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Autore: Shainareth    07/11/2023    2 recensioni
[Gundam SEED Destiny] Non rispose, preferendo nascondere la propria espressione dietro al calice di vino che portò alle labbra. Più in là qualcuno si lasciò andare a una facezia che fece ridere un discreto nugolo di persone. Almeno loro, pensò il Delegato, si stavano divertendo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Athrun Zala, Cagalli Yula Athha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MATRIMONIO



Se avesse potuto, avrebbe piantato tutti in asso per andare a sedersi e togliere quei maledetti tacchi alti. O, meglio ancora, per tornarsene a casa. Non amava quel genere di situazioni, se non altro perché la sua era solo una presenza di facciata. Le convenzioni sociali e la sua posizione politica la obbligavano a prendere parte a eventi di cui, come in quel caso, non le importava un accidenti. Tanto più che l’ultima volta che aveva partecipato a un matrimonio era stato in quell’odiosa e inutile cerimonia organizzata dai Seiran senza quasi consultarla - e avrebbe per sempre ringraziato Kira per averla strappata a quel destino infelice.
   Qualcuno le riempì il calice per l’ennesima volta da quando era iniziato quel noioso rinfresco. Gli sposi, in lontananza, avevano in volto un sorriso che sembrava quasi una paralisi facciale. Era tutta una farsa. Un matrimonio politico che serviva a rinsaldare l’alleanza tra fazioni all’interno del Paese. Cagalli ne sapeva qualcosa, e anche per questo detestava trovarsi lì.
   «Principessa.» Trattenne a stento una smorfia. «La vedo pallida.» Si volse a sinistra e si ritrovò accanto uno dei fratelli minori dello sposo, un giovane che, pur non essendo particolarmente affascinante, aveva la dubbia fama di donnaiolo. «Non si sente bene?»
   La ragazza abbozzò un sorriso educato. «Mi spiace dare preoccupazioni, ma si tratta soltanto del cambio di fuso orario.»
   L’altro annuì, comprensivo. «In effetti Orb è dall’altra parte del globo.» Spostò lo sguardo e sembrò cercare qualcuno fra gli invitati. «Mi hanno detto che è venuta qui da sola con la sua guardia del corpo.» Quello era un altro dei motivi del malumore di Cagalli. Non l’essere apparentemente sola, quanto l’essere oggetto di chiacchiere. «È un vero peccato, per una bella ragazza come lei.»
   Non rispose, preferendo nascondere la propria espressione dietro al calice di vino che portò alle labbra. Più in là qualcuno si lasciò andare a una facezia che fece ridere un discreto nugolo di persone. Almeno loro, pensò il Delegato, si stavano divertendo.
   «Mi permetterebbe di farle da cavaliere?»
   Quella proposta la fece sorridere, se non altro perché le dava finalmente l’occasione per rimetterlo al proprio posto. «Non la prenda sul personale, ma sono qui da sola proprio per evitare qualsivoglia pettegolezzo.»
   Il giovane finalmente parve comprendere e sorrise a sua volta. «Non c’è bisogno che gli altri sappiano.»
   Cagalli assottigliò le labbra, tentata di vuotare il contenuto del calice in faccia a quel verme. «Sono molto stanca», ribadì in tono fermo, senza degnarlo più della propria attenzione. Quindi, ringraziando Haumea che quella maledetta farsa stesse finalmente giungendo a termine, piantò in asso il suo corteggiatore senza aggiungere altro e si allontanò.
   In realtà un accompagnatore lo aveva. Era giovane, bello e forte, dotato di modi galanti e proprio per questo, notò la Principessa, era anche attorniato da troppe invitate - non soltanto nubili. Pur non potendo rimanere eccessivamente vicini per non dare nell’occhio, si erano cercati con lo sguardo per tutto il tempo. Ora però Cagalli riteneva fosse il momento di rivolgere di nuovo la parola alla propria guardia del corpo che, giunta lì palesando la propria vera identità rispetto a un passato vissuto in incognito, aveva attirato l’attenzione al pari del proprio aspetto esteriore. Probabilmente era persino l’unico coordinator presente all’evento e, di questo erano entrambi sicuri, in molti stavano parlando di lui - e di loro - nel bene e nel male.
   «Ammiraglio», esordì il Delegato, al cui arrivo la folla di ammiratrici si fece istintivamente da parte. «Avrei bisogno di parlarle.»
   Athrun non fu mai più felice di vederla. Le rivolse un lieve, cerimonioso inchino e, senza dire una parola, la seguì qualche metro più avanti. «C’è un modo educato per scappare da questa tortura?» chiese lei non appena furono abbastanza lontani.
   «Temo si verrebbe a creare una situazione spiacevole», fu la sincera risposta del ragazzo, benché in realtà anche lui avrebbe voluto andare via. «Solite seccature diplomatiche.»
   «Questo ovviamente non vale per chi fa proposte indecenti a uno degli invitati.» Athrun si volse di scatto a guardarla, allarmato per quelle parole. «È stato molto sottile, ma l’intento era abbastanza palese, dal momento che ha proposto un certo riserbo per la faccenda.»
   Il suo sguardo si spostò sul giovane che aveva visto poc’anzi affiancarsi a lei, il quale, accorgendosi di essere osservato, distolse la propria attenzione e voltò loro le spalle con la scusa di rivolgersi alla prima persona che si ritrovò accanto. Solo quando avvertì la mano di Cagalli sul braccio, Athrun si rese conto di stringere troppo forte il bicchiere che aveva nel pugno. Lei glielo sfilò dalle dita per appoggiarlo insieme al proprio su uno dei tavoli vicini. «Se non posso schiaffeggiarlo io, dubito possa farlo tu», disse soltanto, cercando di mantenere la calma anche per lui. Era lì in veste di guardia del corpo, più che di accompagnatore, pertanto non avrebbe potuto fare granché pur volendo. E anche se così non fosse stato, non era da escludere che l’Emiro Delegato di Orb venisse comunque corteggiata lo stesso com’era appena accaduto. Non solo Cagalli era molto giovane, e perciò anche preda ambita di seduttori incalliti come il fratello dello sposo; era persino graziosa e, soprattutto, non aveva ufficialmente alcun legame di tipo sentimentale. La sua posizione agli occhi del mondo era particolarmente allettante, di conseguenza lei e Athrun si erano già preparati alla presenza di eventuali avvoltoi come quello - magari meno sfacciati.
   La verità era che, assai probabilmente, prima di sera i pettegolezzi su di loro si sarebbero intensificati, ma almeno potevano consolarsi all’idea di poter anzitutto vantare un’amicizia di dominio pubblico: era risaputo che avessero combattuto fianco a fianco durante la prima guerra e che, in seguito alla seconda, il giovane Zala aveva deciso di arruolarsi ufficialmente nell’esercito dell’Emirato di Orb. Avrebbero perciò potuto nascondere ancora una volta la loro relazione dietro un sentimento meno romantico - sempre ammesso che gli altri ci avrebbero creduto.
   In lontananza si udirono voci entusiaste, un applauso e, infine, proprio quando i due ragazzi tornarono a guardarsi negli occhi per condividere silenziosamente quel loro rassegnato stato d’animo, un’ombra velocissima lì investì. Con i riflessi pronti del soldato, Athrun alzò il braccio e rapido prese al volo ciò che stava precipitando sulla sua protetta, alla quale fece da scudo con il proprio corpo. Solo dopo, nel silenzio generale, si rese conto di cosa si trattava in realtà: il bouquet della sposa.
   Sentì la risata sommessa di Cagalli, che ora nascondeva il viso contro la sua spalla, e arrossì. Probabilmente in quel momento gli occhi di tutti erano puntati su di loro. Se avesse potuto agire seguendo l’istinto e senza rischiare di essere preso a ceffoni, si sarebbe vendicato inginocchiandosi davanti a lei e offrendole quei fiori insieme a una proposta di matrimonio in grande stile. La ragazza dovette leggerglielo nello sguardo perché sbiancò. «Non azzardarti a farlo», sibilò fra i denti, timorosa che quel matto compiesse davvero un gesto avventato.
   Sentendosi magnanimo, e volendo evitare seri problemi all’immagine del Primo Ministro di Orb, Athrun decise di accontentarsi della sua espressione spaventata. La lasciò andare e, esibendosi comunque in un inchino galante e fissandola da sottinsù con fare sornione, le porse il bouquet come semplice omaggio floreale. Rendendosi conto che si trattava di un ottimo compromesso e che, in ogni caso, sarebbe stato scortese e pericoloso, da parte del giovane, dare quei fiori a qualcun’altra, Cagalli non poté impedirsi di arrossire e di accettare il suo gesto.





 
  
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