Il momento in cui
In realtà, scopre Laurits, nessuno sa cantare. È un dato di fatto.
Tranne forse il tipo che si crede Bon Jovi, che ha monopolizzato il microfono e sta ripetendo tutta la discografia in un inglese discutibile.
Laurits è bravo, in inglese. È una delle poche cose che gli riesce bene. Gli piacciono, le altre lingue, sono meno melodiose dell’Islandese ma hanno un loro modo di vivere, di esistere.
Gunnvar è molto carina. Si è messa un vestito blu ed è stata con lui tutta la sera, per fare in modo che non si sentisse a disagio. Di nuovo: se Laurits avesse un attento spirito di osservazione e più consapevolezza di sé, si renderebbe conto che l’avvicinarsi di Gunnvar non è disinteressato. E che il fatto che lei gli sia così vicina da poter contare ogni singola lentiggine non è casuale.
Non deve davvero contare le lentiggini, ma è quello che fa a un certo punto perché lei sta parlando di qualcosa che non gli interessa e lui sa che bisogna sapersi fingere interessati, almeno per gentilezza. Si ricorda di annuire, ogni tanto, ma in modo talmente distratto che neanche se ne rende conto.
Poi il campanello suona e il fratello di Gunnvar apre la porta e accoglie gente nuova, che prima non c’era.
Forse lo senti, il momento in cui tutto cambia e niente sarà più come prima. Lo percepisci. È una vibrazione nell’anima, il muoversi di una corda nel cuore o qualcosa dentro allo stomaco. È un brivido che si infila sotto la pelle come un ago, inquieto e sfuggente. Per Laurits, sono un paio di occhi scuri e un viso bruno, dei capelli neri come la pece. È un corpo alto e asciutto, due spalle larghe e sicure, le mani in tasca nei jeans, una felpa scura, la tranquillità con cui lui, il nuovo arrivato, saluta tutti gli altri.
- Chi è quello? – chiede a Gunnvar, interrompendo qualsiasicosastiadicendo preso da un’urgenza improvvisa.
- Chi? – chiede lei, girandosi – Ah, sì, uno degli amici di mio fratello. Sta facendo un erasmus qui, ha un nome straniero, italiano. Si chiama Tancredi.
Tranne forse il tipo che si crede Bon Jovi, che ha monopolizzato il microfono e sta ripetendo tutta la discografia in un inglese discutibile.
Laurits è bravo, in inglese. È una delle poche cose che gli riesce bene. Gli piacciono, le altre lingue, sono meno melodiose dell’Islandese ma hanno un loro modo di vivere, di esistere.
Gunnvar è molto carina. Si è messa un vestito blu ed è stata con lui tutta la sera, per fare in modo che non si sentisse a disagio. Di nuovo: se Laurits avesse un attento spirito di osservazione e più consapevolezza di sé, si renderebbe conto che l’avvicinarsi di Gunnvar non è disinteressato. E che il fatto che lei gli sia così vicina da poter contare ogni singola lentiggine non è casuale.
Non deve davvero contare le lentiggini, ma è quello che fa a un certo punto perché lei sta parlando di qualcosa che non gli interessa e lui sa che bisogna sapersi fingere interessati, almeno per gentilezza. Si ricorda di annuire, ogni tanto, ma in modo talmente distratto che neanche se ne rende conto.
Poi il campanello suona e il fratello di Gunnvar apre la porta e accoglie gente nuova, che prima non c’era.
Forse lo senti, il momento in cui tutto cambia e niente sarà più come prima. Lo percepisci. È una vibrazione nell’anima, il muoversi di una corda nel cuore o qualcosa dentro allo stomaco. È un brivido che si infila sotto la pelle come un ago, inquieto e sfuggente. Per Laurits, sono un paio di occhi scuri e un viso bruno, dei capelli neri come la pece. È un corpo alto e asciutto, due spalle larghe e sicure, le mani in tasca nei jeans, una felpa scura, la tranquillità con cui lui, il nuovo arrivato, saluta tutti gli altri.
- Chi è quello? – chiede a Gunnvar, interrompendo qualsiasicosastiadicendo preso da un’urgenza improvvisa.
- Chi? – chiede lei, girandosi – Ah, sì, uno degli amici di mio fratello. Sta facendo un erasmus qui, ha un nome straniero, italiano. Si chiama Tancredi.
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Per farmi perdonare l'assenza (dovuta a un periodo abbastanza intenso, emotivamente e non. ) ho deciso di pubblicare tre capitoli di Perfino le Allodole, visto che comunque sono corti e si leggono velocemente. Spero che mi scuserete così ^^'
Questo è l'ultimo e sono:
4 - Gunnvar
5 - Venerdì
6 - Il momento in cui.
Spero di esser stata chiara e scusate ancora!
4 - Gunnvar
5 - Venerdì
6 - Il momento in cui.
Spero di esser stata chiara e scusate ancora!