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Autore: PerseoeAndromeda    11/11/2023    0 recensioni
Un angelo rapito, il fratello gemello che trova la sua forza interiore per arrivare fino a lui.
Storia appartenente ad un mio universo originale, "I gemelli della luce".
Genere: Angst, Drammatico, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Violenza
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Fanfic scritta per il writober indetto da Fanwriter.it.
Lista: Pumpink
Prompt: 5. Bianco
Titolo: Ali
Fandom: Originale – I gemelli della luce
Personaggi: Fils e Siebel, i miei angeli gemelli.  
Rating: arancione per accenni a torture e abusi pesanti
Genere: angst, drammatico, fantasy, hurt/comfort
Avvertimenti: riferimenti ad abusi e torture fisiche.


 
ALI


 
Le membra nude posavano su un pavimento di pietra gelida e gelido era l’anello d’acciaio intorno alla caviglia, collegato al muro da una catena robusta, che tintinnava stridula ad ogni suo leggero movimento.
Non che fosse in grado di muoversi, se si escludevano i brividi e i moti di dolore che gli scuotevano il corpo in maniera involontaria: non esisteva un frammento di carne che non gli facesse male, era esausto, sangue raggrumato e polvere formavano una patina di sofferenza lungo le membra delicate.
Aveva tentato per tanto tempo di mostrarsi forte, combattivo di fronte ai suoi aguzzini.
La verità era che si era sentito impotente fin dal primo istante, fin dal momento in cui era caduto in quella trappola ed era stato sottratto alla protezione del gruppo.
Per la prima volta, si trovava da solo, ad affrontare un’esperienza spaventosa: non ricordava neanche un attimo della sua vita in cui non aveva avuto Siebel accanto e Siebel era quello fragile, era colui che lo faceva sentire forte, perché la necessità di proteggerlo prevaricava ogni altra emozione, fare da scudo alla sua emotività, preservare quel suo cuore di cristallo che si spezzava tanto facilmente.
I demoni gemelli non avevano scelto Siebel, ma lui e di questo era sollevato.
Cosa avrebbe fatto Siebel al suo posto, così solo, in balia di un male che neanche avrebbe osato immaginare?
“Neanche io ero in grado di immaginarlo… prima” rifletté.
Era inutile aggrapparsi al pensiero di essere quello forte: la verità era che si sentiva solo lui stesso, si sentiva debole, indifeso e spaventato.
Per la prima volta nella sua vita, senza nessuno da proteggere se non se stesso, aveva paura, una paura terribile, desiderava così tanto che qualcuno fosse lì, a salvarlo da tutta quella afflizione che cancellava ogni speranza.
Era sdraiato con la faccia a terra, quasi non riusciva a spostare il viso per metterlo al riparo da quel gelo e da tutta quella polvere che gli scendeva in gola, facendola bruciare.
Nei momenti in cui gli erano state inflitte le peggiori torture, le dita si erano aggrappate alla pietra con una tale disperazione che le unghie si erano spaccate, sanguinando come le altre sue ferite, mentre lui si smarriva in un’agonia che non trovava una fine.
Era rimasto così, nella posizione in cui lo avevano lasciato, dopo averlo deriso, umiliato, spezzato in ogni frammento di anima.
Brividi di febbre e terrore gli attraversavano il corpo, faticava ad aprire gli occhi, pesanti ed incrostati.
A stento mosse le labbra e, nonostante la bocca fosse impastata e inaridita, riuscì a esalare un sussurro, un nome e un’invocazione:
“Siebel… aiutami…”.
Tanto bastò perché un’ondata di nausea e il sapore ferroso del sangue risalissero dalle viscere e un accenno di tosse risvegliasse dolori insopportabili in punti che neanche sapeva di avere.
Era così strano che fosse lui a chiedere aiuto al fratello…
Ma, in un certo senso, era consapevole del motivo per cui i nemici avessero puntato lui: era Siebel il più forte tra loro, a livello spirituale Fils poteva solo ascoltarlo, lasciarsi guidare, assecondare quello spirito senza confini che Siebel celava dentro di sé, dietro quel velo di insicurezza e paura.
Non Siebel era l’anello debole, ma Fils, che senza il fratello era inutile, un guscio vuoto, senza scopo.
Lui dipendeva da Siebel, non il contrario.
“Sii forte” si trovò a pensare, immaginandolo disperato per la sua cattura, incapace di credere in se stesso e in ciò che avrebbe potuto fare. “Sii forte, ti prego fratellino e lo sarò anche io”.
Ce l’avrebbe fatta?
La verità era che non si sentiva affatto forte e pensare a Siebel e alla paura che probabilmente lui stesso provava era l’unico lumicino cui aggrapparsi per affrontare il senso di sconfitta.
Era per lui che non doveva perdere la speranza.
“Siebel…” ripeté ancora, nonostante il dolore che gli provocava pronunciare anche quel nome tanto dolce sulle sue labbra, nonostante la fatica, ma era la sua certezza, la sua luce nelle tenebre.
Nel pronunciarlo si mosse un poco, strisciò sul pavimento, una mano più avanti dell’altra, come a voler raggiungere qualcosa, quasi così avesse potuto toccare l’immagine del fratello che visualizzava, miraggio inconsistente, davanti a sé.
“Fils… fratello…”.
Gli occhi doloranti si aprirono un poco di più, mentre un calore sempre più intenso si dipanava lungo le sue membra di ghiaccio, una carezza lenitiva, che cacciava la sofferenza, attraverso la pelle entrava nel cuore e lo avvolgeva in un abbraccio di pace.
“Sto sognando…” si disse. “Mi manchi così tanto che mi sembra di sentirti…”.
“Fratello… rispondimi… portami fino a te”.
Fils gemette, si puntellò sui gomiti, poi sulle ginocchia, in un impeto di energia donato da quella voce, dalla tiepida presenza che doveva per forza essere un sogno, un’illusione della sua mente in agonia.
“Forse sto morendo… e questo mi rende così leggero, questo mi porta tanto vicino a lui”.
Ma cosa voleva dire?
Che anche Siebel si trovava sulla soglia tra la vita e la morte o che, forse, era già morto?
“Rispondimi… ti stiamo cercando, verremo a salvarti…”.
Con uno sforzo estremo riuscì ad appoggiarsi sulle mani, si mise in ginocchio e venne accolto da una luce accecante che annullò del tutto le tenebre della stanza.
Sollevò la testa verso l’alto e lo vide, immerso in quella luce, bianca come bianche erano le ali: sembrava che quelle piume dal candore innaturale ne fossero la fonte primaria.
Erano ali ampie, maestose e, in mezzo ad esse, la figura di Siebel, mai apparsa così imponente, bellissimo nella sua tunica bianca, la cintura ornata dalla stella d’oro e la stella che aveva al collo accesa e avvolta da un globo di pulsante energia.
Il corpo di Fils si nutrì di tutta quella forza, la assorbì e il giovane riuscì a sollevarsi ancora, si mise in ginocchio, tese le braccia verso il fratello.
Le ali si estesero in tutta la loro ampiezza, la vista di Fils ne fu sommersa, tutto il suo universo era tinto di bianco.
Le sentì chiudersi intorno al suo corpo, ne percepì addosso la morbidezza, un tocco delicato che, tuttavia, sapeva fare da scudo, sapeva far sentire protetti, al caldo, al sicuro.
Le ferite, all’improvviso, non facevano più male.
Esalò un profondo respiro mentre si raccoglieva in quel candido abbraccio e un sonno gentile giunse a cullarlo, a permettergli di riposare.
L’ultima cosa che giunse ai suoi sensi fu la voce del fratello, con tutta la sua tenerezza ma, per una volta, colma di una forza di volontà che non gli era mai appartenuta:
“Ti ho trovato, fratello. Sto arrivando da te. Arriveremo tutti. Sarai salvo!”.
 
 
 
   
 
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