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Autore: KushinaKurosaki    14/11/2023    0 recensioni
Durante la battaglia finale Rei, Akai, Gin e Shiho si ritrovano faccia a faccia,
tutti loro sono accomunati da un profondo odio per il biondo assassino.
Tuttavia se Shiho vuole definitivamente chiudere il suo passato deve parlare con lui.
Avrà le sue risposte? Quali domande la affligono?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Gin, Rei Furuya, Shuichi Akai
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Lei e Shinichi  si erano separati non appena avevano marcato la porta di quel fatiscente capannone abbandonato.
Lui era salito con l'FBI ai piani alti mentre lei era scesa fino al sotterraneo  seguita a lunga distanza dall'agente Akai.
Sapeva bene che lui era lì, alle sue spalle. Da quando erano entrati non l'aveva persa d'occhio, forse perché anche lui come lei,
aveva un conto da chiudere con lo spietato assassino dai capelli lunghi.  Non credeva che Gin fosse abile anche nel corpo a corpo,
per di più la presenza di Vodka in quella stanza non riusciva a farlo concentrare completamente sul suo scontro.
Era iniziato quando lui aveva incautamente azionato l'impianto antincendio, Kir era stata messa fuori combattimento
e giaceva inconsciente a un lato della stanza. Un sibilo metallico colpì la sua spalla, dalla quale iniziò a scorrere copiosamente il liquido rossastro.
« Scusa Aniki ma non potevamo perdere tempo. » Gin annuì quello scontro si era protratto troppo a lungo per i suoi gusti.
Guardò negli occhi quella maledetta spia comprendendo che in lui non avrebbe trovato alcun terrore e sorrise.

Shiho tremò guardando il ghigno che increspa le labbra di quell'assassino, decisamente stava per porre fine ad una vita.
Doveva impedirlo. 
« Dubito sia solo, conto su di te. » Entrò di corsa nella stanza cogliendo di sorpresa tutti,
soprattutto Gin che non aspettandosi la sua presenza si fece  
disarmare con facilità. Il suo ghigno divenne ancora più macabro.

Kir intanto, approfittando del fatto che prima il suo collega e poi Shiho avevano attirato la loro attenzione, era riuscita a prendere in mano
la sua pistola. Colpì Vodka in pieno petto. Non avrebbe permesso che qualcun altro fosse morto, forse non era diversa  da quegli uomini
che tanto volevano vedere in galera, ma aveva promesso a sé stessa che dopo suo padre, non avrebbe fatto morire altri colleghi.
Avevano messo in gioco la vita inoltre Rei era stato colpito per proteggerla. Shiho schivò il calcio di Gin, era stato lui a insegnarle l'autodifesa,
ma anche nei panni di Ai si era sempre esercitata perché ad una ragazza una nozione come quella tornava utile,
soprattutto se il suo migliore amico era un detective. 
« Una feccia non dovrebbe prendersela con una ragazzina. »
esclamò Akai intromettendosi nel combattimento  la ragazza provvide a precipitarsi dall'uomo biondo che era rimasto allibito a terra.

«Vedi di non ucciderlo, io da lui esigo risposte e me le deve dare. »  esclamò torva mentre l'uomo ambrato rimase
a guardare l'uomo che ora stava fronteggiando Gin al suo posto.

« Kir, tu ce la fai a portarli via? » chiese Akai mentre velocemente i tre uscirono da quella stanza.

« Ho bisogno di un laboratorio. »
Esclamò verso Kir mentre la donna la condusse in quello più vicino, li sorrise nel notare un piccolo divano in pelle nera.
Il ragazzo sospirò avrebbe preferito essere al piano di sotto in quel momento ma ora come ora era diventato un peso.
« Questa non è opera di Gin, almeno. »  esclamò constatando la posizione  del proiettile. «Come lo hai capito? »
chiese Kir sorpresa mentre la ramata mise un fazzoletto in bocca ad Amuro e prese da un cassetto, un bisturi ancora confezionato
e munita di ago iniziò a rimuovere il proiettile per poi estrarlo. Di tanto in tanto gettava uno sguardo a Rei,
che sembrava rilassato ma sapeva che molto probabilmente stava stringendo quel pezzo di stoffa con tutte le sue forze. 
Il suo volto iniziò a contrarsi quando con le pinze fece presa sul proiettile. « Perdonami. » esclamò applicando una forte ferita sul foro.
« Gin, fa in modo che il proiettile non ferisca seriamente. Ogni suo colpo trapassa  sempre il corpo della vittima, ama giocare con lei. »

« Sparare ai legamenti? Sarebbe questo il tuo piano? Fai pena Shuichi Akai.»  rise sguaiatamente Gin,
che stava provando in tutti i modi a farlo innervosire nella speranza che perdesse il controllo.
Al carcere Gin aveva sempre preferito la morte, ma con il proiettile conficcato nella rotula del ginocchio non gli poteva sfuggire,
inoltre il suo corpo non avrebbe sostenuto a lungo il suo peso. Ma l'umiliazione di lasciarsi cadere dinanzi a lui mai e poi mai gliel'avrebbe data.
«Credi che quella sgualdrina ritornerà in vita con la mia cattura?»  esclamò mentre Akai serrò i pugni.
L'aveva ferito alle articolazioni, non sarebbe nemmeno morto dissanguato, poteva lasciarlo lì ma temeva che avrebbe trovato un modo per fuggire.

 

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« Sherry qual buon vento ti porta  ancora qui da me?»  esclamò l'uomo che tentò di poggiare la schiena al muro con l'unica mano
che poteva usare data l'amputazione dell'arto destro. «Di certo non sono qui per ammirare il tuo bel faccino, anche se inizia a
piacermi il volto scavato e magrolino. Forse il cibo non è di tuo gradimento?»  esclamò seccata lei mentre Gin la guardò con un aria
stranamente divertita. Vederla lì, puntuale ogni giorno lo faceva sentire meno solo, le divertiva il suo alterarsi ogni volta
che ad una sua domanda rispondeva con un silenzio.
«  Preferivo la tua cucina mia cara, anche se più che il mio viso ricordo che amavi decisamente altro. » Ammise lui guardandola
sornione con un tono provocatorio e canzonatorio.
« Gin, per tanto hai intenzione di continuare questo ridicolo gioco? È un anno che ti pongo le stesse domande eppure non rispondi. Io voglio sapere. »

« Allora dimmi, ti sei forse pentita di aver abbandonato l'organizzazione? Di aver abbandonato me Shiho?»
  Shiho strinse i pugni, le nocche erano diventate viola e stava letteralmente tremando.
« Io con degli esseri come voi, come te, non ho nulla in comune.» Esclamò voltandosi irata.

« È da me che vuoi una risposta però. Eppure dovresti saperlo.»
«Si hai ragione, sono una stupida. Tu stavi solo giocando ed io idiota che di te mi sono fidata.»  «Guarda sulla finestra, c'è una cosa per te. »
affermò Gin voltandosi sul letto con un piccolo sorriso, chissà magari era stato il destino a voler per loro quella situazione.

« Rei posso tenerla ? » chiese timidamente Shiho mostrando la lettera all'uomo con cui aveva iniziato a frequentarsi.
Non voleva accelerare, per capire cosa fossero voleva avere una certezza.
Quella relazione, l'unica che aveva avuto, era simile a quella con il giovane poliziotto per quello voleva capire cos'era veramente avvenuto fra loro.

Cara Shiho,
Chiamarti Sherry ora non ha più senso dato che l'organizzazione non esiste più,
NOI non esistiamo più o forse abbiamo creduto troppo in qualcosa che non è mai esistito.
So che le tue domande sono molte, domani verrò trasferito e l'ultimo ricordo di te mi terrà compagnia finché
la mia malattia non stroncherà la mia vita. Avevi ragione tu…

Ma comunque veniamo alla prima domanda che mi hai posto.
Cosa siamo stati noi? La tua risposta non è sbagliata e te lo dimostra questa lettera che un tempo avrei definito dolce e smielata,
sei libera di bruciarla eh. Noi siamo stati tutto, tu eri solo mia e la cosa, al solo pensiero mi eccita, ma no.

Non eri il mio gioco, so bene a cosa stai pensando e non lo eri, il motivo della morte di tua sorella ti è noto,
io l'avevo avvisata che non sarebbe riuscita a sottrarti a me, ho stupidamente tralasciato che forse la sua morte ti avrebbe tolto ogni catena.
La notte sull'Haido Hotel devo spiegartelo? Possibile che tu non capisca che sei solo, unicamente ed esclusivamente mia?

.«Shiho?!»  quasi urlò Rei quando vide la ramata fare in mille pezzi quella lettera sotto i suoi occhi.
Non sapeva cosa ci fosse scritto ma dal sorriso di Shiho le sue domande avevano trovato risposta e di questo ne era lieto.
« È meglio così.» Affermò Shiho guardando l'uomo che amava, aveva ragione, di simile vi erano solo i suoi sentimenti.
Di diverso c'era la stupenda e gentile persona a cui il suo amore era stato indirizzato, e quell'altra lentamente relazione priva di ogni catena.
Impotente, infelice, triste e preoccupata erano gli stati d'animo che Shiho aveva incontrato al suo fianco.

Libera, amata, felice e protetta.
Era così che si sentiva, ed era quella la relazione che da tanto aveva cercato.
Sai Akemi, avevi ragione, forse sognare vale ancora la pena di soffrire.

 

   
 
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