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Autore: Shainareth    05/11/2023    2 recensioni
[Gundam SEED] «Sarebbe divertente fare un gioco», esordì Lacus, battendo le mani davanti a sé con fare allegro. Cinque paia d’occhi si voltarono nella sua direzione, mentre Pink-chan rompeva il silenzio con la sua voce metallica, dicendo parole a caso.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PASSATEMPI



«Sarebbe divertente fare un gioco», esordì Lacus, battendo le mani davanti a sé con fare allegro. Cinque paia d’occhi si voltarono nella sua direzione, mentre Pink-chan rompeva il silenzio con la sua voce metallica, dicendo parole a caso.
   In preda all’apatia e alla noia, nonché all’ansia dovuta all’attesa di quanto sarebbe potuto succedere nelle ore successive, i ragazzi si erano presi una pausa e si erano radunati tutti sulla Kusanagi per passare del tempo insieme e magari distrarsi a vicenda. Sebbene fossero giovanissimi, avevano scelto di imbarcarsi in quell’impresa eroica di ostacolare la guerra e di mettere in qualche modo un freno all’odio che stava devastando la Terra e le colonie. Restavano però soltanto degli adolescenti e sentivano davvero il bisogno di svagarsi in qualche modo. Anche per questo Lacus aveva ritenuto opportuno avanzare quella proposta, nella speranza di portare un po’ di allegria in quel gruppetto variegato.
   «Potremmo dipingerci il viso come se fosse il muso di qualche animale.»
   Seduta vicino a lui, con le ginocchia rannicchiate al petto, Cagalli si sporse verso Athrun. «Dove l’hai pescata?»
   Il giovane quasi si morse un labbro per non ridere. «Matrimonio combinato», le rivelò infine in confidenza.
   L’altra si lasciò andare a un verso spontaneo, facendo ben intendere che ora si spiegava il perché quei due fossero stati insieme. Lacus aveva senz’altro dimostrato il proprio valore e già solo per questo la Principessa di Orb l’ammirava non poco - dopotutto Athrun era salvo soprattutto per merito suo. Ciò nonostante, più ci aveva a che fare, più Cagalli non riusciva a capire cosa accomunasse quei due, a parte la bellezza esteriore. Grazie a quella rivelazione, però, adesso comprendeva anche il motivo per cui al giovane non interessava che quella ragazza avesse messo palesemente gli occhi su un altro. Con tutta probabilità, insomma, non erano stati niente più che buoni amici. La cosa la rasserenò di colpo e non riuscì a trattenere un sorriso allegro.
   «Non potremmo starcene semplicemente qui a non fare niente?» chiese invece Dearka, stravaccato su una delle sedute della sala briefing in cui si erano riuniti. Probabilmente non lo avrebbe aiutato a fare colpo su Miriallia, ma al momento lei gli era seduta proprio di fronte e lui aveva così la scusa per incrociare spesso il suo sguardo o comunque per contemplarla da una distanza ragionevole. Che poi la ragazza fingesse di non accorgersene era un altro paio di maniche, ma intanto il giovane poteva dirsi soddisfatto così.
   Kira era invece indeciso. Come il suo migliore amico e la sua presunta sorella, anche lui non aveva molta voglia di fare. Si sentiva un po’ in colpa nei confronti di Ssigh, che si era offerto di rimanere sul ponte di comando dell’Archangel per consentire loro di rilassarsi a dovere. Anche Miriallia lo aveva lasciato lì a malincuore, ma l’altro aveva insistito perché sapeva che aveva più bisogno di lui di non pensare agli avvenimenti degli ultimi mesi.
   «In ogni caso, non abbiamo il materiale necessario», disse la ragazza, salvando tutti in corner. Dearka l’adorò più di prima.
   Il sorriso di Lacus si smorzò e lei si portò un dito accanto alla bocca con fare meditabondo. «È un vero peccato non avere niente con cui giocare.»
   «Nel bel mezzo di una guerra?» si interrogò Athrun, piuttosto contrariato. Era stato il primo a trovare un modo per rallegrare Cagalli, costruendole un piccolo robot a forma criceto dopo la perdita di suo padre, ma quello che chiedeva Lacus gli sembrava un po’ eccessivo.
   «In realtà forse qualcosa potremmo trovarlo qui sulla Kusanagi», ponderò a mezza voce proprio la Principessa, stupendo tutti.
   Kira quasi le lesse nel pensiero. «È vero. Questa nave era stata usata per gli approvvigionamenti a Heliopolis», ragionò, rivolgendole uno sguardo. «Ma sono passati mesi, da quando...»
   Non completò la frase, perché riportava in tutti loro spiacevoli ricordi. Cagalli si strinse nelle spalle. «Magari è rimasto qualcosa in qualche magazzino.»
   Sembrò una formula magica, perché Lacus tornò a sorridere felice. «Cerchiamo tutti insieme, allora!»
   «Caccia al tesoro! Caccia al tesoro!» gracchiò Pink-chan, l’unico ad accogliere con entusiasmo quella proposta.
   Pur non volendo, contagiato dall’entusiasmo della fanciulla, anche Kira si lasciò andare a un risolino divertito. «No», disse perentorio Dearka, mettendo così le mani avanti non appena si accorse che il ragazzo era sul punto di cedere e darle corda.
   «Però forse potrebbe esserci qualcosa di utile», suppose Miriallia, più pratica. Quella verità inconfutabile rese Lacus ancora più contenta, mentre i due soldati di ZAFT trattennero a stento una smorfia infastidita.
   «Mettiamola ai voti», stabilì la bella Clyne. «Kira e Miriallia sembrano essere d’accordo con me, mentre Athrun e Dearka no.»
   Cagalli si ritrovò gli occhi di tutti addosso. «Ti hanno mai detto che sei bellissima?» cercò di comprarne il favore Dearka, ricevendo in cambio lo sguardo scettico di lei e quello particolarmente seccato di Athrun.
   «A te invece lo hanno mai detto che sei un bel cretino?» chiese Miriallia, serafica come se si stesse informando sul tempo. Kira rise, per la prima volta dopo tanto tempo. A ben guardare erano un gruppetto sgangherato, ma decisamente particolare.
   «Hai detto che sono bello?» domandò Dearka, incapace di mollare la preda e sperando che quella stoccata fosse dovuta alla gelosia.
   «Ti ha detto soprattutto che sei un cretino», ribadì Cagalli, prendendo le difese dell’altra ragazza non solo per semplice solidarietà femminile. «Ma sono anch’io del parere che, in caso fosse rimasto qualcosa destinato a Heliopolis, forse potrebbe tornarci utile. E non per giocare», ci tenne a precisare, a scanso di equivoci. «Scusa», disse poi ad Athrun, che sospirò rassegnato.
   «No, avete ragione, è meglio cercare.»
   «Venduto», lo accusò Dearka, rimasto ormai da solo a fare il bastian contrario. Il giovane Zala lo ignorò, preferendo seguire gli altri fuori dalla stanza per mettersi al lavoro. Quando però gli passò vicino, il suo ex compagno di Accademia rincarò la dose: «È proprio vero che tira più un capello biondo che...»
   «Muoviti!» lo mise a tacere Miriallia, notando che i due diretti interessati erano diventati rossi fino alla punta delle orecchie. Ridendo di nuovo, Kira si mise in coda a quella piccola processione, guidata da una ex idol che, spaventosamente allegra nonostante il clima di terrore in cui stavano vivendo in quel periodo, aveva iniziato una bizzarra conversazione con Pink-chan.
   Per prima cosa, Cagalli s’interessò di contattare Kisaka per chiedergli dove avrebbero potuto trovare eventuali rifornimenti dimenticati a bordo. Benché la Kusanagi fosse stata preparata ed equipaggiata per tempo per quel lancio nello spazio, il Colonnello ritenne una buona idea ispezionarne i magazzini, poiché nella fretta della partenza da Orb qualcosa avrebbe potuto essere stata comunque dimenticata. Si divisero in due gruppi e iniziarono le ricerche. Più interessati a eventuali scorte di cibo, i ragazzi si offrirono di passare in rassegna la zona della nave più vicina alla mensa. Le ragazze si occuparono del resto, ma non passò molto che tutti si resero conto che forse stavano facendo soltanto un buco nell’acqua. Poi, però, Pink-chan esclamò: «Bingo!»
   Attirando l’attenzione con il suo chiassoso saltellare a destra e a manca, fu presto raggiunto da Lacus che, tutta entusiasta, si rivolse poi alle sue nuove amiche. «Pink-chan è stato bravissimo!» Le altre due si rivolsero uno sguardo di costernazione, domandandosi come potesse, quella ragazza apparentemente svampita, a guidare una nave imponente come l’Eternal in battaglia. Eppure al momento opportuno Lacus aveva dato prova di essere davvero in gamba, pertanto le concessero la loro fiducia ancora una volta e si avvicinarono a lei.
   In fondo a quel magazzino, quasi nascoste alla vista, vi erano alcune casse su cui era riportata la scritta Heliopolis, insieme ad alcuni indirizzi. Non sarebbero mai giunte a destinazione e ormai probabilmente nessuno le avrebbe più reclamate. Si disposero perciò ad aprirle, scoprendone infine il contenuto: si trattava per lo più di capi di vestiario e accessori vari, forse ordini online di qualche cittadino della colonia o merce di negozi ormai inesistenti. Era lecito appropriarsene?
   «Possiamo sempre prenderli in prestito e poi riporli di nuovo qui», concluse Lacus, sollevando fra le dita un abito che a occhio e croce doveva essere della sua taglia. «Vi va di provarli?»
   «Per fare cosa?» domandò Cagalli, non trovando quella scoperta di particolare utilità. Soprattutto perché si trattava di vestiti di foggia ricercata o comunque eleganti.
   «Per divertirci un po’», fu la semplice risposta che le diede l’altra, facendo sorridere Miriallia.
   Più sensibile della Principessa ai vezzi femminili, infatti, l’addetta alle comunicazioni dell’Archangel decise di assecondare la coordinator. «Soltanto uno», disse, cominciando anche lei a rovistare all’interno degli imballaggi. «Ho proprio voglia di vedere che faccia faranno quei tre quando ci presenteremo da loro in ghingheri.»
   Cagalli sussultò. Miriallia e Kira l’avevano già vista indossare abiti eleganti, ma gli altri no. Osservò le figure graziose delle due ragazze, molto più femminili di lei, e arrossì mortificata al pensiero che, confronto a loro, avrebbe fatto una pessima figura. Sapeva di non essere brutta e che, quando le andava a genio, poteva essere composta ed elegante proprio come le avevano insegnato fin da bambina. Il giudizio degli altri in realtà le importava fino a un certo punto, a dirla tutta. Ciò che la rendeva nervosa era il pensiero che a vederla trasformata in quel modo fosse Athrun. Sebbene lui avesse dimostrato una marcata simpatia nei suoi confronti e le avesse appena confidato di non essere mai stato interessato a Lacus, rimaneva il fatto che fosse abituato ad avere a che fare con lei, che era bellissima e tanto, tanto femminile - tutto il suo opposto, insomma.
   «Cagalli-san, guarda!» la chiamò proprio lei, mostrandole un abito pieno di inutili fronzoli e dal discutibile accostamento cromatico. «Questo ti starebbe benissimo!»
   «È orrendo», fu la spietata risposta che le diede, arrendendosi ad avvicinarsi e a cercare qualcosa di più sobrio.
   Da tutt’altra parte, invece, i tre giovani piloti di Mobile Suit stavano tornando sui propri passi con le pive del sacco, domandandosi se invece le compagne avessero avuto più fortuna di loro. Erano ormai giunti nei pressi del magazzino in cui si trovavano, quando Lacus ne uscì con una giravolta a mezz’aria, felice come una bambina per il nuovo abito che le cadeva a pennello, facendola sembrare una bambolina da esposizione. Non appena li vide, esclamò entusiasta, mostrando loro ciò che indossava con fare adorabilmente vanesio. Kira sorrise, trovandola persino più bella del solito, mentre gli altri due si accigliarono, perplessi.
   «Che bella!» si complimentò il pilota del Freedom.
   «Molto bella», convenne Dearka, nonostante tutto.
   «Dove hai trovato quella roba?» domandò invece Athrun.
   «Sei sempre stato così delicato nei suoi confronti?» domandò il biondo. «Se sì, adesso mi spiego perché ti ha piantato.»
   L’altro lo ignorò per la seconda volta nel giro di mezz’ora. «Athrun sa essere molto dolce», lo difese Lacus, ricordando bene le gentilezze che il giovane aveva avuto per lei, nonostante tutto.
   «È vero», convenne Kira, che aveva avuto modo di crescerci insieme.
   «Anche se a volte è davvero difficile farlo sorridere», aggiunse la ragazza, con un certo rammarico.
   «Quindi con me ridi perché ti sembro buffa?» La risentita voce di Cagalli li raggiunse inaspettatamente, mentre lei era ancora all’interno della stanza, occupata con gli ultimi ritocchi della propria mise. Sotto lo sguardo divertito e intenerito degli altri, Athrun arrossì e distolse il proprio.
   Fu allora Miriallia a fare capolino dal magazzino, sfoggiando con estrema naturalezza un grazioso vestitino primaverile. «Non è carinissimo?» chiese a Lacus, che si mostrò estremamente estasiata della sua scelta. «Ti sta benissimo!» si complimentò difatti, afferrandole le mani e facendo una vivace piroetta insieme a lei.
   Dearka inclinò la testa su una spalla, nella speranza di cogliere qualche centimetro di pelle in più sotto le gonne fluttuanti. «Dieci e lode», commentò con un sorriso da volpone in volto. Miriallia gli lanciò uno sguardo seccato, ma in qualche modo la sua espressione tradì il suo vero stato d’animo, tanto che lui le strizzò l’occhio.
   «Abbiamo trovato alcune casse piene di vestiti eleganti», spiegò Lacus, rendendo infine partecipi i loro compagni. «È un bel passatempo, travestirsi, non vi pare?»
   Il silenzio che ricevette in risposta fece ridacchiare Miriallia. «Cagalli?» chiamò invece Kira, non vedendola ancora.
   «Eccomi!» si annunciò lei, uscendo finalmente allo scoperto. Non come si erano aspettati gli altri, però, perché anziché indossare un abito femminile, la ragazza aveva deciso di togliersi d’impaccio sfoggiando un completo scuro, composto da pantaloni, camicia, panciotto, giacca e persino cravatta. «À la garçonne!» esclamò tutta soddisfatta, i pollici sotto allo scollo delle maniche dell’elegante gilet.
   Le stava a pennello, tant’è che lo stesso Dearka distolse gli occhi da Miriallia e fischiò. «Sexy», si complimentò, suscitando imbarazzato divertimento nella bionda. «Ma la prossima volta cerca di rendere felice questo povero ragazzo», aggiunse, circondando con un braccio le spalle di Athrun con fare cameratesco.
   «La vuoi piantare?» borbottò lui, cercando di non dargli soddisfazione. In realtà non si era aspettato di vedere Cagalli con gonna e svolazzi come le altre due compagne, ma neanche conciata in quel modo. Ciò nonostante, non poté far altro che pensare che fosse un amore e quella visione lo fece comunque sorridere.
   «Perché hai scelto un completo maschile?» domandò Kira, anche lui divertito dalla situazione. «Con gli abiti eleganti stai davvero bene.»
   «È quello che le ho detto anch’io», intervenne Miriallia, che, insieme a Lacus, aveva fatto presente alla Principessa che sarebbe stato un peccato perdere quell’occasione. Ma, suo malgrado, Cagalli aveva un armadio pieno di vestiti di quel tipo e almeno quando poteva cercava di evitarli perché li trovava tremendamente scomodi.
   Si portò le mani sulle anche e s’impettì tutta. «Almeno ora così tu e Lacus avete un cavaliere», spiegò semplicemente. «Ché se stiamo ad aspettare questi tre...» Non concluse la frase, lanciando un’occhiata eloquente ai ragazzi.
   «Se il risultato è fare coppia con una di voi tre, io ci sto», si propose subito Dearka, mollando Athrun e avanzando per braccare Miriallia, che gli sfuggì con un sorriso dispettoso in volto. «Non ci contare», gli disse, facendolo sospirare.
   «A parte loro, forse sarebbe stato un po’ imbarazzante costringervi ad affiancare una sorella e una ex fidanzata», prese parola Lacus, seguendo un ragionamento che evidentemente avevano fatto mentre si cambiavano.
   «E non vi è venuto in mente che avreste potuto scambiarvi i cavalieri?» volle sapere Dearka, decidendo di andare in aiuto dei suoi timidi compagni di sventura, che fissavano la scena sempre più confusi.
   «Certo che sì», confermò Cagalli, ridendo. «Ma così è più divertente.» Dicendolo, porse il gomito a Lacus, che subito vi agganciò il proprio, esibendosi al contempo in un grazioso inchino.
   Miriallia la imitò, prendendo anche lei a braccetto la Principessa. «E se posso permettermi, siamo davvero un bel trio.»
   «Bellissimo», annuì la bionda, seriamente convinta della cosa.
   Detto ciò, accompagnate anche da Pink-chan, che sfoggiava un pomposo fiocco rosso simile a un pugno in un occhio, le tre si avviarono lungo il corridoio chiacchierando di tutto e di niente.
   Dearka sbuffò. «Ci hanno davvero piantati in asso come degli idioti.» Pur non proferendo parola, Athrun gli scoccò uno sguardo eloquente che lo fece risentire. «A differenza vostra, io almeno io ci ho provato», puntualizzò il biondo in tono piccato. «Però magari, se le assecondiamo vestendoci da damerini, potremmo recuperare», ponderò poi a mezza voce, affacciandosi nel magazzino con la speranza di trovare qualcosa di utile nelle casse aperte.
   «Dici?» fece Kira, dubbioso sul risultato non solo della ricerca, ma anche dell’idea in generale. «Non le ho viste molto propense a darci una chance.»
   «Abbi fede», rispose l’altro, cercando di essere ottimista. «Athrun», chiamò, notando come il ragazzo fosse rimasto fermo in corridoio a seguire le compagne con lo sguardo. «Per te un bel completo femminile, altrimenti non si intonerebbe a quello di Cagalli.»
   Il giovane Yamato rise per l’ennesima volta, quel pomeriggio. Non tanto per la battuta di Dearka, quanto per la reazione del suo migliore amico, dal quale, per la prima volta in assoluto, sentì provenire una parola volgare.






 
  
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