Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |       
Autore: SLLowely    09/11/2023    0 recensioni
Tra le vie cupe di Notturn Alley, Draco e Hermione, due amanti dal passato misterioso, si immergono in una notte di follia e passione al The Black Chalice. L'atmosfera si anima con personaggi bizzarri e storie intrise di segreti oscuri. Mentre i destini si intrecciano, una spirale di ossessione e follia si dipana, con Draco e Hermione determinati a creare la loro opera d'arte macabra a qualsiasi costo.
L'amore e l'oscurità si fondono in un vortice letale, mentre il teatro della morte si svela in tutto il suo splendore decadente. In questo oscuro balletto di morte e passione, il confine tra amore e ossessione si dissolve, portando a una conclusione inquietante e sorprendente che sfida ogni convenzione.
Storiella delirante nata in occasione di Halloween.
*I personaggi prendono le sembianze di alcuni dei personaggi più famosi dell'universo di Tim Burton*
Ship: Draco/Hermione e Harry/Theodore Harry/Theodore/Pansy
Genere: Demenziale, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Harry Potter, Pansy Parkinson, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione, Pansy/Theodore
Note: OOC, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Contesto generale/vago
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
 

 "Non ho mai avuto sogni, solo incubi."
Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Fleet Street


 

Le ombre danzavano sinistre sulle crepe dei muri a Notturn Alley, mentre Draco Malfoy, vestito con abiti tetri, si ergeva imponente davanti a uno specchio cadente, stringendo tra le mani la lama scintillante. Al suo fianco, con lo sguardo freddo e i capelli che cadevano con grazia, si ergeva Hermione Granger, la sua amata e folle complice.


«Draco.» Chiamò Hermione, la sua voce un sussurro inquietante che sembra diventare un tutt'uno con le tenebre. «È giunto il momento di eseguire la tua arte.»

Con mano ferma, Draco afferrò la lama, il metallo freddo e tagliente vibrò nelle sue dita come una promessa di morte. Ogni movimento era carico di una determinazione fredda e implacabile, mentre Hermione lo osservava con occhi che sembravano scrutare l'oscurità più profonda che c'era il lui. Gli occhi freddi scrutarono il suo riflesso nello specchio fatiscente, la determinazione brillava in essi come una fiamma indelebile.

Con movimenti precisi, posizionò Vernon Dursley nella sedia, assicurandosi che ogni cintura fosse stretta, che ogni movimento fosse reso impossibile. Gli occhi di Vernon erano ampi, impregnati di una sorta d'incerto terrore che Draco assaporava con soddisfazione.

Il battito del suo cuore risuonava nell'aria, come il ticchettio di un orologio in attesa del suo sciagurato destino.

Draco iniziò con una lenta e cupa danza intorno al Signor Dursley, come se stesse componendo una tetra sinfonia. La lama scivolò sulla pelle, tagliando con una precisione spietata. Non c'era margine per errori, solo perfezione. Il sangue fluiva, una sinistra melodia di vita che ora si univa all'arte della morte. Gli occhi di Vernon Dursley si dilatarono, il dolore e la paura si riflettevano in essi mentre la vita veniva strappata via.

Ogni movimento, ogni taglio, era eseguito con una maestria che sfidava la stessa esistenza, il loro rituale macabro procedeva con una precisione spaventosa, come se le tenebre stesse li guidassero. Quell'uomo non era più una persona, ma un'opera d'arte vivente, modellata dalle mani di un maestro della morte.

L'odore del talco impregnava l'aria mescolandosi con quello del sangue. Le pareti logore sembravano rivelare una triste storia, l'eco di lamenti passati sembrava risuonare ancora tra le crepe. Hermione, nel suo meraviglioso abito nuziale, era la silenziosa custode dei segreti, raccogliendo i frutti della loro folle opera con un'efficienza che lasciava senza fiato. Era la complice perfetta per lui, una musa che danzava sul filo sottile che separa la vita dalla morte.

Avvolti nell'abbraccio oscuro di Notturn Alley, erano una coppia distorta, unita da un amore che si nutriva della loro follia condivisa. In quel momento, nel loro mondo di ombre e sangue, non c'era niente altro che esistesse. Il tetro salone era il loro regno, e loro ne erano i sovrani, i padroni di una danza macabra che avrebbe fatto rabbrividire anche l'anima più coraggiosa.

Uscirono dal salone, procedendo attraverso le strade tortuose e deserte, illuminati da lanterne incantate che ardevano con una luce fioca e tremolante. Non avevano bisogno di parole, ogni movimento, ogni sguardo, ogni contatto era una promessa di un amore che li avrebbe portati oltre le barriere della realtà.

Fu così che incrociarono due figure che sembravano essere sospese in quell'atmosfera spettrale. Il chiarore della lanterna rivelò il volto preoccupato della donna, mentre l'uomo, nei suoi abiti da investigatore, osservava con occhi penetranti e procedeva con l'andatura risoluta di chi è sulle tracce di un insondabile mistero. «Vogliate perdonarci, signori.» Disse con una voce tagliente «Sono scomparse un po' di persone, ultimamente e volevo potervi rivolgere delle domande.»

«Signore, questa città cela molte sorprese, alcune più oscure di altre.» Rispose con un sorriso triste Hermione.

La donna stringeva con forza la mano del suo accompagnatore. La sua voce trasudava angoscia mentre parlava: «Con tutto ciò che sta accadendo, girare di notte non è certo l'idea più saggia, signori. Le strade di Notturn Alley nascondono pericoli che neanche potete immaginare.»

L'uomo annuì concordando, i suoi occhi scrutavano l'oscurità circostante con un misto di cautela e determinazione. Nel frattempo, Hermione e Draco si scambiarono uno sguardo carico di significato.

Il buio avvolgeva Notturn Alley mentre Draco e Hermione procedevano avvinghiati, respirando l'aria umida e densa di magia. «Stiamo solo prendendo una boccata d'aria fresca,» disse Draco con voce sicura, mentre Hermione fece eco, le sue parole una danza sottile di significati nascosti: «In questo posto, un po' d'aria fresca è come una boccata di vita.» Disse con un sorriso che poteva significare molte cose.

Il forestiero li osservava attentamente, come se potesse percepire le tenebre che penetravano le loro parole. «Siete sempre così avventurosi?»

«Abbiamo una certa... Affinità con l'ignoto.» Rispose Hermione con un lieve sorriso enigmatico.


Draco annuì «E ci piace scoprire cosa cela la notte.»

Il vicolo sembrava reagire al loro passaggio, le ombre si animavano, le lanterne incantate danzavano con una luce sempre più incerta. Era come se Notturn Alley stessa avvertisse la presenza di queste due anime dannate, accogliendole tra le sue braccia malvagie.
La donna li osservò con preoccupazione, l'uomo li scrutò con un sospetto appena velato.

Poi, con voce risoluta, Draco chiese: «E voi chi siete? E cosa vi porta qui in queste strade tenebrose

L'uomo inclinò leggermente la testa, scrutando Draco e Hermione con occhi che sembravano nascondere molto più di quanto rivelassero. «Sono Adrian Pucey, investigatore privato, e questa è la mia compagna, Daphne Greengrass.» Rispose con cautela. «Stiamo cercando di fare luce su queste... Scomparse misteriose

Daphne annuì con gravità, pronta a sottolineare l'importanza del loro compito. «La città è satura di malvagità e segreti, signori. Non è un posto sicuro per chiunque.»

Draco scambiò uno sguardo con Hermione, sapendo che quella non era una coincidenza. C'era qualcosa di più profondo sotto la superficie, e lui intendeva scoprirlo.

Hermione sorrise con un tocco di mistero, le parole scivolando tra labbra rosse come il sangue. «Gli oscuri segreti di Notturn Alley celano storie che pochi osano raccontare. Ma a volte, anche nell'abisso più profondo, si può trovare una luce.»

La risposta di Hermione fu una velata allusione alla loro attività, una verità che si nascondeva sotto la superficie. Daphne scrutò la coppia con occhi che sapevano riconoscere i segreti, mentre Adrian concentrò la sua determinazione nell'indagine.

Adrian si prese un momento prima di parlare. Le parole sembravano pesare sulle sue labbra, cariche di una curiosità miscelata a una sottile inquietudine.

«Ho sentito parlare di un particolare salone...»

Draco sorrise in modo enigmatico, una luce maliziosa nei suoi occhi, mentre la luce della lanterna creava strane ombre sul suo volto. «Certo, signor Pucey. Sono il proprietario del salone di cui parlate. Abbiamo una clientela affezionata che apprezza il nostro servizio.» Aggrottò la fronte, come se stesse ponderando qualcosa. «In realtà, sarei ben felice di esercitare la mia arte su di voi, se lo desiderate. Magari in uno di quei giorni in cui la lama è particolarmente affilata e il cliente può godere appieno della nostra arte.»

Hermione colse subito l'allusione e dovette trattenere a stento un sorriso. Daphne sembrava smarrita, mentre Adrian sembrava in parte sconcertato, in parte intrigato dalla proposta.

Draco e Hermione inclinarono leggermente il capo in segno di saluto, poi continuarono il loro percorso, avvolti nell'atmosfera densa e inquietante di Notturn Alley. 

 

Il vicolo si stringeva, avvolto da una penombra inquietante. Le pareti sembravano pulsare, come se nascondessero segreti oscuri. Giungendo al termine del vicolo, si trovarono di fronte a una locanda, The Black Chalice... Era un'inaspettata gemma nascosta tra le strade oscure di Notturn Alley. La sua facciata, se così si poteva chiamare, era un'opulenta mescolanza di pietra e legno, ornata da tralci di edera incantata che si muovevano in modo sinistro, come se avessero vita propria. La porta principale, imponente e scolpita con strane incisioni, sembrava dare il benvenuto ai curiosi con un'aria di sfida.

Nel buio della notte, la locanda emanava una luce debole e misteriosa, che sembrava danzare e tremolare come se cercasse di attirare gli avventurieri con promesse di segreti e meraviglie.

La sagoma scura della locanda si stagliava imponente nel vicolo, con le finestre sbarrate da vecchie tavole di legno che scricchiolavano sinistramente al minimo alito di vento. La sua facciata rovinata e screpolata sembrava raccontare storie oscure e antiche, quasi come se gli stessi mattoni conservassero i sussurri dei segreti sepolti nel passato.

Mentre Draco e Hermione varcarono la soglia, l'atmosfera cambiò radicalmente. Il salone era avvolto in una penombra artificiale, creata da candele dal colore grigio fumo, con le fiamme che danzavano in modo ipnotico, disegnando sagome spettrali sulle pareti logore. Tavoli e sedie erano disposti in modo casuale, ognuno con la sua storia da raccontare, e ritratti appesi alle pareti raffiguravano volti sconosciuti ed enigmatici, occhi che sembravano scrutare l'anima di chiunque li osservasse.

Dopo qualche passo all'interno, Draco e Hermione si accorsero di essere seguiti. Astoria Greengrass li osservava da lontano, il suo sguardo un misto di speranza e nostalgia, come se cercasse di riaccendere un fuoco che non era mai stato ardente. Cresciuta in una famiglia ricca e prestigiosa, Astoria aveva vissuto la rovina economica che aveva spazzato via ogni loro possedimento. Il matrimonio pianificato con Draco Malfoy doveva rappresentare una salvezza finanziaria per entrambe le famiglie. Tuttavia, il cuore di Draco era stato irrimediabilmente conquistato da Hermione, portando alla fine del fidanzamento e lasciando Astoria con il cuore spezzato e il futuro incerto. Ora, nell'ombra di Notturn Alley, Astoria seguiva silenziosamente i passi di Draco e Hermione, osservando la coppia con occhi che celavano una miscela di dolore e speranza. Il suo sguardo portava i segni di una storia triste, danza di destini incrociati, di promesse infrante e cuori spezzati. Un passato che si rifletteva nei suoi occhi, ricordando un tempo in cui le speranze erano state alte e i sogni erano stati infranti.

La gelosia di Hermione bruciò come una fiamma, sentì un'improvvisa stretta forte al cuore, ma Draco la strinse di più a sé, sussurrandole parole d'amore oscuro che solo lei poteva comprendere.

«Non preoccuparti, amore mio.» Sussurrò dolcemente. «Tu sei l'unica a possedere il mio cuore nero.» I suoi occhi freddi come il ghiaccio ma ardenti di passione. Hermione rispose con un bacio carico di desiderio e promesse oscure, mentre l'atmosfera intorno a loro sembrava vibrare di energia misteriosa.

Hermione lo guardò, i suoi occhi brillavano di gelosia mascherata. «Forse vuole qualcosa da te.»

Draco sorrise enigmatico. «Qualunque cosa Astoria desideri, non è un mio problema. Il mio unico compito è rendere felice te.»

Hermione sorrise maliziosa. «Potrebbe essere la nostra prossima opera d'arte...»

Draco rise sommessamente. «Immagina come rovinerebbe la perfezione del nostro lavoro.»

Mentre avanzavano nel corridoio, la luce fioca delle candele sembrava danzare e contorcersi, creando strane figure che si muovevano sulle pareti come creature oscure in cerca di nascondiglio. Una nebbia magica avvolgeva l'aria, rendendo la visione incerta e conferendo all'ambiente un'aura di mistero e inquietudine. I colori, seppur richiamanti, erano spenti, dando all'intera scena un aspetto cupo e surreale.

Il suono di risate e conversazioni sottovoce echeggiava, mentre fiumi di alcol scorrevano nelle coppe degli avventori, aggiungendo un tocco di ebbrezza all'atmosfera già carica di magia. Ogni tanto, si poteva cogliere un'allusione a sostanze magiche che facevano sballare alcuni maghi e streghe presenti, dando vita a effetti stravaganti e divertenti, lì dove l'atmosfera sembrava più densa e carica di mistero.

Attraversarono una pesante tenda di velluto scuro che occultava l'entrata di una zona riservata, un luogo accessibile solo a pochi eletti. Era un luogo d'incanto e mistero, un santuario segreto dove le leggi del mondo esterno sembravano non valere più.

Sul soffitto, un incantesimo faceva danzare una luna piena, circondata da pipistrelli che sembravano prendere vita. Un sottile fruscio accompagnava il loro movimento, come se le ali scuotessero l'aria intorno e creassero un soffio di vento appena percettibile, che carezzava la pelle degli ospiti. L'illusione del cielo stellato creava una sensazione d'infinito, mentre il suono flebile del vento conferiva un tocco di realismo all'incantesimo.

L'atmosfera era avvolta da candele e zucche di Halloween che danzavano nell'aria, creando una ballo di luci e figure spettrali che giocavano con la percezione degli ospiti. Il crepitio delle fiamme e il loro aroma legnoso si mescolavano con un sottofondo di sussurri e risate sommesse, creando una sinfonia di suoni che permeava l'aria.

Spiriti inquietanti, anime erranti, alcuni con volti deformati e occhi incavati, fluttuavano tra le tenebre, osservando gli ospiti con occhi sottilmente luminescenti. Le loro risate smorzate si fondevano con il fruscio degli abiti, creando una sinfonia spettrale che circondava l'intera sala, alcuni di loro sembravano quasi eterei, quasi eternamente imprigionati in un mondo di penitenza. Ogni passo echeggiava come un sussurro nel silenzio, mentre l'aria pesante era carica di un'energia elettrica, pronta a scoccare una scintilla. Un profumo sottile d'incenso e muschio permeava l'aria, conferendo un tocco di misticismo all'ambiente.

Le pareti e le colonne erano adornate da rampicanti di un verde scuro, come se la vita stessa cercasse di riguadagnare il terreno perduto. Alcune foglie si distaccavano, cadendo lentamente al suolo con un lieve fruscio, come un'invocazione alla rinascita. Un profumo terroso e fresco aleggiava nell'aria, evocando il richiamo della natura.

Una leggera nebbia danzava sul pavimento, avvolgendo i piedi degli ospiti e conferendo all'ambiente un'aura ancor più enigmatica. Il profumo dolce e pizzicante di cocktail fruttati e pasticci tradiva l'aria di mistero che permeava la sala. L'odore di rose rosso sangue si mescolava con il sapore di dolci speziati, creando un'atmosfera irresistibile.

Salotti e cuscini erano disseminati qua e là, offrendo un rifugio accogliente in mezzo a tanta oscurità. Le morbide superfici accarezzavano la pelle degli ospiti, invitandoli a un breve momento di riposo. Un profumo di stoffe preziose e legno antico si mescolava con l'aria, evocando il fascino del passato. I tavoli erano carichi di prelibatezze e calici che si riempivano da soli con la magia. Il cocktail speciale, il Black Chalice, emanava un'essenza seducente e misteriosa. Il suo sapore era una sinfonia di sapori complessi: un mix avvolgente di dolce e amaro, con una nota piccante che accarezzava il palato. Gli ospiti potevano anche assaporare il gusto affumicato di carni prelibate e il sapore decadente di cioccolatini al peperoncino.

In questa locanda malfamata, lussuria e oscurità si intrecciavano in modo provocante. Osservazioni fugaci rivelavano scene di passione, intrecciate con atti audaci e audacemente esibiti. Il profumo di fumo, alcol e desiderio si univa in una sinfonia appassionata. L'aria stessa sembrava carica di elettricità, pronta a scoccare una scintilla di emozione.

Una stanza adiacente offriva giochi dall'aura pericolosa e morale dubbia: la ghigliottina pendeva minacciosa, coltelli affilati erano lanciati con destrezza e precisione, e frecce incantate sfioravano il bersaglio con grazia mortale. Ogni colpo era accompagnato da un suono affilato e penetrante, che riecheggiava nella stanza come un sinistro richiamo.

Creature della notte popolavano l'ambiente, ognuna portando con sé un'aura di seduzione e pericolo. Vampiri avvolgenti e assetati di sangue si mescolavano tra la folla, mentre le veela, con i loro movimenti sinuosi e lo sguardo ipnotico, aggiungevano un tocco di fascino etereo all'atmosfera sensuale. I Succubi, con i loro sorrisi maliziosi e le ali oscure, tentavano gli ospiti con promesse di piaceri proibiti.

L'atmosfera vibrava di mistero, pronta a inghiottire chiunque osasse varcarne la soglia.

Ogni respiro, ogni suono, ogni sapore, ogni profumo e ogni tocco contribuivano a creare un'esperienza straordinaria, una notte che avrebbe segnato indelebilmente le loro anime.

Mentre i due folli innamorati procedevano attraverso la sala incantata, incrociarono strani individui che indossavano costumi altrettanto strani dai dettagli elaborati. Tra la folla, spiccavano due figure particolarmente stravaganti.

Harry Potter, il miglior amico di Hermione, era vestito in modo unico, con uno smoking in patchwork dai colori vivaci e pezzi cuciti insieme, il suo volto era dipinto come una bambola di pezza rattoppata, con dettagli intricati e colori brillanti.

Invece Theodore, il suo fidanzato, indossava un elegante abito a strisce nere e bianche, che richiamava l'atmosfera un po' inquietante della serata. Il suo viso era abilmente truccato per rappresentare un teschio.

I due uomini si avvicinarono, portando con sé due cocktail dal colore profondo e seducente. L'aroma avvolgente di bacche e il fresco sentore di menta si mescolarono nell'aria mentre si accostavano a loro.

I due amanti si scambiarono uno sguardo complice mentre, Theodore porse a Hermione un bicchiere fumante con una risata maliziosa.

«Ecco a voi, un cocktail afrodisiaco per riscaldare la serata!» Disse, sollevando il suo bicchiere in un brindisi. 

Hermione sorrise, accettando il bicchiere. «Grazie, Theodore. Sarà un'aggiunta interessante alla serata.»

Draco prese il drink dalle mani di Harry con un sorriso malizioso. «Afrodisiaco o meno, credo che noi due abbiamo già il nostro modo per riscaldare le cose, non è vero, Hermione?»

Le loro parole erano un gioco di sguardi e allusioni, un'intonazione conosciuta solo a loro due. Hermione annuì leggermente, i suoi occhi brillanti di complicità.

Nel cuore di quella dimora incantata, tra luci soffuse e candele danzanti, il destino sembrava intrecciarsi in una danza misteriosa. Hermione era seduta con grazia sulle gambe di Draco, i loro sguardi intrecciati in un'affettuosa complicità. Non si facevano scrupoli a dimostrare il loro affetto, concedendosi baci appassionati apertamente, come molti altri presenti.


Harry e Theodore, osservando il loro amico Draco in questa nuova fase della sua vita, sorridevano con affetto. Erano seduti in uno degli accoglienti salottini circostanti, sorseggiando i loro drink e osservando la scena con occhi luminosi.

 

Astoria, osservando la scena con occhi velati di gelosia, non riusciva a distogliere lo sguardo. Una parte di lei si sentiva come una spettatrice indesiderata in questo intimo momento, mentre un'altra parte bramava quella stessa intimità con una passione feroce.

Blaise Zabini, vestito con abiti che evocavano un'aura di enigmatica eleganza, si materializzò come se fosse sempre stato lì, un'incarnazione di raffinato mistero. I suoi occhi luminescenti penetravano l'atmosfera come fari nella notte, scrutando l'anima di coloro che lo circondavano, come se potesse cogliere i pensieri più segreti con una semplice occhiata. I suoi capelli scuri cascavano con eleganza intorno al viso, mentre un sorriso misterioso danzava sulle sue labbra. Aveva l'aria di qualcuno che custodiva antichi segreti e verità nascoste, pronto a rivelarli solo a coloro che avessero osato domandare.

«Le passioni umane sono come fiamme danzanti, selvagge e imprevedibili. La gelosia, in particolare, è una creatura affascinante, capace di risvegliare desideri sepolti nell'ombra.»

Le sue parole sembrarono muoversi nell'aria, creando un'atmosfera carica di tensione e promesse non dette. Astoria, colta di sorpresa dalla precisione di quelle parole, si irrigidì leggermente, i suoi occhi fissi su Blaise con un connubio di curiosità e sconcerto.

Nel frattempo, il tempo continuava a scorrere, portando con sé nuovi attimi di magia e mistero. La sala incantata pulsava di vita propria, come se ogni oggetto avesse una storia da raccontare e ogni angolo nascondesse un segreto da svelare.

E così, tra sguardi carichi di significato, parole sussurrate e il dolce profumo dell'incenso, un'antica ballata incantata che si dipanava nel cuore della notte.

Mentre l'atmosfera si faceva sempre più carica di magia, un improvviso scoppio di risate riecheggiò nella sala magica. Fred e George Weasley, i gemelli folli noti per le loro stravaganze e scherzi magici, fecero il loro ingresso travolgente vestiti in abiti sgargianti e dai dettagli caleidoscopici.

George, con una giacca che sembrava essere fatta di stelle cadenti e pantaloni a zampa d'elefante che catturavano la luce con ogni passo, lanciando dolcetti strani e misteriosi che sembravano provenire da mondi lontani, esplosioni di sapori e colori che incantavano e stupivano la folla. Fred, con un cappello a punta colorato e una lunga sciarpa a strisce multicolori, alzò una tazza fumante verso l'alto e gridò con entusiasmo: «È l'ora del tea!» Scatenando così, l'ilarità degli ospiti.

Pansy Parkinson attraversava la sala, il legno del pavimento scricchiolava leggermente sotto i suoi passi, aggiungendo un sottofondo sinistro alla sua presenza.

Le pareti della locanda sembravano rispettarla, come se avessero vissuto abbastanza per riconoscere una figura di potere quando la vedevano.

Pansy era la padrona della locanda, un'aura di mistero aleggiava attorno a lei, evocando l'immagine di personaggi leggendari. I suoi occhi scrutavano l'assemblea con curiosità e intelligenza, mentre i riccioli scuri le incorniciavano il volto in modo elegante. Nella mano sinistra teneva la sua pipa magica, dalla quale spiravano sottili anelli di fumo dal profumo avvolgente.

Ella aveva il dono di far sentire chiunque a proprio agio, anche in un luogo così straordinario. I suoi modi erano cortesi, ma il suo sguardo aveva una vivacità che non sfuggiva a nessuno. Molti ospiti si chiedevano quali segreti e abilità nascondesse dietro quella facciata affabile. Era come se la magia stessa risiedesse in lei, pronta a svelarsi solo a chi fosse in grado di coglierne l'essenza.

Theodore, osservandola da lontano, sentiva il cuore battere più velocemente nel petto. Era come se la magia stessa danzasse intorno a lei, tessendo incantesimi invisibili nell'aria, non faceva nulla per nascondere la sua palese infatuazione per Pansy. Anche se ufficialmente stava con Harry, non poteva evitare di lanciare sguardi adoranti nella direzione di Pansy ogni volta che lei entrava in una stanza. Era come se un incantesimo lo catturasse ogni volta che i suoi occhi incontravano i suoi.

Draco alzò un sopracciglio, osservando Theodore con un sorriso beffardo. «Hai un talento straordinario nel complicarti la vita, Theodore. Una relazione con Harry e una cotta per Pansy? Devi essere un mago davvero eccezionale.»

Theodore rise, una risata che echeggiava nel locale come un eco sinistro. «Beh, Draco, preferisco complicarmi la vita piuttosto che annegare nell'abisso della noia. La monogamia è come una gabbia, non credi?»

Hermione, i cui occhi guardarono la scena con un misto di divertimento e compassione, non poté fare a meno di sentire una punta di pietà per Harry. Theodore non aveva mai fatto mistero del suo debole per Pansy, e immaginava che dovesse essere una lama nel cuore del suo attuale compagno.

Harry scrutò la scena con una leggera ruga di disapprovazione solcata sulla fronte, ma poi si avvicinò a Theodore con un sorriso complice, come se stesse tessendo un oscuro patto segreto. «Se Pansy è ciò che desideri, non voglio ostacolare i tuoi desideri. Possiamo considerare una relazione... Più flessibile. Naturalmente, tutto dipenderà anche da Pansy.»

Theodore, con il suo sguardo profondo e misterioso, fissò Harry con una mescolanza di gratitudine e desiderio. Benché il suo cuore ardesse di passione per Pansy, Theodore sapeva che il suo amore per Harry non era da sottovalutare. Era un sentimento intenso, intrecciato con la complicità e la fiducia che avevano costruito nel tempo.

Le parole di Harry risuonarono nell'aria carica di tensione, creando un'atmosfera piena di possibilità oscure. Mentre considerava le parole di Harry, Theodore si immaginò una connessione più profonda, un'esperienza che avrebbe potuto unirli in modi inimmaginabili. «E se provassimo una cosa a tre?» propose Theodore, la sua voce un sussurro colmo di promesse oscure. «Noi due e Pansy... Sempre se quest'ultima accetti.»

Mentre Hermione e Draco assistevano a questa conversazione, Hermione si rivolse a Draco con un sorriso malizioso, gli occhi scintillanti di una luce folle. «Se fossi al posto di Harry, credo che potrei tirar fuori tutta la mia arte per ucciderti.» disse, la voce vibrante di un'oscura promessa. «Non ho alcuna intenzione di condividerti con nessuna, Draco.»

Draco, con uno scintillio di follia nei suoi occhi grigi, osservò la scena tra Theodore e Harry. Un sorriso beffardo giocò sulle sue labbra. Non riusciva a trattenere una risatina sarcastica di fronte alla proposta audace di Theodore.

«Beh, sembra che il nostro caro Theodore sia decisamente intraprendente.» rispose Draco con un tono carico di ambiguo umorismo, rivolgendosi a Hermione. «Ma sai, Granger, penso che ognuno abbia le proprie preferenze. Personalmente, non credo di avere alcun interesse a condividerti con nessun altro.»

Le parole di Draco erano permeate da un senso di follia e disprezzo per l'idea di una relazione aperta, ma era evidente che rispettava la scelta di Theodore e Harry, anche se non l'avrebbe mai fatto.

Draco lanciò uno sguardo pieno di odio al nuovo arrivato, Ronald Wesley, la vecchia fiamma della sua amata. I suoi occhi folli brillando di una luce sinistra, ma il suo sguardo si ammorbidì quando si rivolse a Hermione. «Non preoccuparti, amore mio, non permetterei mai a nessuno di mettersi tra di noi. Ma devi sapere che se dovesse mai verificarsi, finirebbe in un solo modo.» La sua voce era tenera, ma la traccia di follia era sempre presente. Era una promessa, ma anche una minaccia sottolineata da un'affettuosità distorta.

Ron Weasley si avvicinò al gruppo, con un sorriso forzato stampato sul volto. I suoi occhi azzurri erano nuvolosi di tristezza e desiderio non corrisposto. Sentiva ancora il dolore della loro separazione, e vedere Hermione accanto a Draco gli spezzava il cuore. Tuttavia, l'ossessione per lei lo aveva spinto a seguirli in questa strana locanda, nella speranza di riconquistarla. Era travestito da cane scheletrico, una manifestazione bizzarra del suo amore eterno, ma nessuno sembrava notare la sua presenza. Era come un'anima persa in un mondo di follia, un fantasma che cercava disperatamente di ritrovare la sua vecchia vita, anche se sapeva che era ormai un sogno irrealizzabile. Con movimenti canini, Ron si aggirava intorno a Hermione, cercando disperatamente la sua attenzione come un cane affamato di affetto. Le pupille erano dilatate, gli occhi sembravano buchi neri, voragini che inghiottivano ogni luce. Il suo corpo, contorto e deforme, sembrava fuso con l'ombra stessa, dando vita a una figura spettrale.

Draco lo osservava con disgusto, i suoi occhi folli brillavano di un fuoco intenso. Vedeva in Ron una figura patetica e indesiderata, un fastidioso cane da guardia che cercava d'insinuarsi tra lui e la donna che amava. Hermione, al contrario, sembrava quasi ignara della presenza di Ron, concentrata solo su Draco.

I due amanti si scambiarono uno sguardo carico di desiderio, lasciando che le dita si intrecciassero con languore. Si allontanarono dal gruppo, facendo scivolare il pesante tendaggio di velluto dietro di loro, immergendosi nuovamente nell'oscurità di Notturn Alley. Si scambiarono un lungo bacio carico di desiderio, i loro corpi avvolti in una danza intima. Le labbra di Draco erano ardenti, la sua mano sfiorava delicatamente la pelle di Hermione, lasciando una scia di fuoco. Le loro lingue danzavano in un vortice di passione, unendo le loro anime in un abbraccio ardente.

Le mani di Hermione scorrevano lungo la schiena di Draco, esplorando ogni angolo del suo corpo, mentre lui rispondeva con carezze appassionate che mandavano brividi lungo la sua pelle. I loro respiri si fusero in un unico sospiro, creando un'armonia di desiderio.

Mentre si separavano, i loro sguardi erano ancora carichi di una luce intensa. Si toccarono con delicatezza, le dita di Draco tracciando con dolcezza il contorno del viso di Hermione. Era come se stessero creando un'opera d'arte con i loro corpi, un'arte che parlava di passione e oscurità.

Le labbra di Hermione si mossero contro la pelle di Draco, lasciando leggeri morsi e baci che erano come promesse sussurrate nell'aria. Draco mormorò con voce roca, le sue parole un incantesimo di passione. «Sei la mia musa, Hermione. In questo mondo di follia, sei la mia unica luce.»

Hermione rispose con un sorriso colmo di desiderio. «E tu sei il mio oscuro maestro, Draco. Insieme, creiamo arte che nessuno oserebbe immaginare.»

«Chi credi che sarà il prossimo, Hermione?» Draco la scrutò con intensità, il suo alito caldo sfiorando la pelle della sua guancia. «Ronald, con la sua insistente follia, o Astoria, che ancora si aggrappa a speranze irrealizzabili?»

Le parole di Draco erano come un'armonia distorta, una melodia di oscurità e desiderio. Hermione lo fissò con uno sguardo intenso, rispondendo con una domanda che sapeva avrebbe svelato i loro più profondi desideri. «E tu, Draco? Chi immagini come la tua prossima creazione?»

In un bacio profondo e rovente, le loro lingue danzarono in un duetto appassionato, mentre Draco le sussurrava le sue oscure fantasie: «Entrambi.» Le sue mani esplorarono con audacia le curve del suo corpo, trasmettendo un desiderio insaziabile mentre i loro sguardi si incrociavano con un'ardente promessa di follia condivisa.

Nell'angolo più appartato della misteriosa locanda, dove l'ombra e la luce danzavano un intrigo oscuro, Pansy si mostrò intrigata dalla prospettiva di un'intimità più profonda con Theodore e Harry. Il suo sguardo penetrante sembrava attraversarli, come se leggesse le loro anime e intuisse i desideri più nascosti.

Tra loro si creò un'atmosfera carica di tensione, un palpabile magnetismo che univa i tre in un legame più forte di quanto potessero immaginare. Le loro mani si cercarono, intrecciandosi in un gesto di connessione che andava oltre le parole. Theodore sfiorò la pelle di Pansy con le dita, sentendo la sua energia vibrare, mentre Harry, con uno sguardo intenso, catturò l'attenzione di entrambi.

La pipa di Pansy emanava anelli di fumo che si intrecciavano con quelli delle candele, creando un velo misterioso intorno a loro. In quell'istante, sembrava che il tempo si fosse fermato, che il mondo esterno non avesse più importanza. Erano loro tre, immersi in un momento che sarebbe rimasto indelebile nei loro ricordi.

Le labbra di Pansy incontrarono prima quelle di Theodore, un bacio carico di una passione antica eppure nuova, come se si stessero scoprendo per la prima volta. Poi fu il turno di Harry, i loro sguardi ancora uniti in un'intesa che andava al di là delle parole. Era un momento di condivisione, di scoperta reciproca, un legame che si rafforzava con ogni respiro.

Quel momento intimo e riservato solo a loro diventò un'essenza, un ricordo che avrebbero portato con sé, un legame che avrebbe segnato il loro cammino in quel luogo fuori dal tempo.

Astoria si aggirava tra i presenti, uno sguardo ansioso danzava nei suoi occhi mentre cercava disperatamente un volto familiare. Il suo cuore batteva veloce, come il rullo di tuoni lontani, mentre Draco e Hermione sembravano già sfumati, ormai lontani non solo dagli occhi della giovane donna, ma persino da quell'oscuro e misterioso angolo di locanda. L'atmosfera, densa di segreti e ombre, sembrava opprimerla, mentre Astoria continuava la sua ricerca, incerta se fosse spinta più dalla speranza o dalla paura di ciò che avrebbe potuto trovare.

Mentre continuava la sua ricerca, un brivido le percorse la spina dorsale quando si ritrovò improvvisamente accanto a Blaise. Il suo cuore batteva velocemente, un martello in un'atmosfera già carica di tensione e mistero.

«Questo posto è davvero... Folle.» Mormorò Astoria, gli occhi allargati in un misto di meraviglia e inquietudine. «Mi sembra di camminare in un mondo completamente pieno di matti.»

Blaise le rivolse uno sguardo enigmatico, le labbra incurvate in un sorriso appena accennato. «Qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta.» Rispose con tono calmo, come se stesse condividendo un segreto noto solo a pochi.

L'inciso di Blaise colse Astoria di sorpresa, scuotendo la sua fragilità già a filo di pelle. Senza una parola, voltò i talloni e si allontanò da lui con un misto di rabbia e frustrazione. Non poteva sopportare la sensazione di essere circondata da tanta pazzia, specialmente quando non riusciva a trovare Draco.

Mentre si addentrava nella folla, una voce fresca come una brezza primaverile risuonò dietro Blaise. Era Padma, vestita con un abito dalle tonalità pastello e dai dettagli intricati che sembravano usciti da un racconto di fiabe, con un tocco di follia negli occhi. «Come fai a saperlo? Che siamo tutti matti, intendo.» Chiese con un sorriso giocoso.

Blaise si girò verso di lei, gli occhi scintillanti di enigma. «Devi esserlo, altrimenti non saresti venuta qua.» Rispose, come se avesse decodificato un intricato segreto del luogo. Padma lo guardò con uno sguardo complice, consapevole che in quel mondo incantato la pazzia era l'ingrediente principale.

Dall'altra parte della sala, Ron si trascinò con un'aria di malinconia palpabile. Ogni passo sembrava gravato da un peso invisibile, come se il peso del suo amore non corrisposto per Hermione si fosse trasformato in un'armatura di tristezza che lo circondava. Dean, un giovane dalla pelle scura, gli lanciò uno sguardo empatico dai suoi profondi occhi, riuscendo a percepire la sofferenza che affliggeva Ron.

«Ron.» Disse Dean con un tono rauco e un sorriso amaro, «Sembri persino più abbattuto di me. Ma almeno io ho l'eternità per rimediare ai miei guai. Tu, invece, devi affrontare le vicissitudini dell'amore umano.»

Ron emise un sospiro pesante, il suo sguardo perso nel vuoto mentre si sprofondava nella sedia accanto a Dean. Lasciò che la sua miseria si riversasse in quel gesto, come se la locanda potesse assorbire il peso dei suoi tormenti.

«È un brutto affare.» Mormorò Ron con un tono rauco, che trasudava disperazione. «L'amore non corrisposto è una brutta bestia.»

Dean, con la sua pelle che sembrava risplendere in modo quasi etereo, annuì lentamente. Il suo sguardo perso nel passato, forse ricordando i fantasmi delle sue relazioni passate, ora trasformato dalla sua condizione di vampiro. Le sue dita tracciarono distrattamente i contorni della sua tazza piena di sangue, un gesto involontario che rifletteva il tormento interiore.

Nel frattempo, l'atmosfera intorno a loro sembrava densa di tensione, come se ogni angolo della locanda respirasse con una vita propria. Le ombre danzavano sulle pareti, creando figure grottesche e spettrali che sembravano eco dei tormenti interiori di Ron e Dean. Ginny, con i suoi capelli rossi come la brace e gli occhi carichi di compiacimento, osservava la scena da lontano. Si morse il labbro inferiore, un sorriso soddisfatto giocando sulle sue labbra. Provava un appagamento perverso nel vedere Dean sofferente alla sua nuova condizione, era compiaciuta perché, nel suo cuore ferito e vendicativo, vedere Dean trasformato in un vampiro era per lei una sorta di giustizia poetica.

Era stata ferita dalla sua mancanza di interesse e aveva sofferto per la fine della sua relazione con Harry a causa sua. La sua anima ferita e vendicativa trovava un strano conforto nel sapere che ora lui condivideva il suo stesso dolore. Era come se il destino stesso le stesse dando ragione, dimostrando che le sue azioni avevano delle conseguenze inevitabili. Questo momento rappresentava una sorta di vittoria personale per lei, anche se l'amaro rimpianto del passato non era ancora del tutto svanito.

Harry, da un angolo oscuro della locanda, osservava la scena con un po' di malinconia nei suoi occhi verdi. La comprensione gli scivolò addosso come una morsa, rendendolo consapevole degli intricati legami che avevano tenuto insieme quelle vite. Osservò Dean con una mescolanza di tristezza e gratitudine. Le parole non riuscirono a esprimere completamente ciò che provava, ma sapeva che doveva a Dean una riconoscenza eterna. Era grazie a lui se aveva trovato la felicità con Theodore... E Pansy. Un legame che avrebbe custodito con cura per il resto della sua vita. In quel momento, Harry comprese che in quel luogo, in qualche modo, il passato e il presente si fondevano, rivelando verità scomode e legami indissolubili.
 

Dopo essersi abbandonati all'intensità del loro amore, Hermione e Draco, continuavano a stringersi l'uno all'altro, come se non potessero mai avere abbastanza di quell'intimità condivisa. L'energia che pulsava tra di loro era tangibile tanto quanto il desiderio di esplorare ancora di più il mondo oscuro che li circondava.

Le vie strette e tortuose sembravano aprirsi davanti a loro, rivelando un mondo di opportunità affascinanti. La luce fioca dei lampioni scaldava appena l'atmosfera, mentre l'aria vibrava di una magia elettrica che faceva eco al loro stesso desiderio ardente.

Fu proprio in quel labirinto di strade oscure che incrociarono un'inconfondibile e inquietante figura, un uomo dall'aspetto straordinario Era alto e slanciato, con un'aura di straordinaria presenza. Il volto di Neville portava le tracce di un passato burrascoso, con una cicatrice prominente che solcava la sua guancia destra. Ma ciò che catturava lo sguardo di chiunque lo incrociasse era la benda che copriva l'occhio sinistro, sagomata come un cuore, un simbolo di devozione e obbedienza.

La sua postura era fieramente eretta, e il suo abbigliamento sfoggiava sfarzo ed eccentricità. Vestiva con un completo stravagante ma allo stesso tempo elegante, come se indossasse un abito su misura di un sarto eccentrico, con il simbolo di un cuore rosso ardente cucito sul petto. Ogni dettaglio del suo abbigliamento era curato con meticolosità, come se indossasse l'identità che gli era stata assegnata.

Neville emanava un'aura di potere sottolineata da una sorta di arroganza, una certa sicurezza di sé che solo chi era consapevole del proprio ruolo poteva possedere. I suoi occhi scrutavano il mondo con determinazione, come se seguissero una missione sacra.

Mentre Hermione e Draco si avvicinarono, l'uomo li scrutò con uno sguardo profondo, rivelando un rispetto sincero in quegli occhi penetranti. «Buona sera» disse con una voce profonda, il tono rispettoso ma privo di timore. Si inchinò leggermente in segno di saluto, dimostrando una cortesia che non era comune in quei luoghi oscuri.

I suoi occhi brillavano di una luce che denotava una profonda ammirazione per Draco, riconoscendo l'autorità che emanava. Quando lo sguardo dell'uomo si posò su Hermione, vi fu un momento di stupore, come se riconoscesse in lei una figura altrettanto potente. La sua ammirazione per la coppia era palpabile, eppure si tratteneva dal dimostrarla apertamente.

Era come se la loro presenza fosse stata un regalo inaspettato in quella notte incantata, un segno che il destino ancora li teneva tra le sue mani. E anche se le loro strade si sarebbero separate ancora una volta, quel momento sarebbe rimasto come una preziosa gemma nel mosaico della loro esistenza.

Un improvviso boato fece calare le tenebre, dense e palpabili, su tutta Notturn Alley. Le ombre sembravano danzare al ritmo del cuore di chi le osservava, e l'aria stessa sembrava carica di elettricità, pronta a esplodere in una sinistra sinfonia di magia oscura.

Un silenzio carico di anticipazione si diffuse tra la gente che era per strada, interrotto solo dal respiro affannoso di chi teneva il fiato, come se il buio stesso avesse occhi e orecchie. Le anime presenti sembravano trattenere il respiro, impazienti di vedere cosa avrebbero offerto i gemelli Weasley.

Un sinistro bagliore cremisi squarciò il buio, rivelando le sagome dei gemelli Weasley. Le loro bacchette vibravano in mani esperte, pronte a scatenare un'esplosione di magia sinistra. Con un movimento rapido e incisivo, liberarono una cascata di scintille rosse come il sangue.

Le scintille si trasformarono in figure spettrali, scheletri danzanti che sembravano bruciare con una fiamma interna. Le loro ossa sporgevano dalla carne incandescente, e le orbite vuote emettevano una luce fioca e inquietante. Si contorcevano nell'aria come anime dannate, intrecciando le braccia come se supplicassero per un sollievo che non sarebbe mai arrivato.

Un lamento profondo risuonò nell'aria, un suono che sembrava provenire dalle profondità stesse dell'Inferno. Faceva eco tra le pareti, crescendo in intensità e avvolgendo gli ospiti in una sinistra melodia. Era come se le stesse fiamme fossero dotate di una voce propria, una voce che sussurrava di tormenti eterni e disperazione senza fine.

Mentre lo spettacolo continuava, un senso di oppressione si impadronì della folla. Ogni scintilla sembrava bruciare più intensamente, proiettando sagome spettrali che si muovevano come esseri viventi. Gli ospiti erano ipnotizzati, incapaci di distogliere lo sguardo da questo spettacolo di terrore e fascino.

Quando finalmente l'ultima scintilla si spense, un silenzio pesante cadde sulle strade. Le persone erano immobili, come se avessero assistito a qualcosa di proibito, qualcosa che non avrebbero mai potuto dimenticare.

Fred e George si inchinarono lentamente, come se il peso dell'oscurità si fosse depositato anche su di loro. I loro occhi brillavano di una luce inquietante, e il loro sorriso aveva un che di sinistro. Era come se avessero evocato un potere che trascendeva l'umano, un potere che aveva lasciato un'impronta indelebile nell'aria.

Le strade di Notturn Alley si illuminarono di nuovo con i lampioni, disperdendo l'oscurità che aveva avvolto il luogo. Mentre gli occhi degli astanti si abituavano alla luce, Hermione lasciò sfuggire un urlo acuto di sorpresa. Davanti a loro, con le mani sui fianchi e vestite in modo identico, si trovavano Luna e Lavanda. Sembrava quasi che le due ragazze fossero state trasportate direttamente dalla pagina di una favola incantata.

Con i loro abiti colorati e rotondi, le due sembravano perfettamente a loro agio nel ruolo di gemelle buffe e simpatiche. Camminavano a passi sincronizzati, esibendo una perfetta armonia nei movimenti, nonostante l'apparente confusione che li circondava.

Il loro parlare era un flusso inarrestabile di parole che sembravano avere senso solo per loro stesse, creando un'atmosfera di allegria contagiosa.

Hermione e Draco scambiarono uno sguardo incredulo, incapaci di credere a ciò che stavano vedendo. Quella strana coppia sembrava essere uscita direttamente da un libro di fiabe, eppure era lì, di fronte a loro, incarnando alla perfezione il bizzarro spirito del mondo magico.

Le due gemelle si avvicinarono con un sorriso radioso, gli occhi scintillanti di gioia. «Buonasera!» Esclamarono in coro, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

La loro voce aveva un tono allegro e suonava quasi come una melodia, anche se le parole erano un mix apparentemente casuale di suoni e sillabe.

Luna e Lavanda si guardarono, gli occhi brillanti di complicità, e iniziarono a scambiarsi una serie di battute strane, prive di senso apparente ma che sembravano avere un significato tutto loro.

«Se il bicchiere vola alto, allora il cappello balla sulla luna!» Disse Luna, scuotendo la testa con saggezza.

«Ma se il vento soffia a nord, allora la zucca ride con le stelle!» Rispose Lavanda, con un sorriso compiaciuto.

Hermione e Draco si scambiarono uno sguardo perplesso, cercando di cogliere al volo il significato di quelle parole apparentemente senza senso. Era come assistere a una conversazione in una lingua sconosciuta, ma notarono che le due gemelle sembravano intendersi alla perfezione.

«Ah, capisco!» Esclamò Hermione improvvisamente, cercando di entrare nello spirito della conversazione. «Quindi se il gatto balla sul tetto, allora la chiave ride con la scopa!»

Lavanda e Luna annuirono con entusiasmo, come se Hermione avesse colto perfettamente il senso profondo di ciò che stavano dicendo.

Draco scosse la testa con un sorriso divertito, ma la serata raggiunse l'apice dell'assurdo con la festa dei Mangiamorte.

Nel cuore della loro festa, la Professoressa McGranitt emerse come un'enigmatica farfalla in mezzo a un branco di lombrichi. La sua pelliccia colorata, un tripudio di sfumature cangianti, sembrava brillare di luce propria. I brillanti occhiali a forma di cuore, incastonati con cura artigianale, riflettevano il bagliore fioco delle candele, conferendo al suo sguardo un alone di mistero.

Mentre si aggirava tra gli ospiti, emanava un'aura di enigmatica eleganza, come se le stesse segretamente rivelando l'esistenza di mondi sconosciuti. I Mangiamorte, dietro le loro maschere inquietanti, iniziarono a notarla, scambiandosi sguardi interrogativi e incerti. Si chiedevano se quella figura inusuale fosse un'apparizione da temere o un'incarnazione di qualcosa di ancora più oscuro.

Poi, l'atmosfera cambiò. Le luci si spensero, gettando Notturn Alley in un'oscurità densa e palpabile. Il cuore delle tenebre aveva preso vita, e ora tutti gli sguardi erano puntati sul palco improvvisato, dove i Mangiamorte si preparavano a uno spettacolo di cui nessuno avrebbe mai potuto immaginare. Le note di una melodia sinistra, come il sussurro di antiche profezie, iniziarono a riempire l'aria, creando un'atmosfera carica di elettricità.

Tra la marea di tenebra, spiccava la McGranitt, con il suo bastone dalla curiosa intagliatura, che sembrava emanare un bagliore propiziatorio. I suoi occhi scrutavano la folla, come se stesse cercando qualcuno o qualcosa che solo lei poteva vedere, come se fosse la chiave di un enigma nascosto tra le pieghe della notte.

Un suono strano e sinistro, una sinfonia di note storte e armonie contorte, riempì l'aria. I Mangiamorte cominciarono a muoversi, seguendo il ritmo dissonante con passi goffi ma sincronizzati. Era come se fossero creature evocate da un incantesimo musicale, spinte da una forza incontrollabile a ballare al tempo di una canzone che solo loro potevano udire. Le risate riecheggiavano, accompagnando il bizzarro spettacolo, mentre le maschere dei Mangiamorte volavano da un volto all'altro in un vortice di confusione e divertimento.

La McGranitt, con uno sguardo malizioso, si unì al folle girotondo, lasciandosi trascinare dal vortice di pazzia. Le maschere dei Mangiamorte danzavano ora tra le sue dita, come pedine di un gioco surreale, una danza macabra che sembrava essere parte integrante della sua essenza.

Nonostante l'assurdità del momento, c'era qualcosa di stranamente affascinante in quella danza. I Mangiamorte, dietro le loro maschere, sembravano liberarsi per un istante dalla loro cupa esistenza, concedendosi un attimo di follia in un mondo che non aveva più senso.

Il cuore dell'oscurità batteva a ritmo di una melodia distorta, e Minerva McGranitt era la sua inaspettata regina.

Quando la canzone giunse al termine, i Mangiamorte si fermarono, ancora sorpresi dall'inaspettato divertimento che avevano sperimentato. Guardarono la McGranitt con un misto di ammirazione e incredulità, come se avessero appena scoperto un nuovo lato della loro oscura esistenza. Era come se la notte stessa avesse tessuto un ricordo indelebile nei meandri delle loro anime, un ricordo fatto di musica distorta e risate sconnesse.

Draco e Hermione si trovavano nel cuore di Notturn Alley, avvolti da un'atmosfera densa di mistero e malvagità. Le strade strette sembravano quasi chiudersi su di loro, come se volessero trattenere ogni scintilla di luce. I due si ritirarono nella penombra di un vicolo, lontano dalla stravaganza dei Mangiamorte.

«Quella... Performance» mormorò Hermione, le labbra serrate in una smorfia di disgusto. «Non ho mai visto nulla di simile. È... Oltraggioso.»

Draco annuì lentamente, gli occhi scrutando l'oscurità che li circondava. «Hanno superato ogni limite. Sono assassini, non artisti. Questo mondo è distorto, corrotto.»

Si fermarono all'angolo di una stradina deserta, dove l'oscurità sembrava avvolgerli con braccia gelide. Draco guardò Hermione con una luce strana negli occhi, un'idea turbolenta che stava prendendo forma.

«E se stavolta non aspettassimo? E se fossimo noi a cercare la nostra prossima... vittima?» sussurrò, le parole cariche di promessa e pericolo.

Il sopracciglio di Hermione si alzò, sorpresa dalla proposta audace di Draco. Poi, un sorriso malizioso le solcò il viso, gli occhi scintillanti di entusiasmo.

«Mi piace, Draco. Forse è arrivato il momento di prendere l'iniziativa. Di... Cercare qualcuno che possa ispirarci in modi... Inaspettati.»

Si scambiarono uno sguardo complice, una sorta di patto silenzioso che si stava sigillando. Quella notte, Notturn Alley sarebbe stata testimone di una nuova forma di arte, una creazione che avrebbe fatto eco attraverso le tenebre del loro mondo distorto.
 

Le strade di Notturn Alley sembravano avvolte da una coltre di oscurità, una notte senza stelle, permeata di un'atmosfera carica di tensione e mistero. Le fioche luci dei lampioni proiettavano ombre danzanti sulle facciate dei negozi chiusi, mentre il silenzio era interrotto solo dal lieve fruscio dei mantelli e dai passi frettolosi di coloro che si avventuravano in quei vicoli inquietanti.

In questo scenario di pura tetraggine, Draco e Hermione si erano immersi anima e corpo, avvinghiati in un abbraccio che sfidava le convenzioni e le leggi della normalità. La loro unione era come un'esplosione di fuoco in mezzo all'oscurità, una passione che bruciava con intensità crescente.

Fu proprio in quel momento che il destino decise di tessere un nuovo filo nella trama di questa notte folle. Astoria, con gli occhi ardenti di desiderio e il cuore gonfio di speranza infranta, comparve all'orizzonte, una figura pallida e sfocata che si stagliava contro l'oscurità.

«Draco!» Urlò Astoria, la sua voce risuonando come un'eco lontana. «Draco, torna da me! Non puoi lasciarmi qui, in questo inferno!»

Ma Draco la guardò con occhi freddi e distanti, come se la sua presenza non fosse altro che un fastidioso inconveniente. «Astoria, credevo fossi stato chiaro l'ultima volta. Non c'è nulla che ci leghi, lasciami in pace.»

Le parole di Draco erano come colpi di spada, taglienti e inequivocabili. Tuttavia, Hermione non riuscì a trattenere un sorriso di soddisfazione, il suo cuore batteva forte all'idea di avere Draco completamente per sé.

Astoria, però, non era disposta ad arrendersi così facilmente. «Draco, ti prego! Posso cambiare, sarò diversa, diventerò ciò che vuoi, te lo giuro!»

Hermione intervenne con un sorriso malizioso, il suo sguardo penetrante incrociò quello di Astoria. «Forse, cara, in una prossima vita imparerai a stare al tuo posto e a non correre dietro a un uomo che non ti vuole.»

Astoria sbiancò, il suo viso tradiva l'incertezza e la delusione. Era evidente che Draco non aveva intenzione di tornare indietro, che il suo cuore apparteneva a un'altra.

Draco, nel frattempo, era orgoglioso di Hermione. L'energia gelosa che emetteva era un segno inequivocabile del suo amore per lui, e la sua determinazione nel proteggerlo a ogni costo lo riempiva di una strana eccitazione. Era come se finalmente avesse trovato la sua vera anima gemella, qualcuno disposto a tutto pur di preservare il loro amore.

Mentre le parole si facevano taglienti come lame e le ombre si allungavano, il destino di queste anime tormentate sembrava intrecciarsi in un nodo oscuro e inestricabile. Ma la notte aveva ancora molte sorprese in serbo, e il futuro era destinato a prendere una piega inaspettata.

Hermione fissò Astoria con uno sguardo penetrante, come se la vedesse per la prima volta. Era come una tela bianca, pronta a essere dipinta con i colori più vibranti e intensi. La sua mente era già in fermento, progettando ogni dettaglio di quella che sarebbe stata la loro opera d'arte più audace.

Draco, al suo fianco, la osservava con occhi bramosi, la sua eccitazione palpabile nell'aria. Quel momento prometteva di essere epico, una sinfonia di oscurità e bellezza che avrebbe superato ogni loro creazione precedente.

Senza esitazione, Hermione si avvicinò ad Astoria, la sua bacchetta puntata verso di lei. «Non preoccuparti, sarà un'esperienza indimenticabile. Sarai immortale, un capolavoro che sfiderà il tempo.»

Astoria, terrorizzata, cercò di urlare, ma le sue parole rimasero imprigionate nel silenzio, soffocate dall'incantesimo di Hermione. I suoi occhi erano spalancati, la disperazione dipinta sul suo volto pallido.

Draco e Hermione afferrarono Astoria, sollevandola da terra come se fosse una piuma. Si mossero con una determinazione feroce, portando con sé la loro preziosa opera d'arte verso il salone, l'antro della loro follia creativa.

Le ombre sembravano danzare intorno a loro, mentre il cammino verso il salone si faceva sempre più oscuro e misterioso. Non c'era più nessun ritorno, il destino di Astoria era ormai legato al loro, destinato a diventare parte di qualcosa di più grande di loro stessi.

Mentre si avvicinavano al salone, la tensione nell'aria era palpabile, come un ruggito sordo che preannunciava la tempesta. Non c'era spazio per la pietà o il pentimento, solo la determinazione di portare a compimento la loro opera d'arte più audace.

E così, nel cuore della notte più folle che Notturn Alley avesse mai conosciuto, Draco, Hermione e Astoria si avventurarono nell'oscurità, pronti a lasciare il segno indelebile della loro creatività distorta. Il destino aveva tessuto i loro fili insieme, e ora era giunto il momento di scrivere l'ultima pagina di questa notte maledetta.

Il salone si aprì di fronte a loro come un varco verso un regno di oscurità. Le pareti erano rivestite di tappezzeria scura, ornata da motivi intricati che sembravano pulsare come se avessero vita propria. L'odore d'incenso e muschio permeava l'aria, avvolgendoli in una nebbia di mistero e promesse inquietanti.

Draco portò Astoria al centro della stanza, dove una sedia antica e imponente attendeva come un trono oscuro. La legò con maestria, assicurandosi che non avrebbe potuto muoversi, e il suo sguardo freddo fissò Astoria come se stesse ammirando la sua ultima creazione.

«E ora, cara Astoria, sei pronta a diventare parte di qualcosa di veramente straordinario.» Sibilò Hermione, i suoi occhi brillanti di anticipazione.

Astoria tremava, i suoi occhi spalancati riflettevano l'orrore della sua situazione. Tentò di parlare, ma le parole rimasero solo sussurri impotenti.

Draco estrasse la lama con una mossa fluida e la consegnò a Hermione con una stretta di mano carica di significato. Il metallo freddo e affilato brillò nella luce fioca, una promessa di oscurità e potere. «Ora è il tuo turno, amore mio. Mostrami cosa sei capace di fare.»

Le parole di Draco risuonarono nell'aria come una sfida, una promessa di oscurità e follia che avrebbe segnato quella notte per sempre. Hermione afferrò la lama con determinazione, sentendo il suo peso familiare nelle sue mani, e si avvicinò ad Astoria con una grazia sinistra.

I rumori lontani di passi echeggiarono nel corridoio, avvicinandosi come un rombo di tuono in lontananza. Il tempo stringeva, il loro oscuro spettacolo doveva concludersi prima che qualcuno potesse interromperli.

Astoria chiuse gli occhi, cercando di racchiudere in sé l'ultima scintilla di coraggio. Era pronta ad affrontare il suo destino, fosse esso morte o follia, ma non avrebbe mai dato loro la soddisfazione di vedere il terrore nei suoi occhi.

E così, nel cuore di quella sala avvolta nell'oscurità, il destino di Astoria era stato sigillato. La follia aveva tessuto il suo intricato schema, e ora era giunto il momento di vedere quale sorte avrebbe riservato loro.
 

L'atmosfera era pregnante di una strana quiete, interrotta solo dal sordo fruscio delle foglie secche, spostate da un vento gelido che sembrava provenire dall'interno.

Il portone massiccio, corroso dal tempo e dal disuso, si stagliava imponente di fronte ai due, emanando una sensazione di abbandono e desolazione.

Il silenzio del luogo era quasi tangibile. Ogni passo di Daphne e Adrian risuonava nell'aria, come un sussurro che si perdeva nell'immensità del salone. Solo un leggero sibilo del vento attraverso crepe e fessure, accompagnato dal lontano scricchiolio di legno, interrompeva la quiete assoluta. Un odore di umidità e muffa aleggiava nell'aria, penetrando nelle narici con una persistenza sottolineata dal freddo che si insinuava. L'odore, denso e pungente, sembrava aver permeato ogni centimetro quadrato del salone, come un fantasma di epoche passate. L'aria, pesante di umidità, aveva un retrogusto terroso, come se il suolo stesso respirasse sotto il peso di storie orribili intrise nella sua struttura. L'ambiente sembrava avere una presenza quasi palpabile, come se le stesse pietre raccontassero segreti inconfessabili sussurrati dai venti del tempo.

Mentre Adrian spingeva lentamente la porta, il legno vecchio gemette sotto la pressione, mandando un suono risonante nell'aria. Il suono sembrava essere un sussurro straziante proveniente dalle profondità del passato, un presagio inquietante del terrore che avrebbero potuto trovarsi di fronte.

Appena varcarono la soglia, un odore acre e penetrante li avvolse. L'aria era impregnata di un mix di muffa, polvere e qualcosa di più indefinibile, una sorta di aroma metallico che faceva rabbrividire la pelle. Era un profumo che evocava un senso di decadenza e abbandono. Le assi si piegavano sotto i loro piedi, mandando vibrazioni attraverso le loro scarpe. Il suono sembrava quasi una risata sinistra, come se il pavimento stesso stesse tentando di comunicare qualcosa.

Le pareti erano coperte di strati di tappezzeria scrostata e scura, che sembravano sbavare e deformarsi come ombre danzanti. Ogni tanto, un piccolo scricchiolio faceva eco attraverso il corridoio, come se qualcosa o qualcuno si muovesse di soppiatto nelle stanze laterali, celato nell'oscurità.

Mentre procedevano, Daphne poté sentire un sottile formicolio sul collo. Era come se una mano fredda la sfiorasse, come se il tempo stesso avesse improntato quelle mura con una presenza palpabile.

Continuarono ad avanzare nel salone degli orrori, ignari della presenza sinistra che si celava dietro le tende appese come spettri. Improvvisamente, un sussurro furtivo risuonò nell'aria, seguito da un flebile brivido che attraversò la loro pelle.

Dietro le spesse tende, videro due figure oscure come fossero evocate da un incubo.

La vittima, impotente e terrorizzata, era intrappolata in un angolo, gli occhi spalancati dal terrore, la respirazione affannosa tradiva il suo panico crescente. I suoi sguardi imploranti cercavano una via d'uscita, ma era troppo tardi. Astoria era lì, una figura pallida e immobile, incatenata alla sedia come un uccello ferito. Il suo respiro affannoso riempiva la stanza, un suono irregolare e angosciante. Gli occhi spalancati riflettevano l'orrore della sua situazione, una prigioniera nella sua stessa casa.

Daphne non poté trattenere un urlo straziante, riconoscendo la sorella in quella triste figura. Le parole morsero la sua gola, uscendo come un lamento disperato. «Astoria!»

Nel momento in cui le sue corde vocali vibrarono nell'aria, l'atmosfera sembrò elettrizzarsi. Hermione e Draco si voltarono di scatto, gli sguardi carichi di determinazione e follia. Era chiaro che non avevano intenzione di farsi fermare.

Adrian si scagliò contro Draco con un grido di sfida, cercando di proteggere la sua amata. «State lontani da lei!»

Draco rise, un suono freddo e tagliente, come il lamento di un animale ferito. «Troppo tardi, amico. Ormai è nostra.»

La colluttazione fu istantanea, un turbinio di movimenti disperati e urla soffocate. Hermione si dimostrò agguerrita e astuta, riuscendo ad abbattere Daphne con un colpo ben assestato. Daphne giaceva sul pavimento, il corpo immobile e privo di sensi. Attorno a lei, una macabra pozzanghera di sangue si espandeva, come un'onda nera che divorava la purezza del marmo. Il liquido scarlatto emanava un odore penetrante, denso e nauseante, che si mescolava al fetore di morte imminente.

Nel frattempo, Adrian cercò di colpire Draco, ma il suo gesto fu impreciso.

Un grido acuto e disperato squarciò l'aria, un suono che sembrava provenire dalle profondità dell'abisso. Era il grido di Hermione, il suo lamento di dolore e terrore mentre il colpo di bacchetta di Adrian la trafiggeva invece che colpire Draco.

L'odore metallico del sangue appena versato si diffuse rapidamente, impregnando l'aria di una fragranza agrodolce di tragedia. Era come se il destino avesse dato una svolta inaspettata, dipingendo la scena con un nuovo e oscuro colore.

Draco, con gli occhi dilatati dall'orrore, colmi di terrore e disperazione si gettò accanto a Hermione. La presa tremante sul suo corpo ferito non riusciva a contenere il flusso di sangue che scorreva tra le sue dita. Si trovò improvvisamente solo, circondato da un silenzio assordante che sembrava soffocarlo. Guardò Hermione, pallida come la morte stessa, e il suo cuore si contrasse in un dolore acuto. Si chinò su lei, gli occhi annebbiati e il cuore pesante come una pietra. Le prese la mano, cercando conforto nell'ultimo contatto con la sua amata.

«NO!» urlò, la voce graffiata dall'angoscia. «Hermione, no!»

Le sue urla risuonarono nella sala, ma il destino sembrava ormai irrimediabilmente segnato. Hermione giaceva lì, vittima di una follia che nessuno avrebbe potuto prevedere.

Draco si abbassò accanto a lei, cercando di afferrarle la mano con una disperazione che gli bruciava dentro. Le dita di Hermione erano fredde, come se il calore della vita si stesse dissolvendo.

«Non puoi... non puoi lasciarmi, Hermione.» sussurrò, il suo respiro spezzato. «Non adesso, non così.»

Hermione sorrise debolmente, nonostante il dolore che la consumava. «Sei il mio eterno, Draco. Ovunque andrai... io sarò con te.»

Le sue parole erano un'eco di consolazione, un raggio di luce in quella oscurità. Draco la stringeva più forte, come se volesse trattenere il tempo, impedire al destino di portarla via.

«Ti amo, Hermione.» Le parole cariche di una sincerità che non aveva mai osato esprimere prima.

Le labbra di Hermione si sollevarono in un sorriso malinconico. «Anche io, Draco. Per sempre.»

Draco sentì il mondo sgretolarsi intorno a lui, mentre la sua amata si allontanava per sempre.

Le lacrime scorrevano lungo il suo viso pallido, come una pioggia di cristalli che cadeva su un mondo ormai perduto. Gridò il suo dolore nell'abisso dell'oscurità, ma sapeva che nessuna forza avrebbe potuto riportarla indietro.



 

Niente è come sembra.
 

A N G O L I N O dell'autrice delirante
Pietà per gli orrori che troverete nella storia... in senso grammaticale, eh.
Il resto è tutto voluto 😂 se vi sentite un attimino confusi, è tutto nella norma, capirete.

 





 

 













 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: SLLowely