Da
quanto tempo era segregato in quella cantina? Thomas non ne aveva idea.
Era
andato in calore almeno tre o quattro volte, il che corrispondeva
all’incirca a
due anni, da quel poco che ricordava. Anche se, considerato quanto gli
era
accaduto, non era sicuro di avere un ciclo regolare, non ancora,
almeno. Chiuse
gli occhi, stringendosi tra le dita la radice del naso, cercando di non
pensare
agli avvenimenti che lo avevano condotto in quella situazione, ma ormai
i
ricordi erano tornati, minacciando la sua stabilità mentale.
Il calore
improvviso, il primo della sua vita. Sebbene, così come
Mihael, viveva
letteralmente tappato in casa da quando aveva quindici anni, per
evitare di
essere aggredito dagli Alfa, qualcosa era andato storto.
L’Omega non aveva
immagini chiare della violenza che aveva subìto, e forse era
meglio così.
Preferiva credere di essere stato aggredito da un vagabondo a caso,
ignorando
quella vocina che gli ricordava che, nella residenza, gli Alfa si
contavano
sulle dita di una mano, e difficilmente le guardie avrebbero permesso
ad una
terza persona di avvicinarsi ai suoi appartamenti. Purtroppo, non
riusciva a
dimenticare lo sguardo gelido di suo padre, carico di disprezzo,
quando, con voce
tremante, aveva finalmente trovato il coraggio di confessare quanto gli
era
successo.
-Svergognato.
Thomas
abbassò il capo, cercando le parole per difendersi. Non ne
trovò. Avrebbe
dovuto chiudersi in camera, anziché vagare per i corridoi
alla ricerca dei
farmaci. Chiedere a un servitore di andare al suo posto, o almeno di
accompagnarlo. Portarsi dietro un’arma, lottare, era stato
addestrato
sommariamente durante l’infanzia. Oppure urlare di
più. Batté le palpebre, nel
tentativo di scacciare le lacrime:-Padre… io… io
non…
-Taci.
Sei un Omega, dovresti imparare a chiudere la bocca, quando sei con un
Alfa. Cosa
dice il tuo medico? Ti sarai fatto visitare, almeno.
Il
ragazzo scosse il capo, non voleva più essere toccato, da
chicchessia. Lo
schiaffo fu tanto violento da fargli voltare la testa. Byron fece un
cenno in
direzione di due guardie, un Alfa e un Beta:-Portatelo di sotto. Fate
in modo
che non possa uscire… e chiamate dei medici.
Aveva
urlato, mentre veniva visitato. Era troppo umiliante, venire toccato in
quel
modo, sotto lo sguardo impassibile del genitore. Dopo il responso del
medico,
l’Alfa si era allontanato, lasciando il giovane incatenato
alla parete. Un paio
di Beta si erano occupati della sua gravidanza, prendendolo a calci
fino a
quando tutto non era diventato nero. Con il respiro affannato, Thomas
si
strinse le braccia sull’addome, rannicchiato a terra fino a
toccare il
pavimento con la fronte. Se non era impazzito, in quei lunghi mesi
passati
nella penombra, era solo grazie a lui. Quel
ragazzo che si ostinava a
scendere nelle segrete, per fargli un po’ di compagnia, per
aggiornarlo sugli
avvenimenti recenti, per portargli dei farmaci durante il calore. Se
fossero
stati scoperti, le conseguenze sarebbero state tremende, per entrambi.
Thomas
non voleva pensarci. Voleva bene a quella persona, forse anche
più di quanto
fosse stato lecito… e i suoi sentimenti erano ricambiati. Lo
sapeva, lo sentiva
in quegli abbracci che cominciavano a durare un po’ di
più del solito, nel tono
di voce sempre più accorato, quando parlavano, in quei
contatti all’apparenza
casuali, ma che nessuno dei due accennava a voler interrompere.
Sentì il suono
dei suoi passi riecheggiare nei corridoi, e sorrise tra sé e
sé.
-Molto
probabilmente ti sposerai presto.
Thomas
sgranò gli occhi, incredulo, mentre si riallacciava la
camicia. Aveva impiegato
molto tempo, ad abbandonare il terrore che aveva seguito lo stupro, ma
quelle
mani esili, coperte di calli, gli avevano insegnato, pazientemente, a
considerare in maniera diversa il piacere. Del resto, il suo amante non
si
lamentava mai, quando gli chiedeva di fermarsi, quando, per un gesto di
troppo,
la realtà tornava a fondersi all’incubo.
-Io,
sposarmi? Non essere sciocco. Non valgo nulla.
-Sei
molto bello. Omega con un incarnato come il tuo sono rari, nelle nostre
terre,
lo sai. E soprattutto, sei fertile. È molto raro restare
gravidi durante il
primo calore.
L’Omega
scoppiò in una risata aspra. Suo padre non vedeva
l’ora di levarselo di torno,
evidentemente. Gettò indietro la testa, senza troppe
speranze per il futuro:-Che
bel pensiero, passare la vita a sfornare figli. Non c’era
cosa che desiderassi
di più.
Si
voltò verso il muro, sferrando un pugno contro la parete in
pietra, nel vano
tentativo di sfogarsi. A quel colpo seguì un secondo, poi un
terzo, mentre le
nocche cominciavano a sanguinare. Thomas digrignò i denti,
senza la minima
intenzione di fermarsi, fino a quando delle dita sottili non si
serrarono sul
suo polso, senza fargli male, ma con fermezza.
-Thomas.
Ti prego, smettila.
Negli
occhi del suo compagno passò un lampo di dolore:-Sai bene
che, se potessi, ti
tirerei fuori di qui. Ma non posso. Non senza mettere a repentaglio la
nostra
vita.
-Marchiami.
Sei l’unico a cui permetterei di farlo. Rendimi tuo,
anima e corpo. Non
potrò più sposare un Alfa qualunque.
Era
una richiesta assurda, Thomas lo sapeva bene. Ma era la
verità, voleva essere
suo e di nessun altro. La mano dell’altro ragazzo gli
sfiorò il volto,
asciugando una lacrima di cui l’Omega non si era nemmeno
accorto.
-Thomas…
Uno
scalpiccio riecheggiò nel corridoio buio, e Thomas si
voltò, sentendosi un
animale braccato. Non era possibile che i servitori fossero
già lì, mancavano
ancora alcune ore al momento del pasto… Sentì un
brivido correre lungo la
schiena, ogni tanto alcuni armigeri passavano davanti alla sua cella
per
deriderlo. Si voltò verso il suo amante:-Scappa.
Vattene di qui. Ti
puniranno.
Sul
volto pallido dell’altro si dipinse un sorriso mesto:-Non ci
sono vie d’uscita.
Thomas
rimase ghiacciato sul posto. Il giovane gli si avvicinò,
allacciandogli
l’ultimo bottone della camicia.
-A
quanto pare, non ci rivedremo per un po’. Mi dispiace,
Thomas.
Dopo
quel giorno, Thomas visse nell’inferno più nero.
-Avete
ragione, non è male. Anzi.
Thomas
aprì faticosamente gli occhi, disturbato da quella voce
sconosciuta e
dall’intenso odore di Alfa che stava ammorbando
l’aria. Dall’altra parte delle
sbarre si stagliavano tre sagome, illuminate dalla feroce luce della
torcia
retta da una delle tre figure. Era uno dei servitori Omega al servizio
personale di suo padre, l’Omega lo riconobbe non senza una
certa fatica. Non se
l’aspettava così invecchiato. Con un grugnito, il
giovane tornò a schermarsi il
volto con il braccio, incapace di tollerare ancora il fulgore della
fiaccola.
-Thomas.
Alzati. Ti sembra questo il modo di comportarti davanti a un ospite? Un
Alfa,
per di più, che intende sposarti nonostante il tuo indecente
passato.
Con
un ghigno sprezzante, l’Omega obbedì, piegandosi
in una grottesca parodia di
riverenza verso il genitore: -Padre. Quale onore, vedervi di nuovo a
farmi
visita. Pensavo vi foste scordato di me.
L’Alfa
aggrottò le sopracciglia, per nulla contento del suo
comportamento. Senza dar
segno di aver notato l’irritazione paterna, il giovane Omega
dalla pelle scura
si rivolse allo sconosciuto, un Alfa alto, elegantemente vestito di
bianco:-Signore.
Sono onorato di fare la vostra conoscenza. Vi guiderei, molto
volentieri, alla
scoperta dei miei dominii, ma, purtroppo, temo di non essere in
possesso della
chiave per aprire la porta; ad ogni modo, se aguzzate la vista,
sicuramente potrete
notare il mio pagliereccio, che condivido con una affettuosissima
colonia di
insetti, e la latrina, che ospita la mia guardia personale: si tratta
di tre
splendidi ratti, che hanno messo a repentaglio la loro vita per
proteggermi da
uno scarafaggio. Difficilmente avrei potuto trovare soldati
più leali e meno
costosi.
Sul
volto del suo promesso sposo si dipinse un ghigno
divertito:-Esilarante. Ora ho
ancora più voglia di farti mio, ragazzo.
-Oh,
quello. Ho una pessima notizia per voi, allora.-
Thomas agitò la mano in
aria, come a liquidare una questione di poca entità:-Ho
già promesso il mio
amore a qualcun altro, purtroppo. Sono Marchiato. Se il mio corpo non
ne porta
i segni, la mia anima sì.
Il
viso affilato dell’Alfa si sporse verso le sbarre, con un
sorriso crudele:-Ciò
di cui parli, ragazzo, è solo una favoletta per bambini. Te
lo dimostrerò prima
di quanto immagini.
-Heartland.
Perdonami, sono stato noncurante nell’educare mio figlio, ho
fatto l’errore di
dargli fiducia. Sta solo straparlando… Quando volevate
celebrare le nozze,
dicevate? Il mese prossimo?
L’Omega
trasecolò:-Quando volevate informarmi, per caso? Il giorno
prima della
cerimonia?
-Non
hai bisogno di essere messo a conoscenza di cose che non ti riguardano.
-Padre!
Stiamo parlando del mio matrimonio!
Le
sue parole caddero nel vuoto, mentre i due uomini si allontanavano
parlottando,
seguiti dal servitore. Thomas si lasciò scivolare contro il
muro, ignorando il
millepiedi che sfrecciò a tutta velocità accanto
al suo piede.
C’era
troppa luce, nei corridoi. Certo, nelle stanze del giovane Omega, le
pesanti
tende di velluto schermavano efficacemente la luce a cui gli occhi
scarlatti di
Thomas non erano più abituati, ma il resto della residenza
era totalmente
invaso da quel candore doloroso, che si rispecchiava sulle superfici
lucide dei
mobili, espandendosi anche lontano dalle finestre. Anche
l’aria aveva un odore
diverso. Non era solo il profumo dei feromoni Omega di Mihael, che il
ragazzo
dai capelli rosa tentava con scarso successo di tacitare, ma anche
quello del
cibo preparato nelle cucine (Thomas aveva sentito soprattutto la
mancanza dello
zucchero, e dei dolci in generale), quello di selvatico dei cani da
caccia e
dei cavalli di suo padre, e altri a cui il giovane non riusciva a dare
un nome
preciso, ma che appartenevano senza dubbio alla sua infanzia. Con un
senso di
crescente stupore, si rese conto, però, che mancava
qualcosa. L’odore di freddo
e di libri di Christopher si era affievolito. Come poteva essere? Suo
padre non
si sarebbe mai separato dal suo unico figlio Alfa, quello che avrebbe
ereditato
i suoi possedimenti. Senza perdere tempo, Thomas abbandonò
la vasca da bagno,
gettandosi addosso i primi abiti presentabili che riuscì a
trovare, poi lasciò
le sue stanze, asciugandosi i capelli con un asciugamano. Nessuno gli
avrebbe
impedito di scambiare due parole con suo fratello minore.
-Mi
dispiace, signorino, suo fratello non può riceverla.
Thomas
sostenne lo sguardo di Ryoga, l’attendente di Mihael. Un Beta
non l’avrebbe
fermato:-Fammi passare, se non vuoi che ti faccia cacciare da questa
residenza.
Il
Beta abbassò lo sguardo:-Mi piacerebbe, ma in quel caso
sarebbe vostro padre a
volere la mia testa. Non posso far entrare nessuno.
L’Omega
incrociò le braccia sul petto, inclinando la testa di lato.
Non se la sentiva
di fare un torto del genere al povero Ryoga, che lavorava come uno
schiavo per
evitare che Rio, la sua gemella Omega, fosse costretta a vendere il suo
corpo.
-Ryoga.
Mi porteresti una tazza di tè, per favore?
La
voce di Mihael giunse attutita da dietro la porta. Il Beta sorrise,
inchinandosi verso l’uscio chiuso:-Come desideriate,
signorino.
Thomas,
ridacchiando tra sé e sé per l’astuzia
del fratello, varcò la porta, trovandolo
seduto sul letto, intento a lucidare la spada. Il giovanissimo Omega si
alzò,
infilando con cura l’arma nel fodero, avvicinandosi
all’ospite. C’era qualcosa
di diverso, in lui, Thomas non riusciva esattamente a dire cosa. Certo,
era più
alto, e aveva i capelli abbastanza lunghi da poterli legare in una coda
bassa,
ma… c’era anche dell’altro. La faccia,
forse? Sembrava aver cambiato
lineamenti, anche se di poco. Gli zigomi. La mandibola.
-Fratello?
Qualcosa ti turba?
Il
più grande inclinò la testa di
lato:-Sei… diverso. Sembri
più… Alfa,
ecco.
Gli
occhi verdi di Mihael brillarono di gioia. Sul volto pallido del
giovane si
aprì un ampio sorriso, che Thomas non vedeva da tanto
tempo:-Dici davvero?
Significa… molto, per me. Ryoga mi aveva spiegato come
truccarmi per alterare
le mie fattezze, ma non pensavo che…- si interruppe,
chinando il capo:-Scusami.
Tu stai per sposarti, e io sono qui a parlarti dei miei esperimenti con
i
cosmetici.
-Non
è un problema, piccolo. Mi sei mancato.
Thomas
scompigliò affettuosamente i morbidi capelli del fratello,
poi accennò alla
spada:-Da quanto hai smesso di tirare di scherma? Ti ho cercato nel
cortile, ma,
a quanto pare, è tanto che non ti fai più vedere
in giro. Eri uno degli allievi
più promettenti e tenaci, maestro Roku sente la tua mancanza.
Il
giovane si incupì:-Ho dovuto smettere. Per nostro padre
è un passatempo
indecente, per un… Omega.
Pronunciò
l’ultima parola come se fosse stata un insulto osceno. Thomas
non commentò,
sapeva che suo fratello avrebbe preferito mille volte essere nato Alfa.
Un cupo
silenzio calò sulla stanza, trascinando via quel debole
barlume di speranza che
si era acceso nel cuore dell’Omega. Per cambiare argomento,
il giovane pose la
domanda che lo aveva spinto a vagare per la residenza:-Mihael, che fine
ha
fatto Chris? Non l’ho visto in giro.
-Oh.
Giusto, non potevi saperlo. Si è sposato, e ha preferito
trasferirsi… il suo
Omega è molto legato alla famiglia, a quanto pare.
-Chris
sposato?
Era
un pensiero assurdo. Non riusciva a immaginare il fratello legato
stabilmente a
qualcuno, insomma, non era quel genere di persona. Mihael
scrollò le
spalle:-Con un Omega della casa Tenjo. Uno basso, biondo e con le
orecchie
grandi.
-Tutto
qua?
-…
Dovrei sapere altro? L’ho visto di sfuggita, una volta sola.
Cosa pretendi da
me?
Nonostante
l’espressione seccata, la voce di Mihael era divertita. Aveva
un debole per gli
Omega, e una capacità incredibile di raccogliere
informazioni. Thomas inclinò
la testa di lato:-Oh, andiamo, sto solo cercando di capire che faccia
abbia il
tizio che sfornerà i miei nipotini. È chiedere
troppo?
-Ha
le ciglia lunghe e gli occhi a mandorla. Sì, è
basso, anche per essere un
Omega, ma usa i tacchi per sembrare più alto. E…
ha delle belle dita sottili. Purtroppo,
le unghie sono squadrate, come quelle di Ryoga.
-Sei
ancora alla ricerca della mano perfetta?
-Sempre.-
Mihael accavallò le gambe:-Comunque, non preoccuparti,
dovrebbero tornare in
tempo per il tuo matrimonio.
Thomas
sentì l’amaro in bocca, non aveva voglia di
pensare al destino che lo
attendeva. Molto probabilmente, avrebbe comunque passato buona parte
della sua
vita segregato o, peggio, marchiato da una persona per cui non provava
nulla. La
sua unica speranza era che lui fosse più
veloce. Se fosse stato
marchiato da quella persona, allora, il matrimonio sarebbe saltato.
Certo, suo
padre sarebbe andato su tutte le furie, ma non avrebbe avuto voce in
capitolo. Con
quella flebile speranza nel cuore, Thomas si dispose ad aspettare,
pazientemente, il momento propizio per poter formulare la sua richiesta.
Angolo
Autrice: in origine, questa fic era un unico blocco di tredici pagine,
ma,
essendoci grossomodo tre “arc” narrativi, ho deciso
di separarla in altrettanti
capitoli, che posterò a cadenza mensile. Sì,
Heartland rimarrà a farci
compagnia… chiedo scusa per le ship decisamente discutibili,
vi assicuro che la
situazione migliorerà con il tempo.