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Autore: elenabastet    11/11/2023    3 recensioni
Una storia ispirata alla morte di Maria Antonietta e ad una scena che compare nell'anime, con un'ambientazione contemporanea, parte di una serie di storie simili che ho intenzione di scrivere, in cui si parla di Oscar partendo dall'oggi.
Genere: Malinconico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Marie Antoinette, Oscar François de Jarjayes, Rosalie Lamorlière
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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LA ROSA DELLA PROMESSA

 

Rating: ricordi, un tocco forse di paranormale, ambientazione contemporanea.

Fandom: Lady Oscar.

Note: una storia ispirata all’anniversario della morte di Maria Antonietta e ad un fatto narrato nell’anime. Fa parte di un filone che vorrà poi sviluppare di Oscar vista dal mondo di oggi.

 

“Ma davvero vuoi fare una cosa del genere, Charlotte? Ma è assurdo!”

A quel punto avevo alzato gli occhi al cielo, del resto ero abituata ad essere considerata quella stramba, da ben prima che rivelassi quel negozio di libri e oggetti di seconda mano a Candem Town. A tal proposito, mio fratello mi aveva dato un po’ di cose vecchie che erano da generazioni in un magazzino di proprietà della nostra famiglia, che ricordavo con piacere, ma che sembrava che a nessun altro piacessero. Vecchi volumi, quadretti, oggetti, abiti… dovevo riordinare e catalogare il tutto, capire cosa tenere e cosa mettere in vendita, per far contento qualcuno.

E in mezzo alle altre cose, avevo trovato quella rosa di stoffa, bianca come la neve, bellissima. Avevo capito che era antica, ma quando avevo aperto la lettera allegata, avevo avuto un tuffo al cuore.

Mia cara Rosalie, vi prego di prendere questa rosa bianca che ho cucito con alcuni pezzi di stoffa trovati nella mia cella qui alla Conciergerie, di tingerla del colore preferito dalla nostra amata madamigella Oscar e di portarla laddove riposa per sempre con il suo adorato André.

Queste furono le ultime parole che mi disse la regina Maria Antonietta la mattina del 16 ottobre 1793, prima di essere portata al patibolo. Ma io non sono riuscita a portare a termine la mia promessa.

In tanti anni, non avevo mai chiesto a madamigella Oscar di che colore preferisse le rose, ricordo il roseto che c’era nel parco del suo castello, curato con tanta dedizione da André e da sua nonna. Alain de Soissons, il Soldato della guardia che era ai suoi ordini e che era grande amico di André mi disse che senz’altro non potevano che essere le rose bianche, perché lei era così, meravigliosa e pura, una creatura da leggenda fuori dal tempo.

Purtroppo, la gentilezza che avevo avuto per la regina, che tutti chiamavano la Vedova Capeto, mi costò cara e mi trovai accusata di essere una nemica della Francia e della sua Rivoluzione. Dovetti fuggire via, mentre mio marito Bernard Chatelet finiva poi travolto dalla caduta di Robespierre, condividendo il suo stesso destino.

Trovai ospitalità oltre Manica, grazie ad una delle sorelle di madamigella Oscar, Marianne, iniziando una nuova vita insieme ai miei due bambini, insegnando francese per anni alle signorine di Brighton e illudendomi, nelle giornate di sole, di vedere al di là del mare la spiaggia in cui avevo cavalcato con Oscar e André in Normandia tanto tempo prima, nel momento più felice della mia vita.

Sono passati gli anni, si sono succedute guerre, altri sovrani sono saliti al potere e io non sono più riuscita a tornare in Francia, ero sempre un’indesiderabile, chiunque ci fosse al potere, una traditrice della Rivoluzione o della Corona. I miei figli si sono costruiti una vita qui e così i miei nipoti.

Ora, in questo 14 luglio del 1849, sessant’anni dopo la morte eroica della mia adorata Oscar e del suo André, sento che la fine è vicina anche per me, una fine non certo da rosa splendente che lascia il mondo in pieno fulgore, ma dimessa, triste. Non ho molto da chiedere e da lasciare dietro di me, ma chiedo, a chi troverà questa lettera di portare la rosa bianca sulla tomba di Oscar e André, sulla collina di Arras.

Poi, chiedo che la sua storia non venga dimenticata, che tutti la conoscano, che tutti sappiano chi era Oscar François de Jarjayes, la figlia di Marte, la guerriera di Versailles che passò per amore dalla parte dei rivoluzionari. La sua vita è una leggenda da ricordare per i prossimi secoli, come le grandi storie che si narrano...

Sapevo che dovevo fare questa cosa, andare fino ad Arras, cittadina dell’Artois che aveva dato in natali all’incorruttibile Robespierre. Sembrava una cosa folla, ma era come se sentissi qualcuno vicino a me, ogni tanto cadevano dei libri e degli oggetti, in negozio e in casa, e non era Spike, il mio gatto.

“Ma adesso credi ai fantasmi?”, mi dicevano in tanti, mio fratello in testa.

“No, ma sento che questa cosa va fatta!”

“Non ci sarà più questo posto!”

“Ma ci devo provare!”

Così, il 16 ottobre di quell’anno, anniversario della morte della cosiddetta Austria, in un bel giorno di autunno, dopo traghetto e noleggio di auto arrivai ad Arras. Il cimitero nuovo non era su una collina e io mi scoraggiai. Girai per un po’ nella cittadina, scoprendo bei negozi e posti dove mangiare: poi ad un tratto vidi la collina, illuminata dal sole.

Mi ci diressi, capendo che là c’era un cimitero ormai dismesso: mi arrampicai verso la cima e vidi un immenso roseto, pieno di rose bianche, che brillavano ancora a quella stagione.

Capii che era quello il posto giusto: mi avvicinai e misi la rosa finta in mezzo a quelle vere, al centro del roseto, sperando di aver individuato dove loro riposavano.

Sentii una strana sensazione di benessere, come se qualcuno mi stesse sorridendo. Mi sembrò ad un tratto, con la coda dell’occhio, di aver intravisto due donne, una con i capelli bianchi sotto una cuffia e l’aria dimessa, l’altra bionda con gli occhi addolorati e stranamente simile a me, che mi sorridevano, e da un’altra parte una coppia di innamorati, abbracciati per sempre.

Ma forse me l’ero solo sognato.

Tornai indietro, a casa e al mio adorato negozio. Quel mattino, aprii la porta e entrai, pronta ad una nuova giornata di clienti e amici e vidi che per terra c’era un volume che non avevo mai notato prima.

Lo presi in mano: era un diario, tutto scritto a mano, in una grafia leggibile e in francese.

La storia della mia amata madamigella Oscar e del suo André raccontata da me, Rosalie Lamorlière.

Mi immersi nella lettura, in fondo faceva parte della promessa a cui avevo adempiuto. Là sulla collina, la rosa aveva finalmente trovato il suo posto.

  
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