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Autore: Tindomiel    21/10/2023    1 recensioni
Spaccato di vita di una ragazza intrappolata in un corpo che non le consente di vivere la vita che vorrebbe, di una malattia invalidante ma non abbastanza da essere vista ma abbastanza da averle fatto perdere tutti i treni possibili.
TW: si accenna al desiderio di morte.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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M. si sentiva in trappola.
La sua vita, colma di opportunità, le sembrava un immane, sornione, crudele scherzo.
A che serviva, infatti, il denaro, se le poche amicizie erano lontane da lei decine e decine di chilometri o erano andate sgretolandosi sotto il peso delle sue sofferenze?
A che le serviva una bella casa, se per lei non fungeva altro che da prigione, intrappolata lontano dai suoi sogni dall'invadenza di sua madre e dalla malattia che la opprimeva?
A che serviva l'affetto stesso dei suoi se poi esso diventava esigente aspettativa?
M. non lo sapeva.
Sapeva solo che tutte le volte in cui tentava di costruire qualcosa per sé questo si sfaldava progressivamente tra le sue dita, fino a farle salire il groppo della rabbia alla gola e ad indurla a gettare via irosamente quei miserabili frammenti.
"Resterai sempre sola." erano le parole che si sentiva ripetere dagli uomini.
Lei replicava in tono sprezzante, a testa alta che, se fosse davvero rimasta sola, sarebbe stato meglio che vivere insieme ai beceri esemplari del sesso opposto che la degnavano di siffatte squallide osservazioni.
"Sei esagerata." dicevano altri.
Oppure:
"Non sembra che tu stia così male"
O anche:
"Riguardati, noi usciamo."
Si sentiva prigioniera della sua stessa vita, quella per cui aveva lottato attraverso interventi e lettini di ospedale.
Quella nella quale doveva vagliare ogni singolo movimento per non essere costretta a letto dai dolori.
Diceva spesso di voler voltare le spalle a tutto e morire, ma poi alla fine si risollevava sempre, non perché avesse speranza nel futuro, ma perché non tollerava l'idea stessa della resa.
Sputava sulla debolezza e lasciava che i giorni di dolore si susseguissero, sebbene all'apparenza giaceva, intrappolata in quel corpo traditore, chiusa in casa a non far nulla.
Che cosa ne sapevano, coloro che la rimproveravano per questo, che lei non avrebbe voluto altro che una sufficiente scorta di farmaci per mettersi a viaggiare in ogni angolo d'Europa?
Eppure, malgrado la sua volontà, malgrado tutti i suoi sforzi, alla fine di ogni anno, quando spegneva le candeline del suo compleanno, la situazione era beffardamente invariata.
Ogni sforzo scivolava via senza importanza, quasi che per quei trecentosessantacinque giorni avesse tentato di scalare uno specchio.
E alla fine esso le rimandava l'amara immagine di sé, uguale, un anno dopo l'altro, solo più triste, amareggiata e sconfitta, sempre più sola, man mano che le amicizie si sgretolavano nella pigrizia e nella noia che sopraggiungeva quando il dolore impediva il divertimento.
M. vagliò ancora una volta tutte le possibilità di uccidersi che in casa si potevano trovare e ancora una volta scosse il capo.
Forse la prossima volta, disse, come tutte le altre volte.
   
 
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