Fumetti/Cartoni europei > Winx
Ricorda la storia  |      
Autore: Shireith    24/10/2023    1 recensioni
C’è là fuori una guerra che è come una tempesta, una bestia antica e silenziosa – ruggisce e attacca e distrugge; s’acquieta, sia per pigrizia o per cause di forza maggiore: ma non cessa mai di esistere.
Marion, Daphne, Griffin, e una guerra.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Daphne, Griffin, Marion
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Due ore, quattro prompt'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
In memoriam


 I. Marion
I want you to have your own 
thoughts and ideas and feelings, 
even when I hold you in my arms.
A Room with a View
 
 Sua madre l’ha messa al mondo come un rigetto – da lì, la sua vita non se l’è mai scelta. Gliel’hanno cucita addosso, come un vestito troppo stretto.
 Quando scopre di essere incinta, Marion ha paura. Che non sia quello che vuole veramente. Che non sia all’altezza. Che la bambina – sarà una femmina, se lo sente; un presentimento, come parole sussurrate dalla sua stessa ombra – esca fuori sbagliata.
 Tante cose a corte sono sbagliate. Qualsiasi cosa può essere un errore se qualcuno decide che così deve essere. Non c’è logica o coerenza che tenga, nessuna delle due è un prerequisito per tenerla incatenata: nessuna validità che giustifichi il loro ruolo. È solo un gioco, e chi porta la corona è solo l’ennesima pedina.
 Non c’è squalifica che tenga. Marion continua a giocare, perché è l’unica scelta che ha, l’unica che le sia mai stata data; una costrizione, allora, ma a lei sta bene così. Perché quando la bambina arriva, e somiglia alla Regina madre, Marion fa a sé stessa una promessa: che quella sia l’unica somiglianza. 
 Che la bambina appartenga, prima di tutto, a sé stessa.
 
 
II. Griffin

Guarda che non puoi rompermi, lo sai, no? 
Non sono delicata come un fiore o un 
pezzo di cristallo. Sono una persona. 
E posso sempre guarire.
The Magicians
 
 Torre Nuvola è silenziosa.
 Griffin aspetta. 
 
 Un sussurro nel vento è come una voce. A volte, quando un rumore la coglie nel bel mezzo di un pensiero e il filo che stava seguendo si dissolve come bruciato, Griffin si gira di scatto e, per un istante, li vede. I suoi amici, morti. Un intero pianeta è stato spazzato via in una notte, un genocidio agli occhi di tutti, ma lei rivede loro e loro soltanto. Gli occhi vuoti e la carne putrefatta, un dito puntato come accusa: ci hai lasciati a morire.
 C’è poi l’uomo che per lei è stato come una religione, una fede antica che si è lasciata alle spalle. 
 O almeno così credeva.
 Si ripresenta a Torre Nuvola come un vecchio amico alla ricerca di memorie passate, ed è davvero come se niente fosse cambiato. Valtor è ancora la persona che l’ha strappata a sé stessa, che l’ha fatta sentire come una marionetta incapace di controllare i propri movimenti.
 E se fosse ancora così – se un volto familiare e una voce che le brucia in testa fosse abbastanza a cancellare il passato – a cosa è servito cercare di onorarlo? 
 Ancora adesso basta un nome a strapparle il fiato dai polmoni, a farle dubitare ogni centimetro di sé stessa. Si deve rialzare come dopo una caduta, rimettere insieme come si fa con un vaso rotto, perché ancora adesso, un nome è abbastanza per farla tremare.
 
 Torre Nuvola è silenziosa.
 E Griffin aspetta.
 (Di rimettersi in piedi.)
 
 
III. Daphne
Io farò tutto quello che non puoi fare tu, 
e tu farai tutto quello che non posso fare io!
— Sanji, One Piece
 
 C’è là fuori una guerra che è come una tempesta, una bestia antica e silenziosa – ruggisce e attacca e distrugge; s’acquieta, sia per pigrizia o per cause di forza maggiore: ma non cessa mai di esistere. Solo la sua ombra è abbastanza per ricordare a tutti loro che non sono al sicuro, che non lo saranno mai finché la bestia non sarà uccisa, come i mostri nelle storie che le leggeva suo padre.
 Sua madre, dice Griffin, è l’arma migliore contro Valtor: ma nemmeno Marion può combattere con una vita che le cresce in grembo.
 Daphne vorrebbe andare da Griffin, dirle: eccomi. Usa me. Io che ho questo potere che mi scorre come sangue nelle vene ed è così inutile che potrei morire adesso e la guerra sarebbe finita. Ma ne hanno già parlato, più di una volta.
 Ogni volta, Griffin dice no. Anche se volesse, ci sarebbero sua madre e suo padre a fermarla, loro che la trattano come se fosse un’estensione dei loro corpi.
 «Non dimenticare», le ha detto una volta Griffin, «che fanno tutto questo per te.»
 «E tu dimentichi», avrebbe voluto dirle Daphne, «che non è quello che ho chiesto.»
 Che non è suo padre è non è sua madre – potrà anche portarsi sulle spalle il peso del passato e di ogni suo singolo avo, ma questa guerra non è affar loro – ed è così stanca di ogni porta che le viene sbattuta in faccia, di ogni diritto che le viene negato. Non deve chiedere il permesso per salvare chi ha di più caro al mondo.
 Quella sera, Griffin è, come suo solito, a fare le ore piccole in biblioteca. Daphne le offre il sorriso più falso del suo repertorio, e mentre ascolta una spiegazione sulla maledizione che sta ricercando, ha un solo pensiero in mente: c’è una cosa che sua madre ha fatto e non vorrebbe che Daphne facesse. Perché solo loro, gli adulti, possono permettersi di morire.
 Ma, di stare a guardare, Daphne non ne può più – se il peggio dovesse accadere, sa che cosa dovrà fare.
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Winx / Vai alla pagina dell'autore: Shireith