Serie TV > Fate: The Winx Saga
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Autore: Jason_Trth Hrtz    30/10/2023    0 recensioni
1 — Occhi (Ballet!AU)
2 — Montagna (Modern!AU)
3 — Vecchio (Modern!AU)
4 — Puntuale (Canon Divergence)
5 — Bianco (Modern!AU)
6 — Corsa (Modern!AU)
7 — Vergogna (Canon Divergence)
8 — Medaglia (Figure Skating!AU)
9 — Caccia (omegaverse)
10 — Libreria (Bookshop!AU)
11 — Secondo (School!AU)
12 — Clown (Trick or Treat!AU)
13 — Quadro (Artist!AU)
14 — Grembiule (Cooking Classes!AU)
15 — Lento (Modern!AU)
16 — Vetro (Stalker!AU)
17 — Tradimento (Canon Divergence)
18 — Grappolo (Greek Mythology!AU)
19 — Incontro (MMA!AU)
20 — Sigaretta (Modern!AU)
21 — Pettegolezzo (Canon Divergence)
22 — Antidoto (Canon Divergence)
23 — Sabbia (Modern!AU)
24 — Tremore (Canon Divergence)
25 — Manette (BDSM!AU)
26 — Mandorla (Coffe Shop!AU)
27 — Compleanno (Modern!AU)
28 — Nascondere (Mafia!AU)
29 — Argilla (Modern!AU)
30 — Domino (Canon Divergence)
31 — Tomba (Canon Divergence)
Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it
Genere: Drammatico, Erotico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bloom Peters, Nuovo personaggio, Sebastian
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Note: presenza heavy di headcanon e manipolazione del canon di “Fate: The Winx Saga”. Un misto tra Canon Divergence e una Royal!AU a tema fantasy.

 

Lo so che il corretto ordine delle parole nel titolo dovrebbe essere: Tints, Tones & Shades (mancano anche altre diciture legate a questo mondo), ma ho arbitrariamente deciso di assegnare alle parole questo ordine per una pura questione di piacevolezza di pronuncia consequenziale delle parole. Spero capirete, grazie.




𝘘𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪𝘢 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦𝘤𝘪𝘱𝘢 𝘢𝘭 𝘞𝘳𝘪𝘵𝘰𝘣𝘦𝘳 𝘥𝘪 𝘍𝘢𝘯𝘸𝘳𝘪𝘵𝘦𝘳.𝘪𝘵

Prompt giorno 30: domino

 

 

 

[Canon Divergence]

 

 

 

EFFETTO DOMINO

3025 parole

 

 

Domino, la città natale di Bloom, era stata assediata da coloro che avevano portato distruzione in tutta la Dimensione Magica. Nessuno dei mezzi di difesa a disposizione era servita contro degli esseri in grado di manipolare e controllare la volontà delle persone.

Sebastian guidava le Streghe del Sangue che avevano deciso di seguirlo in quella marcia atta a conquistare ogni Mondo della Dimensione Magica. Non per sete di potere, non per sadismo, ma per puro spirito di rivendicazione.

Per secoli la sua gente era stata allontanata e rinchiusa all’interno di realtà circoscritte, intimiditi affinchè non si ribellassero e rimanessere nell’ombra. Tuttavia, neanche isolarsi e condurre la propria vita nella quiete più assoluto era servito a risparmiare la vita. Ogni volta che nella Dimensione Magina accadeva qualcosa, la minima cosa, le potenze in carica non perdevano occasione di prendersela con le Streghe del Sangue di Asterdell.

Evidentemente si erano stancati di subire e avevano deciso a loro volta di prendersela con chiunque non fosse espressamente dalla loro parte, nonostante i metodi sanguinari con cui intendevano riappropriarsi della dignità e orgoglio rubatogli.

Era stato in tutto e per tutto un effetto domino, che li aveva portato tutti quanti in quella esatta situazione.

Bloom teneva la mano a sua madre e suo padre, consci quanto lei che per Domino ormai era la fine.

 

All’alba dei suoi sedici anni aveva scoperto di essere una fata, essere stata scambiata alla nascita con una bambina mortale—divenendo la figlia adottiva di una coppia non magica della Terra, di essere la custode di una fantomatica Fiamma del Drago e che i suoi veri genitori, in realtà erano vivi; non erano stati uccisi dal padre di Sebastian, Valtor. Così come Domino era rimasta in piedi e prospera, nascosta da un potente incantesimo—che era tuttavia costata la vita di sua sorella Daphne.

Essere arrivata fin lì le era sembrato un traguardo che mai si sarebbe sognata di ottenere, e quando aveva cominciato ad abituarsi l’idea di avere finalmente dei genitori che le volevano bene, ecco che un altro ostacolo alla sua felicità si palesava di fronte a lei in tutto il suo terrore.

Non ricevere più lettere dalle sue amiche rimaste ad Alfea l’aveva insospettiva. Dopo aver deciso di trasferirsi nel castello dei suoi genitori, rimanere a Domino e accettare il titolo di Principessa, con i suoi relativi doveri, Bloom non si era aspettata di ricevere così tanto supporto da loro… nessuna di loro le aveva dato dell’egoista o l’aveva fatta sentire in colpa per starle “abbandonando” per andare a vivere con una famiglia che neanche conosceva così bene.

Persino Sebastian si era detto entusiasta per lei quando gli aveva raccontato del suo trasferimento a Domino. In quei suoi mesi di permanenza ad Alfea, aveva stretto con lui un bel rapporto—era arrivata a considerarlo una specie di fratello maggiore.

Un tradimento di quella portata da parte sua era l’ultima cosa che si sarebbe mai aspettata. Aveva sbagliato a fidarsi dei suoi modi gentili e la maniera di riguardo con cui era solito trattarla; avrebbe dovuto capire che era tutta una farsa, atta a conquistare la sua fiducia e convincerla a unirsi a lui una volta che avesse accumulato abbastanza poteri magici—rubati selvaggiamente alle fate di Alfea. Scoprire che lui era il nemico pubblico che tutti quanti stavano cercando, e che lei era rimasta da sola con lui infinite volte… un brivido di freddo le attraversò le ossa al pensiero di quello che le sarebbe potuto accadere in quei momenti se solo lui non l’avesse ritenuta più utile da viva e con i suoi poteri intatti.

Infatti, l’unica condizione per smettere di depredare le popolazioni della Dimensione Magica, far trucidare soldati e civili, persino bambini, l’uno contro l’altro tramite l’utilizzo della magia del sangue e il controllo mentale rubato a una fata della mente, era quella di rinunciare alla sua Fiamma del Drago e permettere a Sebastian di incanalarla.

Bloom non aveva idea di cosa ci avrebbe fatto con la Fiamma del Drago, e non si aspettava certo che glielo rivelasse—dopo averle mentito costantemente per mesi, non si sarebbe più fidata a prescindere delle sue parole.

Non aveva davvero una scelta. Se non faceva quello che aveva richiesto di lei, la sua famiglia e le sue amiche sarebbero morte—se non lo erano già. Bloom doveva ammettere che non era così di buon cuore da curarsi troppo di quello che sarebbe potuto capitare a completi estranei, ma sapere che le persone a cui teneva erano in reale pericolo e che lei era l’unica a poter placare la sete di sangue di Sebastian… era una responsabilità grande da avere sulle spalle, ma d’altronde era quello a cui si era dovuta preparare una volta accettato il ruolo di Principessa Ereditaria di Domino.

Un’idea le balenò in mente, era l’unico modo per non permettere a Sebastian di mancare alla parola data.

In passato era stato solo un sospetto, ma dopo aver notato come non avesse tentato di controllarle la mente con i poteri che aveva rubato alla fata della mente, Bloom si sentì abbastanza sicura della sua supposizione. Decise di avanzare la sua proposta.

Sebastian le stava davanti, fiero nella sua sicurezza di aver vinto.

I piccoli ciuffi di capelli neri gli sfioravano la fronte a intervalli regolari, ogni qual volta il lieve venticello avvolgeva le loro figure. Gli occhi solitamente neri erano mantenuti costantemente rossi, segno del controllo che aveva sui sudditi di Domino. Doveva essere stancante usare costantemente i suoi poteri, non poteva immaginare che livello di resistenza possedesse. Era un mostro in tutto e per tutto. Suo padre, Valtor, doveva essere stato una Strega del Sangue decisamente potente per riuscire a trasmettere tali poteri e conoscenza a suo figlio.

Bloom lasciò le mani tremolanti dei suoi genitori e guardò Sebastian dritto negli occhi, gli stessi occhi che altre volte avevano saputo guardarla con tenerezza. Si avvicinò a lui, fino ad arrivargli a un passo di distanza. Grey tentò di fermare la sua avanzata, ma Sebastian alzò un bracciò a mezz’aria per bloccare l’impeto di Grey.

La guardò guardarlo, studiarlo.

Bloom gli prese una mano calda nella sua, notando per la prima volta la reale differenza in grandezza delle loro mani. Sebastian la lasciò fare, una luce curiosa brillava in quei pozzi scarlatti.

«Come posso fidarmi di nuovo di te?» gli chiese con voce decisa, trattenendosi dalla voglia che aveva di urlargli in faccia.

«Hai la mia parola, Bloom. Dammi la Fiamma del Drago e la scia di morte terminerà» le rispose pacato. Le accarezzò le nocche della mano con il pollice, come a tranquillizzarla e convincerla delle sue intenzioni.

Bloom dovette trattenersi dal deglutire per il disgusto che provava in quel momento. Non solo per quello che rappresentava Sebastian, ma per il fatto che un uomo di venticinque anni si stesse beando delle attenzioni di una sedicenne, scambiando con lei carezze così intime.

Era sicura della strada che avrebbe dovuto percorrere, non c’era altra via.

«E quanto vale la tua parola, Sebastian?» gli ricordò, provocandolo.

«Non avrei mai voluto mentirti, Bloom. Non avevo altra scelta» ebbe la faccia tosta di dirle.

Bloom preferì non rispondergli ulteriormente. Lo sforzo che stava facendo per mantenere il suo controllo non era indifferente. Percepiva i suoi occhi accendersi e affievolirsi costantemente, da quando quella conversazione era iniziata. Doveva ringraziare gli insegnamenti dei suoi genitori biologici per i progressi che aveva fatto in quell’ambito, mesi fa sarebbe stato impossibile per lei pensare di riuscire a imbottigliare le sue emozioni ed evitare di dare fuoco a qualcosa o qualcuno alla prima provocazione di troppo ai danni della sua pazienza e orgoglio.

«C’è solo un modo per me di avere la sicurezza che non verrai meno alla parola data una volta ottenuta la Fiamma del Drago…» gli anticipò.

La sua testa si inclinò leggermente di lato, guardandola con le palpebre leggermente calate.

«Ti ascolto» la incalzò a continuare.

«Diventa il mio Consorte Reale» disse lei tutto d’un fiato. Sentì i suoi genitori, alle sue spalle, trattenere il respiro. Avevano chiaramente già capito quali erano le sue intenzioni.

La carezza sottile sulla sua mano si bloccò per qualche secondo, prima di usare quell’appiglio per tirarla verso il suo petto ampio coperto dal maglioncino nero.

Bloom non si oppose al gesto.

«Cosa stai dicendo?» le chiese improvvisamente minaccioso, la sua voce quasi un ringhio animalesco, tetro. Non doveva sembrargli vero che Bloom gli stesse offrendo quello che lei sospettava Sebastian avesse sempre desiderato ma che si era trattenuto dal prendere con la forza: Bloom stessa.

Guardò oltre le spalle ampie di Sebastian e notò la flotta di soldati e civili, fate innocenti e altre specie fatate, resi ostaggi dalle armi fornite dalle Streghe del Sangue stesse. Il controllo mentale che esercitavano su di loro li costringeva a tenersi dei coltelli dalla lama dall’aspetto affilato puntate dritti sul collo. Dei rivoli di sangue scendevano dai tagli superficiali provocati dal semplice contatto con la pelle esposta.

«È un rituale di unione nativo di Domino» cominciò a spiegare. Vedendo che Sebastian non la stava interrompendo oltre, continuò: «Una gemma verrebbe creata da una goccia del nostro sangue mischiato insieme. Questa gemma verrebbe separata in due parti uguali da una spada forgiata dalla Fiamma del Drago e, una volta indossata intorno al collo in una collana, sarebbe in grado di impedire alla coppia unita di mentirsi e procurarsi ferite a vicenda. Accetta di sposarmi a queste condizioni e la Fiamma del Drago sarà tua» concluse.

Sebastian la guardò con le sopracciglia quasi unite.

«Fu creata appositamente per i Reali di Domino, in modo da impedire l’uccidersi a vicenda, com’era in voga nei primi tempi della sua nascita» aggiunsè, a mo’ di giustificazione per quella particolare usanza.

Bloom non aveva esperienza diretta di tale unione, ma era una delle prime cose che i loro genitori le avevano spiegato e raccontato. Ormai aveva sedici anni, non sarebbe comunque passato molto tempo prima che proposte di matrimonio da città o Mondi adiacenti cominciassero a farsi sentire.

Non poteva credere a quello che le era venuto in mente, ma la disperazione porta a percorrere sentieri a loro volta disperati.

«Bambina mia… Non farlo…» sussurrò sua madre dietro di lei.

Bloom si limitò a deglutire, gli occhi fissi in quelli di Sebastian. Temeva che se si fosse distratta avrebbe cacciato l’urla che aveva intrappolato in gola.

«Sei disposta a tanto, Bloom?» la mise alla prova Sebastian, parlandole direttamente nella sua testa. Era la prima volta che faceva una cosa del genere e non era una sensazione piacevole, ci si sentiva invasi e le tempie sembravano volerle spremere il cervello. Si chiese se, navigando nella sua testa, poteva venire a conoscenza di cose di lei che Bloom preferiva tenere private.

«Esci dalla mia testa» pensò tra sé e sé, sperando che Sebastian captasse le sue parole.

Dal sorriso vittorioso che le rivolse, doveva averlo recepito a dovere.

 

—ooOoo—

 

Il matrimonio si svolse il giorno stesso.

Non c’erano ospiti esterni ai sudditi di Domino, ancora tenuti sotto controllo dalle Streghe del Sangue, come a volerle ricordare costantemente quello che aveva da perdere. Tuttavia, Bloom era più preoccupata per il benessere dei suoi cari. Quel pensiero egoistico probabilmente la rendeva una pessima futura regnante.

I suoi genitori avevano provato a opporsi alla sua decisione, ma era solo una facciata per non sentirsi in colpa, nonostante non ci fosse granchè che potessero fare per risolvere la situazione in altro modo.

Sebastian era troppo potente, non solo per la magia del sangue, ma anche e soprattutto grazie ai poteri che aveva sottratto alle altre fate. Ciò lo rendeva mortale per qualsiasi specie vivente, fatata o meno.

 

La sacerdotessa teneva uno spillo in una delle sue mani tremolanti.

Sebastian aveva un’espressione tirata in volto, come se la paura che era in grado di evocare con la sua sola presenza non lo scomponesse.

Entrambi i loro indici vennero punti e la stilla di sangue raccolta in una vasca di fuoco, la cui fiamma diventò blu una volta che venne a contatto con il loro sangue magico. Poco dopo la fiamma cambiò forma e cominciò a solidificarsi in un’unica gemma, nascosta nella cenere formatasi nella vasca. La sacerdotessa raccolse la spada d’oro e la sua lama fu in grado di tagliare a metà la gemma di colore blu, il cui nucleo rimaneva di un rosso vivo, come se al suo interno risiedesse un cuore pulsante. Le due metà vennero esposte alla folla, in modo che tutti potessero assistere alla validità e alla riuscita di quella prima fase dell’Unione di Fuoco.

Quando riabbassò le due metà, il fabbro di corte si fece avanti e posò due catenelle, anch’esse d’oro, nei rimasugli di cenere—da dove la gemma stessa era venuta fuori.

La sacerdotessa incastonò le pietre all’interno degli alloggi appositi su ogni collana e un piccolo, volatile e spontaneo fuoco blu inglobò la gemma alla sua sede predisposta. Le fece indossare a ognuno dei due. Una luce quasi accecante veniva emanata dai gioielli appesi intorno al loro collo, in modo che fosse visibile a tutti in ogni circostanza. Da quel momento in poi, erano inoltre impossibili da rimuove. Provare a farlo forzatamente avrebbe significato la morte immediata e irrimediabile del corpo di appartenenza.

Prima che la cerimonia potesse continuare, Bloom e Sebastian dovevano rendere esplicite le condizioni che l’incantesimo scaturito dall’Unione di Fuoco doveva preservare.

«Prometti di non fare del male a me, a te stesso, o a chiunque mi sia caro e di non cospirare la mia o tua dipartita dopo aver ricevuto in dono la mia Fiamma del Drago?» recitò Bloom, badando bene alle parole da usare.

«Prometto» rispose Sebastian, il suo tono ritornato impostato. Che provasse attrazione repressa nei confronti di Bloom o meno, quello che si stava svolgendo altro non era che un contratto formale, da entrambe le parti.

«La condizione della nostra futura Regina è stata accolta dal suo futuro Consorte Reale e nostro Re Consorte» annunciò la sacerdotessa, assicurandosi che tutti i presenti, fino all’ultima fila, avessero compreso.

«P-Prego» aggiunse, rivolgendosi a Sebastian ma badando bene a non guardarlo negli occhi. Si limitò a invitarlo a parlare con un gesto eloquente del palmo aperto e rivolto verso l’alto.

Gli occhi di Sebastian brillarono come rubini, accentuati dalla cornice scura dei suo capelli neri e la barba che si era lasciato crescere rispetto all’ultima volta in cui si erano visti, quando lo vedeva ancora come una figura di riferimento e non un manipolatore sanguinario.

«Prometti di non fare del male a me, a te stessa, o a chiunque mi sia caro e di non cospirare la mia o tua dipartita dopo aver elargito in dono la tua Fiamma del Drago?» le rigirò la domanda Sebastian.

Ogni parola di quella formula era importante. Era necessario specificare il non recare danno a se stessi o all’altro per il semplice motivo che, dopo il completamento dell’Unione di Fuoco, qualsiasi danno recato all’uno si sarebbe abbattuto sull’altro; persino la morte. Di solito le coppie di regnanti di Domino vivevano a lungo, salvo lo scendere in battaglia troppo di frequente.

Bloom prese un profondo respiro.

«Prometto» disse, infine.

«La condizione del nostro futuro Re Consorte è stata accolta dalla sua e nostra futura Regina» comunicò a gran voce la sacerdotessa.

Era quasi fatta, non c’era modo di tornare indietro.

L’enorme sala calò nel silenzio insieme all’arrestarsi del suo cuore. Bisbigli si fecero largo tra le file, finchè lo sguardo di Sebastian non si accese di rosso e, senza neanche rivolgersi a loro, ogni presenza che occupava un posto a sedere si ammutolì.

Bloom strinse le mani che tenevano le sue e gli occhi del suo futuro marito non tornarono del familiare colore nero. Nessuno osò comunque fiatare nuovamente. Per Sebastian, solo a loro due e alla sacerdotessa che si stava occupando di unirli era concessa parola, a quanto pareva.

La corona indossata precedentemente da suo padre venne posta sulla sua testa e tutti i presenti si alzarono per applaudire la sua coronazione a Regina di Domino. Il prossimo passò era concludere la cerimonia di unione, in modo che il titolo reale di Sebastian potesse materializzarsi—letteralmente.

Riacquistato l’ordine, la sacerdotessa prese di nuovo parola:

«Un, un bacio sancirà questa Unione di Fuoco, miei sovrani».

Bloom non volle chiudere gli occhi, né tantomeno lo fece Sebastian.

Sebastian inziò il bacio abbassandosi verso di lei e aspettando che anche Bloom si facesse avanti. Appena le loro labbra entrarono in contatto, le gemme appese alle loro collane si attrassero come delle calamite, ricordandosi che in precedenza le due metà erano state parte della stessa formazione magica. Un sfera di fuoco le circondò, fino a rimpicciolirsi e scagliarsi nei meandri della vasca di cenere. Una fiammata blu intenso e alta almeno tre metri prese vita, per poi morire lentamente.

Un corona più sobria, ma di altrettanta importanza, nacque per posarsi sul capo del destinato Re Consorte.

La sacerdotessa si impegnò affinchè il metallo d’oro venisse posato il più delicatamente possibile sulla testa di Sebastian—che aveva deciso di crearle disagio non abbassandosi alla sua altezza. La povera donna dovette alzarsi sulle punte per riuscire nell’impresa.

Doveva essere divertente? O dimostrarle che Sebastian era interessato a venire incontro a Bloom e a Bloom soltanto? Chi lo avrebbe immaginato che Sebastian ci tenesse a risultare romantico nei suoi confronti, per giunta durante un matrimonio di convenienza per entrambi.

 

«Il fuoco li ha uniti, il fuoco li ha benedetti, e il fuoco li avvolgerà dovessero mancare ai loro doveri!» concluse la sacerdotessa, fattasi improvvisamente più veemente nei movimenti del corpo.

Bloom e Sebastian presero posto su i due troni regali posti sull’altare e si tennero per mano per tutto il tempo. Le carezze sulle sue nocche ripresero e, prima di prendere posto, Sebastian le avvolse la stessa mano con entrambe le sue, e le depositò un bacio casto sul dorso—pur trattenendo le labbra sullo stesso punto per secondi che parvero interminabili.

«Questo è tutto ciò che ho sempre voluto per noi, Bloom» le disse Sebastian, trasmettendo quelle parole nella sua mente e procurandole un brivido che si sforzò di celare.

 

Bloom aveva appena ufficialmente e irrimediabilmente perduto uno dei diritti fondamentali di ogni essere vivente: la propria libertà...

   
 
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