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Autore: Shainareth    26/10/2023    2 recensioni
[Gundam SEED Destiny] Cagalli non era riuscita a comprendere come una cosa del genere potesse averlo messo così di malumore, ma poi Athrun aveva accennato, borbottando, al rapimento della Principessa durante il suo matrimonio.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Athrun Zala, Cagalli Yula Athha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MALUMORE



Cagalli sospirò. Le era bastato un solo sguardo per capire che c’era qualcosa che non andava. Era teso, nervoso, evitava i suoi occhi e la linea della sua bocca tendeva all’ingiù. Il cipiglio corrucciato e le braccia conserte, quasi in posizione di difesa, completavano l’opera insieme ai monosillabi con cui rispondeva quando veniva interpellato.
   Gli aveva chiesto se andasse tutto bene e il giovane le aveva assicurato di sì. Non gli aveva creduto. Aveva insistito e insistito, fino a che lui non era capitolato e le aveva detto di aver assistito a una piccola riunione a Morgenroete, nella quale erano stati messi in discussione alcuni punti della difesa dello Stato. Cagalli non era riuscita a comprendere come una cosa del genere potesse averlo messo così di malumore, ma poi Athrun aveva accennato, borbottando, al rapimento della Principessa durante il suo matrimonio.
   Per tutto quel tempo la ragazza aveva fatto i salti mortali affinché le riprese di quel maledetto evento non gli capitassero sotto al naso, ma era certa che prima o poi sarebbe successo. Ovviamente nel momento meno opportuno, poiché in quei giorni lei e gli altri Emiri erano impegnati in alcune delicate questioni di carattere internazionale. Non voleva essere scortese con Athrun, anche e soprattutto perché poteva ben immaginare come si sentisse; se le avessero raccontato di tutte le ragazze che gli erano girate attorno quando era imbarcato sulla Minerva, probabilmente anche lei sarebbe stata di pessimo umore. A ben pensarci, si disse con un certo orgoglio, era stata fin troppo brava a non alzare le mani su Lunamaria quando erano stati ospiti di Dullindal e del Comandante Gladys.
   «Athrun...?» Lui mugugnò qualcosa di poco intelligibile in risposta. «Posso farti notare che non c’è pericolo che avvenga di nuovo una cosa del genere?»
   Il giovane rimase immobile al suo posto, sul sedile posteriore dell’auto, gli occhi verdi puntati oltre i finestrini oscurati. Erano soli, a parte l’autista che però era stato isolato dal vetro che li divideva dalla parte anteriore del mezzo. «Orb ha la priorità.»
   Cagalli sapeva che quella frase non era un modo per rinfacciarle come stavano le cose, ma solo un dato di fatto. «Proprio per questo potresti venirmi incontro e non provocarmi altro stress», lo pregò gentilmente.
   Lo vide sospirare e voltare finalmente il capo nella sua direzione, abbandonando le braccia in grembo. «Hai ragione. Scusa.»
   Sorridendogli comprensiva, la ragazza gli prese la mano nella propria, stringendola con affetto. «Che tu ci creda o meno, sto lavorando anche per noi.» Athrun increspò le sopracciglia e lei continuò: «Dopo che l’Alleanza ci ha attaccati durante la prima guerra, e dopo quel maledetto accordo che ho stupidamente firmato durante la seconda...»
   «Sei stata plagiata dai Seiran», la interruppe il giovane, prendendo le sue difese.
   «La firma era la mia», gli ricordò Cagalli, perentoria. Non voleva scusanti, era giusto che si assumesse tutte le responsabilità. «Al di là di questo», riprese in tono più conciliante, «non ho alcuna intenzione di sottostare alle pressioni di quei bastardi. Né mi farò di nuovo mettere i piedi in testa dagli altri Emiri.»
   Di questo Athrun era sicuro. Da quando era tornata a Orb e aveva ripreso possesso della guida del Paese, Cagalli aveva mostrato un pugno di ferro pari a quello di suo padre, non lasciandosi più scoraggiare dalla maggiore esperienza e dalle simpatie degli altri membri del governo. Anzi. Se all’inizio del suo mandato come primo ministro l’avevano colta timorosa e impreparata a quel ruolo, la guerra l’aveva fortificata al punto renderla splendidamente sicura di sé.
   «Cosa c’entro io in tutto questo?»
   «Esigo che Orb torni prepotentemente a dimostrare la propria neutralità, rimarcando la propria posizione a favore della convivenza pacifica fra naturals e coordinators. Noi siamo la prova vivente che è possibile.»
   Cagalli tacque, e poiché Athrun sembrava non avere ancora afferrato, sospirò con fare teatrale. «Anche tu, però, potresti venirmi incontro!» sbraitò. «Quella che siete più intelligenti di noi è una balla colossale!»
   «Forse se ti spiegassi meglio, potrei capire di che diavolo stai parlando», borbottò lui, mantenendo la calma, ma comunque risentito per quella mancanza di considerazione nei suoi riguardi.
   «Ci vorrà del tempo affinché accada», mise le mani avanti la ragazza, fissandolo però dritto negli occhi, «ma prima o poi riuscirò a convincere tutti che la soluzione migliore è quella di un’unione mista ai vertici del governo.»
   Calò il silenzio per una manciata di secondi. Poi Athrun divincolò la mano dalla sua presa e l’agguantò per la nuca, baciandola con forza. Cagalli tentò una blanda resistenza, dovuta alla sorpresa e all’imbarazzo per la presenza dell’autista, benché lui non potesse vederli. Alla fine fu costretta ad arrendersi, lasciando al suo aggressore campo libero. Sapeva che in quel modo Athrun non avrebbe sfogato soltanto la gioia per quella notizia, ma anche la frustrazione provata durante le ore precedenti a causa di quelle maledette riprese che ancora circolavano e che la vedevano sposa - per fortuna mancata - di qualcun altro.
   Quando però avvertì la sua mano farsi audace, si irrigidì di nuovo e tentò di spingerlo via, sia pure senza troppa convinzione. «Ti sembra il momento?!» protestò, non appena lui scese con le labbra sul collo, dove cominciò a torturarla. Cagalli sobbalzò. «Idiota! Rimarrà il segno!» Ma ormai il danno era fatto e quando lui la lasciò finalmente libera, la fissò con una certa soddisfazione nello sguardo. «Se si vede, ti uccido», lo minacciò lei, in realtà stizzita solo in parte.
   «Basterà indossare una sciarpa leggera ed elegante», le consigliò Athrun con la stessa nonchalance di un esperto consulente d’immagine. La ragazza gli diede uno scappellotto e lui rise, regalandole però un ultimo bacio.
   «Mah... almeno sei tornato di buon umore», constatò Cagalli, cercando di ricomporsi.
   «Non abbottonarti troppo o mi renderai più difficile il lavoro, quando saremo arrivati a casa.» Si voltò a guardarlo sconcertata e il giovane scrollò le spalle. «Non puoi pretendere che ti lasci in pace dopo quello che hai detto.»
   Costretta a dargli ragione, l’altra si portò una mano lì dove era rimasto il segno della sua passione. «Ed era proprio necessario marcare il territorio in questo modo?»
   «Puoi sempre dire che si tratta di una puntura di insetto.» Gli scoccò un’occhiataccia. «Ringrazia che non te ne abbia fatto neanche uno, anni fa, quando ti bazzicava intorno quel verme.»
   Anche questo era vero, considerò Cagalli. Vista la guerra fredda fra lui e Yuna Roma, era un miracolo che Athrun fosse stato un amante discreto e che l’altro non fosse stato troppo insistente nei suoi tentativi di approccio. Adesso era libera da ogni vincolo, almeno agli occhi del mondo, pertanto non doveva guardarsi dal dare giustificazioni a chicchessia. Rimaneva però il fatto che, data la sua carica all’interno dello Stato, avesse un’immagine da mantenere.
   «In ogni caso, in futuro evita di farlo ancora.»
   «Mi limiterò a posti che posso vedere soltanto io», promise Athrun, facendole sfuggire un verso indignato, imbarazzato e divertito a un tempo.
   Per dispetto, allora, Cagalli gli fece notare: «Quando ho parlato di unione mista fra naturals e coordinators, non ho mica fatto il tuo nome.»
   «A maggior ragione devo convincerti della cosa», disse lui, decidendo di reggerle il gioco, pur con una punta di stizza nella voce. «Vedrai, appena arriviamo a casa.» Davanti a quella dolce minaccia, la ragazza scoppiò a ridere e, dichiarandosi sconfitta, lo tirò verso di sé per baciarlo ancora.





 
  
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