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Autore: JeanGenie    03/11/2023    4 recensioni
Non si vedevano da quasi sei mesi. Decisamente troppo. Era stata la prima cosa che lei gli aveva detto, quando era passato a prenderla. “Due amici come noi non dovrebbero mai perdersi di vista.”
Scritta per il Writober 2023
Prompt: Ghiaccio (pumpNIGHT)
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice White Andrew (Candy), William Albert Andrew
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La temperatura era scesa a picco, ma nel locale dalle pareti di legno, il tè caldo e i biscotti appena usciti dal forno riscaldavano le dita di Candy, e il vapore le arrossava le guance mentre si portava la tazza alle labbra.

“Non l'ho mai fatto prima” continuava a ripetere da quando Albert l'aveva condotta lì con il suo bizzarro regalo.

“Non mi sembri il tipo da avere paura.” Lui si era concentrato sul suo caffè nero e su ciò che doveva dirle. Avevano tutto il pomeriggio e tutta la sera. Avrebbe trovato il momento migliore, forse prima che iniziasse la proiezione dell’ultimo film con Rodolfo Valentino o forse durante la cena.

Fuori, figure abbigliate pesantemente si muovevano sul ghiaccio, ridendo.

“Non ho paura. Ma cadrò. E tu riderai” aveva insistito Candy finendo il suo tè e iniziando a tormentarsi una ciocca di capelli.

“E allora?” No, non avrebbe mai riso di lei. Non faceva davvero parte della sua indole. E non l’avrebbe neppure lasciata cadere. L’idea che si ritrovasse con qualche brutto livido era poco piacevole.

“E allora, facciamolo.” Infine lei si era decisa, alzandosi quasi bruscamente dal tavolo, con gli occhi che le brillavano e il solito sorriso da ragazzina che non l’avrebbe mai lasciata.

Nella busta di carta ai sui piedi c’erano un paio di pattini rossi bordati di pelliccia bianca. Albert non sapeva dire come gli fosse venuta quell’idea. Ma li aveva visti e aveva pensato che fossero perfetti per lei. Gli succedeva da tutta la vita, dopotutto. Pensare a Candy, a come poterla rendere felice e far comparire di nuovo quell’espressione gioiosa sul suo viso.

Non si vedevano da quasi sei mesi. Decisamente troppo. Era stata la prima cosa che lei gli aveva detto, quando era passato a prenderla. “Due amici come noi non dovrebbero mai perdersi di vista.”

Ma lui non l’aveva mai persa di vista. Si era assicurato in ogni istante che lei stesse bene. Perché era la cosa che contava di più. Anche se ormai era adulta e non aveva più bisogno di uno “zio” misterioso che le facesse da fata madrina. Ora era lui ad avere bisogno di Candy. E, in fondo, era così da sempre.

-

Lei si era avvolta la sciarpa in tartan intorno alla bocca.

“Credo che nevicherà…” aveva detto sollevando gli occhi verso il cielo bianco.

Poi si era sistemata il cappello di lana rossa sulla testa fino a coprirsi le orecchie.

“Se hai troppo freddo…”

“Andiamo.”

Si erano seduti su una panca di legno a bordo pista e lui l’aveva aiutata a indossare i pattini. Lei non aveva vacillato quando l’aveva condotta sul ghiaccio. Aveva emesso solo qualche gridolino tenendo le braccia larghe e una postura buffa. Lui le aveva preso la mano per tranquillizzarla, ma non ce n’era bisogno.

“È bello!” aveva gridato lei. “Non lasciarmi la mano!”

No, lui quella mano non avrebbe voluto lasciarla più. Che fosse avvolta in un guanto di lana o ornata solo di un piccolo anello.

Forse quel giorno avrebbe rovinato tutto. Il loro affetto. La loro amicizia che durava da tutta una vita. Forse lei gli avrebbe detto. “Mi dispiace, Albert. Pensavo l’avessi capito. Per me sei solo un amico, un padre, un fratello…” C’erano almeno altri due o tre modi in cui lei avrebbe potuto definirlo, ma questo non gli avrebbe fatto perdere il coraggio.

“Candy…”

“Cosa?”

“Voglio trasferirmi in Inghilterra.”

“Oh.”

Avrebbe dovuto spiegarle. Dirle che aveva voglia di tornare alle proprie radici, ora che la guerra era finita. E che voleva vedere l’Europa rinascere dalle proprie ceneri e dare una mano, se possibile.

Ma non in quel momento. Avrebbero avuto tempo più tardi. Ora doveva solo lasciarle il tempo di elaborare la notizia. Dopo tutto, avevano sempre fatto la spola sull’Atlantico,  ritrovandosi anche quando non era previsto.

Il ghiaccio che grattava sotto le lame e le risate degli altri pattinatori erano l’unica risposta.

“Non importa. Ci sarai comunque” aveva detto lei alla fine. Si era abbassata la sciarpa, forse per mostrarle il suo sorriso e fargli capire che andava tutto bene.  Poi aveva scosso la testa bionda,  come per farsi coraggio. “Mi scriverai. Ti scriverò. E verrò a trovarti. E verrai a trovarmi.” La sua voce aveva tremato, ma forse era solo colpa del freddo. “Però..  c’è una cosa che dovrei dirti. Dovrei dirtela da un pezzo, solo che ho paura di rovinare tutto. E se ti perdo…”

“Vieni con me” l’aveva interrotta lui. Rovinare tutto? In un istante aveva capito che a loro non sarebbe mai successo.

Lo sguardo di Candy si era fatto corrucciato. I suoi occhi, quel giorno, erano di un colore grigio che gli ricordava l’inverno che avevano intorno.

“In che modo?” gli aveva chiesto. Non era la domanda che lui si sarebbe aspettato. Ma era legittima. Lei lo stava incitando a non tergiversare. Ancora una volta, era lei quella diretta.

“Potrai studiare a Oxford…”

“In che modo, Albert?” lo aveva incalzato.

“In un modo che non rovini tutto.” Avrebbe dovuto dirle qualcosa di assolutamente stupido e vero. Qualcosa di simile a “credo di essere innamorato di te da tutta la vita e ora puoi mandarmi al diavolo, perché suona come un lungo, lunghissimo inganno.”

“E se volessi rovinare tutto?” La voce di Candy era quasi brusca. Continuava a spronarlo. Ora lo capiva. Non avrebbero rovinato nulla.

“Non ho aspettato troppo, vero?” le aveva chiesto. Forse le avrebbe fatto una dichiarazione plateale, quella sera, a cena. Adesso voleva solo essere certo che lei avesse capito. Che non ci fossero fraintendimenti.

“È il momento giusto.” Lei si era sporta improvvisamente verso di lui. Candy, che, a volte, pensava troppo, e, altre volte, per nulla. Come quella. Un bacio delicato e leggero. Arrivato dopo un numero infinito di anni e solo perché lei era sempre stata la più coraggiosa.

“Sei sicura?” Era lui quello saggio. Era suo dovere chiederglielo. Poi, l’avrebbe baciata davvero, come in uno di quei film con Rodolfo Valentino che andavano tanto di moda e che avrebbero visto quel giorno.

“Ora non puoi rimangiarti tutto. Sono sicura da un sacco di tempo ma temevo che mi vedessi ancora come…”

“Come cosa?” Lo sapeva benissimo. Ma aveva bisogno che fosse lei a dirlo.

“Come la bambina sulla collina.”

Lui le aveva sorriso. In realtà, lei non aveva mai smesso di esserlo, sia nei momenti in cui aveva bisogno di piangere che in quelli in cui era felice. La bambina curiosa e forte per cui aveva suonato la cornamusa l’avrebbe portata per sempre dentro di sé.

“Cielo, alla zia Elroy verra un colpo.” I suoi occhi si erano fatti ancora più grandi. Ecco la sua Candy. Quella che diceva cose strane in momenti impossibili.

“Veramente… l’ho già informata che avevo intenzione di chiederti di sposarmi.” Ora davvero nessuno dei due poteva fingere che non stesse succedendo. L’aveva detto chiaramente.

“Ecco. Adesso ho paura” aveva detto Candy. “E lei cosa ha detto? ‘Sei forse impazzito, William?’ o qualcosa di altrettanto indignato?”

“No. Ha detto ‘Era nell’aria da circa dieci anni’. Proprio così.” La zia non gli aveva concesso più di un lungo sospiro. E aveva concluso con “Fai quello che devi. Ho rinunciato a tentare di capirvi, voi due.”

Lei era scoppiata in una risata cristallina. “Sai che come proposta di matrimonio non è stata un granché?”

Aveva ragione. Era stato tutto goffo e sbagliato. E non aveva ancora avuto il coraggio di dirle ‘ti amo’. Eppure era la cosa più autentica e liberatoria. Doveva concedersi ancora un attimo. “Vuoi che mi inginocchi adesso? Il ghiaccio è freddo.”

“Potrei volerlo. Ma dovresti lasciarmi la mano.” Lei aveva sempre avuto quella dolcezza ingenua nel modo di porsi. Ma stavolta era velata da qualcosa di diverso. Forse un po’ di malizia. “Allora?”

“Non la lascerò mai” l’aveva rassicurata. Avrebbe trovato la sua mano a cui aggrapparsi per il resto dei suoi giorni. L’aveva stretta a sé e l’aveva baciata con la passione che ci avrebbe messo Rodolfo Valentino in uno dei suoi film.

   
 
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