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Autore: Marlena_Libby    14/11/2023    2 recensioni
Ecco come Ilmatar ha creato il mondo
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nel tempo più lontano che ci sia, quando non erano apparsi ancora il sole, la luna, le stelle e la terra, e c'erano soltanto il mare e l'aria, Ilmatar, la bella fata della natura, la figlia dell'aria, si stancò di tanta monotonia.
Ilmatar scese giù dalla sua casa tutta azzurra e incominciò a vagare sul mare, sfiorando coi piedi l'acqua chiara: giocava con la spuma e con gli spruzzi salsi, scivolava sulle creste dei marosi e intrecciava corone di alghe per la sua testa bionda. Ma poi anche di questo si stancò; si adagiò quindi sulle onde, poggiò il capo sulla spuma bianca e lasciò che i capelli si sciogliessero e galleggiassero tutt'intorno al suo viso. Un dolce sonno la prese, mentre il mare la cullava e la trasportava lievemente di qua e di là, piano piano, senza svegliarla.
Quand'ecco un'aquila enorme apparve nel cielo, venuta chi sa da dove, da quali misteriosi confini dell'aria. Era stanca e cercava un luogo dove posarsi; voleva costruire il suo nido, e innanzi a lei non vi erano che onde.
L'aquila agitava le ali, spossata; e a quel battito di penne la dea si svegliò. Aprì i suoi grandi occhi azzurri e vide nel pallido chiarore che inondava l'universo l'oscura forma che piegava verso di lei. Sollevò allora lentamente un ginocchio fuori dalle acque e l'aquila discese a grandi cerchi, squassando le pesanti ali in un ultimo sforzo, e vi si posò.
A lungo la fata e l'aquila furono sballottate dalle onde e sul ginocchio della dea l'uccello fece il suo nido, e vi depose sei uova d'oro e uno di ferro, e le covò.
Per un giorno, per due giorni, per tre, l'aquila covò nel suo nido e le uova diventavano sempre più calde. Al quarto giorno il calore divenne così forte che la dea non poté più sopportarlo. Si mosse di colpo ed ecco che le uova rotolarono le une contro le altre e s'infransero. L'aquila con un grido distese le larghe ali e s'innalzò nell'aria diafana.
Allora una cosa meravigliosa accadde nell'infinito universo. Il guscio delle uova d'oro si ingrandì, si distese, formò la volta del cielo e la superficie ricurva della terra; i rossi tuorli formarono il sole, la luna e le stelle; i piccoli frammenti neri dell'uovo di ferro si convertirono in nubi e corsero rapide sui mari. E il mondo sorse così, per caso, mentre la dea risplendeva nell'immensità del creato.
Per anni e anni Ilmatar ancora vagò. Poi anche quel mondo le sembrò piatto e uniforme ed ella si sollevò dalle acque. Toccò con le sue agili dita la terra molle e formò le insenature e le baie, calcò con i suoi piedi d'argento il suolo d'argilla e formò i monti e le valli, si adagiò al sole ad asciugare i capelli intrisi di acqua e con le braccia distese formò le vaste pianure.
Bella, ridente nelle sue splendide forme appariva oramai la terra. Ma là dove la dea aveva posato il suo capo, i capelli grondanti formarono laghi e fiumi e cascate d'argento. E dove aveva poggiato i suoi piedi divini, avvicinandosi a piccoli passi alla riva, sorse tutt'intorno una ghirlanda di isole.
Così nacque la Finlandia, la strana terra dai quarantamila occhi azzurri, incoronata da isole e scogli.
   
 
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