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Autore: Shainareth    06/11/2023    2 recensioni
[Gundam SEED Destiny] Quando arrivò, gli dissero che il Delegato era impegnato. Athrun si accomodò nell’anticamera del suo ufficio e attese, continuando a domandarsi la ragione di quella convocazione.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Athrun Zala, Cagalli Yula Athha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ATTESA



Era insolito che Cagalli lo mandasse a chiamare. Cercavano di incontrarsi il meno possibile all’interno dei palazzi governativi onde evitare di attirare l’attenzione e soprattutto eventuali sospetti. Erano certi che ormai in molti avessero intuito, altri sapevano a prescindere, ciò nonostante preferivano mantenere un profilo basso in attesa di tempi migliori.
   Quando arrivò, gli dissero che il Delegato era impegnato. Athrun si accomodò nell’anticamera del suo ufficio e attese, continuando a domandarsi la ragione di quella convocazione. Cagalli gli aveva anche raccomandato di portarsi dietro del lavoro burocratico da sbrigare, in caso avesse dovuto aspettare. Proprio per quella ragione, tirò fuori dalla cartellina che aveva portato con sé un fascicolo pieno di fitti appunti che gli aveva passato Erica Simmons. La coordinatrice di Morgenroete aveva chiesto un suo parere poiché sapeva che il giovane era particolarmente ferrato in meccanica robotica e lui si era offerto volentieri di aiutarla per ammazzare il tempo la sera, quando rimaneva alzato finché Cagalli non rientrava a casa, o durante lunghe attese come quella.
   Era ormai arrivato quasi a metà quando la porta dell’ufficio finalmente si aprì e ne uscirono alcune persone. Athrun le conosceva di vista e sapeva che lavoravano per uno degli altri Emiri. Non fece in tempo a indovinare per pura curiosità come mai si trovassero lì, che fu invitato a entrare. Ripose i documenti nella cartellina e varcò la soglia, mentre Cagalli gli chiedeva di chiudere l’uscio dietro di sé. Non appena il giovane lo fece, lei si alzò e gli andò incontro buttandosi energicamente contro il suo petto e stringendosi a lui.
   «Meno male», la sentì sospirare, nascondendo il viso contro il bavero della sua giacca. «Non ne potevo più...»
   Pur sorpreso da quell’accoglienza non proprio adatta al luogo in cui si trovavano, Athrun sorrise e ricambiò l’abbraccio. «Tutto bene?» Cagalli mugolò sconfortata e tanto bastò per capire che doveva trattarsi di una di quelle giornate no. «Posso fare qualcosa per te?»
   «Lo stai già facendo», gli assicurò, sospirando di sollievo quando lui le posò un bacio sul capo. «Avevo un disperato bisogno di ricaricare le batterie.»
   «Mi hai mandato a chiamare per questo?» si stupì Athrun, trovandolo assurdo e romantico al contempo.
   «Scusa», pigolò l’altra, seriamente mortificata. «Lo so che anche tu sei oberato di lavoro, ma stamattina mi hanno fatta impazzire.» Come a voler confermare le sue parole, il cicalino dell’interfono suonò e lei si lasciò andare a un verso esasperato. A malincuore, sciolse l’abbraccio e si piegò sulla scrivania per premere il pulsante che l’avrebbe messa in contatto con la sua segretaria. «Mi scusi, Delegato, è arrivato l’ambasciatore dell’Unione Equatoriale.»
   «Mi ero dimenticata di lui...» borbottò, dopo essersi lasciata andare a un altro lamento che si addiceva assai poco alla carica che ricopriva. «Un momento», rispose quindi all’interfono.
   «Posso aspettare fuori, se vuoi», disse Athrun, comprendendo il suo stato d’animo. In quei giorni Cagalli era particolarmente stressata a causa di una delicata questione internazionale. Se lui fosse riuscito a farla stare meglio anche solo rimanendo nei paraggi, l’avrebbe aspettata finché non avesse finito quella giornata piuttosto impegnativa.
   «No, sarebbe egoistico da parte mia», sospirò la ragazza, ben sapendo di averlo già disturbato troppo. Non finì di dirlo che si ritrovò circondata di nuovo dalle braccia di lui, che, cogliendola di sorpresa, la cinse dalle spalle. «Aspetterò comunque», le promise all’orecchio, posandovi su un bacio.
   Cagalli rabbrividì all’istante e cercò di allungare di nuovo una mano verso l’interfono. «Ora gli dico dove può andarsene...»
   Ridendo, Athrun le bloccò il braccio. «Tieni duro ancora un po’», le raccomandò, lasciandola andare.
   «Sì, ma ne riparliamo stasera», decise lei per entrambi, cercando di ricomporsi, benché, rossore a parte, non sembrava ci fosse altro che tradisse il suo vero stato d’animo. Si sentiva improvvisamente sveglia e ricaricata.
   «Ai suoi ordini, Delegato», assentì il giovane, sorridendo sornione e rivolgendole anche un saluto militare prima di lasciare l’ufficio.




 
  
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