A Giorgia, cara amica mia,

tu che sei il vento che soffia dolce

ma incessante sulle braci della mia ispirazione.

« Kageyama, vuoi assaggiare? »

« Mh. »

Un sorriso esplosivo, cosmico, ricolmo di polvere di stelle cadenti è tutto quello che serve per descrivere Shoyo Hinata.

Il cielo blu di una notte tersa, quieta, la cui Luna è incorniciata da stelle che brillano tiepide è tutto ciò che serve per descrivere Tobio Kageyama.

Il Big Bang carico di energia ancestrale, pronto a dare vita al tutto, in netto contrasto con la distensione eterna e la pace dell’Universo intero che ne consegue.
Due opposti, un dolce clichè che si dispiega nella vita di due adolescenti.

Quattro gambe penzolano da un muretto che dà sul crinale di una collina. 

Due piedi dondolano allegri, le ginocchia sbucciate, i lacci sfatti delle scarpe malconce si cullano incessanti nella brezza serale.

Accanto ad essi, altre due gambe si estendono maggiormente, più slanciate, meno livide, più curate; le scarpe pulite di tanto in tanto vengono urtate le une contro le altre, e, per gioco, a volte vanno a colpire quelle accanto.

Qualche goccia di gelato alla fragola cade e si infrange sulle cosce, dove si insinua in una riccia peluria chiara, segno di una fanciullezza che va svanendo.

« Stai facendo un disastro, boke. »

Kageyama riceve un mugugno interrogatorio e viene investito da iridi nocciola. Indica con il mento le gambe di Hinata, il quale dirige lo sguardo sul proprio grembo e poi con un “Oh!” raccoglie il liquido dolciastro con le dita e se lo porta alla bocca, succhiando avidamente.

« È che fa caldo, si scioglie troppo in fretta! »

« No, è che ci stai mettendo una vita a finirlo. » Il primo morso alla cialda del gelato viene data proprio da Kageyama, il cui biscotto si infrange croccante fra i suoi denti bianchissimi e curati. 

« Lo soooo… » Cantilena Shoyo, muovendo se possibile ancora di più le gambe e grattando la suola delle scarpe contro il cemento ogni volta che lo colpisce. Dà un’altra voluttuosa leccata al gelato che scivola lungo il cono, rincorrendone le gocce, e riceve una smorfia disgustata da Tobio. « … è che a me piace di più il biscotto. Facciamo a cambio?! »

Gli occhi supplichevoli di Hinata si piantano su Kageyama, e quest’ultimo si sposta veloce per evitare alcune gocce di gelato alla fragola: con insistenza il cono mezzo sciolto gli viene letteralmente imposto, e per non vederlo sprecato dà un generosa lappata a ciò che riesce. 

« Scemo, cosa prendi a fare il gelato tutte le volte? Poi finisce sempre che vuoi che lo finisco io per mangiarti la cialda! » 

È con un ghigno soddisfatto che Hinata afferra il cono di Kageyama e inizia a masticarlo felice, mentre l’altro insegue disperatamente il liquido che minaccia di finire sulle sue dita.

« Ammettilo che tu preferisci il gelato al biscotto! Ti sta bene così, non c’è bisogno di fare sempre lo scontroso, baaaaaka-Yama! »
Hinata cantilena e ride e Kageyama grugnisce infastidito quando riceve una gomitata giocosa nel fianco. Poi è il turno di Hinata incassare lo stesso colpo solo meglio assestato con un “Oof!” di dolore.

La parte terminale del cono viene divorata dalle labbra di Shoyo e Tobio trema e si fa scappare un « Che cazzo fai?! » quando lo osserva con orrore mettersi in equilibrio precario sul muretto: due mani appiccicaticce di gelato e ricoperte di sabbia e sassolini incombono su di lui, oltre ad un sogghigno maligno incorniciato da briciole di biscotto.
Lanciandosi imprecazioni ed epiteti poco gentili, i due ragazzi scivolano via dal muretto, rotolando sull’erba fresca. Risate cristalline si sovrappongono a insulti, e il tempo vola: il Sole cala e il cielo prende fuoco, incendiando anche il verde smeraldo della vegetazione estiva.

« Guarda che casino…! » Seduti entrambi a terra, col fiato corto, Kageyama osserva inorridito la propria mano sinistra ricoperta di gelato, il quale ora giace a terra vicino a loro in una pozza rosata. Tobio si sente afferrare il polso e subito dopo una sensazione umida e viscida lo fa tremare da capo a piedi, costringendolo a stringersi nelle spalle: la lingua di Shoyo scorre veloce fra le sue dita, e Kageyama fa appena in tempo a scorgere iridi nocciola brillare dietro la sua mano prima di riprendersela con furia.

« Ewww! Fai schifo! » Il colpevole ride di cuore, ignorando la stessa mano che poco prima stava leccando e che ora si pulisce sulla sua maglietta bianca, facendogli immaginare già lo sguardo irritato di sua madre al rientro.

Che bella sensazione.

E il suo sguardo radioso si posa sullo spicchio di Sole che si cala dietro l’orizzonte, dando fuoco al panorama e scaldando il suo animo ancora bambino. Si posa le dita sulle labbra, una sensazione nuova le intorpidisce. Ancora bambino, ancora per poco.

È così strano.

E i suoi occhi blu si socchiudono appena, osservando il tramonto riflesso ed esaltato negli occhi dell’altro. Lo osserva risplendere, così assurdo e così improbabile, e un nuovo sentimento lo turba: diparte dalle dita della mano destra e le rende inquiete. Così assurdo, ancora per poco.