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Autore: Fiore di Giada    28/10/2023    0 recensioni
[[Sulle lagune/Giovanni Verga]]
A fatica, Riccardo aprì gli occhi e girò la testa ora a destra, ora a sinistra.
Una densa nebbia biancastra circondava il suo sguardo, mentre lame di dolore trafiggevano la sua testa. Nella sua mente, tutto si confondeva in un abisso cupo, doloroso.
Perfino il tempo sembrava indefinito.
[sequel di "Non è colpa tua"]
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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A fatica, Riccardo aprì gli occhi e girò la testa ora a destra, ora a sinistra.
Una densa nebbia biancastra circondava il suo sguardo, mentre lame di dolore trafiggevano la sua testa. Nella sua mente, tutto si confondeva in un abisso cupo, doloroso.
Perfino il tempo sembrava indefinito.
Le lacrime tremarono sulle sue ciglia. Con l'orribile morte di sua sorella, il suo cuore si era frantumato.
Aveva continuato i suoi studi, pur di non lasciarsi travolgere dal rimorso.
A tentoni, allungò le mani e si accorse di essere steso su un materasso.
D'istinto, si alzò a sedere. Aveva bisogno di riprendere le sue attività.
Un accesso di nausea, implacabile, colpì il suo petto e il giovane si piegò su sé stesso.
Che schifo…, si disse il veneto, infuriato con se stesso. Come un idiota, si era lasciato abbattere dalla sofferenza.
Si era trasformato in un debole?
Due braccia forti, ma gentili, si strinsero attorno alle sue spalle e lo aiutarono a distendersi sul letto.
− Non cambi mai, Riccardo? − domandò una voce maschile in un italiano perfetto, seppur macchiato da un pesante accento ungherese.
Stupito, il veneto sbatté le palpebre e alzò la testa.
I suoi occhi nocciola si posarono sul viso squadrato di Stefano.
Perché lui è qui?, si chiese il veneto, stupito. Stefano gli aveva detto che sarebbe tornato in Ungheria.
 Il giovane magiaro accennò ad un sorriso e la sua mano si posò sui suoi capelli ricci. Quell'espressione smarrita, quasi infantile, inondava di tenerezza il suo cuore.
− Ho molti esami da fare e non voglio perdere tempo. E, forse, è stato un bene. − affermò.
A quell'affermazione, Riccardo sbarrò gli occhi, sorpreso. Come aveva compreso i suoi pensieri?
Stefano, cauto, prese tra le sue mani la destra dell'amico.
Il giovane italiano sussultò. Tra lui e Stefano c'era un legame profondo, ma era insolito un gesto tanto affettuoso da parte sue.
Le iridi cerulee di Stefano si assottigliarono e un sorriso benevolo sollevò le sue labbra.
−  Non ho dimenticato come ti ho trovato, tre mesi fa. − dichiarò, il tono gentile.
Riccardo, con un sospiro, si schiaffeggiò la fronte con la mano, mentre le lacrime tremavano nei suoi occhi. Il suo cuore, implacabile, gli ricordava la sua debolezza.
Con un gesto affettuoso, l'ungherese circondò le spalle dell'amico con le braccia e lo attirò contro il suo petto.
− Ehi… − sussurrò il veneto, stupito. Avrebbe dovuto allontanarsi da quell'abbraccio, ma non voleva.
Bramava il calore di un contatto affettuoso.
− Non sei debole. Hai pensato a chi ti ama, anche in un momento così triste. Ma non chiuderti, amico mio. Permettici di esserti accanto e di andare avanti insieme… − dichiarò Stefano, la voce vibrante d'emozione. Il dolore di una morte ingiusta non aveva spento l'energia di Riccardo.
Ma non doveva affrontare tutto da solo.
Le lacrime fluirono sulle guance di Riccardo e il giovane si abbandonò contro il petto di Stefano. Quelle parole, così sincere, liberavano la sua anima da un peso opprimente.
− Sì, amico mio… Andremo avanti insieme. −
   
 
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