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Autore: aelfgifu    30/10/2023    2 recensioni
La piccola Lisa, quindici anni, viene discriminata dai suoi compagni di classe. Julia troverà un modo di far avere alla sua giovane amica una bella rivincita, con l’indispensabile aiuto di Karl-Heinz, ma questo insegnerà a Lisa quanto ipocriti e ingiusti siano i rapporti umani.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Karl Heinz Schneider, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La solitudine dei numeri primi 
 
Erano state compagne di classe, e di banco, dalla prima alla quarta. I genitori di Anna venivano dallo stesso paese di Utzi, avevano un ristorante a Schwabing-West, e poiché si chiamavano Giuseppe e Giuseppa, avevano ribattezzato il locale “Pippo e Peppa”. Il suono di quel nome piaceva moltissimo ai clienti tedeschi. Pippo Tumino si riforniva al panificio Gutenbrunner. Anna era sempre a casa Gutenbrunner perché i genitori lavoravano tutto il giorno, faceva i compiti con Julia, ma già a otto anni proclamava che prima o poi sarebbe tornata in Italia. 
“Vieni anche tu!” la esortava. 
“Ma per me è diverso” replicava Julia “mio papà è di Monaco, non ho scuse per andarmene via”. 
In quarta le loro strade si erano divise. Julia era andata al ginnasio, lei alla scuola professionale. Da quel momento in poi si erano viste meno. Julia studiava dalla mattina alla sera, spesso era Anna che doveva andarla a cercare. 
“Tu vivi e io studio” le aveva detto un giorno Julia, amareggiata. 
“E tu lascia il ginnasio! Che te ne frega?” 
Ma Julia non avrebbe mai potuto lasciare il ginnasio; primo, perché adorava studiare, secondo perché sentiva che quello era anche un modo per vendicare Franz e Utzi: soprattutto Utzi. 
Anna dava consigli a Julia su come truccarsi e come comportarsi con i ragazzi, consigli che Julia puntualmente disattendeva, con conseguenze a volte tragicomiche di cui ridevano e piangevano insieme. A diciannove anni, mentre già lavorava a tempo pieno nel ristorante dei genitori, aveva conosciuto un ragazzo italiano e nel giro di un mese se n’era andata a vivere con lui a Milano.
“Bell’amica che sei, mi lasci sola” aveva fatto finta di protestare Julia. 
“Tanto sarai impegnata con l’università!” aveva risposto lei. 
Quando, tre anni dopo - la piccola Lisa aveva già compiuto un anno -, Anna e Maurizio si erano sposati, avevano avuto la brillante idea di far conoscere Julia a un cugino di Anna, e li avevano piazzati allo stesso tavolo durante il pranzo di nozze. Sta di fatto che il cugino era stato informato che gli avrebbero presentato una ragazza tedesca, scopo possibile accoppiamento, mentre a Julia non avevano detto nulla, pertanto Julia si era comportata come se niente fosse; salvo, verso la fine della festa, ascoltare il cugino che si lamentava con qualcuno in catanisi strittu che “avevano cercato di incastrarlo con una tedesca di legno”.
Julia era andata da Anna e aveva chiesto spiegazioni. Avendole ricevute, aveva commentato: “La strada per l’inferno è sempre lastricata di buone intenzioni”. 
Non si vedevano da diversi anni, anche se si sentivano sempre a Natale, Pasqua e per i compleanni di Anna e della “bambina”, che ora aveva quindici anni e mezzo. Così, durante una delle loro telefonate, era venuto fuori che Julia avrebbe dovuto parlare a un convegno alla Statale di Milano nel mese di giugno; Anna aveva preso la palla al balzo. “Finita la scuola Lisa va a Monaco dai nonni, può venire con te?” e Julia aveva prenotato due posti anziché uno sul volo di ritorno. 
Si trovarono in Piazza Sant’Alessandro, perché Julia usciva dal dipartimento di lingue. Anna batteva nervosamente con la suola delle sneaker sul selciato della piazza e non si accorse di Julia che le arrivava alle spalle: “Ännchen!” 
Anna compì un mezzo giro su sé stessa. 
“Julia! Accidenti a te, mi hai  fatto prendere un colpo!” 
E la abbracciò con trasporto. 
Prima di andare a casa, andarono a prendere un aperitivo. Si mostrarono a vicenda le foto più recenti di famiglia, si raccontarono le ultime novità. 
“Il ristorante va bene. Lisa ha finito la seconda liceo. È brava, ma non lega molto con i compagni…”
“Michael ha finito la scuola. Papà si è dovuto operare per una cataratta ed è dovuto rimanere a casa una settimana, ma lui smania quando è lontano dal laboratorio e non ne vuole sapere di lasciare. La piccolina ha incominciato a muovere i primi passi…” 
“E il Bayern ha vinto la Bundesliga”. 
“E il Bayern ha vinto la Bundesliga”. 
 
***
 
Vicky camminava 
Un pomeriggio, mentre lei lavorava al computer al tavolo del salotto e Vicky giocava a pochi passi da lei, Julia aveva visto la sua bambina fare leva su uno dei suoi giochi e mettersi in piedi, barcollando come una piccola ubriaca; e bilanciando le braccine come se nuotasse nell’aria, dondolando sulle gambette grassocce, era avanzata di uno, due, tre… quattro, cinque, sei! passi, prima che la forza di gravità la spingesse indietro e la facesse ricadere seduta con un tonfo sul culetto ben imbottito. Julia si era alzata di scatto, era corsa dalla piccola che la guardava con aria di trionfo, con gli stessi occhi azzurri e scintillanti di suo padre, e le tendeva le manine. 
“Tesoro, stellina della mamma” Julia si era buttata a terra abbracciando la bimba. Si era sentita tirare una ciocca di capelli, mentre Vicky articolava ridendo: “Ma-ma, ma-ma”. 
“La mamma è una cretina” le aveva sussurrato Julia “la mamma non è più capace di vedere i miracoli”. 
Tre giorni dopo Robby, in versione piccolo storico, si era informato:
“Anche papà ha pianto quando ho imparato a camminare, come ha fatto Karl quando ha visto Vi-Vi?” 
“No, papà tuo non ha pianto. Però ti guardava come se non riuscisse a farsi capace che tu, così piccolino, stessi camminando”. 
 
***  
 
Lisa era una ragazzina dalla pelle ambrata, i capelli neri e due occhi color petrolio e acuti  come succhielli. All’inizio sembrava riservata, ma nel giro di cinque minuti cambiò completamente. 
“Quando hai conosciuto la mamma?” 
“Trentadue anni fa, in prima classe. Siamo state compagne di banco per quattro anni”. 
“Com’era mia mamma da piccola?” 
“Una peste! Io ero quella calma e lei quella avventurosa”.
“Quante lingue parli?” “Parlo tedesco,  perché mio papà è tedesco e io sono cresciuta in Germania, e italiano, perché la famiglia di mia mamma è italiana e ho studiato italiano anche a scuola e all’università. E poi parlo più o meno bene inglese, francese, olandese, spagnolo e un po’ di portoghese. E per lavoro mi occupo di lingue medievali”. 
“È vero che insegni all’università?” 
“Cerca su Internet e trovi tutto”. 
“Hai figli?” 
Julia rispondeva sempre più divertita a quel fuoco di fila di domande.  
“Due. Un maschietto di sette anni e una bambina di tredici mesi”. 
“Sei sposata?” 
“No”. 
 
***"
 
“Vuoi che andiamo a  vivere insieme?” 
“Ma no!”
“Vuoi che ci sposiamo?” 
“Te lo ha suggerito Genzo?” 
“No, perché?” 
“Perché qualche tempo fa mi ha consigliato di sposarti e io gli ho detto di farsi gli affari suoi. E comunque no, non voglio che ci sposiamo”. 
Lui aveva incassato il colpo. Dopo un lungo secondo di riflessione, aveva rilanciato: “Ma allora cosa vuoi?” 
“Io? Sono nella posizione di volere qualcosa da te?” 
“Tanto per cominciare abbiamo una figlia insieme…” 
“Ecco, questo sì, per lei vorrei, sarei felice, che tu ci fossi, ma anche questo è qualcosa che non posso importi”. 
“Oh, andiamo, piantala di filosofeggiare. Sono suo padre e per legge…” 
Julia lo aveva interrotto con un gesto impaziente della mano. 
“Ah, la legge! Sai quanto conta la legge? Stare vicino a lei o a me è un impegno che prendi con te stesso, Karl-Heinz, e con nessun altro”. 
Da allora lui la guarda diversamente, con una tristezza che prima non aveva. 
“A volte” le aveva detto un giorno, a sorpresa “mi sembri così distante. Ho paura di allungare la mano e di non riuscire a toccarti”.
 
*** 
 
A quel punto era entrata Anna e  aveva fulminato la figlia con lo sguardo: “Non ti ho insegnato che non bisogna infastidire gli ospiti?” 
“Ma no, Annuzza, figurati! Io non sono un’ospite, sono un’amica!” Julia strizzò l’occhio a Lísa. “Chiedimi tutto quello che vuoi. Se non voglio rispondere, te lo dirò”. 
E durante il pranzo, senza farsene accorgere la sottopose a un vero e proprio controinterrogatorio, e venne a sapere che aveva appena concluso la seconda liceo scientifico in un istituto molto rinomato a Milano centro, e che era molto brava in matematica e fisica, tanto che l’anno seguente i suoi insegnanti avrebbero voluto mandarla alle Olimpiadi della matematica. Non andava molto d’accordo con i suoi compagni di classe. Andava a lezione di chitarra classica. Le piaceva la letteratura fantasy. 
“Solo gli autori più giovani o anche i classici?” 
“Cioè?” 
“Cioè Tolkien,  Lewis , Le Guin…” 
Era venuto fuori che Lisa amava moltissimo i racconti di Terramare. 
“E qual è il tuo personaggio preferito?” 
“Orm Irian!”
“Il mio è Tehanu”. 
“Io pensavo che gli studiosi si interessano solo a cose noiose…”
“Gli studiosi, gli scienziati, sono come gli esploratori, devono scoprire cose nuove. Perciò una parte del loro spirito ha sempre quindici anni”.
 
 
*** 
 
Subito dopo il decollo, Lisa si era rintanata nel suo mondo, le cuffie nelle orecchie. Julia chiuse gli occhi, cercando di far fluire liberamente  i suoi pensieri. Lisa aveva un modo di fare particolare per una ragazzina di quindici anni, attento e guardingo, come se si aspettasse un’aggressione da un momento all’altro. Chissà se ha subito atti di bullismo? Pare che negli ultimi anni il fenomeno sia aumentato a dismisura proprio tra i ragazzi della sua età. Avrebbe provato a indagare, ma avrebbe dovuto farlo in modo casuale, indiretto, senza mettere Lisa in allarme. Così, persa nelle sue cogitazioni, quasi saltò per aria quando si sentì tirare per la manica della giacca. Aprì gli occhi di scatto: Lisa, che aveva smesso di ascoltare la musica, ora stava cercando di attirare la sua attenzione. 
“Che c’è?” chiese. “Devi andare in bagno?”
Lisa scosse la testa. 
“È vero che sei la ragazza di Karl-Heinz Schneider?” 
Ecco, pensò Julia, prima o poi dovevamo arrivarci. E rispose alla ragazzina come avrebbe risposto a un adulto:
“Non lo so se sono la sua ragazza”. 
“No?” 
“No”. 
“Ma lui ti ama?” si informò Lisa con aria sospettosa. “Spero di sì”.
“E tu ami lui?” 
“Spero di sì”. 
“Ma non state insieme?” 
Julia sorrise: “Dipende da quello che si intende per stare insieme”. 
“E cioè?” 
“Stare insieme può voler dire due cose. Uno: tu ci sei per quella persona, e lei c’è per te. Due: fare la parte della coppia davanti alla gente”. 
“E voi?” 
“Numero uno: sì. Numero due: forse pure, ma chi se frega?”
“Mi prendi in giro?” 
“No”. 
“Mi spieghi una cosa?” 
“Se posso, volentieri. Dimmi”. 
“Ma perché lui sta con una come te?” 
Julia sogghignò e passò all’attacco.  
“Ti rigiro la frittata. C’è un ragazzo che ti piace?” 
La ragazzina diventò rossa.  
“Ah, ecco, c’è” Julia chiuse gli occhi. “Come si chiama questo campione?” 
“Mattia”. 
“Bene, e che mi dici di Mattia? È in classe con te?” Cenno affermativo di Lisa.
“E perché ti piace?” 
“È carino” confessò Lisa.
"Carino come?” 
“Carino. Biondo”. 
“E immagino che un mucchio di ragazze gli girino intorno, vero?” 
“Eh!!!” sospirò Lisa. 
“E che tipo di persona è questo Mattia? È gentile? Simpatico?” 
“Non lo so”. Una pausa. “No. Non è gentile”. 
“È ciò nonostante, ti piace?” 
Lisa tacque. 
“Tu a lui piaci?” 
Lisa scosse la testa. “Perché no?” 
“Dice che sono una secchiona e una racchia”.
“Ah!” 
Julia e Lisa si scrutarono.
“Dice? Lo dice spesso? Davanti agli altri?” 
Lisa annuì ancora. Tirò su col naso, rumorosamente. 
Ecco a voi Julia Gutenbrunner che fa piangere una ragazzina. Complimenti! 
“E fammi capire, ti piace uno del genere?”
Cenno di assenso di Lisa. 
“E che ci sarebbe di male a essere studiose?” 
“Dice anche  che sono brutta”. 
“A parte che non c’è nulla di male neanche nell’essere brutti, che sei brutta lo dice lui!”
Lisa aveva gli occhi rossi. Julia le passò un braccio attorno alle spalle. “Io a uno così gli spaccherei la faccia, altro che andargli dietro” commentò.  Rimasero così per un minuto buono, poi Julia inspirò profondamente, guardò fisso davanti a sé come se stesse per parlare davanti a un uditorio, ed esordì:
"Sai, Lisa. Le persone non sanno cosa vogliono, non sanno cosa piace loro. E siccome non lo sanno, cercano di scoprirlo vedendo che cos’è che piace agli altri. Che fanno i genitori di Mattia?”
“Il padre è un magistrato e la mamma avvocato penalista. Lui è anche campione di scherma” rispose Lisa con un filo di voce. 
E come ti puoi sbagliare? 
“Ecco. Ne sei affascinata perché piace a tutti. E piace a tutti perché… perché viene da una famiglia in vista, perché è biondo, e un campione di scherma, non perché è intelligente, non perché è una brava persona, non perché aiuta gli altri, non perché ha qualcosa in comune con te. Sai cosa accadrebbe se riuscissi a interessarlo? Che per un momento ti sentiresti come se avessi vinto la coppa del mondo, ma poi… poi andrebbe tutto in fumo, e sai perché? Non basta avere quello che tutti vogliono per essere felici. Devi capire quello che vuoi tu, prima di volerlo. Ma non ti preoccupare, hai tempo per scoprire cos’è che vuoi. Pensa che molta gente non lo scopre in tutta una vita…”
Lisa la guardò un po’ stupita. 
“E in tutto questo come c’entra Schneider?” 
Julia rise. 
“C’entra” rispose “perché lui ha capito cosa vuole. Cioè, che tipo di persone gli piacciono. E bada che per quelli come lui è peggio che per me o per te, tutti dicono loro che cosa devono farsi piacere, li martellano in continuazione”. 
“E che tipo di persone gli piacciono?” 
“Di sicuro non quelle che gli altri si aspettano”.
 
*** 
 
Lisa aveva preso un succo  di  frutta e lo stava succhiando via rumorosamente da una cannuccia. Julia aveva comprato un grosso bagel, ne aveva staccato una metà per la sua compagna di viaggio, glielo aveva passato su un tovagliolino e ora stava sbocconcellando la sua parte. Con la coda dell’occhio vide Lisa che divorava la sua porzione di bagel e si rallegrò, a quell’età le ragazzine cominciano a non mangiare più perché vengono fatte sentire invariabilmente grasse e sono ossessionate dall’idea che se sono grasse nessuno le amerà mai. E quando smettono di mangiare, in compenso cominciano a bere superalcolici, a prendere pasticche di anoressanti e a fumare. Fumare rigorosamente tabacco, perché la cannabis invece provoca la fame. E a vent’anni sono definitivamente cocainomani, pensò Julia. Ti distruggi per non sprofondare nel dolore, per avere una chance di essere amata, e nessuno ti spiega che è tutta una menzogna, una menzogna per vendere: anoressanti, sigarette, cocaina.
“È buono?” chiese.
"Hmmm!” rispose Lisa a bocca piena. 
Bene.  
 
*** 
 
Decise di riprendere il discorso sulla bruttezza. E così domandò a Lisa: 
“E così Mattia dice che sei brutta?” 
“Sì”. 
“E gli altri gli credono?”
“Be’, sì”.
“Allora ti racconto una storia, anche se forse la conosci già”. 
Le raccontò la storia dei vestiti nuovi dell’imperatore. Lisa stette ad ascoltare, e quando Julia arrivò al punto in cui il ragazzino in mezzo alla folla grida “ma l’imperatore non ha niente addosso!” la ragazzina sembrò tirare un sospiro di sollievo. 
 “Hai capito, vero?” le chiese Julia alla fi ne. “Capito cosa?” 
“La gente ha il suo interesse a convincere gli altri di determinate cose. E quando uno comincia a dire una cosa, e un altro la ripete, e un terzo, poi un quarto, poi un quinto, poi cento, poi mille, è facile pensare che il numero faccia la verità. Ma basta una voce contraria, anche piccola, per far crollare il castello di carte”. 
In quel momento, la voce della hostess annunciò che l’aeromobile aveva iniziato la sua discesa verso l’aeroporto internazionale di Monaco di Baviera, non era più possibile usare le toilette, i signori passeggeri erano invitati a tornare ai loro posti e ad allacciare le cinture di sicurezza. 
 
*** 
  
L’aereo atterrò a Franz-Josef-Strauss alle ventidue e quindici. Mentre si  avviavano  all’uscita del terminal, Julia guardava con intenzione la ragazzina che camminava di fianco a lei, stringendo forte la maniglia del trolley. 
“Prendiamo un taxi?” 
“No. Sono venuti a prendermi da casa, ti diamo noi un passaggio dai nonni”.
Arrivate nell’area parcheggi, furono avvicinate da un tipo dall’aria losca che indossava una felpa da rapper col cappuccio calato fin sugli occhi e parlava con la voce deformata, come non se volesse farsi riconoscere. “Posso aiutarvi, signore?” 
“Certo, signore!” 
Julia lasciò  la valigia e corse ad abbracciare il tipo, si alzò perfino sulla punta dei piedi per baciarlo in faccia.
“E ora togliti quel cappuccio, sennò spaventi Lisa!” 
Il tipo si tolse il cappuccio con un gesto deciso della mano. 
“Lisa, ti presento Karl-Heinz. Karl, lei è Lisa”. 
“Ciao, Lisa”. 
Lisa non poté credere ai suoi occhi quando il capitano del Bayern le strinse la mano sorridendo.
Fecero il giro dell’auto per sistemare le valigie nel portabagagli e la ragazzina rimase ancora più deliziata quando Karl le prese il trolley dalle mani per sollevarlo come se non pesasse affatto. 
“Lisa, tu siedi davanti con lui” esclamò Julia, aprendole la portiera. “Io sto dietro!”
Durante il viaggio chiacchierarono. Schneider era cortese e affascinante. Lisa scoprì che aveva una bellissima risata.
Quando si  fermarono davanti a casa dei nonni, prima di scendere, Julia disse: 
“Scusate, bisogna immortalare il momento” e passò a Schneider il suo cellulare. “Lisa, che ne dici, ci facciamo un selfie?” 
Lisa non si sarebbe mai azzardata a chiederlo, e il fatto che ci avesse pensato una “vecchia” come Julia la lasciò di stucco. Così si fecero la foto, lei e Schneider con le teste vicine e la faccia di Julia che faceva capolino dal sedile posteriore al disopra degli schienali. Schneider impiegò qualche secondo per inquadrare bene tutti e tre, poi scattò, una, due volte. “Grazie” gli disse Julia quando lui le ripassò il telefono. Tempo qualche secondo e la foto era stata trasferita sul profilo WhatsApp di Lisa. 
“Sai cosa devi fare, vero?” disse Julia alla ragazzina. 
 
*** 
 
Il giorno dopo la ormai ex II B si svegliò con una sorpresa: sul profilo Instagram di quella sfigata di Lisa Dimartino campeggiava una foto di Lisa insieme a Karl-Heinz Schneider e alla sua ragazza , nell’auto del calciatore. E no, non si trattava di un fake. Didascalia: “La vacanza tedesca inizia benissimo! Dall’aeroporto a casa con un tassista d’eccezione!”
#KarlHeinzSchneider #JuliaGutenbrunner 
I compagni di Lisa si resero conto, meravigliati, che Julia Gutenbrunner era effettivamente tra i follower di Lisa. C’era anche un suo commento sotto la foto: “Buone vacanze Lisa, ci vediamo presto! ❤️ Julia e KH”. 
*** 
 
Mentre tornavano a casa, Schneider disse a Julia: 
“Sei diabolica”.  
Julia sogghignò. 
“Sono una megalomane con la smania di fare giustizia”. 
Si erano guardati in faccia ed erano scoppiati a ridere. Esclamarono all’unisono: “Conosci il tuo nemico e sconfiggilo con le sue armi!” e si batterono il cinque.
 
*** 
 
Tre mesi dopo, inaspettatamente, Julia ricevette un WhatsApp dalla sua piccola amica  milanese. 
 
Ciao Julia, avevi ragione tu. L’imperatore non ha niente addosso e io sono una  cretina 😂😂😂 
 
Julia, curiosa come un gatto , volle indagare. 
“Che dirti?” le spiegò Anna al telefono. “Dopo le vacanze, al rientro a scuola, i compagni hanno cambiato completamente atteggiamento verso Lisa. Ora la chiamano per uscire, la invitano alle feste. Perfino quel ragazzino che le piaceva la scorsa primavera ora le presta attenzione. Non so cosa sia successo”. 
“E lei? È contenta?”
“Insomma. All’inizio era molto sorpresa. Ora pare che non sia più tanto entusiasta. Ieri mi ha detto che sono una banda di ipocriti”. 
“Tua figlia è una ragazzina molto intelligente”.
 
  
  
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