Film > Il gobbo di Notre Dame
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Autore: crazy lion    26/10/2023    0 recensioni
Frollo ha odiato e disprezzato Quasimodo fin dall’inizio. Non gli voleva bene. Lo considerava un peso, una creatura da allevare solo perché altrimenti Dio lo avrebbe mandato all'Inferno, se non l'avesse fatto. Solo che non si è reso conto che ci sarebbe già finito, per aver inseguito la sua mamma, averla uccisa e imprigionato gli altri, come forse era già accaduto.
Lui ha sempre considerato Quasimodo un disabile, e per questo diverso e inferiore, uno zingaro, e Frollo odiava gli zingari senza un motivo apparente. Le sue azioni non sono in alcun modo comprensibili o giustificabili, almeno non secondo me.
Io non mi voglio ritenere la persona più dolce, sensibile ed empatica del mondo. Nessuno lo è. Ma, immaginando di appartenere al ceto medio dell'epoca, e ppur essendo non vedente, io so che in qualche modo l'avrei adottato, dandogli tutto ciò di cui aveva bisogno e, soprattutto, la cosa più importante, che gli è mancata: l'amore. Quello di qualcuno, io, che lo considerasse speciale, che lo mettesse al primo posto, davanti a chiunque. Ma non ero nel film. Non ho potuto.
Disclaimer: il personaggio di Quasimodo non mi appartiene, ma è proprietà della Disney.
Genere: Introspettivo, Poesia, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NON HAI RICEVUTO AMORE E IO TE L’AVREI DATO
 
Quasimodo, mio caro, meraviglioso bambino,
mio dolcissimo tesorino,
per fortuna sei vivo!
 
Ma non perché Frollo abbia voluto salvarti,
anzi, si sarebbe comportato
esattamente nel modo contrario.
 
Avrebbe voluto ucciderti,
l’ha ordinato ai suoi soldati
in modo perentorio,
 
In tono di comando,
senza cuore, né coscienza,
né pietà alcuna.
 
Perché ti considerava
un mostro” e”questa storpiatura”, come lui stesso ha detto.
Le prime parole pronunciate con sorpresa,
quando ha visto il tuo visetto,
le seconde, poco dopo, con disgusto.
 
Queste battute me l’hanno sempre fatto odiare.
Per me è solo una persona da condannare,
che dalla vita non si merita niente di buono.
 
È un autentico bastardo,
uno incapace di amare
 
E, da quel che ho visto
all’inizio del film,
e non ho mai cambiato idea,
solo pronto a giudicare
dall’aspetto, dalle apparenze,
proprio come ha fatto con te.
 
E prima ha ucciso con tua madre,
una zingara, che come tutti gli altri lui
non faceva altro che imprigionare,
odiare e, forse, anche uccidere e torturare.
 
La tua mamma
era una giovane ragazza
che ti amava più di chiunque altro,
con il cuore, l’anima, ti ha donato se stessa;
e ha fatto di tutto per proteggerti fino alla fine della sua vita.
 
Non meritavi di vivere in un campanile,
con Frollo che si prendeva cura di te,
o meglio, che doveva farlo, perché
è ovvio che si sentisse costretto
e che affatto gli piacesse.
 
Me lo immagino mentre ti cambiava le fasce
o ti guardava dormire, o ti nutriva.
E non gli importava quanto
il tuo volto fosse rilassato, come sorridessi.
 
Non gli interessavano i tuoi pianti,
perché di sicuro non avrà avuto pazienza,
né i gridolini, né le risate, i vocalizzi,
la lallazione, i balbettii,
e poi, pian piano, le prime parole.
 
Se ne fregava di te,
per lui eri uno storpio, niente di che.
Un fastidio in un angolo
della sua contorta e malvagia mente.
 
Ti ha dato un nome orribile,
uno che non ti saresti mai meritato.
Chissà qual era quello vero,
che i tuoi ti hanno dato quando sei nato.
 
Quasimodo lui ti ha chiamato.
Significa “mezzo formato” o “quasi una persona”.
Eri un bambino, eri una persona e lo sarai sempre.
 
Se io avessi vissuto a Parigi nel millequattrocento,
nel luogo ed nell'epoca nei quali si svolge la tua storia,
avrei chiesto ai miei genitori e a mio marito,
pensando di aver la fortuna essere sposata,
se avremmo potuto adottarti.
E ci saremmo presi cura di te,
cambiandoti le fasce, dandoti da mangiare,
e non ti avremmo mai considerato un problema.
 
Non sei e non sarai mai un problema per me, okay?
Sei solo un bambino, un bambino dolce e appena nato,
che ha bisogno di cure e amore, non di odio e disprezzo.
 
Frollo non ti amava affatto.
Sosteneva di essere il tuo padrone,
ma non ti ha salvato perché voleva farlo,
Si è comportato così prima poiché l'Arcidiacono
ha provato a convincerlo.
 
Ma purtroppo senza successo.
Che cosa potevo aspettarmi
dal Giudice Claude Frollo, del resto?
 
Si riteneva sempre nel giusto, lui.
Ha giustificato l’omicidio della tua mamma,
ha chiesto ad altri di porre fine alla tua breve, fragile vita
e mandava gli zingari a soffrire e a morire
solo perché li riteneva “zingari infesti”, parole sue.
Non so se ci rendiamo conto di quanto siano gravi queste cose.
 
E poi un fulmine ha squarciato il cielo, quella gelida notte,
mentre tu continuavi a piangere,
che le statue di Notre-Dame ha illumiunato
e che lui ha interpretato come un segno di dannazione.
 
Ti ha mandato nel campanile,
un posto pericoloso, freddo e orribile per un bambino,
e per una persona in generale.
Non lo meritavi, mio caro Quasimodo.
Avresti dovuto vivere
un’esistenza nettamente migliore.
 
Purtroppo, la disabilità era un problema a quel tempo,
e anch'io sono disabile, perché
sono cieca, come si diceva all’epoca,
 
Una parola che svilisce,
che ancora molti usano senza
sapere che ferisce.
 
Sono non vedente, come si dice,
giustamente, ai giorni nostri.
 
Quindi sarebbe stato difficile per me.
Prendermi cura di te, intendo,
o almeno farlo da sola.
 
Ma mi avrebbe aiutata mio marito, ne sono sicura.
Entrambi saremmo stati
d’accordissimo nell’adottarti
e le nostre famiglie avrebbero capito.
 
Non so come avremmo fatto
a scoprire della tua esistenza,
visto che Frollo l’ha voluta tenere segreta,
proprio come se tu fossi
un demonio, un’abominevole creatura.
 
Ma io voglio immaginare che,
in qualche maniera, ci saremmo riusciti.
 
Ti avremmo portato a casa,
tanto Frollo, senza ombra di dubbio
si sarebbe liberato di te
più che volentieri.
Per lui eri solo un peso,
per noi, al contrario,
una vera e propria benedizione.
 
Una volta arrivati, dopo un viaggio in carrozza,
con l’aiuto dei vicini, una culla, fasce
e tutto il necessario per accudirti
al meglio delle nostre possibilità economiche,
immaginando di appartenere alla classe media,
quindi né ricca ma nemmeno povera
ti avremmo con cura preparato.
 
Saresti stato fra le nostre braccia,
mentre ti avremmo sorriso in adorazione,
e mio marito guardato, io toccato.
Avresti dormito in tranquillità e pace;
e noi lì, incantati a guardarti e ad ascoltarti respirare e russare piano.
 
Ti avremmo cullato, giorno e notte,
ogni volta che avresti avuto bisogno
di essere calmato oconfortato.
 
E sì, la stanchezza sarebbe stata tanta,
soprattutto nei tuoi primi mesi di vita.
 
Ma Dio ci avrebbe fatto il dono più prezioso
regalandoci una gioia indescrivibile, infinita
che ci avrebbe l’esistenza riempito e per sempre cambiato,
così come si sarebbe, credo, comportato
con l’anima e il cuore di entrambi.
E il nostro spirito, con la tua sola presenza, avrebbe allietato.
 
Ti avremmo nutrito con latte di capra,
o fatto allattare da una balia.
Però saresti vissuto con noi,
sempre, nella nostra casa.
 
Avremmo giocato con te,
ti avremmo visto crescere,
produrre vocalizzi, poi parole,
strisciare, gattonare, camminare.
 
Di tua mamma ti avremmo parlato,
quando abbastanza grande
per capire fossi diventato.
 
Di tutto il bene che ti aveva voluto.
“Ma è morta, non la posso rivedere.”
Ne saresti stato rattristato,
perché non l’avresti conosciuta.
 
“No, amore mio, ma puoi pregare per lei. Ti ascolterà.
Non dimenticarla. Pensala.
Ringraziala, perché per te la vita ha dato.
Su di te, dal Paradiso, per sempre lei veglierà.”
Questo papà ti avrebbe detto
E, a essere sincera, anch’io.
 
Da grande ti avremmo fatto studiare.
E avrei passato tanto tempo con te,
con una tata, ma solo per un aiuto,
non per sostituire il mio ruolo.
 
Anche se al tempo le amiche
mi avrebbero di certo criticata
e pazza considerata,
vista questa mia scelta così inconsueta.
Però io, la tua mamma, avrei pensato:
 
Nessuno è più importante del mio bambino
e sono io che voglio e devo allevarlo.
Con l’aiuto di qualcuno, duranta il giorno, certo,
ma poi la sera mio marito a casa tornerà,
mi abbraccerà, mi bacerà,
che mi ama da impazzire mi dirà.
Io ricambierò e, subito dopo,
lo stesso con te faremo.
 
All’epoca, né tu né io avremmo avuto una vita facile, perché,
adesso, parlando un po’ di me,
molte persone mi avrebbero giudicata, derisa,
e di sicuro non accettata.
 
Lo so poiché l’ho letto
mentre la mia tesi di laurea stavo scrivendo.
 
Ho studiato come i non vedenti
venivano considerati e trattati
dal Medioevo fino al milleottocento.
 
Sono rimasta sconvolta.
Negativamente impressionata, scioccata e con lo stomaco sottosopra.
 
Se la maggior parte della gente
si comportava così con persone non vedenti come me,
quelle con la tua disabilità, come trattava?
 
Di sicuro in modo nettamente peggiore.
E ciò mi fa arrabbiare, anzi, incazzare
e stringere il cuore in una morsa di dolore.
 
Ti avrei difeso con tutte le mie forze
dalle malelingue senza valore.
“Se qualche bambino ti prende in giro, raccontamelo” ti avrei detto.
 
E, in seguito, come comportarmi deciso.
Parlare direttamente con il bulletto?
Rivolgermi ai suoi genitori?
 
Forse questa sarebbe stata
la soluzione migliore, anche
se credo non mi avrebbero ascoltata.
 
O magari sì, provando però
compassione, non dispiacere e amore verso di te.
 
Non è colpa nostra se abbiamo queste disabilità, sai?
C’è sempre una ragione per tutto.
Io credo che Dio mi abbia resa così…
 
perché poi sarò ricompensata
nella vita in altra maniera,
una che, però, ancora non conosco.
 
E lo stesso, più avanti, nel film, è accaduto a te,
ma sarebbe successo anche se fossi stato con noi,
in qualche modo. Ne sono certa, tesoro.
 
Sarei stata la tua mamma adottiva, se solo avessi avuto questa fortuna.
ciò mi avrebbe resa la persona più felice del mondo.
Ti avrei amato più di quanto tu possa anche solo immaginare.
 
Ma non ho potuto, piccino, mi dispiace.
Io non ero lì, non eroin quel film,
e questo mi rattrista ogni volta che ci penso.
 
La cosa peggiore è che, nella vita reale,
vivere in un campanile ti avrebbe reso
sordo molto, molto presto.
 
Una disabilità in più, questa,,
che ti avrebbe reso la vita
ancora più complicata.
 
Mi dispiace tanto per te, Quasimodo,
per le ingiustizie che hai subito,
per tutto il dolore che hai provato.
 
Ma sappi, mio caro,
che anche se non ho potuto essere presente per te,
ti giuro che ti voglio bene.
 
Non sei mai stato solo nel tuo viaggio,
poiché, qui fuori, il mio cuore
soffre immensamente per te,
e mi fa sentire inutile e impotente.
Io vedo il tuo valore, la tua dolcezza, bellezza e la tua forza.
 
Quasimodo, mio caro, stupendo bambino,
non sei “mezzo formato” o “quasi una persona”.
Sei un'anima preziosa,
un esempio di resilienza e amore.
 
Anche se il nostro tempo insieme
non era destinato a essere,
ti dico una cosa importante:
e che ti voglio ripetere
perché ti risulti più comprensibile
e chiara, e ti resti nella mente
io ti amo, ora e per l'eternità.
Niente e nessuno mai questo cambierà.
 
 
 
Credits:
le parole “un mostro” e “questa storpiatura” sono tratte dal film Il Gobbo di Notre Dame.
   
 
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