ridere. Sentendo quel suono, il suo cuore si rasserenò di colpo. «Spiegami come si fa a tornare tutto intero da ben due guerre per poi rimanere ferito per una sciocchezza...»
   Non era stata davvero tale, lo sapevano entrambi. Nel paese, sconvolto dalla guerra finita da poco, al momento c’erano delle zone ancora poco sicure. Athrun si era unito volontariamente ai soldati incaricati di mettere in sicurezza determinate aree, rimanendo però coinvolto nel crollo di un edificio pericolante che fino a poco tempo prima aveva ospitato delle donne sole e in difficoltà. Ne era rimasta una soltanto, che si era rifiutata di lasciare quel posto che negli ultimi anni era stato il suo rifugio sicuro da un marito violento e vendicativo - come se la guerra non fosse stata sufficiente. Athrun si era offerto di parlarle per convincerla ad andare con le altre, ma lei si era rifiutata e aveva fatto perdere ai soccorsi più tempo di quanto preventivato, finendo per rischiare non soltanto la propria vita.
   «Come sta, lei?»
   «Sotto shock», rispose Cagalli, alla quale erano rimasti impressi gli occhi disperati e spauriti di quella donna, che, oltre al compagno di una vita, aveva smarrito anche la lucidità mentale. A lei non sarebbe accaduto, si ripromise la ragazza, perdendosi a contemplare il volto del giovane che le stava davanti. Avrebbe voluto che Athrun sapesse esattamente quanto lo amava e quanto le sanguinava il cuore aver dovuto prendere la drastica decisione di metterlo ancora una volta in secondo piano rispetto alla nazione. Unico balsamo per quel dolore era la consapevolezza che lui avesse compreso e accettato quello stato di cose. Come sempre.
   Si alzò dallo sgabello su cui si trovava e si accomodò accanto a lui, sorprendendolo con un abbraccio che le venne dall’anima. Il giovane subito la strinse a sé con lo stesso trasporto, posando la guancia contro la sua testa. «Non vado da nessuna parte.»
   Aggrappandosi a lui con tutte le sue forze, Cagalli non riuscì a trattenere un singhiozzo, domandandosi disperata cosa ne sarebbe stato di loro e di quell’amore sfortunato, ostacolato non soltanto dalle responsabilità e da un nome macchiato dall’onta paterna, ma anche dalla ristrettezza mentale di un mondo che forse non sarebbe mai stato pronto a un’unione così importante.





 
  
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