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Autore: Tynuccia    27/10/2023    1 recensioni
Con un sospiro profondo, l'albino si risolse ad indossare un'uniforme pulita e ad avventurarsi per i corridoi della sua nave.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Yzak Joule
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alba
 
 
 
Yzak si ritrovò seduto sul materasso, la maglia appiccicata al torace e zuppa di sudore mentre il suo petto si alzava ed abbassava velocemente.
 
Strinse la coperta al palmo delle mani e borbottò un'imprecazione, tentando di calmarsi e riacquistare il controllo di sé. Per quanto fosse da solo nella propria stanza, davvero non tollerava l'essere in balia del suo lato più umano. 
 
Decise di alzarsi e buttarsi sotto il getto gelido della doccia, sperando di scrollarsi di dosso gli incubi che, da qualche tempo, lo destavano nel cuore della notte. 
Quando tornò nella stanza rimase un attimo in piedi, aggrottando le sopracciglia in direzione dei muri chiusi della sua cabina sulla Voltaire, attualmente in ricognizione nello spazio.
 
Con un sospiro profondo, l'albino si risolse ad indossare un'uniforme pulita e ad avventurarsi per i corridoi della sua nave.
 
Arrivò a destinazione poco dopo e si costrinse a non bussare come un bruto, per una volta tanto. Le sue nocche picchiarono delicatamente sulla porta, e fu già di per sé consolatorio ritrovarsi faccia a faccia con Shiho, che lo guardò incuriosita. "Comandante?".
 
"L'ho svegliata, Maggiore?", chiese lui, notando che non indossava la giacca della divisa.
 
La ragazza scosse il capo. "Il mio turno è finito da poco. Stavo riguardando dei documenti".
 
Con le labbra tirate, Yzak controllò il corridoio e si sporse verso di lei. "So che è terribilmente sconveniente da parte mia, ma vorrei passare la notte qui".
 
Shiho spalancò appena gli occhi, quindi si schiarì la gola e fece un cenno con la testa, facendosi da parte per farlo entrare. Quando il pannello si fu richiuso alle spalle del soldato, lasciandoli soli nell'intimità della stanza, lei gli afferrò le guance e si concesse di dargli un rapido bacio. "Quante cerimonie", notò in un sussurro divertito. "Ho trascorso più tempo nella tua cabina che qui".
 
"Ha più senso che sia un sottoposto a presentarsi nell'ufficio del proprio superiore, che il contrario", replicò lui, iniziando a spogliarsi. "E poi ti ricordo che nessuno sa che stiamo insieme".
 
La ragazza annuì distrattamente mentre spegneva il computer. "E allora perché questa bizzarra decisione, signore?".
 
"Vieni a letto e te lo dico", rispose Yzak e lei fu più che felice di obbedire a quella semplice richiesta. 
 
Si era aspettata ben altro, quindi si sorprese quando lui la costrinse con la testa sul suo petto e le dita gli scivolarono tra i suoi capelli, un gesto che Shiho aveva imparato a riconoscere come antistress per le giornatacce. "C'è qualcosa che ti turba?", domandò, appoggiandogli una mano all'altezza del cuore, che però batteva normalmente.
 
"No", mormorò Yzak dopo un meditabondo attimo, arrotolando pigramente una ciocca intorno all'indice. "Ora va un po' meglio".
 
Shiho nascose un sorriso contro la sua maglia. "Ora", ripeté, non troppo convinta."E prima?".
 
L'albino strinse i denti e sbuffò. "Sei pedante, a volte, Hahnenfuss. Non possiamo starcene qui zitti senza entrare nei dettagli?". Incontrando il più assoluto silenzio, nonostante lo avesse richiesto lui, Yzak si arrese. "Ultimamente sto facendo degli incubi. Sulla guerra".
 
La ragazza spiò il suo volto nella penombra della stanza, illuminata fiocamente dalla lampada ancora accesa sulla scrivania. Aveva gli occhi socchiusi, ed un'espressione insofferente. Capitava anche a lei, e si erano concentrati soprattutto nei primi mesi dopo la fine del conflitto. I suoi erano confusi, e tesi, nonostante avesse combattuto solo a Jachin Due, e non osava immaginare cosa si materializzasse nella mente del suo Comandante, che pure aveva prestato servizio in molte più battaglie. "Non ne avevo idea", disse soltanto.
 
Yzak si strinse nelle spalle, fermando le sue carezze alla chioma castana di lei. "Non ho voluto parlartene. Di solito rimango sveglio fino a quando la luce del sole entra dalla finestra, mettendo a tacere le loro fottutissime urla. Nello spazio, però, ci sono solo buio e stelle".
 
Dando un perché ai marcati cerchi neri che gli erano comparsi sul volto, Shiho sospirò. In un altro momento lo avrebbe rimproverato per quell'approccio così drastico e poco pratico, ma decise di non rigirare il coltello nella piaga. "Le urla di chi?", indagò, sperando che, ora che si era finalmente aperto, fosse dell'idea di condividere con lei un peso del genere.
 
Il Comandante Joule rimase impassibile per qualche istante, quindi andò a coprirsi gli occhi con l'avambraccio. "Quei civili che ho fatto esplodere. Li sento gridare, anche se nella realtà non è mai successo". La sua mano andò a tormentare il bordo della coperta, quasi febbrilmente. 
 
Shiho si puntellò su un gomito, osservandolo dall'alto con un sorriso ferito sul volto. "Non li hai uccisi con cognizione di causa, Yzak. Non lo sapevi neppure, che non fossero soldati dell'Alleanza", disse, ben conscia che avevano affrontato quel discorso un milione di volte sulla Vesalius. All'epoca avrebbe voluto tendere un braccio e attrarre il suo Capitano a sé, fargli sentire che era dalla sua parte non solo a parole, ma ignara della reciprocità dei suoi sentimenti aveva sempre lasciato perdere, limitandosi ad ascoltare e dispensare suggerimenti banali.
Forte di come si fossero evolute le cose tra di loro, la ragazza si abbassò per baciarlo con tenerezza, sfiorandogli uno zigomo con la punta delle dita, prima di approfondire e mostrargli il suo pieno supporto. "Dovrai perdonarti, prima o poi", mormorò contro le sue labbra, il respiro mozzato. 
 
Prima o poi, considerò Yzak, era un concetto così incerto e vago che, se non fosse arrivato dalla persona che amava, avrebbe perso totalmente la pazienza. Le spostò i capelli su una spalla, guardandola in silenzio e sentendo la stanchezza delle ultime settimane insidiarsi fin nelle ossa. La trascinò giù, avviluppandola in un abbraccio di cui aveva terribilmente bisogno. "E tu dovrai aiutarmi a farlo", precisò infine con tono autoritario, ma esausto. Il suo torace vibrò con la piccola risata di lei, che si limitò ad annuire e a sistemarsi meglio contro di lui. Yzak inspirò a fondo e, con sua somma sorpresa, si rese conto che, sebbene fossero in silenzio e quasi al buio, le urla non rimbombavano nelle sue orecchie, riempite soltanto dal respiro ritmico del Maggiore Hahnenfuss. Forse, anche nello spazio, avrebbe potuto trovare l'alba senza doverla aspettare.
  
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