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Autore: crazy lion    13/11/2023    2 recensioni
Da aprile ho cominciato a pubblicare poesie riguardo il fatto che io e una mia amica, una delle tre più speciali che abbia mai avuto, siamo state forzate a separarci. Oggi l'ho sognata ed è stato orribile. Ma quello che ho provato dopo si è rivelato ancora peggiore.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NEL FREDDO DEI MIEI SOGNI, NEL GELO DELLA REALTÀ
 
Nel freddo e nell'umidità dei miei sogni,
oggi pomeriggio io e lei ci siamo incontrate.
 
Eravamo separate da muri intangibili,
fatti di qualcosa che non riuscivo a identificare.
 
Una barriera, inflessibile, divideva le nostre anime,
non importava come io gridassi, come la chiamassi.
 
La sua voce, un tempo forte, nel mio sogno era fragile e debole.
Mi sono allungata, cercando disperatamente di rompere la barriera,
che era gelida, con unghie e mani aperte, pugni e calci.
 
Ho usato persino i denti, cercando di tagliarla in tutti i modi.
Ma il tocco gelido tagliava come un coltello.
 
Le sue parole, un mistero, non riuscivo a comprenderle.
La disperazione ha preso il sopravvento, il mio cuore era in preda al terrore e all’angoscia.
 
Mi sono svegliata travolta dal panico, il dolore mi trafiggeva il petto.
La testa mi girava, lo faevo io, ma non solo.
 
Il letto girava, e anche l’intera stanza, forse persino la mia casa intera.
Non riuscivo a connettere il cervello, tutto  era poco chiaro.
 
Ricordando il sogno, mi è sfuggito un grido soffocato.
Nel cuscino l’ho sfogato, e non ho pianto.
 
Non ci sono mai riuscita da quando ho perso lei.
Non ci sono lacrime che possano placare il bruciore dei miei occhi.
 
Sono passati quasi sette mesi, ma sembra ieri.
Dirle addio è un dolore che non muore mai.
 
Ogni giorno desidero che le ore passino,
che tutto termini, che io possa andare a letto
e dormire, dormire, dormire sotto l’effetto degli psicofarmaci.
 
Non ho voglia di creare nuovi legami.
Le ferite del passato sono ancora fresche e crude,
Paralizzato dalla paura, il mio cuore risponde.
 
Quando qualcuno mi fa capire che vuole conoscermi, lo respingo subito.
Uno scudo per proteggere i pezzi fragili che ho dentro.
 
Perché conosco la profondità del mio dolore,
e la guarigione che, forse, solo il tempo potrà iniziare. Forse…
 
Non si può iniziare qualsiasi tipo di nuova relazione
se prima non si è superata la fine, in questo caso brutale, della precedente.
 
Nessuno può impormi nulla o dirmi cosa devo fare,
come devo sentirmi o cosa devo provare,
o accettare, o affrontare, o superare.
 
Perché, anche se chi mi vuole bene lo fa con le migliori intenzioni,
non è giusto che si comporti così. Voglio fare a modo mio.
 
Col mio tempo, troverò la mia strada,
in questo viaggio orribile nel dolore, al mio ritmo, non a quello degli altri. Mai più.
 
L'ansia incombe. E se, per me, socializzare è già una gran paura,
la creazione di nuove amicizie è qualcosa di troppo grande.
 
Conoscere qualcuno, coltivare l’amicizia,
abbracciare questa persona, rischiare di perdere di nuovo…
Non posso sopportare il pensiero, è troppo da chiedere.
 
Non sono pronta a soffrire come mesi fa,
perché non ho superato un bel niente di quella perdita.
 
E io lo so, lo so che succederà. Lo sento.
O io sarò un problema per gli altri, oppure
i miei problemi di salute mentale lo diventeranno per loro.
 
Senza questa mia amica sono senza fiato e persa.
In tale vuoto immenso, mi sento disperata.
   
 
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