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Autore: Shainareth    30/10/2023    2 recensioni
[Gundam SEED Destiny] Athrun sorrise con educazione e le sue ammiratrici ne approfittarono per fare un passo in avanti. D’istinto, lui ne fece uno indietro. Percependo il suo disagio, Cagalli sospirò rassegnata e accelerò l’andatura, andando in suo soccorso.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Athrun Zala, Cagalli Yula Athha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SOSTEGNO



Non aveva alcuna voglia di aspettare che qualcuno le servisse il caffè, tanto più che aveva davvero bisogno di sgranchirsi le gambe dopo essere rimasta seduta immobile per due ore filate. Approfittando di quella breve pausa dal lavoro, Cagalli uscì dal suo ufficio e si diresse verso il distributore automatico più vicino. Alle calcagna, sia pure a una ragionevole distanza, le guardie del corpo. Erano lì per la sua sicurezza, lo sapeva bene, ma la cosa la infastidiva comunque perché le sembrava di non essere più padrona della propria vita.
   In fondo al corridoio, in procinto di prendere lui stesso da bere al distributore, scorse Athrun e il suo umore migliorò sensibilmente. Prima che il giovane riuscisse a premere i pulsanti del tastierino numerico, tuttavia, due ragazze si avvicinarono a lui col chiaro intento di attaccare bottone. Athrun sorrise con educazione e le sue ammiratrici ne approfittarono per fare un passo in avanti. D’istinto, lui ne fece uno indietro. Percependo il suo disagio, Cagalli sospirò rassegnata e accelerò l’andatura, andando in suo soccorso. Avvalendosi della scusa di doversi servire un caffè, si frappose fra loro, augurando persino il buongiorno alle due ragazze, che subito scattarono sull’attenti. Con quella diplomazia che aveva imparato a gestire a causa del proprio lavoro, il Delegato riuscì a scambiare alcune chiacchiere di circostanza con loro, mentre nel frattempo prelevava una bevanda dal distributore e la metteva direttamente in mano al giovane. Stupito, lui fissò dapprima la scena, poi il contenuto del bicchiere: Cagalli gli aveva appena servito ciò che aveva intenzione di prendere. Athrun sorrise e tornò ad alzare lo sguardo su di lei, che riuscì in pochi attimi a liberarsi delle due ragazze, offrendo loro persino un caffè.
   «Non dovrebbe essere il principe a salvare la principessa?»
   «Ti ricordi di esserlo solo quando ti conviene.»
   Cagalli gli lanciò uno sguardo divertito, recuperando finalmente anche la propria bevanda. «Non sono un’amante dei cliché.»
   «Questo spiega il perché sia sempre io la damsel in distress, fra noi due», concluse Athrun, facendosene una ragione.
   «Non è vero», lo smentì in tono conciliante lei. «La prima volta sei stato tu a salvare me», gli ricordò allora, prendendo di nuovo il corridoio per tornare sui suoi passi. «E mi hai protetta anche ad Armory One.»
   Quello che diceva Cagalli era vero, ma restava il fatto che, almeno per come la vedeva il ragazzo, era niente a confronto a ciò che lei aveva fatto per lui nel corso del tempo. La seguì dapprima con lo sguardo, poi gettò nel cestino il bicchiere ormai vuoto e si accodò a lei, oltrepassando le sue guardie del corpo. Aveva un po’ di nostalgia del periodo in cui anche lui aveva svolto quel compito, perché gli consentiva di rimanerle accanto tutto il tempo che voleva sotto gli occhi di tutti e senza destare sospetti - almeno in chi non li conosceva bene. Erano stati piuttosto bravi a fingere di non avere legami, ma alla lunga avrebbe potuto diventare un problema.
   «Grazie per il caffè», le disse, giustificando così il motivo per cui le si era affiancato.
   «Non credere che lo abbia fatto soltanto per trarti d’impaccio», confessò la ragazza, confermando quel sospetto che in cuor suo Athrun aveva un po’ cullato. Per quanto si fidassero ciecamente l’uno dell’altra, un minimo di gelosia era sempre in agguato. Ciò nonostante era meglio fare attenzione a non esporsi troppo.
   «Ne hai ancora per molto?»
   «Tra poco inizierà l’ennesima riunione che non porterà da nessuna parte», rispose il Delegato con una smorfia, dando perciò a intendere che si sarebbe protratta per un bel po’. «Ho giusto il tempo di leggere una relazione che mi hanno passato ieri.»
   «Mi sono permesso di riassumerti i punti salienti in poche pagine. Le ho lasciate sulla tua scrivania.» Si volse a fissarlo stupita e lui si strinse nelle spalle. «Pensavo le avessi viste.»
   «Avrei dovuto assumere te, come segretario», commentò Cagalli, facendogli dono di un sorriso pieno di gratitudine.
   Athrun non poté fare a meno di pensare che, se lei lo avesse fatto davvero, si sarebbero fatti scoprire nel giro di pochissimo. A ben guardare, anche adesso era meglio non dare troppo nell’occhio. Decise di non trattenerla oltre, benché il pensiero di dover aspettare sera, per rivederla, gli stringesse la bocca dello stomaco.
   «Ti lascio al tuo lavoro», disse allora, maledicendosi subito dopo per essersi dimenticato di usare con lei un tono più formale davanti a terze persone.
   Gettò uno sguardo alle guardie del corpo, che per fortuna facevano sempre finta di non vedere e di non sentire nulla. Cagalli comprese subito quale fosse il suo dubbio e lo rassicurò. «Non mi piace essere chiamata principessa, perciò pretendo anche che gli amici non si formalizzino con me solo perché siamo in pubblico.»
   Ad Athrun venne da sorridere per l’essere stato definito in quel modo. Erano mai stati davvero soltanto amici? Forse sì, ma per un lasso di tempo talmente irrisorio che quasi non lo ricordava più. Alla mente gli tornò la ragazzina scatenata che gli aveva sconvolto l’esistenza, e non poté fare a meno di provare un moto di tenerezza e di orgoglio nei confronti della giovane donna che invece aveva adesso davanti agli occhi. Gli anni erano passati in fretta, in mezzo a fin troppe sofferenze; ma loro erano ancora lì, insieme.
   «Delegato», la chiamò uno dei suoi collaboratori, in attesa davanti alla porta del suo ufficio.
   Sospirando, Cagalli tornò a guardare il suo innamorato con aria mortificata. «Scusa, devo andare davvero.» Athrun le rivolse un sorriso comprensivo e carico di quell’affetto che le riscaldava il cuore, dandole ogni volta la forza per tenere duro e andare avanti per la sua strada. No, la nostra strada, si disse il giovane, mentre lei gli metteva in mano il proprio bicchiere ancora pieno per metà e si frugava nelle tasche della giacca.
   Solo quando la vide intenta a scrivere qualcosa su un blocchetto di fogli adesivi, Athrun si rese conto di ciò che stava per fare. Cagalli prese il post-it colorato e glielo appiccicò sulla fronte sotto gli occhi di tutti. Qualcuno ridacchiò, lei compresa. «A stasera», gli disse poi in tono dolce, mentre si apprestava a tornare nel suo ufficio insieme agli altri.
   Ancora spaesato per quanto appena accaduto, il giovane si affrettò a scollarsi il foglietto dal capo e lesse: Proprietà privata. Arrossì, ma rise a sua volta. Non era il modo migliore per nascondere agli altri la loro relazione, eppure non gli riuscì di arrabbiarsi per la cosa. Anzi, si attaccò quel tenero avvertimento sul petto, quasi fosse una medaglia di cui andare orgoglioso.
   Alzò gli occhi e scorse Cagalli ancora ferma sulla soglia dell’ufficio, intenta a lanciargli un ultimo, affettuoso sguardo. Qualunque cosa fosse successa in futuro, Athrun l’avrebbe sostenuta sempre e comunque, perché il loro sogno era lo stesso: un posto di pace, dove la tolleranza era la parola chiave per vivere serenamente.



 
  
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